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venerdì 14 marzo 2014

Little Miss Sunshine (2006)

Dopo qualche anno ho deciso di rivedere il bellissimo Little Miss Sunshine, diretto nel 2006 dai registi Jonathan Dayton e Valerie Faris e vincitore di due premi Oscar, uno per la miglior sceneggiatura originale e uno per Alan Arkin come miglior attore non protagonista.


Trama: la famiglia Hoover si imbarca in un viaggio "della speranza" per accompagnare la piccola Olive al concorso Little Miss Sunshine. Le disavventure, neanche a dirlo, non mancheranno...


Se c'è un film che adoro, in grado di divertirmi e commuovermi allo stesso tempo, questo è Little Miss Sunshine. A pensarci bene, il mio amore è assurdo perché i protagonisti della pellicola, un branco di nevrotici disadattati, avrebbero tutte le carte in regola per farmi imbestialire, per non parlare poi del fatto che lo zio è interpretato da un attore che notoriamente non sopporto come Steve Carell. E invece quest'apologia del loser è semplicemente splendida proprio per il modo in cui i personaggi si compensano naturalmente nei pregi e nei difetti, per come ognuno di loro riesce ad apportare un sostegno fondamentale alla fragilissima famiglia Hoover e per i valori che la pellicola trasmette senza pedanteria né didascalismo. Effettivamente, non servono troppi giri di parole quando si hanno davanti i semplici gesti, la spontaneità e la tenerezza della piccola Olive, vero motore dell'intera vicenda e mossa da un sogno grandioso ed impossibile: diventare Little Miss Sunshine. Occhialuta, paffutella e decisamente poco aggraziata, la piccoletta non avrebbe una sola chance di vincere (e, povera pulcina, sotto sotto ne è consapevole), ma chissenefrega. Come al solito, non è l'obiettivo che conta, ma il viaggio (letterale e figurato), perché il vero perdente è colui che rinuncia subito all'impresa, non quello che fallisce dopo averci provato e questo semplice concetto si inculcherà nelle menti di ogni membro della famiglia, ognuno dotato di un desiderio impossibile da realizzare e per questo costantemente triste, frustrato e, peggio, incapace di cercare sostegno all'interno del nucleo familiare.


Il difficile viaggio "interiore" degli Hoover si rispecchia in un'odissea a bordo di un furgoncino Volkswagen ormai pronto per la rottamazione, scassato e logorato come i suoi padroni, che sono costretti così non solo a condividere a lungo uno spazio ristretto ma anche a collaborare fisicamente per riuscire a far sì che almeno Olive non diventi disillusa come tutti i suoi familiari. Purtroppo per la piccina, la compagnia non è delle migliori. Nonno Edwin rappresenta il lato "umano" della famiglia ed è sicuramente l'unico ad essersi vissuto la vita senza troppe pippe mentali ma ha deciso di passare la vecchiaia sniffando cocaina, papà Richard tiene corsi sul successo e vive seguendo i propri freddi dettami ma è un fallito di prim'ordine, mamma Sheryl è una pessima casalinga già al secondo matrimonio, il fratellastro Dwayne ha deciso di non parlare finché non riuscirà ad essere ammesso all'accademia di volo e, infine, zio Frank è uno studioso gay dalle tendenze suicide. Tra tutti, Olive è la persona più normale (forse perché è ancora piccina) ma purtroppo il suo sogno è interamente proettato verso un orrore tutto americano fatto di bimbe appena in grado di camminare e già truccate e vestite come le peggio baldracche, gettate a calci sui palcoscenici da genitori affamati di soldi e successo e, poverelle, sicuramente destinate a diventare delle oche decerebrate ed inchiattite che imporranno alle figlie lo stesso amaro destino. Quando l'innocenza e l'allegria dell'infanzia incontreranno questo orrido mondo fatto di regole, lustrini e zoccolette in miniatura gli Hoover si accorgeranno che la normalità è relativa... e che, per loro, c'è ancora speranza, in barba all'incertezza del futuro.


