Se la pubblicazione automatica di Blogger funzionerà, visto che ultimamente fa girare i cabasisi come dervisci rotanti, quando leggerete queste righe sarò in Spagna fino a domani. Cercherò quindi di non lasciarvi “orfani” e di offrirvi il consueto sguardo sulle uscite d’oltreoceano con una tripletta di film che, a parte uno, mi lasciano con qualche dubbio amletico… ENJOY!!
Tape 407
Di Dale Fabrigar ed Everette Wallin
Con Abigail Schrader, Samantha Lester, James Lyons.
Trama (da Imdb): I sopravvissuti di un incidente aereo si ritrovano dentro i confini di un’area deputata a test governativi e braccati da predatori.
Il sito me lo consiglia perché mi sono piaciuti Cloverfield, Paranormal Activity e [Rec] 2. L’ho detto e lo ripeto: basta mockumentary! Questo, fin dalla locandina, riprende appunto lo stile di Paranormal Activity e unisce il disaster movie (l’incidente aereo) al film di mostri. Già il trailer mi fa urlare alla belinata, visto che non esiste persona che, consapevole di stare per spetasciarsi a terra, metta mano alla telecamera invece di piangere ed urlare (figuriamoci una ragazzina… capisco la MTV generation decerebrata, ma almeno un minimo di consapevolezza che stai per morire ci vorrebbe, eh!), però è anche vero che, se non erro, qualcuno sputa anche degli intestini o roba simile. Alien/Jurassic Park incontra Airport? Può essere, ma dopo Apollo 18 ho già dato abbastanza! Data di uscita italiana non pervenuta.
Edwin Boyd
Di Nathan Morlando
Con Scott Speedman, Kelly Reilly e Kevin Durand.
Trama (da Imdb): Eddie Boyd, veterano della seconda guerra mondiale, è diviso tra la necessità di provvedere alla sua famiglia e il sogno irrealizzato di diventare una star di Hollywood. Riesce a trovare un modo per fare entrambe le cose, ma il suo sogno lo conduce ad un cammino fatto di pericoli e tragedie.
Il sito me lo consiglia perché mi sono piaciuti C’era una volta in America, The Town e Snatch. Produzione canadese per un film che racconta la storia di un buon padre di famiglia divenuto bandito per disperazione, perso in sogni di gloria impossibili. La trama e gli attori coinvolti mi ispirano molto (adoro Kelly Reilly, ma nel cast c’è anche Brian Cox, altro grandissimo!) e il trailer è bellissimo: fotografia pulita, regia fluida, niente baracconate. Sono sicura che non arriverà mai ai livelli di C’era una volta in America e probabilmente nemmeno a quelli di Snatch, ma pero davvero di riuscire a vederlo, perché sembrerebbe un film particolare, ben diretto e ben recitato. Per ora, un’eventuale uscita italiana parrebbe utopia, ma non disperiamo!
Safe
Di Boaz Yakin
Con Jason Statham, Catherine Chan e Chris Sarandon.
Trama (da Imdb): Mei, una ragazzina la cui memoria nasconde un’inestimabile codice, si ritrova inseguita dalla Triade, dalla mafia russa e da alcuni poliziotti corrotti newyorchesi. In suo soccorso giunge un ex lottatore la cui vita è stata distrutta proprio dai gangster che sono sulle tracce di Mei.
Il sito me lo consiglia perché mi sono piaciuti Kill Bill e Snatch. Io non scomoderei queste due meraviglie, visto che, già dalla trama questo film mi sembrerebbe più che altro un incrocio tra Codice Mercury (d’altronde Statham vorrebbe essere l’erede di Bruce Willis, no?) e Wasabi, due film che ho gradito ma che non sono entrati nell’olimpo dei miei cult. La presenza di Chris Sarandon mi rassicura solo in parte sul fatto che Safe potrebbe non essere una boiata come appare, infatti il trailer mi toglie ogni illusione: pugni, calci, pistole, un’intera città presa d’assedio, inseguimenti, neppure un briciolo dell’ironia e del savoir faire di Bruce bello. Jason, ti aspetto per The Expendables 2, questo invece non esiste che vada a vederlo al cinema, quando uscirà in Italia!
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lunedì 30 aprile 2012
venerdì 27 aprile 2012
WE, Bolla! del 27/07/2012
Buon venerdì a tutti! Settimana ricca di uscite, questa, una sola certezza, qualche picco di nervoso e la consapevolezza che tanto fino a martedì sarò fuori dall’Italia, quindi ogni eventuale visione dovrà essere rimandata dopo il primo maggio. Guardiamo un po’ cosa propone il multisala e.. ENJOY!!
The Avengers – 3D
Reazione a caldo: ecco l’unica certezza.
Bolla, rifletti!: Mi ero riproposta fermamente di snobbarlo, ma dopo avere letto la recensione del Dottor Manhattan e avere avuto la conferma che The Avengers è un film godibilissimo anche per chi, come me, non ha visto Thor e Capitan America e non legge i comics, ho deciso di andare. Sono ancora un po’ reticente, ma solo per un motivo: non vorrei che il tempo in cui Robert Downey Jr. è presente sullo schermo (ovviamente senza tutina meccanica) sia inferiore a quello degli altri protagonisti. Ma questi sono ragionamenti nerd che a voi non devono interessare!
Laputa - Il castello nel cielo
Reazione a caldo: no, non è vero, l’unica certezza sarebbe questa, cavolo!
Bolla, rifletti!: … peccato che il multisala lo programma in orari di LAVORO, come a dire “Miyazaki è rumenta per bambini”. Chiudo gli occhi e bestemmio invocando un po’ di saggezza nelle testoline bacate dei gestori cinematografici italiani, tanto appena torno a casa mi collego a play.com e compro il DVD, visto che il film è dell’86 e arriva nel nostro paese “solo” con un lieve ritardo.
The Rum Diary - Cronache di una passione
Reazione a caldo: questa invece è proprio l’incognita della settimana.
Bolla, rifletti!: ho adorato Paura e delirio a Las Vegas, e questo film ne è praticamente il “prequel”, tratto dal romanzo di Hunter S. Thompson. Il problema è che Paura e delirio a Las Vegas era girato da un pazzo come Terry Gilliam, era un mix di visionarietà e kitsch, con un Johnny Depp (per non parlare di Benicio Del Toro…) in stato di grazia, mentre questa mi sembra una cosetta più lineare e patinata. La voglia di vederlo è inferiore a quella che ho di vedere The Avengers, il che è tutto dire.
Ho cercato il tuo nome
Reazione a caldo: mi ammorba già solo il titolo, guarda.
Bolla, rifletti!: Oh, ma quello è Zac Efron! Mi ammorba ANCHE l’attore principale. La trama, invece, mi fa semplicemente svenire per l’alto tasso di diabete. Riporto paro paro: “Logan Thibault, un marine impegnato nelle missioni in Iraq, trova la foto di una giovane donna e da quel momento la ritiene il suo portafortuna. Quando torna in patria la prima cosa che fa è mettersi alla ricerca della ragazza della fotografia...”. Qualcuno ha detto “Improbabile rottura di palle?” o sono solo le voci nella mia testa? Camminare, vah…
E ovviamente, proprio la settimana in cui io sono fisicamente lontana, il cinema d’essai mi piazza alla traditora un altro film con quello strafigo di Michael Fassbender.
Hunger
Reazione a caldo: altro che Ho cercato il tuo nome!!
Bolla, rifletti!: Devo ancora vedere Shame, ma anche di questo Hunger ho letto meraviglie. Già adoro il genere, perché i film ambientati nel recente passato e nel duro ambiente delle carceri solitamente mi piacciono, in più qui si parla di persone realmente vissute e finite in galera con uno scopo, per la “fame” di libertà, persone che spingono mente e corpo oltre i limiti umani, sostenuti dalla speranza di cambiare le cose. Credo proprio che, al ritorno dalla Spagna, mi sparerò questa doppietta McQueeniana!
The Avengers – 3D
Reazione a caldo: ecco l’unica certezza.
Bolla, rifletti!: Mi ero riproposta fermamente di snobbarlo, ma dopo avere letto la recensione del Dottor Manhattan e avere avuto la conferma che The Avengers è un film godibilissimo anche per chi, come me, non ha visto Thor e Capitan America e non legge i comics, ho deciso di andare. Sono ancora un po’ reticente, ma solo per un motivo: non vorrei che il tempo in cui Robert Downey Jr. è presente sullo schermo (ovviamente senza tutina meccanica) sia inferiore a quello degli altri protagonisti. Ma questi sono ragionamenti nerd che a voi non devono interessare!
Laputa - Il castello nel cielo
Reazione a caldo: no, non è vero, l’unica certezza sarebbe questa, cavolo!
Bolla, rifletti!: … peccato che il multisala lo programma in orari di LAVORO, come a dire “Miyazaki è rumenta per bambini”. Chiudo gli occhi e bestemmio invocando un po’ di saggezza nelle testoline bacate dei gestori cinematografici italiani, tanto appena torno a casa mi collego a play.com e compro il DVD, visto che il film è dell’86 e arriva nel nostro paese “solo” con un lieve ritardo.
The Rum Diary - Cronache di una passione
Reazione a caldo: questa invece è proprio l’incognita della settimana.
Bolla, rifletti!: ho adorato Paura e delirio a Las Vegas, e questo film ne è praticamente il “prequel”, tratto dal romanzo di Hunter S. Thompson. Il problema è che Paura e delirio a Las Vegas era girato da un pazzo come Terry Gilliam, era un mix di visionarietà e kitsch, con un Johnny Depp (per non parlare di Benicio Del Toro…) in stato di grazia, mentre questa mi sembra una cosetta più lineare e patinata. La voglia di vederlo è inferiore a quella che ho di vedere The Avengers, il che è tutto dire.
Ho cercato il tuo nome
Reazione a caldo: mi ammorba già solo il titolo, guarda.
