Pagine

domenica 27 novembre 2016

Robert Altman Day - Gosford Park (2001)


Dopo una lunghissima pausa è arrivata Alessandra di Director's Cult a tirare fuori da letargico torpore il F.I.C.A., gruppetto di blogger sempre pronti ad unirsi per celebrare registi, attori e Cinema in generale. Oggi tocca a Robert Altman, a dieci anni dalla sua morte, finire sotto i riflettori e io ho scelto di riguardare un film che non vedevo dal lontano 2001, Gosford Park, premiato con l'Oscar per la miglior sceneggiatura originale. ENJOY!


Trama: a Gosford Park, tenuta dell'opulenta famiglia McCordle, si riuniscono per un weekend tutti i più alti esponenti del parentado e qualche ospite più o meno illustre, oltre ai membri della relativa servitù. Tra una battuta di caccia e un pettegolezzo ci scapperà anche il morto...



Prima di cominciare il post, l'inevitabile premessa: di Altman avrò visto sì e no un paio di film, ovvero l'adorato M.A.S.H. e il bellissimo America oggi, con qualche spezzone di Popeye - Braccio di ferro da bambina. Ciò che ho guardato di suo mi è piaciuto ma non ho mai elevato il regista americano a feticcio, conseguentemente non mi sono mai documentata molto in merito, nemmeno ai tempi dell'università quando, per svariati motivi, mi è capitato di recuperare le pellicole di cui sopra e, ovviamente, Gosford Park. Visto al cinema, per inciso, non perché diretto da Altman ma semplicemente in quanto ambientato in un'Inghilterra affascinante, fatta di Ladyships e Lordships, dove la divisione tra chi sta al piano di sopra (i padroni) e chi in quello di sotto (i servi) è netta ma permeabile. Sì, lo ammetto, le ambientazioni alla Downton Abbey (che, secondo le intenzioni dello sceneggiatore Julian Fellowes, avrebbe dovuto essere uno spin-off del film poi ha preso tutta un'altra direzione) mi sono sempre piaciute tantissimo e il piglio tra il serio e il faceto con cui Altman ha scelto di affrontare questo ambiente probabilmente a lui sconosciuto è talmente interessante che le due ore e passa di film volano via come fossero mezza. Che poi, in soldoni, Gosford Park è un film fatto "di nulla", all'interno del quale l'unico evento davvero degno di nota è l'omicidio di uno dei protagonisti con conseguente investigazione; eppure, nonostante il fulcro dell'azione sia un delitto, chiunque capirebbe che Altman e compagnia non erano interessati a girare un giallo, quanto piuttosto un "documentario" antropologico imperniato sui rapporti tra servitù e padroni, su due microcosmi separati giusto da una rampa di scale. Logorroico e difficile da seguire, Gosford Park immerge subito lo spettatore in un intrico di parentele, nomi e legami dati per scontati ma che si chiariscono solo mano a mano che la pellicola prosegue, e che costringe a mettersi nei panni del servo che raccoglie spizzichi e bocconi di conversazioni per mettere insieme un quadro generale il più possibile esaustivo e, neanche a dirlo, succulento. Inutile fare domande dirette come il povero ispettore Thompson: in Gosford Park ogni informazione passa attraverso l'attenta e silenziosa osservazione, attraverso il rapporto privilegiato tra padroni e valletti personali, fatto di un amore/odio comprensibile soltanto da chi lo vive quotidianamente sulla propria pelle, attraverso riti e consuetudini che sicuramente a noi risultano ridicoli ma comunque imprescindibili per quel tipo di società.


Spinta dalla necessità di riuscire a cogliere anche il più piccolo sussurro e il più sottile degli sguardi indiscreti, la cinepresa di Altman si sdoppia e non sta mai ferma, sguscia dietro porte socchiuse e diventa parte integrante del fermento presente a Gosford Park in un weekend particolarmente difficile, soffermandosi sui mille lavori in cui sono impegnati cuochi, valletti, camerieri ed autisti e non liquidando alcun gesto come inutile o superfluo, neppure quelli dei nobili indolenti. E le emozioni, in tutto questo? In un mondo severamente regolato come quello di Gosford Park l'emotività è di norma riservata agli aristocratici, che la trasformano in un teatrino con il quale è difficile empatizzare. La sofferenza, quella vera in quanto costretta a rimanere celata, è prerogativa di quella servitù tanto disprezzata quanto necessaria, al punto che le scappatelle notturne si sprecano, come se i padroni cercassero disperatamente qualcosa di "reale" a cui appigliarsi al di là dei freddi rapporti tra pari. E' per questo che Gosford Park trova il suo punto di forza principalmente negli attori, sia nei grandi nomi capaci di mangiare la scena con poche battute che nelle semplici comparse, ancora più genuine ed indispensabili in un film corale come questo. Nella miriade di attoroni che popolano i due piani di Gosford Park ce ne sono alcuni che hanno catturato particolarmente la mia attenzione e che reputo degni di menzione, fermo restando che tutti i coinvolti avrebbero meritato l'Oscar. Cominciamo con sua maestà Maggie Smith, un concentrato di wit, cattiveria, taccagneria e sguardi fulminanti, la vecchia carampana che neppure il capofamiglia vuole avere accanto durante il pranzo, e continuiamo scendendo al piano inferiore, dove si nascondono le vere perle: l'impacciata ma decisa Kelly MacDonald, la compassata Helen Mirren, la magnetica Emily Watson, il miserevole Alan Bates e quella faccia da schiaffi di Richard E. Grant che come servo farebbe venire i brividi persino a Tim Curry sono gli attori che mi hanno colpita più di tutti ma probabilmente l'elenco cambierebbe a seconda dello spettatore, tanto non ce n'è uno che sia meno che bravissimo. In conclusione sono dunque felicissima di aver riguardato Gosford Park e di averlo finalmente potuto vedere in inglese, che persino nel 2001 avevo capito quanto più potente sarebbe stato un film simile in lingua originale, quindi grazie Robert Altman per questo particolarissimo esperimento cinematografico!