I registi Jonathan Dayton e Valerie Faris raccontano questa incredibile piccola storia immergendo i personaggi in un universo fatto di colori vivaci e tipici paesaggi americani; come se fossero la versione ancor più indie di Wes Anderson i due prestano un'attenzione incredibile agli abiti indossati dai personaggi (si vedano le buffe mise di Olive) e, ovviamente, al loro meraviglioso furgone, membro della famiglia tanto quanto gli esseri umani. Gli attori sono tutti perfetti e tratteggiano i protagonisti con incredibile sensibilità: Alan Arkin si è portato a casa un meritatissimo Oscar come miglior attore non protagonista perché nonno Edwin è un mattatore di prim'ordine e una presenza fondamentale (Granpa, am I pretty? You're the most beautiful girl in the world), ma i miei preferiti sono, neanche a dirlo, la tenerissima Abigail Breslin, il malinconico Steve Carell e il povero Paul Dano che, durante la terribile sfuriata dentro il furgone, spezza davvero il cuore per il realismo con cui reagisce davanti all'ennesimo sogno infranto. Fondamentale anche la colonna sonora, indispensabile per conferire al film un'atmosfera leggera e allo stesso tempo profonda, per non parlare poi dell'esilarante numero musicale finale sulle note di Super Freak, in grado di diventare in tempo zero una delle scene cult del cinema americano. Insomma, se non avete mai visto Little Miss Sunshine siete ancora in tempo, non perdetevi assolutamente un gioiellino come questo!!


Di Abigail Breslin (Olive Hoover), Greg Kinnear (Richard Hoover), Paul Dano (Dwayne), Alan Arkin (Edwin Hoover), Toni Collette (Sheryl Hoover), Steve Carell (Frank Ginsberg) e Bryan Cranston (Stan Grossman) ho già parlato ai rispettivi link.

Jonathan Dayton e Valerie Faris sono i registi della pellicola. Americani, marito e moglie, hanno diretto parecchi video e il film Ruby Sparks. Anche produttori e sceneggiatori, lui ha 57 anni, lei 56 ed entrambi hanno due film in uscita.


Tra gli altri attori segnalo la comparsata di Dean Norris (Barbie did it!!) nei panni dello sbirro che ferma i protagonisti in autostrada. Nonostante tutto il bene che voglio a Carell per questo film mi chiedo come sarebbe stato Frank se l'avessero interpretato Bill Murray, che era la prima scelta dei produttori, oppure la "seconda scelta" Robin Williams! Oltre a questo, sappiate che Little Miss Sunshine ha ben quattro finali alternativi, tutti contenuti anche nel DVD italiano che ho io: uno in cui la famiglia riunita brinda alla memoria del nonno e tre in cui, in un modo o nell'altro, i protagonisti fuggono dopo aver rubato l'ambito trofeo. Per concludere, se Little Miss Sunshine vi fosse piaciuto, infine, consiglierei la visione di A proposito di Schmidt, Il treno per il Darjeeling e Le avventure acquatiche di Steve Zissou. ENJOY!

18 commenti:

  1. Inutile dire che sottoscrivo ogni parola.
    Film più che mitico.

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    1. Eh sì. Ricordavo un tuo enorme aMMore per la Little Miss. E presto arriverà anche il Drugo :)

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  2. Rivisto poco tempo fa (beccato per caso in TV) ho continuato a trovarlo un film delizioso.
    E Steve Carrell - che come te non amo particolarmente - qua è davvero notevole. Su Alan Arking non c'è bisogno di dire nulla, invece.

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  3. Amore più che infinito per questo film, e mi unisco al coro dei non amanti di Carrel, non lo sono manco io, ma qui ci sa fare eccome!

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    1. Forse perché Carrel deve svicolarsi da ruoli di meenchione e buttarsi su quelli un po' più profondi, gli riuscirebbe meglio :)

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  4. Che filmone!
    Ricordo che quando lo vidi avevo 18 anni e di cinema non capivo un ciufolo.
    Non volevo andare al cinema a vederlo per nessun motivo.
    Dicevo:"Dai che tanto sarà il film che si spareranno gratis al cineforum tra qualche mese!"
    Uscito dalla sala volevo tornare a rivederlo.
    Cavolo: è una delle migliore commedie intelligenti di sempre!

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  5. Bellissimo e commovente, una piccola perla!

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  6. nun me tocca astevve eh! Carrel è sempre perfetto :)
    Straordinaria commedia,davvero!

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  7. Peccato! Forse è giunto il momento di recuperarlo :P

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  8. lo devo rivedere anche io questo film :)

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  9. Molto bello. Mi sono stupita del fatto che Carell, solitamente interprete di commedie, abbia, secondo me, reso così bene in un ruolo del genere.

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    1. Carell qui è semplicemente perfetto, come tutti gli altri attori del resto... servirebbero più film così! :)

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