Pagine

martedì 11 settembre 2012

Prowl (2010)

Nonostante la mia folle idea di proseguire nella visione delle pellicole targate After Dark mi riservi spesso delle brutte sorprese, questa volta mi è andata bene e devo dire che il film Prowl, diretto nel 2010 dal regista Patrik Syversen, è stato un’esperienza piacevole.


Trama: una ragazza decide di scappare dal mediocre paesino in cui vive per tentare la fortuna a Chicago. Gli amici si offrono di accompagnarla a pagare l’anticipo per l’appartamento, ma qualcosa va storto e i nostri sono costretti a chiedere un passaggio a un camionista. Ovviamente, per loro sarà l’inizio di un incubo…


Chiariamo subito la questione: Prowl non è un film innovativo né un capolavoro del genere horror, però si lascia guardare ed è molto dinamico. Gli sceneggiatori si sono serviti di un canovaccio usato ormai così tante volte da essere frusto (poveri fanciulli persi sulle strade USA e ingannati dal primo camionista redneck e maniaco di turno…), ma come spesso accade la commistione di generi paga e l’idea di aggiungere l’incognita dei vampiri a questa storia ormai vista mille volte dà origine a un prodotto quantomeno dignitoso. Anche il prologo lunghetto che precede gli eventi è interessante; i protagonisti sono ovviamente la solita accozzaglia di carne da macello di cui nessuno potrebbe sentire la mancanza, ma almeno gli sceneggiatori tratteggiano le motivazioni della protagonista, donano un briciolo di personalità ai coinvolti e provano almeno a spiegare allo spettatore le dinamiche che tengono assieme il gruppo, oltre a renderci assolutamente partecipi e convinti della scelta dell’eroina di portare via le balle dall’orrendo paesino (la madre ubriaca che, nel dormiveglia, le dice con un tatto incredibile di essere contenta… di averla adottata!! La faccia della protagonista in quel momento è da primato…). Qua e là, poi, vengono inserite le immagini di quelli che parrebbero flashback, incubi o visioni, che forniscono allo spettatore attento e scafato degli indizi su quello che poi sarà il colpo di scena clou dell’intera vicenda.


Per quanto riguarda l’aspetto prettamente horror della pellicola, gli amanti del genere non potranno proprio lamentarsi. Già a partire dalle sequenze girate all’interno del camion il regista e lo sceneggiatore costruiscono un crescendo di tensione che si sfogherà nella maniera più splatter e brutale all’interno del magazzino abbandonato dove vengono condotti i protagonisti; non mancano teste ed arti mozzati, sangue a secchiate e, soprattutto, non mancano tensione e un senso di imminente e costante pericolo. Il makeup dei vampiri non lascia spazio a tratti romantici o vagamente umani, anzi ricorda molto quello di 30 giorni di buio, con questi esseri dagli occhi completamente neri che saltano come Hulk e strisciano sui muri come un branco di blatte troppo cresciute, inoltre non è male l’idea di mostrare una sorta di “scuola” dove i giovani vampiri vengono introdotti all’arte della caccia e lasciati liberi di ingegnarsi da soli (d’altronde, to prowl significa letteralmente “vagare in cerca di prede”). Le ambientazioni del magazzino e della fabbrica abbandonata, poi, sono molto suggestive e ideali per fornire miriadi di nascondigli ai cacciatori, con conseguente aumento dell’ansia dello spettatore.


“Ma come, è un prodotto dell’Afterdark! Possibile che non ci sia nemmeno un difetto, nemmeno uno piccolo piccolo?”. E un momento, branco di cutrettole, ci arrivo! Il difetto, cari miei, sta proprio nel colpo di scena finale che, ovviamente, non vi rivelo… sappiate solo che dopo quasi ottanta minuti di film “serio” questa rivelazione che cade dall’alto all’improvviso fa lo stesso effetto di uno strappo ad altezza chiappe sul costume di un impeccabile ginnasta, una tavanata galattica che, purtroppo, inficia anche il valore del finale. Peccato perché, senza quella nota “sborona” e quello spiegone francamente improponibile che la maestra Veronica rifila alla protagonista nel momento topico della pellicola, Prowl avrebbe potuto diventare un vero gioiello. A maggior ragione, comunque, vi consiglio di guardarlo perché è uno dei pochi horror recenti ad essermi piaciuto e che è riuscito a regalarmi qualche momento di vero godimento splatter!

Patrik Syversen è il regista della pellicola. Norvegese, ha diretto altri tre film che tuttavia non conosco. Anche sceneggiatore e produttore, al momento sta girando alcuni episodi di una serie televisiva.


Bruce Payne interpreta il camionista Bernard. Inglese, ha partecipato a film come Nei panni di una bionda e a serie come Nikita e Streghe. Anche produttore, ha 54 anni e due film in uscita.


Per quanto riguarda i giovani attori che interpretano il gruppo di povere e sfortunate vittime, Ruta Gedmintas (Suzy) è comparsa nelle serie The Tudors e The Borgias, mentre la protagonista Courtney Hope (Amber) ha partecipato ad episodi di Walker Texas Ranger, Grey’s Anatomy, CSI: Miami e Criminal Minds. E per questa volta è davvero tutto… ENJOY!

8 commenti:

  1. un after dark decente?
    incredibile!
    la tua strategia di dar loro fiducia finalmente sta ripagando.. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E tieniti forte perché tra qualche giorno ne posterò un'altra di recensione positiva! o__O
      IncrediBBoli.
      Poi spero però di averli finiti, eccheccavolo.

      Elimina
  2. film che ho già in rampa di lancio!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Bene, allora poi fammi sapere cosa ne pensi che sono curiosa!

      Elimina
  3. Meritevole pellicola. Un tocco diverso dalla AD...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Concordo.
      E non mi è affatto dispiaciuto nemmeno Seconds Apart, che presto recensirò.

      Elimina
    2. Si, non male... però non a questi livelli. Però sai che seconds apart non me lo ricordo mica bene, eh? Devo riprenderlo... :=

      Elimina
    3. Era rallentato da una sottotrama banale, ma i pezzi relativi ai due gemellini mettevano i brividi!

      Elimina