Pagine

mercoledì 25 marzo 2020

Bollalmanacco On Demand: La donna della domenica (1975)

Complice il Coronavirus maledetto, il recupero dei vecchi On Demand procede più velocemente di prima e oggi parlerò di La donna della domenica, diretto nel 1975 dal regista Luigi Comencini, che dovrebbe avermi chiesto tempo fa su Facebook Paola. Il prossimo film On Demand sarà Brivido nella notte. ENJOY!


Trama: nella Torino bene, un uomo viene misteriosamente assassinato. I primi sospettati, a causa di una lettera in cui si parlava di uccidere la persona in questione, sono la ricca Anna Carla e il suo amico amico Massimo, ma i sospetti cominciano a moltiplicarsi a vista d'occhio.


Probabilmente sarò una delle tre/quattro persone in tutta Italia che non aveva mai visto prima d'ora La donna della domenica e alla fine della visione me ne sono amaramente pentita, perché l'ho adorato dall'inizio alla fine. Dovete sapere che io detesto la dizione dialettale del cinema italiano moderno; nonostante sia molto più naturale che in passato, mi sembra sempre di essere costretta ad ascoltare dei dilettanti che pascolano per strada, mentre ho trovato semplicemente delizioso l'uso di un dialetto molto più caricaturale in La donna della domenica, ambientato in una Torino "cosmopolita" dove all'accento da gianduiotto e al patois inglese delle classi agiate si mescolano il siciliano, il romano e il romagnolo dei poveracci, costretti a sudare sette camicie non solo per farsi accettare dalla cricca di ricconi ma anche per risolvere i loro guai senza ricevere nemmeno un "grazie". L'omicidio dell'architetto Garrone, leppegoso parvenu odiato da chiunque, si consuma infatti nell'ambiente dei torinesi coi nomi che contano, con due di questi nomi importanti trascinati nell'infamia dalla vendetta di due domestici licenziati per capriccio, e trascinati così in quella che per loro diventa nulla più che una distrazione dalla monotonia di una vita agiata. Poco importa ad Anna Carla e Massimo, lei bellissima ed annoiata moglie di un grande industriale e lui figlio di una famiglia ricchissima, che ci sia scappato il morto e che il loro desiderio di indagare e mettersi in competizione possa mettere in pericolo anche altre persone; i due si impegnano come possono per venire incontro al Commissario Santamaria e, così facendo, spesso mettono i bastoni tra le ruote al poveraccio, preso tra il fuoco di una potenziale passione (la donna della domenica del titolo è proprio l'amante da portarsi a casa nei giorni festivi) e un lavoro che comunque svolge con dedizione.


La sceneggiatura de La donna della domenica, scritta dallo storico Age e da Furio Scarpelli, contiene tutti gli elementi di un giallo all'italiana e stilemi tipici della commedia (assieme ad inusuali punte weird raggiunte con l'arma del delitto), con quel tocco di amarezza alla Fantozzi che porta a ridere a denti stretti; emblematico, in questo, il personaggio di Lello, impiegato omosessuale che mette a repentaglio la sua vita per venire accettato dal ricco amante Massimo, per dimostrargli di non essere inutile cercando di scagionarlo da un'accusa che, di fatto, lo tocca fino a un certo punto. Gli sfottò al "ricchione" non celano l'enorme disagio sociale di un paria che fa di tutto per essere accettato, condannato ad essere "inferiore" non solo per il suo orientamento sessuale ma anche per questioni economiche, così come buona parte dei poliziotti (in buona parte "terroni"), che agli occhi della Torino "bene" hanno giusto un po' più valore di un commerciante, un operaio o una puttana, se non altro perché sono potenziali fonti di emozioni forti e diversivi. Se l'architetto Garrone è l'elemento "mondano" più deprecabile tra tutti, gli altri ricconi torinesi non sono da meno, nonostante lo dissimulino meglio, magari grazie al loro aspetto bellissimo. E' il caso, ovviamente, di Jacqueline Bisset e Jean-Louise Trintignant, dinamico duo di trenta-quarantenni annoiati e baciati dalla dea della bellezza, che ridono letteralmente davanti alla morte e il cui unico problema "serio" è decidere la pronuncia più corretta di parole come Boston o taxi; il più bello di tutti, però, o perlomeno il più affascinante, è Marcello Mastroianni, che conferisce al suo commissario quell'aria da sciupafemmine raffinato, da agente segreto nonostante sia un comune poliziotto. E questi sono solo i tre grandi nomi presenti nel film, che non riescono comunque ad eclissare un cast formato da caratteristi indimenticabili, capaci di bucare lo schermo anche per un tempo brevissimo. In questi giorni di quarantena sono tantissimi i film recenti (anche troppo) che rischiano di distogliere la vostra attenzione ma, se potete, rubate anche del tempo per recuperare dei gioielli italiani come questo, non ve ne pentirete!!


Di Marcello Mastroianni, che interpreta il Commissario Salvatore Santamaria, ho già parlato QUI.

Luigi Comencini è il regista della pellicola. Nato a Salò, ha diretto film come Pane, amore e fantasia, Pane, amore e gelosia, La ragazza di Bube, Il compagno Don Camillo, Lo scopone scientifico e lo sceneggiato Le avventure di Pinocchio. Anche sceneggiatore, è morto nel 2007 all'età di 90 anni.


Jacqueline Bisset interpreta Anna Carla Dosio. Inglese, ha partecipato a film come James Bond 007 - Casino Royale, Airport, Effetto notte, Assassinio sull'Orient Express, Orchidea selvaggia e a serie come Ally McBeal e Nip/Tuck. Anche produttrice, ha 75 anni e due film in uscita.


Jean-Louis Trintignant interpreta Massimo Campi. Francese, ha partecipato a film come Il sorpasso, La meravigliosa Angelica, Metti una sera a cena, Il deserto dei tartari, Tre colori - Film rosso, Amour e Happy End. Anche sceneggiatore e regista, ha 80 anni.


Il film è tratto dal romanzo omonimo di Carlo Fruttero e Franco Lucentini. Tra gli interpreti segnalo la presenza di Giuseppe Anatrelli, lo storico Calboni di Fantozzi, nei panni del capo della polizia. ENJOY!


2 commenti:

  1. Consolati, nemmeno io ho mai visto questo film. Ma penso di poterlo recuperare in questo periodo.
    Piuttosto, ho postato uno di quei film bizzarri di cui avevamo parlato la settimana scorsa: Bibliotheque Pascal, ungherese strano forte e non proprio di facile impatto, ma tutto sommato mi è piaciuto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Un pochino allora mi consolo.
      Quanto al film strano, vengo a leggere! o__O

      Elimina