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martedì 5 dicembre 2017

Smetto quando voglio: Ad Honorem (2017)

La notizia dell'uscita di Smetto quando voglio: Ad Honorem, diretto e co-sceneggiato da Sydney Sibilia, mi ha galvanizzata anche più del trailer di Avengers: Infinity War. Come sarà finita la trilogia più amata del cinema italiano recente?


Trama: richiusi ognuno in un carcere diverso, Pietro e i suoi compari devono trovare il modo di riunirsi e fermare Walter Mercurio, intenzionato a rilasciare il gas nervino sintetizzato per scopi ancora misteriosi...


Smetto quando voglio era spuntato tre/quattro anni fa con un trailer accattivante, riuscendo a conquistarmi con un mix di perizia registica, attori simpatici e una trama scoppiettante ma mai mi sarei aspettata che l'opera prima di Sydney Sibilia sarebbe diventata una trilogia. Né, sono sincera, che mi sarei congedata da Pietro, Alberto e compagnia con un una sensazione di malinconia così forte da farmi sudare un po' gli occhi. Tre anni, in quest'epoca di film mordi e fuggi, di "memoria del pesce rosso", non sono pochi e sarei una bugiarda se dicessi di ricordare alla perfezione Masterclass, uscito a febbraio e impossibile da rinfrescare in tempo per il debutto di Ad Honorem; probabilmente tra un mese non ricorderò nemmeno più la gioia di avere guardato l'ultimo capitolo della trilogia ma quello che spero rimarrà è la sensazione di aver perso qualcosa, di essermi dispiaciuta all'idea di non poter sbirciare nel futuro dei simpatici protagonisti del film e sapere cosa ne sarà di loro. Verranno schiacciati dalla burocrazia legale italiana fino a perdere tutte le loro facoltà intellettive oppure riusciranno a fare tesoro di tutti i casini successi in questo periodo e dare una svolta positiva alla loro esistenza? Non è dato sapere, purtroppo, e la sceneggiatura del film non offre spazio a riflessioni troppo allegre. Più distante dal piglio action del secondo capitolo, Ad Honorem torna a riflettere sul destino dei laureati precari in Italia, puntando il dito contro la vergognosa gestione delle risorse finanziare destinate all'istruzione, contro la burocrazia lenta e infame, lo schifo quasi tutto italiano di persone ignoranti che si riempiono la bocca di promesse senza mantenerle, il sistema di favoritismi che regola qualsiasi successo personale o accademico, leggi che tutelano i potenti e cavilli che inchiappettano i poveracci, persino (e qui è scattato l'applauso pensando a gente come Valentino Rossi, al suo omonimo Vasco, persino a Fabio Volo, santocielo!!!!) contro le cosiddette lauree Honoris Causa. "Ma qual è il voto di una laurea ad honorem?" si chiede uno dei personaggi sul finale e la risposta è "Non lo so ma dovrebbe equivalere ad una lode, no?" "Sì ma qual è il valore di una laurea ottenuta così?" EH. Bella domanda. Uno si fa un mazzo tanto per ottenerne una vera, spendendoci tempo, soldi e sanità mentale, e arriva il primo frescone ignorante e rigorosamente VIP che si becca una laurea "a gratis" per motivazioni imbecilli. Evviva il mondo accademico.


