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mercoledì 27 febbraio 2019

Mirai (2018)

E' stato il penultimo film visto in occasione dei recuperi pre-Oscar, nonché uno dei più graditi. Sto parlando di Mirai (未来のミライ - Mirai no Mirai), diretto e sceneggiato nel 2018 dal regista Mamoru Hosoda, candidato come Miglior Film d'Animazione.


Trama: Kun è un bimbo tra i quattro e i cinque anni che, un giorno, vede la sua vita sconvolta dall'arrivo della sorellina Mirai. I suoi eccessi d'ira e disperazione richiamano il potere di un albero in giardino, che gli consente di viaggiare nello spazio e nel tempo...



Mi mancava la quotidiana poesia di Mamoru Hosoda, mi mancava il suo tocco delicato nello sfiorare vite ordinarie di genitori giovani ed inesperti, di bambini capricciosi che non riescono a trovare il loro posto nel mondo, di ragazzi malinconici e ribelli, il tutto condito da un pizzico di magia. In questo caso, i riflettori sono puntati sul piccolo Kun, bimbo amante dei treni, costretto a cedere lo "scettro" di re della casa alla sorellina Mirai, appena portata a casa dai genitori. Dopo i primi momenti di tenera fascinazione, ecco subentrare l'inevitabile sconforto dato dai ritmi di vita completamente scombussolati, dalla privazione di tutte quelle piccole attenzioni che ora, inevitabilmente, spettano a Mirai, ed ecco che il bimbo vivace ma tutto sommato carino si trasforma in piccolo mostro piangente ed urlante, in perenne conflitto coi genitori "cattivi" e pronto a fare ogni genere di dispetto alla sorellina rifiutandosi di accettarla. Hosoda è molto abile a non farci detestare Kun, motivando ogni suo eccesso di rabbia quasi volesse dirci "mettetevi un po' nei suoi panni"; allo stesso tempo, il regista e sceneggiatore sviluppa anche il punto di vista dei genitori, giovani lavoratori con molti pregi ma anche tanti difetti, che si sentono inadeguati davanti al desiderio frustrato ed impossibile di offrire ai figli solo amore e felicità eppure, poverelli, si arrabattano come possono, facendo buon viso a cattivo gioco e cercando di fare fronte alle intemperanze del primogenito. La quotidianità giapponese dipinta da Hosoda è una realtà in cui le innovazioni del presente (l'architettura moderna della casa, per esempio, oppure gli smartphone) sono unite inestricabilmente alla tenacia con la quale vengono mantenuti i legami col passato e con le tradizioni, piccoli tasselli di un puzzle che, alla fine, vanno a comporre gli individui nella loro totalità perché, senza il passato, senza i legami familiari, non ci sarebbe futuro. Ed è qui che subentra la "magia" che permea buona parte di Mirai.


Mirai è infatti strutturato come un film a episodi dove ogni capriccio di Kun scatena il potere dell'albero in giardino, una quercia dalla quale si dipanano tutti i fili del passato, del presente e del futuro della famiglia del piccolo protagonista che, in questo modo, riuscirà ad incontrare mirai no Mirai (la Mirai del futuro, come da titolo originale), qualcuno che ha avuto modo di risentire dell'arrivo di un "fratellino" come lui, qualcuno che gli ha passato quel bel caratterino testardo che si ritrova, qualcuno grazie al quale è nata la sua famiglia, qualcuno che si rivelerà, inaspettatamente, molto importante. Ad ogni viaggio nel passato o nel futuro, Hosoda da sfogo alla sua vena onirica e poetica, trasformando i pensieri, i sogni e gli incubi di Kun in qualcosa di tangibile che richiama piccoli particolari apparentemente insignificanti, espresso in un'animazione elegante e delicata anche sul prefinale, un incubo futuristico a misura di bambino dove i treni diventano draghi e la cortese ma impersonale efficienza dei servizi nipponici equivale a una condanna a morte. La struttura ad episodi potrebbe infastidire e potrebbe far pensare a un film basato sul "nulla"; la verità è che Mirai tira tutti fili del discorso sul finale, palesandosi come un piccolo, grande affresco familiare dove ogni evento è strettamente concatenato all'altro, e sta alla sensibilità del singolo spettatore farsi colpire dall'aura nostalgica e dolceamara che permea ogni fotogramma del film, lasciandosi catturare dai singoli eventi di vita quotidiana, quanto meschina, quanto eroica, quanto frivola ed importante. Neanche a dirlo, io sul finale ero in lacrime pur avendo le mani che mi prudevano per la voglia di tirare due scappellotti a Kun, e ammetto di aver abbandonato a malincuore lui, i suoi genitori imperfetti ma tanto umani, e la piccola, adorabile Mirai. Insomma, un altro piccolo gioiellino di animazione nipponica, peccato che in Italia sia arrivato, come al solito, giusto per tre miseri giorni.


Del regista e sceneggiatore Mamoru Hosoda ho già parlato QUI.


Mamoru Hosoda ha dichiarato di essersi ispirato a tre film per la realizzazione di Mirai: Il mio vicino Totoro, Lo spirito dell'alveare e Yi Yi - E uno... e due!. Il primo già lo adoro, gli altri due non li conosco ma proverò a recuperarli!  ENJOY!



4 commenti:

  1. Sono riuscita a vederlo al cinema e me ne sono innamorata. Immagina che nel mio cinema aveva un solo giorno di proiezione ad un unico orario! -_-

    Anche io non conosco Lo spirito dell'alveare e Yi-Yi. Li cercherò!

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    1. Da me proprio nulla, non è nemmeno arrivato.
      Dio benedica dunque i recuperi tardivi!!

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  2. La trama ora che la so mi ispira ancor di più ;)

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    1. E' davvero delizioso, spero tu possa recuperarlo presto!

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