Bolla, rifletti!: Oh, ma quello è Zac Efron! Mi ammorba ANCHE l’attore principale. La trama, invece, mi fa semplicemente svenire per l’alto tasso di diabete. Riporto paro paro: “Logan Thibault, un marine impegnato nelle missioni in Iraq, trova la foto di una giovane donna e da quel momento la ritiene il suo portafortuna. Quando torna in patria la prima cosa che fa è mettersi alla ricerca della ragazza della fotografia...”. Qualcuno ha detto “Improbabile rottura di palle?” o sono solo le voci nella mia testa? Camminare, vah…
E ovviamente, proprio la settimana in cui io sono fisicamente lontana, il cinema d’essai mi piazza alla traditora un altro film con quello strafigo di Michael Fassbender.
Hunger
Reazione a caldo: altro che Ho cercato il tuo nome!!
Bolla, rifletti!: Devo ancora vedere Shame, ma anche di questo Hunger ho letto meraviglie. Già adoro il genere, perché i film ambientati nel recente passato e nel duro ambiente delle carceri solitamente mi piacciono, in più qui si parla di persone realmente vissute e finite in galera con uno scopo, per la “fame” di libertà, persone che spingono mente e corpo oltre i limiti umani, sostenuti dalla speranza di cambiare le cose. Credo proprio che, al ritorno dalla Spagna, mi sparerò questa doppietta McQueeniana!
giovedì 26 aprile 2012
La casa nera (1991)
Un altro film che ha segnato la mia adolescenza e che avevo finito per sapere quasi a memoria, a furia di guardarlo, è La casa nera (The People Under the Stairs), diretto nel 1991 da Wes Craven.
Trama: Grullo, un ragazzino che vive in un ghetto, viene coinvolto in una rapina all’interno di una casa. Quel che il povero Grullo non sa è che la casa è proprietà di due pazzi sanguinari, che nascondo un terribile segreto in cantina…
La casa nera è una carinissima ed inquietante favola horror. Come in ogni fiaba che si rispetti c’è il piccolo protagonista scapestrato che, a causa dell’inesperienza, si fa coinvolgere in cose pericolose e più grandi di lui proprio perché è grullo, come il Matto della carta dei tarocchi; c’è una matrigna cattiva o strega che dir si voglia, accompagnata da un terribile padre – orco; c’è una principessa da salvare in cima alla torre; c’è un tesoro da recuperare, se si riuscirà a passare indenni attraverso tutte le prove; c’è persino un lupo, anche se in questo caso è un enorme cane. E poi ci sono loro, le “persone sotto le scale”, che a dir la verità all’economia della storia non servono poi molto, visto che veri villain della storia sono Mamma e Papà, i due folli genitori della piccola Alice che contribuiscono non poco all’atmosfera di terrore che avvolge La casa nera e che, non a caso, Craven ha pescato nella geniale serie Twin Peaks arrivando a sfruttare appieno le loro capacità di attori, creando due personaggi strepitosi, grotteschi ed esagerati.
Quanto alla realizzazione, La casa nera è bello perché non è schematico o ripetitivo come molti altri horror. Innanzitutto, il regista riesce a rendere l’ambiente chiuso della casa allo stesso tempo claustrofobico, com’è giusto che sia, e vario, spostando spesso e volentieri l’azione nelle intercapedini e nei passaggi nascosti dietro i muri, nell’ampia cantina/prigione, nel giardino e in vari altri ambienti che cambiano grazie al semplice uso di un interruttore. Inoltre, cosa non scontata e non sempre ben sfruttata in un horror, inserisce dei deliziosi tocchi di umorismo nero che rendono la pellicola più vivace ma senza snaturarla. Il ragazzino protagonista è scaltro e scafato, ma non è insopportabile come rischierebbe di essere in tutt’altro genere di film, mentre i personaggi di contorno sono molto ben delineati, soprattutto la piccola Alice che subisce una metamorfosi profonda ma coerente nel corso del film, passando dall’essere una timorosa ragazzina vessata dai terribili genitori a spietata e fredda vendicatrice.
L’unico aspetto un po’ deludente del film sono proprio questi “mostri” che vivono in cantina. All’inizio sono molto più inquietanti, perché non se ne conosce la vera natura e anche perché è nei pressi di questa cantina che si svolgono le scene più gore della pellicola (nei limiti, ovviamente, perché Craven è molto parsimonioso in questo), ma man mano che il film prosegue si arriva giustamente a provare pietà per le creature, finché non ci viene rivelato il loro aspetto che, ben lontano dall’essere quello di mostri inguardabili, ce li rivela come adolescenti capelloni, stracciati e un po’ bianchicci. Niente di troppo diverso da quello che si vedeva in giro per le strade nell’epoca del grunge, eh! Scherzi a parte, La casa nera è un bell’horror d’atmosfera, divertente e ben girato. Guardatelo e vi innamorerete sicuramente della mise fetish di Papà e della capigliatura rosso shocking di Mamma, siete avvertiti!
Del regista Wes Craven ho già parlato qui, mentre Ving Rhames, che interpreta Leroy, lo trovate qua.
Brandon Quintin Adams interpreta Grullo (Fool in originale). Americano, ha partecipato a film come Moonwalker e a serie come Nightmare Café e Oltre i limiti. Ha 33 anni e un film in uscita.
Everett McGill (vero nome Everett Charles McGill III) interpreta Papà. Indimenticabile per il suo ruolo di Ed Hurley nella serie Twin Peaks, ha partecipato a film come Dune, Unico indizio la luna piena, Agente 007 vendetta privata, Fuoco cammina con me, Una storia vera e a serie come Sentieri. Americano, ha 67 anni.
Wendy Robie interpreta Mamma. Altra indimenticabile protagonista di Twin Peaks, dove partecipava nel ruolo della moglie di Ed, Nadine, ha partecipato a film come Fuoco cammina con me, Vampiro a Brooklyn, The Dentist 2, Horror in the Attic e a serie come Baywatch e Party of Five. Ha 59 anni.
A.J. Langer (vero nome Allison Joy Langer) interpreta Alice. Americana, ha partecipato a film come Fuga da Los Angeles e serie come Blossom, L’ispettore Tibbs, Beverly Hills 90210 e Baywatch. Ha 38 anni.
Sean Whalen interpreta Roach. Americano, ha partecipato a film come Batman – Il ritorno, La rivincita dei nerds III, Waterworld, Twister, Il rompiscatole, Men in Black, Giovani diavoli, Charlie’s Angels e a serie come Friends, Sabrina vita da strega, Perfetti… ma non troppo, Scrubs, Tutto in famiglia, Zack e Cody al Grand’Hotel, Cold Case, Hannah Montana, Lost e Beautiful. Anche sceneggiatore e regista, ha 48 anni e un film in uscita.
Bill Cobbs interpreta nonno Booker. Americano, lo ricordo per film come Una poltrona per due, Guardia del corpo, Cosa fare a Denver quando sei morto, Paulie – il pappagallo che parlava troppo e Incubo finale, inoltre ha partecipato a serie come E.R. medici in prima linea, Walker Texas Ranger, Oltre i limiti, I Soprano, The Others, Six Feet Under, Tutto in famiglia, Lost e CSI: scena del crimine. Ha 78 anni e quattro film in uscita, tra cui Oz: The Great and Powerful.
Kelly Jo Minter interpreta Ruby. Americana, la ricordo per film come Ragazzi perduti, Nightmare 5: Il mito e Doc Hollywood – Dottore in carriera, inoltre ha partecipato alle serie Saranno famosi e E.R.: medici in prima linea. Anche produttrice, ha 46 anni.
Chiudo con una curiosità: la futura attrice premio Oscar Hilary Swank aveva partecipato all’audizione per interpretare Roach, che avrebbe potuto essere uomo o donna, indifferentemente. Sinceramente, non mi vengono in mente altri film simili da consigliarvi, quindi propendo per dirvi di fare un po’ di selezione nella filmografia di Craven e guardarvi qualcuna delle sue opere migliori, come Nightmare – dal profondo della notte e Il serpente e l’arcobaleno, giusto per citarne un paio. Al limite il primo Scream, anche. ENJOY!
Trama: Grullo, un ragazzino che vive in un ghetto, viene coinvolto in una rapina all’interno di una casa. Quel che il povero Grullo non sa è che la casa è proprietà di due pazzi sanguinari, che nascondo un terribile segreto in cantina…
La casa nera è una carinissima ed inquietante favola horror. Come in ogni fiaba che si rispetti c’è il piccolo protagonista scapestrato che, a causa dell’inesperienza, si fa coinvolgere in cose pericolose e più grandi di lui proprio perché è grullo, come il Matto della carta dei tarocchi; c’è una matrigna cattiva o strega che dir si voglia, accompagnata da un terribile padre – orco; c’è una principessa da salvare in cima alla torre; c’è un tesoro da recuperare, se si riuscirà a passare indenni attraverso tutte le prove; c’è persino un lupo, anche se in questo caso è un enorme cane. E poi ci sono loro, le “persone sotto le scale”, che a dir la verità all’economia della storia non servono poi molto, visto che veri villain della storia sono Mamma e Papà, i due folli genitori della piccola Alice che contribuiscono non poco all’atmosfera di terrore che avvolge La casa nera e che, non a caso, Craven ha pescato nella geniale serie Twin Peaks arrivando a sfruttare appieno le loro capacità di attori, creando due personaggi strepitosi, grotteschi ed esagerati.
Quanto alla realizzazione, La casa nera è bello perché non è schematico o ripetitivo come molti altri horror. Innanzitutto, il regista riesce a rendere l’ambiente chiuso della casa allo stesso tempo claustrofobico, com’è giusto che sia, e vario, spostando spesso e volentieri l’azione nelle intercapedini e nei passaggi nascosti dietro i muri, nell’ampia cantina/prigione, nel giardino e in vari altri ambienti che cambiano grazie al semplice uso di un interruttore. Inoltre, cosa non scontata e non sempre ben sfruttata in un horror, inserisce dei deliziosi tocchi di umorismo nero che rendono la pellicola più vivace ma senza snaturarla. Il ragazzino protagonista è scaltro e scafato, ma non è insopportabile come rischierebbe di essere in tutt’altro genere di film, mentre i personaggi di contorno sono molto ben delineati, soprattutto la piccola Alice che subisce una metamorfosi profonda ma coerente nel corso del film, passando dall’essere una timorosa ragazzina vessata dai terribili genitori a spietata e fredda vendicatrice.
