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martedì 13 aprile 2021

Saint Maud (2019)

In questi giorni ho recuperato anche il film vincitore al Tohorror Film Festival dell'anno scorso, Saint Maud, diretto e sceneggiato nel 2019 dalla regista Rose Glass.


Trama: l'ex infermiera Maud si incapriccia di Amanda, ex ballerina malata terminale, e cerca di convertirla al cattolicesimo..


Quest'anno, sarà forse per la pandemia, gli horror particolarmente pessimisti sono stati una marea e Saint Maud non fa eccezione. Subdola e priva di jump scare (quasi), interamente giocata su un terrore psicologico e su una protagonista "inaffidabile", l'opera prima di Rose Glass è una raffinata discesa nei meandri della psiche di una persona traumatizzata da eventi mortiferi accorsi in un passato recente (benché quali, di preciso, non sia mai dato sapere, in quanto meramente accennati in flashback e nelle parole pungenti e curiose di una ex collega di Maud) che ha deciso di cercare sollievo nella religione. Purtroppo, come spesso accade, religione e fragilità mentale sono un binomio terribile perché Maud è preda di quel fervore totalizzante che la convince di essere costantemente nella ragione, "fortunata" depositaria di un legame con Dio che coincide con momenti di estasi orgasmica e che funge da riempitivo per una vita altrimenti solitaria, miserabile e squallida. Maud non ha amici, non ha famiglia, è stata cacciata dall'ospedale dove lavorava ed è stata costretta a reinventarsi infermiera a domicilio; il suo unico sollievo è proprio questo contatto diretto con Dio, che la porta ovviamente a cercare una missione, un modo per rendersi degna del Suo sguardo, nella fattispecie cercare di convertire l'ex ballerina e coreografa Amanda, la quale è all'ultimo stadio di una malattia incurabile e, soprattutto, è una peccatrice convinta che fuma, beve e fa sesso a pagamento con una donna più giovane di lei. Gli sforzi di Maud sono angoscianti quanto la vita che conduce, costantemente sospesa tra realtà e deliri mistici, ogni passo mosso col desiderio di sacrificarsi nel nome di un Dio benevolo ma severo, che la mette costantemente alla prova: non c'è gioia nella Fede di Maud, c'è solo il completo annullamento di una persona triste che, forse, è stata persino ingannata.


Saint Maud
, infatti, gioca anche su una doppia ambiguità. Personalmente sono convinta che tutto ciò che viene mostrato nel film sia frutto della mente di Maud, come si intuisce dallo splendido finale, eppure c'è quel prefinale in cui la regista ci mette davanti alla possibilità che Maud sia guidata, non verso la salvezza ma verso la rovina, da un'entità che ha preso la sua Fede pervertendola nel peggiore dei modi, con tutte le conseguenze del caso. A mio avviso entrambe le ipotesi funzionano e sono ugualmente affascinanti, cosa che rende Saint Maud ancora più prezioso e sfaccettato, nonostante la pesantezza che lo permea. Non è facile seguire le peripezie di Maud. Il personaggio interpretato da un'intensa Morfydd Clark non offre alcun appiglio per l'empatia dello spettatore, nonostante la sua incredibile solitudine e la commovente, "imbarazzante" sequenza ambientata nei vari pub, anzi, verrebbe spesso voglia di prenderla a schiaffi come accade con tutti i ferventi invasati convinti che la religione sia l'unica risposta e che bisognerebbe imporla a chiunque. Purtroppo, anche il microcosmo di persone che circonda Maud non è fatto di simpaticoni, ciò vale per Amanda in primis, e tutto lo squallore di un'umanità egoista e piccina si ripercuote su una fotografia cupa, su ambienti opprimenti (sia che si tratti della magione di Amanda, dello sporco appartamento di Maud e persino della cittadina di riviera in cui vivono le due) e attori dall'apparenza dimessa. Ovviamente, è proprio questo pessimismo globale che mi ha fatta urlare alla meraviglia e a consigliare Saint Maud in quanto film da non perdere assolutamente, con la speranza che Rose Glass continui su questa strada. 


Di Jennifer Ehle, che interpreta Amanda, ho già parlato QUI.

Rose Glass è la regista e sceneggiatrice della pellicola, al suo primo lungometraggio. Inglese, ha 31 anni.


Morfydd Clark
interpreta Maud. Svedese, ha partecipato a film come PPZ: Pride and Prejudice and Zombies, Amore e inganni, Crawl - Intrappolati e a serie come Dracula. Ha 31 anni. 



8 commenti:

  1. ...e tre! Bene, ora che ha anche la tua approvazione lo metto in lista finiti i recuperi da Oscar. Temo un po' gli horror religiosi che sembrano sempre tutti uguali, ma qui la trama è già diversa e originale rispetto a possessioni ed esorcismi vari.

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    1. No, questo è molto diverso da altri. E poi, insomma, ha la benedizione del ToHorror, quindi è da vedere a prescindere! :D

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  2. Non amo particolarmente gli horror religiosi, a parte "L'Esorcista" che in un certo senso è stato il capostipite del genere. qui però la trama appare essere leggermente diversa rispetto alla massa.
    magari poi sbaglio io, ma se gioca molto sull'ambiguità, come dici tu, allora potrebbe interessarmi.

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    1. Nulla a che vedere con L'esorcista, anzi. Questo è molto più introspettivo e rispetto alla marea di film religiosi che puntano sul baracconesco, questo è sottile ed intrigante. Guardalo e fammi sapere!

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  3. Ho apprezzato tantissimo la prima parte, per nulla l'ultima.
    In generale, un buon horror, anche se dati premi e menzioni mi aspettavo molto di più.
    A tratti, mi è sembrato più un mediometraggio incompiuto che un film.

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    1. Io invece ho adorato anche la parte finale, con la vita di Maud che diventa sempre più allucinata. Per essere un'opera di esordio è davvero elegantissima.

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  4. L'ho visto oggi.film veramente interessante,mi è piaciuto molto,anche la fine!!!

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