Pagine

mercoledì 1 novembre 2017

Vittoria e Abdul (2017)

Nonostante l'uscita di Thor: Ragnarok, lunedì ho scelto di andare a vedere Vittoria e Abdul (Victoria and Abdul), diretto dal regista Stephen Frears e tratto dal libro omonimo di Shrabani Basu.


Trama: negli ultimi anni del regno della regina Vittoria, la corte viene sconvolta dall'amicizia tra la sovrana e Abdul, scrivano indiano di religione mussulmana.


Il motivo principale per cui sono andata a vedere Vittoria e Abdul, a parte l'essere una vecchia carampana con una passione per i film in costume ambientati possibilmente nell'Inghilterra vittoriana, è stato la presenza di Judi Dench. Dal trailer, il ritratto della Regina realizzato dall'attrice dava l'idea di una Vittoria imperfetta, anziana, malinconica e disperata oltre che forte e altera e non sono rimasta delusa, per fortuna. L'umanità instillata dall'attrice in un'icona della storia mondiale è sicuramente il merito principale del film, nel corso del quale si arriva a provare un'enorme simpatia nei confronti di Vittoria, persino in barba alla consapevolezza di avere davanti il capo di un impero che ha fatto più danni del colera, soprattutto in India. L'unico timore era quello che mi sarei trovata davanti una storiella zuccherosa a base di amicizie indissolubili e sermoni antirazzisti ma così, fortunatamente, non è stato. Benché inevitabilmente adattata per l'intrattenimento del pubblico e infiocchettata da siparietti anche esilaranti (in un modo tutto british, of course...) la storia raccontata in Vittoria e Abdul conserva uno (s)gradevole tocco di ambiguità interamente imperniato sulla figura di Abdul, diventato in pochi anni indispensabile Mushi, ovvero maestro, dell'anziana regina. Nel film di Frears non viene mai detto apertamente che questo scrivano indiano si sia approfittato di una sovrana magari non più lucidissima, tuttavia Abdul non viene neppure ritratto come un uomo dalla virtù adamantina, anzi: benché i sospetti giungano all'orecchio dello spettatore "dalle labbra" di corte, servitù e primi ministri inviperiti, quindi di parte, non è difficile provare un'istintiva antipatia verso una persona che, nonostante molti suoi compatrioti e seguaci della sua stessa religione si siano ribellati apertamente contro l'impero indiano, sceglie di "servire" la regina nemica arrivando persino a mentire pur di rimanere in Inghilterra. Il compare di sventura di Abdul, Mohammed, da voce alla speranza di vedere cadere le convenzioni e l'intero impero proprio grazie all'influenza del Mushi ma l'idea che mi ha dato quest'ultimo è stata quella di un ottimo affabulatore affatto intenzionato a cambiare lo status quo, anzi, ben deciso a tenersi stretto il suo ruolo di indiano di corte senza chiedere nulla per il suo popolo. D'altronde, da uno che non nomina la moglie perché convinto che l'esistenza di quest'ultima non possa interessare alla regina, e che segue i suoi principi religiosi che vedono le donne inferiori solo quando gli fa comodo, non mi sarei aspettata niente di meglio.