L’unico aspetto un po’ deludente del film sono proprio questi “mostri” che vivono in cantina. All’inizio sono molto più inquietanti, perché non se ne conosce la vera natura e anche perché è nei pressi di questa cantina che si svolgono le scene più gore della pellicola (nei limiti, ovviamente, perché Craven è molto parsimonioso in questo), ma man mano che il film prosegue si arriva giustamente a provare pietà per le creature, finché non ci viene rivelato il loro aspetto che, ben lontano dall’essere quello di mostri inguardabili, ce li rivela come adolescenti capelloni, stracciati e un po’ bianchicci. Niente di troppo diverso da quello che si vedeva in giro per le strade nell’epoca del grunge, eh! Scherzi a parte, La casa nera è un bell’horror d’atmosfera, divertente e ben girato. Guardatelo e vi innamorerete sicuramente della mise fetish di Papà e della capigliatura rosso shocking di Mamma, siete avvertiti!
Del regista Wes Craven ho già parlato qui, mentre Ving Rhames, che interpreta Leroy, lo trovate qua.
Brandon Quintin Adams interpreta Grullo (Fool in originale). Americano, ha partecipato a film come Moonwalker e a serie come Nightmare Café e Oltre i limiti. Ha 33 anni e un film in uscita.
Everett McGill (vero nome Everett Charles McGill III) interpreta Papà. Indimenticabile per il suo ruolo di Ed Hurley nella serie Twin Peaks, ha partecipato a film come Dune, Unico indizio la luna piena, Agente 007 vendetta privata, Fuoco cammina con me, Una storia vera e a serie come Sentieri. Americano, ha 67 anni.
Wendy Robie interpreta Mamma. Altra indimenticabile protagonista di Twin Peaks, dove partecipava nel ruolo della moglie di Ed, Nadine, ha partecipato a film come Fuoco cammina con me, Vampiro a Brooklyn, The Dentist 2, Horror in the Attic e a serie come Baywatch e Party of Five. Ha 59 anni.
A.J. Langer (vero nome Allison Joy Langer) interpreta Alice. Americana, ha partecipato a film come Fuga da Los Angeles e serie come Blossom, L’ispettore Tibbs, Beverly Hills 90210 e Baywatch. Ha 38 anni.
Sean Whalen interpreta Roach. Americano, ha partecipato a film come Batman – Il ritorno, La rivincita dei nerds III, Waterworld, Twister, Il rompiscatole, Men in Black, Giovani diavoli, Charlie’s Angels e a serie come Friends, Sabrina vita da strega, Perfetti… ma non troppo, Scrubs, Tutto in famiglia, Zack e Cody al Grand’Hotel, Cold Case, Hannah Montana, Lost e Beautiful. Anche sceneggiatore e regista, ha 48 anni e un film in uscita.
Bill Cobbs interpreta nonno Booker. Americano, lo ricordo per film come Una poltrona per due, Guardia del corpo, Cosa fare a Denver quando sei morto, Paulie – il pappagallo che parlava troppo e Incubo finale, inoltre ha partecipato a serie come E.R. medici in prima linea, Walker Texas Ranger, Oltre i limiti, I Soprano, The Others, Six Feet Under, Tutto in famiglia, Lost e CSI: scena del crimine. Ha 78 anni e quattro film in uscita, tra cui Oz: The Great and Powerful.
Kelly Jo Minter interpreta Ruby. Americana, la ricordo per film come Ragazzi perduti, Nightmare 5: Il mito e Doc Hollywood – Dottore in carriera, inoltre ha partecipato alle serie Saranno famosi e E.R.: medici in prima linea. Anche produttrice, ha 46 anni.
Chiudo con una curiosità: la futura attrice premio Oscar Hilary Swank aveva partecipato all’audizione per interpretare Roach, che avrebbe potuto essere uomo o donna, indifferentemente. Sinceramente, non mi vengono in mente altri film simili da consigliarvi, quindi propendo per dirvi di fare un po’ di selezione nella filmografia di Craven e guardarvi qualcuna delle sue opere migliori, come Nightmare – dal profondo della notte e Il serpente e l’arcobaleno, giusto per citarne un paio. Al limite il primo Scream, anche. ENJOY!
martedì 24 aprile 2012
Get Babol #17
Un po' in ritardo ed appena un giorno prima dell'uscita dei nuovi film in America pubblico il solito post di consigli per il "futuro". Questa settimana poca roba e neppure troppo interessante, mentre stasera in anteprima nazionale so per certo che qualcuno si fionderà a vedere quel gran figo di Robert Downey Jr. in The Avengers, eh? Io sono ancora indecisa se andare quando uscirà, però. Ma non divaghiamo! ENJOY!
The Moth Diaries
Di Mary Harron
Con Sarah Bolger, Sarah Gadon e Lily Cole.
Trama (da Imdb): Rebecca nutre forti sospetti verso Ernesta, la nuova studentessa. Ma è solo perché è gelosa del suo legame con Lucy o davvero la ragazza nasconde un oscuro segreto?
Getglue me lo consiglia perché mi sono piaciuti Il corpo di Jennifer e The Others. The Moth Diaries è stato presentato al festival del cinema di Venezia l'anno scorso, ed è diretto dalla regista di American Psycho. Questi potrebbero essere due punti a favore, ma apparentemente (sottolineo: apparentemente) il film parrebbe una sorta di incrocio tra Carmilla e Caro Fratello di Ryoko Ikeda. Aspettatevi dunque adolescenti eteree, pippe mentali a non finire, sottilissimo erotismo pseudolesbo e una punta di mistero che, molto probabilmente, si risolverà in un nulla di fatto dal punto di vista dell'horror. Mah, al momento non mi ispira molto, ma comunque un'uscita italiana non è ancora prevista.
Downtown Express
Di David Grubin
Con Philippe Quint, Nellie McKay e Michael Cumpsty.
Trama (riassunta con parole mie): Un giovane violinista russo è diviso tra il padre, violoncellista determinato a prendere le redini della carriera del figlio, e una musicista bohemien di cui si innamora, arrivando ad amare anche la sua musica.
Getglue me lo consiglia perché mi è piaciuto Scherzi del cuore (che, a dire tutta, ricordo anche poco). Downtown Express mi sembra uno di quei filmetti edificanti e buoni giusto per gli appassionati dell'argomento trattato (in questo caso: la musica). La regia non mi sembra granché dal trailer, e se dovessi essere sincera nemmeno gli attori. Peccato, perché l'ambientazione Newyorchese, soprattutto quella legata agli "artisti di strada" mi garba assai. Ma al momento, per me è no. Nessuna uscita italiana all'orizzonte.
Darling Companion
Di Lawrence Kasdan
Con Diane Keaton, Kevin Kline e Dianne Wiest.
Trama (da Imdb): La storia di una donna che ama il suo cane più del marito. E un giorno, il marito perde il cane...
Getglue me lo consiglia perché mi è piaciuto Tempesta di ghiaccio. Sì, sicuro, peccato che Kasdan sia impazzito, visto che l'ultimo film suo che (sfortunatamente) ricordo, è quella bestemmia inguardabile di L'Acchiappasogni, con quel SuperDudley che me lo sogno di notte ancora adesso. Ora mi viene da pensare che siano impazziti anche Diane Keaton, Kevin Kline, Dianne Wiest, Richard Jenkins e tutti gli altri coinvolti perché questo è un dramma familiare su persone che riescono a ritrovare sé stessi cercando... un cane. Nel trailer si vedono medium che percepiscono alberi, Kevin Kline a quattro zampe che abbaia contro due capre di montagna e tanta altra roba che mi porta a rimanere così: O___O Bella la colonna sonora, però. Uscita italiana non pervenuta.
The Moth Diaries
Di Mary Harron
Con Sarah Bolger, Sarah Gadon e Lily Cole.
Trama (da Imdb): Rebecca nutre forti sospetti verso Ernesta, la nuova studentessa. Ma è solo perché è gelosa del suo legame con Lucy o davvero la ragazza nasconde un oscuro segreto?
Getglue me lo consiglia perché mi sono piaciuti Il corpo di Jennifer e The Others. The Moth Diaries è stato presentato al festival del cinema di Venezia l'anno scorso, ed è diretto dalla regista di American Psycho. Questi potrebbero essere due punti a favore, ma apparentemente (sottolineo: apparentemente) il film parrebbe una sorta di incrocio tra Carmilla e Caro Fratello di Ryoko Ikeda. Aspettatevi dunque adolescenti eteree, pippe mentali a non finire, sottilissimo erotismo pseudolesbo e una punta di mistero che, molto probabilmente, si risolverà in un nulla di fatto dal punto di vista dell'horror. Mah, al momento non mi ispira molto, ma comunque un'uscita italiana non è ancora prevista.
Downtown Express
Di David Grubin
Con Philippe Quint, Nellie McKay e Michael Cumpsty.
Trama (riassunta con parole mie): Un giovane violinista russo è diviso tra il padre, violoncellista determinato a prendere le redini della carriera del figlio, e una musicista bohemien di cui si innamora, arrivando ad amare anche la sua musica.
Getglue me lo consiglia perché mi è piaciuto Scherzi del cuore (che, a dire tutta, ricordo anche poco). Downtown Express mi sembra uno di quei filmetti edificanti e buoni giusto per gli appassionati dell'argomento trattato (in questo caso: la musica). La regia non mi sembra granché dal trailer, e se dovessi essere sincera nemmeno gli attori. Peccato, perché l'ambientazione Newyorchese, soprattutto quella legata agli "artisti di strada" mi garba assai. Ma al momento, per me è no. Nessuna uscita italiana all'orizzonte.