Il ritorno alle origini di Ad Honorem coincide con una trama molto più semplice rispetto ai due film precedenti, al punto che la pellicola sembra durare poco più di un quarto d'ora. Tolto un angosciante flashback iniziale, la storia si focalizza infatti su due soli avvenimenti, ovvero l'evasione dal carcere e il tentativo di fermare Mercurio, e questa semplicità è l'ideale per riannodare le fila del discorso facendo quadrare alla perfezione tutto ciò che è accaduto nei tre film, a partire dall'incidente di Alberto. Le gag questa volta sono state distribuite equamente a tutti i personaggi, ognuno dei quali ha la possibilità di profondersi per l'ultima volta nelle abilità a lui più congeniali, con risultati esilaranti; al solito, i riflettori sono puntati più su Edoardo Leo (vero e proprio comic relief, che non smette di fare ridere neppure quando gli puntano una pistola contro, anche se sul finale persino lui è riuscito a commuovermi) e Stefano Fresi, semplicemente meraviglioso durante la sequenza che ne mette in risalto le reali doti canore, ma anche gli altri si congedano dal pubblico con momenti e battute memorabili. Punte di diamante di un cast che potrebbe dare molto anche in una pellicola più "seria", mi si passi il termine, sono Luigi Lo Cascio e Neri Marcorè, interpreti di due figure tragiche e segnate da un fato impietoso, dotate di una profondità che impedisce a Ad Honorem di ridursi ad una semplice accozzaglia di gag ben riuscite; a tal proposito, complimenti a Sydney Sibilia, come sempre, per l'abilità con la quale riesce da quasi quattro anni a mescolare i generi, infilare delle citazioni sottili ma gradevoli (l'escamotage Lostiano del biglietto attraverso il vetro, unito a reminescenze Watchmeniane, merita tanto di cappello) e mantenere intatta una sorta di "italianità" che, per una volta, non fa vergognare lo spettatore. Si conclude qui, per me, una bella pagina di cinema "popolare" nostrano, con un occhio rivolto allo stile d'oltreoceano, pop e televisivo che spero si possa tradurre in una distribuzione della trilogia anche all'estero. E' quello che auguro a Sibilia e compagnia, sperando di rivederli presto al lavoro in qualche altra opera alla quale so già che darò tutta la mia fiducia. Una laurea a pieni voti, signori (con tanto di bacio accademico a Marcorè, che nei panni del Murena è stranamente affascinante, e a Marco Bonini, con quel fisico da bronzo di Riace sfoggiato in doccia)!


Del regista e co-sceneggiatore Sydney Sibilia ho già parlato QUIEdoardo Leo (Pietro Zinni), Valerio Aprea (Mattia), Paolo Calabresi (Arturo), Libero De Rienzo (Bartolomeo), Stefano Fresi (Alberto), Lorenzo Lavia (Giorgio), Pietro Sermonti (Andrea), Giampaolo Morelli (Lucio Napoli), Greta Scarano (Paola Coletti), Luigi Lo Cascio (Walter Mercurio), Valeria Solarino (Giulia) e Neri Marcorè (Er Murena) li trovate invece ai rispettivi link.


Se Smetto quando voglio: Ad Honorem vi fosse piaciuto recuperate i precedenti Smetto quando voglio e Smetto quando voglio: Masterclass. ENJOY!





15 commenti:

  1. Non vedo l'ora di guardarlo! Avessi una sera libera accidenti... Sono contenta di leggere che il foltissimo cast è ben gestito, non è affatto facile.
    (Neri Marcorè è affascinante PUNTo <3 Ho fatto i salti di gioia quando ho visto che il Murena sarebbe tornato!)

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    1. A me di Marcorè non piace molto la vocetta gnegna ma, come viene sottolineato anche nel film, quando abbassa il tono gli viene un carisma devastante *__*
      Dai, trovala una sera libera, dura davvero pochissimo :)

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  2. Una bella boccata d'aria fresca per il cinema italiano. Nel cast i miei adorati Sermonti, Calabresi e Aprea *_* (Boris).

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  3. Visto al TFF con parte del cast in sala.
    Non amo la serie, il secondo mi ha veramente annoiato, però mi sono divertito, sì. :)

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    1. A me sono piaciuti tutti e tre indistintamente anche se il primo è inarrivabile. E' questione di affetto e loro sono riusciti inaspettatamente a conquistarsi il mio :)

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  4. Condivido in toto. Ci mancheranno questi film e questi personaggi, in una trilogia che ha reso (finalmente!) omaggio alla vera commedia all'italiana. Che, come fai giustamente notare, è fatta anche di figure tragiche e malinconiche: Neri Marcorè e Luigi Lo Cascio riescono davvero a farti commuovere, i loro sono ruoli drammatici e intensi, interpretati alla grande. E il finale, eh sì, ha strappato una lacrimuccia anche a me :)

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    1. Sì, le loro sono le figure più complesse per quanto magari derivative e debitrici di un certo tipo di storia tipicamente USA. Macchissene, li ho adorati tutti!

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  5. Una bella trilogia con quanto di meglio possa proporre il Cinema italiano odierno:Lo Cascio; Marconé; Fresi e tutti quanti gli altri.

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  6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  7. Mi fa piacere leggerne i pareri positivi. Sarà la fine della trilogia, ma spero che sia l'inizio per un cinema italiano diverso!

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    1. Speriamo davvero. Chissà cosa ci proporrà Sibilia in futuro!

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  8. Uuuuh non sapevo fosse già uscito, non vedo l'ora di andarlo a vedere!

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