Momento "razzista" a parte, la storia di amicizia viene raccontata ed è comunque profonda e coinvolgente com'è giusto per un film simile. Victoria e Abdul contiene molti momenti commoventi e altri in grado di fare riflettere su cosa significhi rapportarsi al "diverso" da sé senza preconcetti, perché se è vero che l'indiano soffre perché vessato, è anche vero che, più in piccolo, c'è una donna altrettanto sofferente proprio per il suo essere a capo di mezzo mondo, circondata da persone servili e uccisa a poco a poco dalla rigida etichetta di corte; in questo, Abdul, con tutti i suoi difetti, viene a rappresentare per Vittoria non solo un diversivo ma anche la finestra verso un mondo paradossalmente a lei sconosciuto ed incredibilmente ricco di arte, storia, cultura ed insegnamenti. Nel raccontare questa storia Frears non esagera in barocchismi scenografici e non si appoggia a costumi sontuosi se non quando è strettamente necessario (si vedano gli abiti nuovi del Mushi), piuttosto predilige concentrarsi sulle porte chiuse dietro le quali i personaggi origliano e l'immensità di un paio di splendidi paesaggi naturali all'interno dei quali vanno a rifugiarsi Victoria e Abdul per fuggire da tutto ciò che li circonda. L'immagine più bella catturata dal regista è però quella di una Vittoria oppressa da una corona pesantissima, terribilmente vecchia e fragile, al punto che parrebbe quasi dovesse spezzarlesi il collo. Avendo visto il film doppiato sicuramente qualcosa si è perso sia a livello di interpretazione che di traduzione, tuttavia mi è parso che, oltre a Judi Dench, anche il resto del cast fosse all'altezza, per quanto un paio di attori siano costretti a recitare un po' sopra le righe, conferendo ai loro personaggi una sfumatura comica che probabilmente le loro controparti reali non avevano (per esempio Paul Higgins e il suo agitatissimo Dr. Reid) ma che personalmente ho apprezzato. Vero è che Frears ha fatto di meglio, tuttavia Vittoria e Abdul è una pellicola molto interessante che racconta una storia scoperta recentemente e sconosciuta ai più; a voi, ovviamente, decidere come considerarla, se edificante oppure soltanto paracula.


Del regista Stephen Frears ho già parlato QUI. Judi Dench (Regina Vittoria), Michael Gambon (Lord Salisbury), Olivia Williams (Lady Churchill) e Simon Callow (Puccini) li trovate invece ai rispettivi link.

Eddie Izzard interpreta il principe Bertie. Nato in Yemen, ha partecipato a film come L'agente segreto, Velvet Goldmine, L'ombra del vampiro, Blueberry, Ocean's Twelve, My Super Ex-Girlfriend, Ocean's Thirteen e a serie quali I racconti della Cripta e Hannibal; inoltre, ha lavorato come doppiatore per I Simpson e Lego Batman - Il film. Anche produttore e sceneggiatore, ha 55 anni e un film in uscita.


Se Victoria e Abdul vi fosse piaciuto recuperate La mia regina, dove Judi Dench aveva già interpretato la Regina Vittoria. ENJOY!

10 commenti:

  1. Questo tuo lato da carampana con la passione per i film in costume da te proprio non me l'aspettavo.
    Vedi di rinsavire con un bell'horror-trash-b-movie, per favore. ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ultimamente di quelli ne ho visti pochi ma tra qualche giorno parlerò di un film che secondo me ti piacerà un sacchissimo!!

      Elimina
  2. Sì, Frears ha fatto di meglio e a tratti sembra di vedere il solito Frears che sa come gestire ironia british, momenti commoventi e riflessioni importanti, ma è comunque un Frears da vedere e che sa soddisfare.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì sì, contentissima di averlo guardato, comunque :)

      Elimina
  3. A me, più che paracula, è parsa una storiellina evanescente... Frears ha fatto parecchio di meglio. Dieci minuti dopo essere uscito dalla sala già non mi ricordavo più niente, ma forse è anche questione di sensibilità. Lo confezione comunque è impeccabile come sempre, in perfetto stile british ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La confezione è impeccabile sì però mah... forse è come hai detto tu, è un po' superficiale come film, non tanto per l'argomento trattato ma per il modo in cui viene affrontato.

      Elimina
  4. A pelle mi sembra uno di quei film vecchio stile di fine anni 80 e inizio 90. Quei film seri sulle "strane coppie" che alla fine dovrebbero lasciarti un senso di tenerezza.
    Lo vedrò, ma quando arriverà in tv (di sono sono film tipici di Eai Movie).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In verità non è proprio così terra terra come film. Ma val comunque la pena aspettarlo in TV :)

      Elimina
  5. Il trailer mi ispirava da matti, poi me lo sono perso. Lo recupererò.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' una visione molto interessante, fa venire voglia di saperne di più :)

      Elimina