Darling Companion
Di Lawrence Kasdan
Con Diane Keaton, Kevin Kline e Dianne Wiest.
Trama (da Imdb): La storia di una donna che ama il suo cane più del marito. E un giorno, il marito perde il cane...
Getglue me lo consiglia perché mi è piaciuto Tempesta di ghiaccio. Sì, sicuro, peccato che Kasdan sia impazzito, visto che l'ultimo film suo che (sfortunatamente) ricordo, è quella bestemmia inguardabile di L'Acchiappasogni, con quel SuperDudley che me lo sogno di notte ancora adesso. Ora mi viene da pensare che siano impazziti anche Diane Keaton, Kevin Kline, Dianne Wiest, Richard Jenkins e tutti gli altri coinvolti perché questo è un dramma familiare su persone che riescono a ritrovare sé stessi cercando... un cane. Nel trailer si vedono medium che percepiscono alberi, Kevin Kline a quattro zampe che abbaia contro due capre di montagna e tanta altra roba che mi porta a rimanere così: O___O Bella la colonna sonora, però. Uscita italiana non pervenuta.
lunedì 23 aprile 2012
Diaz (2012)
Mi appresto all'ingrato compito di recensire Diaz di Daniele Vicari, visto ieri sera in una sala gremita di gente pronta a sparare cazzate e fare commenti ironici su qualsiasi scena. Gente che è uscita giustamente muta, scioccata e contrita. O in lacrime, come la sottoscritta.
Trama (se di trama si può parlare): il film mostra gli eventi accorsi la notte del 21 luglio 2001, quando le forze di polizia, a fronte di una segnalazione che indicava la presenza di Black Block, hanno fatto il loro ingresso nella scuola Diaz di Albaro, a Genova, massacrando chiunque si trovasse all'interno.
Nell'estate del 2001 avevo appena finito il mio primo anno da universitaria a Genova. Parole come G8, globalizzazione, Black Block praticamente entravano e uscivano dalle mie orecchie di ventenne cresciuta in un paesotto fuori dal mondo, che aveva solo voglia di far casino con gli amici e andarsene al mare per lasciarsi alle spalle la grigia e camurriosa città dello studio, dei fighètti con le festicciole da studenti, degli strepponi che barbonavano nelle facoltà insultandoti perché mangiavi la merendina Nestlé mentre loro passavano le giornate a fare un belino, portando costosissime (ma maltenute, eh!) Adidas ai piedi comprate con i soldi del papà. Gli eventi di Genova, quindi, li ho vissuti all'epoca, come quasi tutte le persone che conosco, guardandoli alla TV, frastornata da un misto di emozioni tra cui la profonda ammirazione per chi era in grado di protestare pacificamente e l'odio indescrivibile per chi invece prendeva la protesta come una scusa per devastare una città splendida e fomentare tensioni, mettendosi poi a piangere le proverbiali lacrime di coccodrillo quando, dai che ti ridai, c'è scappato il morto. Ed è qui che il film comincia. Da quando l'ignoranza da invasati dei Black Block, l'ignoranza da bestie dei poliziotti e quella ancor più grande e nociva di chi sta al governo e tira i guinzagli hanno diviso le persone in due categorie: terroristi (qualsiasi manifestante) e assassini (chiunque portasse una divisa). Fino ad arrivare a quella vergognosa coltellata alla democrazia e alla civiltà che è stato, appunto, il massacro alla Scuola Diaz.
Diaz racconta, senza troppi fronzoli ed attenendosi esclusivamente agli atti del processo (hanno cambiato solo i nomi dei coinvolti, quindi chiunque sgrani gli occhi scandalizzato dicendo che quel che viene mostrato è esagerato e assolutamente non vero è come lo struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia), tutto ciò che ha portato a quel fatidico 21 luglio e tutto ciò che è venuto dopo. L'immagine ossessivamente ripetuta di una bottiglia che viene lanciata contro una macchina della polizia, si infrange e si riforma più e più volte ci introduce ai diversi punti di vista attraverso cui la vicenda viene narrata: quello dei veri Black Block, che nella scuola nemmeno c'erano, quello di alcuni membri del Genoa Social Forum più o meno fortunati, quello dei poliziotti coinvolti nel pestaggio e delle "alte sfere" che li gestivano, quello di giornalisti e semplici persone di passaggio che hanno semplicemente avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Vicari (aiutato da attori per una volta bravissimi e finalmente lontani dallo standard medio(cre) del cinema italiano moderno) cattura così tutte le "anime" del G8, mostrandoci innanzitutto come è stato vissuto quel periodo: ragazzi che nella protesta trovavano comunque gioia, vita e amore, organizzatori pieni di voglia di fare ma impossibilitati a gestire cose più grandi di loro, anarchici dal cuore nero come i loro abiti e altrettanto sporchi, poliziotti stanchi e colmi di voglia di vendetta, dirigenti e capisquadra desiderosi solo di fare bella figura e togliersi dagli impicci in qualunque modo, infine persone comuni che vivevano nella paura di vedersi bruciato il negozio o la macchina. Tutte queste anime si scontrano creando il potentissimo, terribile pugno nello stomaco che è la parte centrale del film, la più scandalosa perché più vera.
Senza mezzi termini, infatti, quello che Vicari ci mostra è un torture porn, con i poliziotti al posto di anonimi torturatori senza volto, un horror ancor più terribile perché ci sono degli atti ufficiali a confermarci come la realtà abbia superato la finzione in un paese che si definisce civilizzato. Nulla viene risparmiato allo spettatore, né gli insulti, né i lividi, né gli accanimenti contro persone ormai svenute, labbra che si spaccano, denti che si rompono, urla e pianti di disperazione, seguiti dalle terribili umiliazioni inflitte poi nel carcere di Bolzaneto, ultima tappa di quello che, a tutti gli effetti, è diventato un calvario per persone che non sono morte o finite menomate a vita per puro caso. Il tutto mentre, come nel più classico dei film di mafia, nell'ombra i superiori tramano, sigaretta alla mano, tirando fuori leggi fatte alla bisogna, nascondendo o creando prove, trincerandosi dietro la non conoscenza delle lingue straniere, negando diritti basilari a persone che erano semplicemente "sospettate" di essere terroristi. "Avete fatto una grandissima cazzata" dice il vecchio malmenato ad uno dei poliziotti, mentre quest'ultimo gli chiede cosa ci facesse in quel covo di terroristi di sinistra. Verissimo, peccato che questo horror, nonostante tutti sappiano, nonostante le prove, nonostante i processi, ha avuto un finale ancora più cinico e bastardo di quelli girati da Eli Roth, visto che la maggior parte dei reati di cui sono state accusate le forze dell'"ordine" coinvolte rischiano di cadere in prescrizione oppure non sono contemplati dalla legge italiana (come quello di tortura). In tutto questo, inoltre, non si sente praticamente nessuno in questi giorni parlare del film in tv o ai telegiornali, visto che non può essere strumentalizzato da nessuna forza politica. Considerato anche che in vetta alle classifiche c'è il nuovo film di Woody Allen, signori miei, mi viene da pensare che siamo idealmente ancora tutti chiusi all'interno della scuola Diaz, aspettando che i nostri diritti vengano calpestati da chi, nonostante tutto, è ancora al potere e sempre ci rimarrà. Non posso fare altro che invitarvi a vedere Diaz, e pregare perché un giorno venga proiettato obbligatoriamente nelle scuole, per fare conoscere quella che, a tutt'oggi, è una vergognosa ferita ancora aperta di cui troppa gente non sa nulla e non vuol sapere nulla.
Daniele Vicari è regista e sceneggiatore della pellicola. Originario di Castel di Tora, ha girato film come Velocità massima, Il mio paese e Il passato è una terra straniera. Anche produttore, ha 45 anni.
Claudio Santamaria interpreta il poliziotto Max Flamini. Romano, ha partecipato a film come Fuochi d'artificio, Almost Blue, La stanza del figlio, Paz!, Il cartaio, Romanzo criminale e Casino Royale. Ha 38 anni e un film in uscita.
Elio Germano interpreta il giornalista Luca Gualtieri. Romano, ha partecipato a film come Ci hai rotto papà, Ti piace Hitchcock?, Romanzo criminale, Mio fratello è figlio unico, Il passato è una terra straniera e Magnifica presenza, oltre a episodi della serie Un medico in famiglia. Ha 32 anni e un film in uscita.
Renato Scarpa interpreta Anselmo Vitali. Milanese, ha partecipato a film come Nel nome del padre, A Venezia... un dicembre rosso shocking, Piedone a Hong Kong, Suspiria, Volere volare, Il postino, Trinità & Bambino... e adesso tocca a noi, Il conte di Montecristo, Il talento di Mr. Ripley e a episodi delle serie Cascina Vianello e Il commissario Montalbano. Ha 73 anni.
Trama (se di trama si può parlare): il film mostra gli eventi accorsi la notte del 21 luglio 2001, quando le forze di polizia, a fronte di una segnalazione che indicava la presenza di Black Block, hanno fatto il loro ingresso nella scuola Diaz di Albaro, a Genova, massacrando chiunque si trovasse all'interno.
Nell'estate del 2001 avevo appena finito il mio primo anno da universitaria a Genova. Parole come G8, globalizzazione, Black Block praticamente entravano e uscivano dalle mie orecchie di ventenne cresciuta in un paesotto fuori dal mondo, che aveva solo voglia di far casino con gli amici e andarsene al mare per lasciarsi alle spalle la grigia e camurriosa città dello studio, dei fighètti con le festicciole da studenti, degli strepponi che barbonavano nelle facoltà insultandoti perché mangiavi la merendina Nestlé mentre loro passavano le giornate a fare un belino, portando costosissime (ma maltenute, eh!) Adidas ai piedi comprate con i soldi del papà. Gli eventi di Genova, quindi, li ho vissuti all'epoca, come quasi tutte le persone che conosco, guardandoli alla TV, frastornata da un misto di emozioni tra cui la profonda ammirazione per chi era in grado di protestare pacificamente e l'odio indescrivibile per chi invece prendeva la protesta come una scusa per devastare una città splendida e fomentare tensioni, mettendosi poi a piangere le proverbiali lacrime di coccodrillo quando, dai che ti ridai, c'è scappato il morto. Ed è qui che il film comincia. Da quando l'ignoranza da invasati dei Black Block, l'ignoranza da bestie dei poliziotti e quella ancor più grande e nociva di chi sta al governo e tira i guinzagli hanno diviso le persone in due categorie: terroristi (qualsiasi manifestante) e assassini (chiunque portasse una divisa). Fino ad arrivare a quella vergognosa coltellata alla democrazia e alla civiltà che è stato, appunto, il massacro alla Scuola Diaz.
