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venerdì 10 aprile 2020

Vivarium (2019)

Qualcuno su Facebook aveva messo in guardia da Vivarium, film diretto e co-sceneggiato nel 2019 dal regista Lorcan Finnegan, in quanto non adatto alla situazione di clausura che stiamo vivendo. Ma qualcuno mi ha persino mandato una mail per consigliarmi di recuperarlo e come potevo esimermi ancora a lungo?


Trama: a una giovane coppia in cerca di un alloggio viene mostrata una casa nei sobborghi della città, in un quartiere nuovissimo. Purtroppo, l'abitazione da sogno diventa ben presto un incubo da cui è impossibile uscire...


Se credevate che l'angoscia di non poter uscire di casa fosse insostenibile, che ne dite di un bel film che vi ricorda, se ce ne fosse bisogno, che è la vita moderna stessa ad esserlo, talmente logorante che nemmeno il Cynar può aiutarci a superarla? Gemma e Tom sono due giovani fidanzati da poco, lei insegnante di scuola, lui giardiniere precario che non può permettersi nemmeno una macchina sua. Stanno insieme da poco, per l'appunto, ma è già abbastanza per mettere il primo punto fermo alla relazione, "altrimenti che coppia siete se non andate nemmeno a vivere assieme?". E così i due pensano già a mettere su casa, step indispensabile e prodromo di una vita regolata, magari in un quartiere tranquillo, una casetta con giardino e tutti i comfort, cameretta per bambino in primis che, anche lì, "che coppia siete se non mettete al mondo nemmeno un bambino?", e con questi buoni propositi in testa finiscono a Yonder, un quartiere appena costruito. Yonder è perfetto e già ansiogeno di suo, con quelle casette tutte uguali, verdine, il cielo fatto di nuvole regolarissime e bianche, su un cielo azzurro primavera, col sole perennemente a splendere... è tutto talmente uguale e regolare e perfetto, in effetti, che Gemma e Tom a un certo punto non riescono più ad uscire dall'intrico di stradine tutte identiche e l'unica nota stonata che rimane all'interno di Yonder è la vecchia Volkswagen di lei, ormai senza benzina, ultimo baluardo di una vita in cui ci si può permettere di ascoltare musica da sballoni come A Message to You Rudy (mai così profetica visto che Rudy dovrebbe "smettere di cazzeggiare, darsi una regolata e pensare al futuro"). Volkswagen che diventa l'unico luogo dove rifugiarsi e respirare qualcosa che non sia l'aria asettica di Yonder, quartiere meraviglioso in cui persino il cibo non sa di nulla e quello che viene comunemente propagandato come il momento più alto della vita di coppia viene imposto come un incubo senza fine.


Premesso che non vi dirò nulla di più relativamente alla trama, è davvero difficile non empatizzare con Gemma e Tom, non soffrire assieme a questi due ragazzi, costretti non solo a subire una vita imposta da altri, ma anche a vedere progressivamente sfaldarsi il sentimento d'amore che li unisce nel momento esatto in cui ai due vengono appioppati determinati "ruoli". Tom, l'uomo, si ritrova così a sfogare nel sudore e nel lavoro le frustrazioni, perdendosi in un'attività spersonalizzante da eseguire da mattina a sera senza ottenere risultati concreti (alzi la mano chi non si è mai sentito così almeno una volta nella vita) mentre Gemma, la donna, vinta dalla propria sensibilità e dal retaggio lavorativo della sua vecchia vita, si ritrova a diventare "custode" della casa, delle abitudini regolari, del dono più prezioso che possa venire concesso ad una coppia, spersonalizzandosi a sua volta e privandosi di qualsiasi scopo nell'esatto momento in cui detto "dono" raggiunge l'indipendenza. La metafora di Vivarium è un po' esagerata, ed è comprensibile se si pensa alla natura sci-fi/horror dell'opera, ma poiché lascia addosso un senso di angoscia fuori scala e una depressione che fa il paio, significa che riesce a farsi portavoce di un disagio presente e condiviso, spesso universale, e lo fa non solo attraverso gli aspetti più horror (deformità assortite, sequenze allucinate e strilli orripilanti) ma soprattutto esasperando gli elementi perfetti e "normali", un po' come già accadeva in Pleasantville, ma senza la stessa garbata ironia. Non c'è nulla di ironico, infatti, in Vivarium, e i due attori principali colpiscono al cuore per il modo in cui la sofferenza, l'esasperazione, il dolore e la paura vengono resi manifesti in ogni gesto; vi sfido a non versare una lacrima davanti al volto stravolto di Imogen Poots, che in pratica si carica sulle spalle la carica emotiva dell'intero film, e a non ripensare a quante volte vi siete guardati allo specchio e avete ritrovato nel riflesso quello stesso desiderio di urlare e piangere per il senso impotente di prigionia che minacciava di farvi esplodere. E magari parlassi solo del momento contingente di pandemia globale. Se sapete di cosa parlo, vi consiglio di guardare Vivarium, anche se a vostro rischio e pericolo.


Di Imogen Poots, che interpreta Gemma, ho già parlato QUI mentre Jesse Eisenberg, che interpreta Tom, lo trovate QUA.

Lorcan Finnegan è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Irlandese, ha diretto un altro lungometraggio, Without Name. Anche produttore, ha 40 anni.


Jonathan Aris interpreta Martin. Inglese, ha partecipato a film come The Jackal, Killer in viaggio, La fine del mondo, Sopravvissuto - The Martian, Rogue One: A Star Wars Story, Morto Stalin se ne fa un altro, Tutti i soldi del mondo e a serie quali Sherlock, The End of the F***ing World e Dracula. Ha 49 anni e un film in uscita.


14 commenti:

  1. Cosa c'è di meglio di un Cynar bevuto seduti al tavolino in mezzo al traffico caotico, magari chiacchierando amabilmente con Ernesto Calindri? E all' improvviso ti ritrovi anche tu in bianco e nero come in Pleasantville (citazione tua) o se vogliamo una gag più recente, come Jay & Silent Bob nel nuovo reboot, quando si trovano davanti allo staff di Clerks...
    Mi sono dilungato, ma sai... dal tuo post mi sono arrivati tutta una serie di flashback e non ho resistito.
    Ah... il film sembra carino.

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    1. Ma sai che il reboot di Jay & Silent Bob non me la sento proprio di guardarlo per non incappare nell'ennesimo diludendo targato Kevin Smith?
      Il film è molto carino ma angosciante, forse non è adatto ai tempi attuali.

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    2. Fai benissimo, a me ha deluso molto a parte quelle citazioni che ti fanno alzare un attimo il livello. Ma non basta per fare un film. Quello precedente invece l'avevo trovato molto più divertente.

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    3. Ammetto che, pur adorando i due personaggi, non mi sono mai imbarcata nella visione di un loro film in solitaria perché il troppo stroppia.

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  2. Già scaricato, mi ispirava moltissimo!

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  3. l'ho visto anche io, presto lo recensirò alla fabbrica, ne ho parlato anche su the kings of horror xD

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  4. Ne avevo letto già bene altrove, ma da come lo descrivi tu traspare ancora più angosciante, lo vedrò sicuramente.

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    1. Angosciante, purtroppo, lo è. E non solo nella situazione contingente.

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  5. Infatti, qua andiamo oltre la pandemia. Qua mi pare di capire che si tratti della claustrofobia della vita stessa. Non vedo l'ora di riuscire a guardarlo.

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    1. Esatto. E' qualcosa che purtroppo ci tocca tutti i giorni, ovviamente chi più chi meno.

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  6. ne ho parlato anche io oggi sul blog xD

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