Robert Altman ha già fatto capolino sul Bollalmanacco col suo M.A.S.H., racconto anti-militare zeppo di humour nero.


I miei compagni di ventura hanno invece partorito questi post, che vi consiglio di leggere:

Director's Cult - I protagonisti
Non c'è paragone - Nashville
Solaris - Radio America
White Russian - I compari



18 commenti:

  1. QUeste giornate devono essere anche l'occasione di recuperare: io di Altman fino ad ora non avevo visto nulla, ma di questo film avevo sentito parlare. Spero un giorno di riuscire a vederlo!

    Buon Altman day!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io avevo visto ben poca roba, infatti molti dei vostri post li commenterò con un "recupererò!" XD

      Elimina
  2. Credo che nessun altro come Altman abbia saputo utilizzare al cinema i cast "collettivi", pieni zeppi di protagonisti e tutti funzionali alla storia. Quello che per altri registi sarebbe un problema (ovvero mettere tutti d'accordo) per lui era ricchezza... e questo film ne è un degno esempio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Assolutamente. Sembra di vedere l'esibizione di un'orchestra, non c'è un solo elemento fuori posto :)

      Elimina
  3. A me aveva colpito particolarmente Clive Owen invece ! :-D
    Altman fa Le regole del gioco a modo suo. Con questo Day e scrivendo la mia, mi da l'impressione che Altman amava alla follia il cinema (soprattutto quello 'vintage'), odiava il sistema e voleva rileggere il cinema a modo suo, riuscendo a creare film così belli nella loro coralità (Maggie Smith è fa-vo-lo-sa!). Avrebbe meritato l'Oscar, ma a quanto pare aveva criticato l'Academy e per ripicca non l'avevano fatto vincere. Idioti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mah, Clive Owen è un gran fico ma quanto ad interpretazione ho preferito altri :)
      Idioti sì, che Gosford Park avrebbe meritato ben più di un Oscar per la sceneggiatura!

      Elimina
  4. Non uno dei miei Altman preferiti, ma di certo ricco di fascino e traboccante bravura.

    RispondiElimina
  5. Complimenti per l'iniziativa ... anche per me, non si tratta dell'Altman preferito, ma sempre su alti livelli.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Secondo me ogni film di Altman è di alto livello :)

      Elimina
  6. Io purtroppo non essendo proprio un cinefilo professionista non ho partecipato soprattutto perché non conosco Altman, a parte ovviamente qualche film, e quindi niente, comunque bella iniziativa dopo mesi di buio...per quanto riguarda questo film invece, secondo me è il migliore, e quello che più ricordo ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma dai, chi di noi è cinefilo professionista? Se non si conosce un regista o un attore secondo me queste sono ottime occasioni per mettersi alla prova e documentarsi :D

      Elimina
  7. Eccomi! Scusa se commento solo ora, ma ieri mi trovato ad animare un giornata di gioco XD
    Allora... mi dispiace dirlo, ma questa è una delle questa è una delle pellicole che mi manca XD
    Però non ti nego che ne ho sentito parlare, beh mi tocca recuperare

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Perché ti scusi! Animare una giornata di gioco è una figata, altroché!
      Dai che appena hai 2 ore libere puoi guardare Gosford Park :P

      Elimina
  8. Manco io ho mai approfondito Altman, però questo credo sia l'unico suo che ho visto. Mi era piaciuto molto proprio per l'ambientazione :D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L'ambientazione è splendida tanto quanto il modo in cui il regista si insinua in questa società chiusa ed impenetrabile! :D

      Elimina
  9. Io ho visto solo M.A.S.H. e America oggi, credo che questo potrebbe piacermi molto!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, ne sono convintissima!! Guardalo perché è davvero splendido!

      Elimina