Diaz racconta, senza troppi fronzoli ed attenendosi esclusivamente agli atti del processo (hanno cambiato solo i nomi dei coinvolti, quindi chiunque sgrani gli occhi scandalizzato dicendo che quel che viene mostrato è esagerato e assolutamente non vero è come lo struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia), tutto ciò che ha portato a quel fatidico 21 luglio e tutto ciò che è venuto dopo. L'immagine ossessivamente ripetuta di una bottiglia che viene lanciata contro una macchina della polizia, si infrange e si riforma più e più volte ci introduce ai diversi punti di vista attraverso cui la vicenda viene narrata: quello dei veri Black Block, che nella scuola nemmeno c'erano, quello di alcuni membri del Genoa Social Forum più o meno fortunati, quello dei poliziotti coinvolti nel pestaggio e delle "alte sfere" che li gestivano, quello di giornalisti e semplici persone di passaggio che hanno semplicemente avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Vicari (aiutato da attori per una volta bravissimi e finalmente lontani dallo standard medio(cre) del cinema italiano moderno) cattura così tutte le "anime" del G8, mostrandoci innanzitutto come è stato vissuto quel periodo: ragazzi che nella protesta trovavano comunque gioia, vita e amore, organizzatori pieni di voglia di fare ma impossibilitati a gestire cose più grandi di loro, anarchici dal cuore nero come i loro abiti e altrettanto sporchi, poliziotti stanchi e colmi di voglia di vendetta, dirigenti e capisquadra desiderosi solo di fare bella figura e togliersi dagli impicci in qualunque modo, infine persone comuni che vivevano nella paura di vedersi bruciato il negozio o la macchina. Tutte queste anime si scontrano creando il potentissimo, terribile pugno nello stomaco che è la parte centrale del film, la più scandalosa perché più vera.
Senza mezzi termini, infatti, quello che Vicari ci mostra è un torture porn, con i poliziotti al posto di anonimi torturatori senza volto, un horror ancor più terribile perché ci sono degli atti ufficiali a confermarci come la realtà abbia superato la finzione in un paese che si definisce civilizzato. Nulla viene risparmiato allo spettatore, né gli insulti, né i lividi, né gli accanimenti contro persone ormai svenute, labbra che si spaccano, denti che si rompono, urla e pianti di disperazione, seguiti dalle terribili umiliazioni inflitte poi nel carcere di Bolzaneto, ultima tappa di quello che, a tutti gli effetti, è diventato un calvario per persone che non sono morte o finite menomate a vita per puro caso. Il tutto mentre, come nel più classico dei film di mafia, nell'ombra i superiori tramano, sigaretta alla mano, tirando fuori leggi fatte alla bisogna, nascondendo o creando prove, trincerandosi dietro la non conoscenza delle lingue straniere, negando diritti basilari a persone che erano semplicemente "sospettate" di essere terroristi. "Avete fatto una grandissima cazzata" dice il vecchio malmenato ad uno dei poliziotti, mentre quest'ultimo gli chiede cosa ci facesse in quel covo di terroristi di sinistra. Verissimo, peccato che questo horror, nonostante tutti sappiano, nonostante le prove, nonostante i processi, ha avuto un finale ancora più cinico e bastardo di quelli girati da Eli Roth, visto che la maggior parte dei reati di cui sono state accusate le forze dell'"ordine" coinvolte rischiano di cadere in prescrizione oppure non sono contemplati dalla legge italiana (come quello di tortura). In tutto questo, inoltre, non si sente praticamente nessuno in questi giorni parlare del film in tv o ai telegiornali, visto che non può essere strumentalizzato da nessuna forza politica. Considerato anche che in vetta alle classifiche c'è il nuovo film di Woody Allen, signori miei, mi viene da pensare che siamo idealmente ancora tutti chiusi all'interno della scuola Diaz, aspettando che i nostri diritti vengano calpestati da chi, nonostante tutto, è ancora al potere e sempre ci rimarrà. Non posso fare altro che invitarvi a vedere Diaz, e pregare perché un giorno venga proiettato obbligatoriamente nelle scuole, per fare conoscere quella che, a tutt'oggi, è una vergognosa ferita ancora aperta di cui troppa gente non sa nulla e non vuol sapere nulla.
Daniele Vicari è regista e sceneggiatore della pellicola. Originario di Castel di Tora, ha girato film come Velocità massima, Il mio paese e Il passato è una terra straniera. Anche produttore, ha 45 anni.
Claudio Santamaria interpreta il poliziotto Max Flamini. Romano, ha partecipato a film come Fuochi d'artificio, Almost Blue, La stanza del figlio, Paz!, Il cartaio, Romanzo criminale e Casino Royale. Ha 38 anni e un film in uscita.
Elio Germano interpreta il giornalista Luca Gualtieri. Romano, ha partecipato a film come Ci hai rotto papà, Ti piace Hitchcock?, Romanzo criminale, Mio fratello è figlio unico, Il passato è una terra straniera e Magnifica presenza, oltre a episodi della serie Un medico in famiglia. Ha 32 anni e un film in uscita.
Renato Scarpa interpreta Anselmo Vitali. Milanese, ha partecipato a film come Nel nome del padre, A Venezia... un dicembre rosso shocking, Piedone a Hong Kong, Suspiria, Volere volare, Il postino, Trinità & Bambino... e adesso tocca a noi, Il conte di Montecristo, Il talento di Mr. Ripley e a episodi delle serie Cascina Vianello e Il commissario Montalbano. Ha 73 anni.
domenica 22 aprile 2012
The Gravedancers (2006)
Continua, mio malgrado, la camurrìa legata all’After Dark Horror Fest. Perché mi sia messa in testa di perseverare su questa strada che porta a mille fallimenti e qualche sporadico successo devo ancora capirlo, sta di fatto che questa volta è toccato a The Gravedancers, diretto nel 2006 dal regista Mike Mendez. Tenetevi pronti che si balla.
Trama: dopo il funerale del loro migliore amico, tre ex compagni di liceo decidono di recarsi, nottetempo, al cimitero e rendergli omaggio a modo loro. Tratti in inganno da un poema non trovano altro di meglio da fare che mettersi a ballare, ubriachi come irlandesi, su tre tombe sconosciute, suscitando così le ire delle persone ivi sepolte…
The Gravedancers parte bene. O meglio, parte male da una parte, per colpa di una sequenza iniziale da mani nei capelli, durante la quale una povera crista viene sbatacchiata diquaeddellà (come diceva Er Piotta) da un’entità invisibile che infine la impicca. Fine dell’introduzione inutile, dimenticatela pure, andiamo avanti. Arriva poi un primo piano del simbolico Biggimme Dominic Purcell, gonfio come un batrace ed altrettanto espressivo, presenza costante dell’intera pellicola e secondo indice di sicura belinata, ma soprassediamo anche qui. Torniamo a dire che The Gravedancers parte bene. Perché, direte voi? Perché almeno all’inizio illude lo spettatore di trovarsi davanti ad un horror un po’ diverso dagli altri, con gli spiriti richiamati da una danza, legati indissolubilmente a chi è stato tanto idiota da ballare sulle loro tombe e sempre più forti mano a mano che la luna si fa piena. C’è poi la curiosità di scoprire l’identità dei tre spiriti in questione e capire i diversi modi in cui perseguiteranno chi li ha richiamati, anche perché gli sceneggiatori avrebbero per le mani un bestiario mica da ridere: una moglie gelosa che ha ucciso il marito con un’ascia, un bimbo piromane e, dulcis in fundus, un vecchio giudice pervertito nel peggior senso della parola. Insomma, tutto questo potenziale da utilizzare, tutte queste aspettative che si creano, la sottile inquietudine di percepire le presenze e non vederle.. e poi bam!, parte la bufala.
Da metà film in poi, infatti, The Gravedancers sprofonda tranquillamente nella fossa dell’inguardabilità. Il motivo sta da ricercarsi non solo nelle incredibili cretinate compiute da quasi ogni personaggio presente (cretinate sulle quali poi torneremo), ma anche nella bruttezza rara degli effetti speciali. Quando, infatti, in un eccesso di sboroneria, i realizzatori decidono di mostrare le facce dei tre spiriti, ci troviamo davanti a qualcosa che è un incrocio tra un Muppet e una brutta imitazione di Zio Tibia. Il giudice, tanto quanto, si salva appena, ma la donna e il bambino sono dei pupazzi talmente orrendi che non ci si crede (quasi a livello di "sonounamarionettaiaiaoh", per intenderci), mentre l'effetto "3D" finale, col megafaccione spettrale che si scaglia contro i poveri sopravvissuti trasformandosi in mano artigliata alla bisogna fa semplicemente pietà. Stendiamo poi un velo pietoso anche sull'uomo che brucia vivo e sull'esplosione che ne segue la morte, perché credo che un ragazzino con qualsivoglia programma di grafica avrebbe fatto meglio di quanto viene mostrato in pellicola.
