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mercoledì 7 giugno 2017

War Machine (2017)

Attirata dai martellanti cartelloni pubblicitari sparsi in tutta Roma, durante il viaggio di ritorno dal weekend nella Capitale ho guardato l'ultima produzione Netflix, ovvero War Machine, diretto e co-sceneggiato dal regista David Michôd partendo dal libro The Operators, del giornalista Michael Hastings.


Trama: al generale Glen McMahon viene ceduto il comando delle operazioni che dovrebbero portare alla conclusione del coinvolgimento americano nella guerra in Afghanistan ma il militare non è disposto a ritirarsi senza combattere...


Ci vuole un po' di preparazione psicologica ad affrontare questo filmazzo di due ore prodotto e interpretato da Brad Pitt, nemmeno fosse uno one man show dell'ex Signor Jolie. Innanzitutto, serve un cervello riposato perché War Machine, tratto da un articolo del Rolling Stone diventato poi un libro di non-fiction, è molto logorroico e zeppo di nomi propri, di luoghi e di persona, oltre che di moltissime nozioni interessanti capaci di far sentire l'occidentale medio in generale e l'americano in particolare piccino picciò; io, che riposata non ero, mi sono addormentata dopo venti minuti ma dopo un sonno ristoratore di un'ora ho ripreso prontamente la visione della pellicola, uscendone soddisfatta. La mia soddisfazione potrebbe però non riscuotere consensi e comprendo da sola che War Machine ha mille difetti, non ultimo un'abbondanza di tempi morti che potrebbe scoraggiare più di uno spettatore e una lunghezza che avrebbe giovato di qualche taglio qui e là ma è anche indubbio che War Machine offre la possibilità alla persona comune di gettare uno sguardo oltre l'informazione di TG e giornali e cominciare a scorgere la punta dell'iceberg di tutta la merda che si cela sotto guerre come quella in Afghanistan, il che per me è un valore aggiunto. Il punto di vista adottato dal film è quello della voce narrante di Sean Cullen, giornalista freelance incaricato di seguire le operazioni del generale Glen McMahon, ultimo di una lunga lista di comandanti in campo ai quali è stato chiesto di gestire la guerra in Afghanistan (modellato sul generale ormai in congedo Stanley McChrystal, sputtanato proprio dall'articolo di Rolling Stones scritto da Michael Hastings) e uomo tutto d'un pezzo, una macchina da guerra fermamente convinta di essere l'unica persona in grado di sbrogliare una matassa impossibile da districare e vincere così il conflitto, riuscendo dove altri "sfigati" hanno fallito. Le convinzioni di McMahon e la natura della guerra in Afghanistan, "cercata" dagli USA e considerata come un aiuto verso popolazioni che non lo avevano chiesto, vengono messe alla berlina dal giornalista e conseguentemente rese in tutta la loro follia, risultando in un insieme di situazioni al limite del paradossale vissute da persone che parrebbero delle caricature e invece sono tristemente vicine ai loro modelli reali.


Il fulcro di tutto è la natura alienata (e alienante) di un uomo che ha conosciuto solo la guerra, che ragiona per regole autoimposte e con l'unico obiettivo di vincere, incapace di capire come muoversi nel mondo reale e, conseguentemente, anche di contestualizzare il tessuto sociale dei Paesi in cui viene a trovarsi; i confronti con il presidente interpretato da Ben Kingsley (una figura patetica ma fondamentale), con la moglie e con la politica tedesca sono emblematici del modo tutto americano di affrontare le cose senza pensare alle conseguenze o a ciò che è stato prima, cosa che porta conseguentemente all'impossibilità di spiegare i motivi di determinate scelte e a una sordità nei confronti dei bisogni altrui. La logorrea di War Machine acquista così un nuovo significato, in quanto la guerra, la propaganda, persino la cosiddetta informazione non sono altro che aria fritta utilizzata per confondere le masse e fornire vuote giustificazioni a chi non smette di fare danni pur con le migliore intenzioni. Glen McMahon, nonostante l'alta opinione di sé malcelata da un'umiltà ipocrita, non è che uno dei tanti militari usati come carne da cannone e da eroe di guerra diventerà lo stupido, arrogante capro espiatorio di un intero sistema sbagliato che probabilmente non cesserà mai di esistere ed è questo l'amaro concetto che traspare dalla satira di War Machine. Certo, il "cuore" del film va scovato sotto una parata di volti famosissimi e un approccio che ricorda molto i film prodotti dai Coen e soprattutto da Soderbergh, che è un modo di fare cinema a mio avviso più improntato sulla forma che sul contenuto e può piacere o meno; dal canto suo, Brad Pitt ha scelto di interpretare McMahon come un Braccio di ferro perennemente incazzato (secondo me quest'uomo non riesce a liberarsi dal fantasma di Aldo Rayne così come Johnny Depp non riesce a scrollarsi di dosso quello di Jack Sparrow) e la sua presenza scenica si impone sul resto del cast fino a fare scomparire caratteristi e attori blasonati anche ottimi, il che mi ha fatto un po' storcere il naso ma, in generale, War Machine mi è piaciuto e lo consiglio, soprattutto se avete un abbonamento Netflix da sfruttare.


Di Brad Pitt (Generale Glen McMahon), John Magaro (Cory Staggart), Anthony Michael Hall (Greg Pulver), Topher Grace (Matt Little), Lakeith Stanfield (Caporale Billy Cole), Ben Kingsley (Presidente Karzai), Meg Tilly( Jeannie McMahon), Griffin Dunne (Ray Canucci), Scoot McNairy (Sean Cullen), Tilda Swinton (Politica tedesca) e Russell Crowe (Bob White) ho già parlato ai rispettivi link.

David Michôd è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Australiano, ha diretto film come Animal Kingdom e The Rover. Anche produttore e attore, ha 45 anni.


Alan Ruck interpreta Pat McKinnon. Americano, ha partecipato a film come Una pazza giornata di vacanza, In fuga per tre, Speed, Twister, E venne il giorno e a serie quali I racconti della cripta, Oltre i limiti, Innamorati pazzi, Scrubs, Medium, Ghost Whisperer, CSI: Miami, CSI - Scena del crimine, Numb3rs e The Exorcist. Ha 61 anni e tre film in uscita.


Se War Machine vi fosse piaciuto recuperate M.A.S.H. ENJOY!

8 commenti:

  1. anche io sono crollato dopo venti minuti... sarà un caso? :-)

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    1. Io avevo la scusa di un weekend praticamente insonne, non so. Una volta ripresa l'ho portato a termine in scioltezza :P

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  2. Ma Bra Pitt si sta trasformando in George Clooney? Del piano fisico parlo :S

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    1. Effettivamente stanno cominciando pericolosamente ad assomigliarsi!

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  3. Da una parte lo consigli, dall'altra però si sente una certa notevole pesantezza nella visione...
    Quindi mi sa che per il momento lo lascio tra i "forse lo vedrò, ma non garantisco". ;)

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    1. Sai qual'è il problema? Che è uno di quei film che o ti catturano all'inizio per argomento e stile o non c'è speranza che si risollevino, perché non cambiano di una virgola. Quindi bisogna essere predisposti. Probabilmente a te, visti i film che ti sono piaciuti, non lo consiglierei!

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  4. Interessantissimo, ma da vedere nel momento giusto (tipo dopo una buona dose di caffeina).

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