Passiamo ora ai personaggi e agli attori. Al di là dello spreco di uno Tchéky Karyo costretto a parlare (anche in inglese, incredibile!) come uno sboccatissimo ispettore Clouseau e il piacere, sempre e comunque, di vedere la Glory di Buffy, il casting è a dir poco pessimo. L'attrice che interpreta l'esperta di fenomeni paranormali parla come Paperino ed è quasi più irritante del suo personaggio, gli altri attori però non sono meglio: il simbolico Bigjimme non fa altro che barcamenarsi tra la moglie che ama e l'amica che vorrebbe concupirlo, senza pensare nemmeno una volta che gli strani ed inquietanti fenomeni casalinghi siano frutto della presenza di qualche poltergeist, l'amico idiota dovrebbe avere la funzione di spalla comica ma riesce solamente a deprimere ancor più lo spettatore, mentre l'amichetta un po' zoccolotta ed ex stalker da il meglio di sé solo quando viene morsa, pestata e ridotta all'impotenza dal giudice maniaco, l'unico personaggio che, effettivamente, tutela il diritto dello spettatore che vorrebbe saccagnare di botte tutti i coinvolti. Incredibili poi le trovate atte ad allungare la durata del film o a creare dubbi colpi di scena: gente che, nonostante sappia che tre persone sono in pericolo, decide di mandare a monte il rito che li salverebbe solo per avere prove dell'esistenza del paranormale, donne lasciate sole in case od ospedali nonostante ci sia un fantasma che le perseguita, lo sbattimento di scavare fosse profondissime quando poi bastano un buchetto e un po' di terra (sconsacrata, ovvio) per far finire tutto, automobili che sfondano muri ed inferriate senza farsi nemmeno un graffio, gravi ustionati che nonostante abbiamo mezza faccia ridotta come quella di Freddy Krueger riescono a salvare gli amici.... e la finisco qui o il post diventa lunghissimo e The Gravedancers non lo merita. Evitate, gente, evitate!
Di Tchéky Karyo, che interpreta Vincent Cochet, ho già parlato qui.
Mike Mendez è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come The Convent e un documentario sulla serie Masters of Horror. Anche attore, produttore e sceneggiatore, ha un film in uscita.
Dominic Purcell (vero nome Dominic Haakon Myrtvedt Purcell) interpreta Harris. Inglese, famosissimo volto della serie Prison Break, ha partecipato a film come Mission: Impossible 2, Equilibrium, Blade: Trinity e Cani di Paglia, oltre ad un episodio di Dr. House. Anche produttore ha 42 anni e sei film in uscita.
Josie Maran (vero nome Johanna Selhorst Maran) interpreta Kira. Americana, ha partecipato a film come Van Helsing e The Aviator. Ha 34 anni.
Clare Kramer (vero nome Clare Elizabeth Kramer) interpreta Allison. Attrice americana che i Buffy addicted come me ricorderanno per avere interpretato la dea Glory nella quinta stagione della serie, ha partecipato anche a film come In & Out e Le regole dell’attrazione, oltre che ad alcuni episodi di Sabrina, vita da strega, Tru Calling e Dr. House. Anche regista e sceneggiatrice, ha 38 anni e due film in uscita.
The Gravedancers doveva essere parte di una trilogia. Fortunatamente si sono fermati lì, perché francamente non c'era altro da dire su questa roba. Comunque, se doveste guardare il film e trovarlo bello, recatevi a Disneyworld, perché pare che il design degli spettri sia stato preso paro paro dalla Haunted Mansion che c'è nel parco. Detto, questo, detto tutto, BaBBa Bia! ENJOY!
Trama: dopo il funerale del loro migliore amico, tre ex compagni di liceo decidono di recarsi, nottetempo, al cimitero e rendergli omaggio a modo loro. Tratti in inganno da un poema non trovano altro di meglio da fare che mettersi a ballare, ubriachi come irlandesi, su tre tombe sconosciute, suscitando così le ire delle persone ivi sepolte…
The Gravedancers parte bene. O meglio, parte male da una parte, per colpa di una sequenza iniziale da mani nei capelli, durante la quale una povera crista viene sbatacchiata diquaeddellà (come diceva Er Piotta) da un’entità invisibile che infine la impicca. Fine dell’introduzione inutile, dimenticatela pure, andiamo avanti. Arriva poi un primo piano del simbolico Biggimme Dominic Purcell, gonfio come un batrace ed altrettanto espressivo, presenza costante dell’intera pellicola e secondo indice di sicura belinata, ma soprassediamo anche qui. Torniamo a dire che The Gravedancers parte bene. Perché, direte voi? Perché almeno all’inizio illude lo spettatore di trovarsi davanti ad un horror un po’ diverso dagli altri, con gli spiriti richiamati da una danza, legati indissolubilmente a chi è stato tanto idiota da ballare sulle loro tombe e sempre più forti mano a mano che la luna si fa piena. C’è poi la curiosità di scoprire l’identità dei tre spiriti in questione e capire i diversi modi in cui perseguiteranno chi li ha richiamati, anche perché gli sceneggiatori avrebbero per le mani un bestiario mica da ridere: una moglie gelosa che ha ucciso il marito con un’ascia, un bimbo piromane e, dulcis in fundus, un vecchio giudice pervertito nel peggior senso della parola. Insomma, tutto questo potenziale da utilizzare, tutte queste aspettative che si creano, la sottile inquietudine di percepire le presenze e non vederle.. e poi bam!, parte la bufala.
Da metà film in poi, infatti, The Gravedancers sprofonda tranquillamente nella fossa dell’inguardabilità. Il motivo sta da ricercarsi non solo nelle incredibili cretinate compiute da quasi ogni personaggio presente (cretinate sulle quali poi torneremo), ma anche nella bruttezza rara degli effetti speciali. Quando, infatti, in un eccesso di sboroneria, i realizzatori decidono di mostrare le facce dei tre spiriti, ci troviamo davanti a qualcosa che è un incrocio tra un Muppet e una brutta imitazione di Zio Tibia. Il giudice, tanto quanto, si salva appena, ma la donna e il bambino sono dei pupazzi talmente orrendi che non ci si crede (quasi a livello di "sonounamarionettaiaiaoh", per intenderci), mentre l'effetto "3D" finale, col megafaccione spettrale che si scaglia contro i poveri sopravvissuti trasformandosi in mano artigliata alla bisogna fa semplicemente pietà. Stendiamo poi un velo pietoso anche sull'uomo che brucia vivo e sull'esplosione che ne segue la morte, perché credo che un ragazzino con qualsivoglia programma di grafica avrebbe fatto meglio di quanto viene mostrato in pellicola.
Sono una marionetta ia ia oh!! |
Qui sta palesemente digerendo la peperonata della sera prima... |
Mike Mendez è il regista della pellicola. Americano, ha diretto film come The Convent e un documentario sulla serie Masters of Horror. Anche attore, produttore e sceneggiatore, ha un film in uscita.
Il regista è quello con gli occhiali. Giuro. |
Josie Maran (vero nome Johanna Selhorst Maran) interpreta Kira. Americana, ha partecipato a film come Van Helsing e The Aviator. Ha 34 anni.
Clare Kramer (vero nome Clare Elizabeth Kramer) interpreta Allison. Attrice americana che i Buffy addicted come me ricorderanno per avere interpretato la dea Glory nella quinta stagione della serie, ha partecipato anche a film come In & Out e Le regole dell’attrazione, oltre che ad alcuni episodi di Sabrina, vita da strega, Tru Calling e Dr. House. Anche regista e sceneggiatrice, ha 38 anni e due film in uscita.
The Gravedancers doveva essere parte di una trilogia. Fortunatamente si sono fermati lì, perché francamente non c'era altro da dire su questa roba. Comunque, se doveste guardare il film e trovarlo bello, recatevi a Disneyworld, perché pare che il design degli spettri sia stato preso paro paro dalla Haunted Mansion che c'è nel parco. Detto, questo, detto tutto, BaBBa Bia! ENJOY!
venerdì 20 aprile 2012
We, Bolla! del 20/04/2012
Buon venerdì a tutti! Cinematograficamente parlando è un weekend un po’ povero, ma ci sono un paio di buone notizie: innanzitutto, l’uscita italiana di Quella casa nel bosco è stata rimandata a maggio, quindi non sono costretta a bestemmiare per la sua assenza dalla programmazione settimanale, poi hanno tenuto Diaz, quindi domenica andrò quasi sicuramente a vederlo. Ma non indugiamo oltre e andiamo a scoprire quali nuovi film ha messo in cartellone il Multisala… ENJOY!
To Rome With Love
Reazione a caldo: Non me ne volere, Woody, ma non ne ho troppa voglia…
Bolla, rifletti!: chi ha letto la mia recensione di Midnight in Paris sa che Woody Allen non mi ha mai troppo entusiasmata, ma le critiche positivissime del film in questione mi avevano spinta a dargli una chance e non me ne ero affatto pentita, anzi. Però questo To Rome With Love non mi ispira troppo. Sarà per la paura di vedere l’Italia ridotta a pizza, spaghetti, mandolino e Benigni, sarà perché la trama di Midnight in Paris mi affascinava già dal trailer mentre questa non mi dice proprio nulla, sarà perché la natura stessa di film “corale” mi sa un po’ di dispersivo… insomma, sarà quel che sarà, mi sa che, come al solito, lascerò passare una settimana e leggerò qualche recensione prima di andare, eventualmente, a vederlo.
Street Dance 2 - 3D
Reazione a caldo: ussignur, sti film si moltiplicano come i Gremlins…
Bolla, rifletti!: … e come i Gremlins sono ammorbanti! Odio il genere, odio il 3D, non me ne frega nulla di vedere un branco di fighètti modaioli che si dimenano al ritmo di musica che al 90% mi fa schifo e, sinceramente, non capisco l’utilità di girare una roba simile in 3D. A questi punti, non sarebbe meglio farne una sorta di musical da portare in teatro o che so io…? Bah.
Il cinema d’élite si butta invece sul prodotto francese, con una sorta di Il grande freddo moderno di cui ho letto grandi cose.
Piccole bugie tra amici
Reazione a caldo: sicuro candidato al recupero!
Bolla, rifletti!: molto probabilmente non sarà il filmone dell’anno, ma sono altrettanto sicura che potrebbe piacermi molto perché il genere è uno dei miei preferiti. Una commedia amara, riflessiva, dove i personaggi si confrontano e tirano fuori il meglio e il peggio di loro, in maniera molto umana. E poi c’è Marion Cotillard, mica cotiche.
To Rome With Love
Reazione a caldo: Non me ne volere, Woody, ma non ne ho troppa voglia…
Bolla, rifletti!: chi ha letto la mia recensione di Midnight in Paris sa che Woody Allen non mi ha mai troppo entusiasmata, ma le critiche positivissime del film in questione mi avevano spinta a dargli una chance e non me ne ero affatto pentita, anzi. Però questo To Rome With Love non mi ispira troppo. Sarà per la paura di vedere l’Italia ridotta a pizza, spaghetti, mandolino e Benigni, sarà perché la trama di Midnight in Paris mi affascinava già dal trailer mentre questa non mi dice proprio nulla, sarà perché la natura stessa di film “corale” mi sa un po’ di dispersivo… insomma, sarà quel che sarà, mi sa che, come al solito, lascerò passare una settimana e leggerò qualche recensione prima di andare, eventualmente, a vederlo.
Street Dance 2 - 3D
Reazione a caldo: ussignur, sti film si moltiplicano come i Gremlins…
Bolla, rifletti!: … e come i Gremlins sono ammorbanti! Odio il genere, odio il 3D, non me ne frega nulla di vedere un branco di fighètti modaioli che si dimenano al ritmo di musica che al 90% mi fa schifo e, sinceramente, non capisco l’utilità di girare una roba simile in 3D. A questi punti, non sarebbe meglio farne una sorta di musical da portare in teatro o che so io…? Bah.
Il cinema d’élite si butta invece sul prodotto francese, con una sorta di Il grande freddo moderno di cui ho letto grandi cose.
Piccole bugie tra amici
Reazione a caldo: sicuro candidato al recupero!
Bolla, rifletti!: molto probabilmente non sarà il filmone dell’anno, ma sono altrettanto sicura che potrebbe piacermi molto perché il genere è uno dei miei preferiti. Una commedia amara, riflessiva, dove i personaggi si confrontano e tirano fuori il meglio e il peggio di loro, in maniera molto umana. E poi c’è Marion Cotillard, mica cotiche.
giovedì 19 aprile 2012
Birthday Girl!
Happy birthday to me!
Sì, per una volta mi autocelebro, e che diamine, alla mia veneranda età bisogna pur farlo!
E per festeggiare con tutti voi, amici, fedeli lettori e gente di passaggio, oggi prendiamo la DeLorean, ci mettiamo accanto a Doc sul sedile del passeggero e torniamo nell’aprile del 1981, per vedere cosa usciva al cinema in quel periodo… ENJOY!!
Nell'aprile 1981 la musica andava per la maggiore. Chi mi conosce sa che, tra i miei tanti irrealizzabili sogni, c'è un pellegrinaggio a Graceland con la mia migliore amica (alla quale farò da testimone, se mai si sposerà, vestita da Elvis, non da Marilyn!) solo per il gusto trash di immergersi nell'atmosfera della Leggenda del Rock e di tutti i suoi seguaci. Destino vuole che, proprio in quel periodo, oltre al documentario premio Oscar From Mao to Mozart: Isaac Stern in Concert, uscisse anche This is Elvis, pseudo documentario dedicato al Re, che mescolava immagini di repertorio a sequenze ricostruite con attori e comparse.
Passando in un ambito a me più consono, ovvero il genere horror, l'aprile del 1981 offriva dei gran pezzacci agli appassionati: mentre gli americani si godevano un capostipite del genere licantropico come L'ululato, in Italia chi poteva già connettere e andare al cinema (non io, ahimé!) aveva il privilegio di ammirare quello che per me è il film più bello di Lucio Fulci, ... e tu vivrai nel terrore - L'aldilà. Tra gli altri titoli in uscita proprio quel mese c'era anche l'imprescindibile La mano, di Oliver Stone, con un Michael Caine dall'arto mozzato e assassino, oppure Venerdì 13 parte II: L'assassino ti siede accanto: il primo Venerdì 13 dove, come ben insegna Scream, ad uccidere i poveri malcapitati è Jason Voorhes (ancora senza maschera e con un bel sacco a nascondergli la faccia).
L'aprile del 1981 era anche un momento, molto probabilmente, di pesci d'aprile. Tra i pochi titoli usciti, si trovano cose inimmaginabili come Il cavernicolo, nel quale un improbabile Ringo Starr faceva a botte con Dennis Quaid per conquistare una bella donna delle caverne, oppure una roba dal titolo Going Ape!, che vede un allora giovanissimo Danny De Vito alle prese con l'adozione di un terzetto di oranghi. Ma il bello è vedere come i fantasiosissimi adattatori italiani riuscivano a trasformare un titolo tutto sommato innocuo come The Reef in un simil - porno come Manidù - Uno squalo ribelle, un indigeno selvaggio, un fiore di ragazza. No, dico.
E ovviamente, poteva mancare IL filmone per eccellenza? Sicuramente la pellicola più cazzuta del mese era Excalibur di John Boorman, una mega coproduzione angloamericana che ha lanciato fior di attori come Helen Mirren (Morgana), Gabriel Byrne (Uther Pendragon), Liam Neeson (Gawain) e un allora sconosciuto, o quasi, Patrick Stewart (Leondegrance). Di Excalibur ho visto giusto qualche spezzone alla tv, nonostante l'argomento mi interessi moltissimo, e il motivo per cui non ho mai affrontato questo kolossal è per il timore di una pesantezza incredibile unita ad un'incredibile bellezza formale. Prima o poi sicuramente affronterò la questione, perché rimanere nell'ignoranza è brutto! Ma non per questo compleanno visto che, oltre alle ovvie feste, mi aspettano il season finale di Ringer e la terza puntata dalla meravigliosa ultima serie di Lupin, Fujiko Mine: To iu onna. Questa era pubblicità occulta e anche off topic, lo ammetto, ma se qualcuno avesse voglia di vedere questo capolavoro di animazione nipponica non avrà di che pentirsene! (anche solo per godersi la love story tra uno splendido Jigen e una donna dal nome italiano inspoilerabile)
Concludo con uno spezzone tratto dall’altro film italiano che usciva nelle sale nostrane nell’aprile del 1981… con una piccola dedica al papà, perché lo so che il molleggiato di quei tempi era il suo idolo!
Sì, per una volta mi autocelebro, e che diamine, alla mia veneranda età bisogna pur farlo!
E per festeggiare con tutti voi, amici, fedeli lettori e gente di passaggio, oggi prendiamo la DeLorean, ci mettiamo accanto a Doc sul sedile del passeggero e torniamo nell’aprile del 1981, per vedere cosa usciva al cinema in quel periodo… ENJOY!!
Nell'aprile 1981 la musica andava per la maggiore. Chi mi conosce sa che, tra i miei tanti irrealizzabili sogni, c'è un pellegrinaggio a Graceland con la mia migliore amica (alla quale farò da testimone, se mai si sposerà, vestita da Elvis, non da Marilyn!) solo per il gusto trash di immergersi nell'atmosfera della Leggenda del Rock e di tutti i suoi seguaci. Destino vuole che, proprio in quel periodo, oltre al documentario premio Oscar From Mao to Mozart: Isaac Stern in Concert, uscisse anche This is Elvis, pseudo documentario dedicato al Re, che mescolava immagini di repertorio a sequenze ricostruite con attori e comparse.
Passando in un ambito a me più consono, ovvero il genere horror, l'aprile del 1981 offriva dei gran pezzacci agli appassionati: mentre gli americani si godevano un capostipite del genere licantropico come L'ululato, in Italia chi poteva già connettere e andare al cinema (non io, ahimé!) aveva il privilegio di ammirare quello che per me è il film più bello di Lucio Fulci, ... e tu vivrai nel terrore - L'aldilà. Tra gli altri titoli in uscita proprio quel mese c'era anche l'imprescindibile La mano, di Oliver Stone, con un Michael Caine dall'arto mozzato e assassino, oppure Venerdì 13 parte II: L'assassino ti siede accanto: il primo Venerdì 13 dove, come ben insegna Scream, ad uccidere i poveri malcapitati è Jason Voorhes (ancora senza maschera e con un bel sacco a nascondergli la faccia).
L'aprile del 1981 era anche un momento, molto probabilmente, di pesci d'aprile. Tra i pochi titoli usciti, si trovano cose inimmaginabili come Il cavernicolo, nel quale un improbabile Ringo Starr faceva a botte con Dennis Quaid per conquistare una bella donna delle caverne, oppure una roba dal titolo Going Ape!, che vede un allora giovanissimo Danny De Vito alle prese con l'adozione di un terzetto di oranghi. Ma il bello è vedere come i fantasiosissimi adattatori italiani riuscivano a trasformare un titolo tutto sommato innocuo come The Reef in un simil - porno come Manidù - Uno squalo ribelle, un indigeno selvaggio, un fiore di ragazza. No, dico.
E ovviamente, poteva mancare IL filmone per eccellenza? Sicuramente la pellicola più cazzuta del mese era Excalibur di John Boorman, una mega coproduzione angloamericana che ha lanciato fior di attori come Helen Mirren (Morgana), Gabriel Byrne (Uther Pendragon), Liam Neeson (Gawain) e un allora sconosciuto, o quasi, Patrick Stewart (Leondegrance). Di Excalibur ho visto giusto qualche spezzone alla tv, nonostante l'argomento mi interessi moltissimo, e il motivo per cui non ho mai affrontato questo kolossal è per il timore di una pesantezza incredibile unita ad un'incredibile bellezza formale. Prima o poi sicuramente affronterò la questione, perché rimanere nell'ignoranza è brutto! Ma non per questo compleanno visto che, oltre alle ovvie feste, mi aspettano il season finale di Ringer e la terza puntata dalla meravigliosa ultima serie di Lupin, Fujiko Mine: To iu onna. Questa era pubblicità occulta e anche off topic, lo ammetto, ma se qualcuno avesse voglia di vedere questo capolavoro di animazione nipponica non avrà di che pentirsene! (anche solo per godersi la love story tra uno splendido Jigen e una donna dal nome italiano inspoilerabile)
Concludo con uno spezzone tratto dall’altro film italiano che usciva nelle sale nostrane nell’aprile del 1981… con una piccola dedica al papà, perché lo so che il molleggiato di quei tempi era il suo idolo!
mercoledì 18 aprile 2012
Frustrazione (1972)
Dopo essermi immersa nell’assurdo mondo di L’Abominevole Dr. Phibes, in questi giorni ho finito di vedere il suo seguito Frustrazione (Dr. Phibes Rises Again), diretto nel 1972 dal regista Robert Fuest.
Trama: dopo tre anni di “sospensione” il Dr. Phibes si risveglia e si dirige in Egitto, deciso a sfruttare le antiche arti dei Faraoni per riportare in vita l’amata moglie Victoria.
Come già qualcuno nei commenti mi aveva fatto notare, Frustrazione (orribile ed immotivato titolo italiota…) è molto inferiore a L’abominevole Dr. Phibes. Nonostante il talento visivo di Fuest rimanga pressoché inalterato, il regista questa volta non si sbizzarrisce nelle inquadrature e nelle sequenze al limite del kitsch che rendevano il capostipite un piccolo gioiello, ma lascia che la pellicola si snodi in modo piatto, poco inventivo e sfruttando anche qualche idea del primo film. Phibes, col microfono infilato nel collo, si profonde in monologhi lunghissimi, fondamentalmente tutti uguali e a tratti inutili (“Ah, Vulnavia. La tua cucina rende veramente onore al pesce”, giusto per citare una battuta messa davvero lì tanto per, ma pare che il motivo sia da ricercare nei parecchi tagli effettuati sulla sceneggiatura per motivi di budget), l’umorismo inglese viene relegato a qualche “duetto” tra il mitico ispettore Trout e il suo superiore, infine la nemesi di Phibes, un ricercatore geniale e saputello quanto lui, risulta parecchio odioso nella sua apparente infallibilità; ecco cosa succede quando alla mancanza di soldi si aggiungono le tensioni fra gli attori, visto che Price e Quarry si detestavano.
Per quanto riguarda la parte “horror” della pellicola, caschiamo maluccio anche qui. Nel primo film Phibes seguiva uno schema ben preciso ed era interessante vedere in quale modo delirante avrebbe riproposto le piaghe d’Egitto (sempre in quella terra rimaniamo, eh!) a danno delle sue malcapitate vittime. In Frustrazione, invece, il buon Dottore pare uccidere un po’ a casaccio, talvolta ispirandosi all’ambiente (il poveraccio mangiato vivo dalla sabbia, l’altro mangiato vivo dagli scorpioni, etc…), altre volte improvvisando, ma sempre senza lesinare gran dispendio di mezzi, come ventilatori e bottiglie giganti o altre simili amenità, aiutato ovviamente dalla bella Vulnavia. Che, non posso fare a meno di notare, era schiattata nel film precedente, ma all’inizio di questo si ripropone come se nulla fosse successo, pronta dopo tre anni a rispondere a un cenno del padrone; leggenda narra che la fanciulla abbia lo stesso nome di chi l’ha preceduta ma sia un’altra donna, ed effettivamente anche l’attrice che la interpreta è diversa. Ma diciamo che queste sono sottigliezze, la cosa importante è che, per una volta, il finale è decisamente inaspettato ed è, se posso dirlo, l’unico guizzo interessante dell’intera pellicola, anche perché sentire Vincent che canta Over the Rainbow mi riempie sempre il cuore. Se vi siete appassionati al primo Phibes e volete seguire il dottore in un’altra avventura cercate questo Frustrazione, altrimenti lasciate perdere e ricordate Vincent Price per altri film migliori.
Del regista Robert Fuest, Vincent Price (Dr. Phibes), Peter Jeffrey (l’ispettore Trout), Hugh Griffith (Harry Ambrose) e Peter Cushing (che compare in un cameo come capitano della nave), ho già parlato nei rispettivi link.
Robert Quarry interpreta Biederbeck. Americano, ha partecipato a film come Yorga il vampiro e dato la voce al cartoonesco demone di Evil Toons. Anche sceneggiatore e produttore, è morto nel 2009 per un attacco cardiaco, all’età di 83 anni.
Fiona Lewis, interpreta la moglie di Biederbeck, Diana. Inglese, ha partecipato a film come Per favore, non mordermi sul collo, Fury e Salto nel buio. Ha 66 anni.
Frustrazione doveva essere il secondo film di una trilogia; nell’eventuale terzo capitolo, Phibes avrebbe dovuto combattere contro i nazisti o addirittura cercare le chiavi dell’Olimpo (!!) e i titoli della pellicola erano i più disparati, roba come Phibes Resurrectus, I sette destini del Dr. Phibes o Le mogli del Dr. Phibes. Per quanto riguarda Frustrazione, invece, si era pensato di inserire nella trama un altro mostro della casa di produzione, il vampiro Conte Yorga, e farlo scontrare con Phibes; ecco quindi spiegata la presenza di Robert Quarry, l’attore che interpretava il vampiro, come nemesi del Dottore. A questi punti, sono curiosa di saperne di più su questo Conte Yorga, e penso che andrò a cercare almeno il primo film della serie. ENJOY!
Trama: dopo tre anni di “sospensione” il Dr. Phibes si risveglia e si dirige in Egitto, deciso a sfruttare le antiche arti dei Faraoni per riportare in vita l’amata moglie Victoria.
Come già qualcuno nei commenti mi aveva fatto notare, Frustrazione (orribile ed immotivato titolo italiota…) è molto inferiore a L’abominevole Dr. Phibes. Nonostante il talento visivo di Fuest rimanga pressoché inalterato, il regista questa volta non si sbizzarrisce nelle inquadrature e nelle sequenze al limite del kitsch che rendevano il capostipite un piccolo gioiello, ma lascia che la pellicola si snodi in modo piatto, poco inventivo e sfruttando anche qualche idea del primo film. Phibes, col microfono infilato nel collo, si profonde in monologhi lunghissimi, fondamentalmente tutti uguali e a tratti inutili (“Ah, Vulnavia. La tua cucina rende veramente onore al pesce”, giusto per citare una battuta messa davvero lì tanto per, ma pare che il motivo sia da ricercare nei parecchi tagli effettuati sulla sceneggiatura per motivi di budget), l’umorismo inglese viene relegato a qualche “duetto” tra il mitico ispettore Trout e il suo superiore, infine la nemesi di Phibes, un ricercatore geniale e saputello quanto lui, risulta parecchio odioso nella sua apparente infallibilità; ecco cosa succede quando alla mancanza di soldi si aggiungono le tensioni fra gli attori, visto che Price e Quarry si detestavano.
Per quanto riguarda la parte “horror” della pellicola, caschiamo maluccio anche qui. Nel primo film Phibes seguiva uno schema ben preciso ed era interessante vedere in quale modo delirante avrebbe riproposto le piaghe d’Egitto (sempre in quella terra rimaniamo, eh!) a danno delle sue malcapitate vittime. In Frustrazione, invece, il buon Dottore pare uccidere un po’ a casaccio, talvolta ispirandosi all’ambiente (il poveraccio mangiato vivo dalla sabbia, l’altro mangiato vivo dagli scorpioni, etc…), altre volte improvvisando, ma sempre senza lesinare gran dispendio di mezzi, come ventilatori e bottiglie giganti o altre simili amenità, aiutato ovviamente dalla bella Vulnavia. Che, non posso fare a meno di notare, era schiattata nel film precedente, ma all’inizio di questo si ripropone come se nulla fosse successo, pronta dopo tre anni a rispondere a un cenno del padrone; leggenda narra che la fanciulla abbia lo stesso nome di chi l’ha preceduta ma sia un’altra donna, ed effettivamente anche l’attrice che la interpreta è diversa. Ma diciamo che queste sono sottigliezze, la cosa importante è che, per una volta, il finale è decisamente inaspettato ed è, se posso dirlo, l’unico guizzo interessante dell’intera pellicola, anche perché sentire Vincent che canta Over the Rainbow mi riempie sempre il cuore. Se vi siete appassionati al primo Phibes e volete seguire il dottore in un’altra avventura cercate questo Frustrazione, altrimenti lasciate perdere e ricordate Vincent Price per altri film migliori.
Del regista Robert Fuest, Vincent Price (Dr. Phibes), Peter Jeffrey (l’ispettore Trout), Hugh Griffith (Harry Ambrose) e Peter Cushing (che compare in un cameo come capitano della nave), ho già parlato nei rispettivi link.
Robert Quarry interpreta Biederbeck. Americano, ha partecipato a film come Yorga il vampiro e dato la voce al cartoonesco demone di Evil Toons. Anche sceneggiatore e produttore, è morto nel 2009 per un attacco cardiaco, all’età di 83 anni.
Fiona Lewis, interpreta la moglie di Biederbeck, Diana. Inglese, ha partecipato a film come Per favore, non mordermi sul collo, Fury e Salto nel buio. Ha 66 anni.
Frustrazione doveva essere il secondo film di una trilogia; nell’eventuale terzo capitolo, Phibes avrebbe dovuto combattere contro i nazisti o addirittura cercare le chiavi dell’Olimpo (!!) e i titoli della pellicola erano i più disparati, roba come Phibes Resurrectus, I sette destini del Dr. Phibes o Le mogli del Dr. Phibes. Per quanto riguarda Frustrazione, invece, si era pensato di inserire nella trama un altro mostro della casa di produzione, il vampiro Conte Yorga, e farlo scontrare con Phibes; ecco quindi spiegata la presenza di Robert Quarry, l’attore che interpretava il vampiro, come nemesi del Dottore. A questi punti, sono curiosa di saperne di più su questo Conte Yorga, e penso che andrò a cercare almeno il primo film della serie. ENJOY!