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martedì 8 marzo 2022

Seance (2021)

E' uscito al cinema la settimana scorsa, con quasi un anno di ritardo, Seance (non fatemi scrivere lo sciocco sottotitolo italiano, dai), diretto e sceneggiato nel 2021 dal regista Simon Barrett.


Trama: dopo uno scherzo a tema "spiritico", una ragazza muore in circostanze misteriose all'interno di un collegio femminile, dopodiché le ragazze coinvolte subiscono, a turno, incidenti mortali...


Mi aspettavo molto da questo Seance, non so nemmeno io perché, e purtroppo, come spesso accade, "da grandi aspettative derivano grandi diludendo" (semicit.). Un momento, sono ingiusta, perché Seance non è un grande diludendo, affatto, però è più debole di quanto mi sarei aspettata. La trama è tipica di un certo genere di horror adolescenziale che andava di moda negli anni '90, un mix di Scream/Urban Legend e anche un po' Mean Girls nella misura in cui, anche all'interno di un college esclusivo femminile, le bitches la fanno sempre da padrone. Peccato per le bitches in questione, già vessate da qualcosa che minaccia di ucciderle tutte a turno, trovarsi davanti la tostissima Camille, l'ultima arrivata per nulla disposta a farsela (e farsi) menare; costretta a dormire nella stessa stanza di una ragazza morta in circostanze misteriose, Camille si ritrova chiusa tra quattro, elegantissime mura, e deve cercare di capire chi stia ammazzando le sue "simpaticissime" compagne di college e perché, mentre queste ultime non trovano di meglio da fare che stuzzicare gli spiriti con scherzi di cattivo gusto o tavolette ouija improvvisate. La minaccia sospesa a mo' di spada di Damocle sulla capoccia di Camille e soci è ambigua e non meglio definita, perché il regista e sceneggiatore gioca di suggestioni senza scoprire subito tutte le carte, e ciò contribuisce ad aumentare il senso di claustrofobica tensione che è il punto di forza di Seance ma anche la sua debolezza.


A mio avviso, infatti, Seance gioca un po' troppo d'atmosfera e di approfondimento, rallentando spesso il ritmo del film. Barrett, bontà sua, si impegna a scavare nell'animo non solo della protagonista, ma anche di alcune comprimarie, purtroppo queste ultime non sono granché interessanti e il risultato è che la mente a un certo punto tende a vagare; altro piccolo ma non trascurabile problema di Seance è che non sempre Barrett riesce a tenere in equilibrio i vari registi della storia, col risultato di avere un finale sì d'effetto, ma forse un po' "sgonfiato" rispetto a quelle che sembravano essere le ambizioni generali dell'opera. D'altro canto, Seance è pieno di aspetti comunque positivi. L'interpretazione di Suki Waterhouse e di prim'ordine e la sua Camille meriterebbe un'altra chance di comparire sullo schermo, perché è un personaggio molto interessante, e alcune sequenze di Seance sono davvero belle ed evocative, oltre che inquietanti. Il regista, inoltre, riesce ad utilizzare al meglio gli ambienti tipici di un college esclusivo ed antico, sfruttando stilemi da ghost story che arrivano a coinvolgere anche il meteo, visto che le povere ragazze protagoniste vengono talvolta costrette ad uscire fuori sotto poetici ma freddissimi fiocchi di neve che rendono il luogo ancora più isolato. In conclusione, anche se non mi ha entusiasmata quanto avrei voluto, sono contenta di aver visto Seance e, se vi piace il genere, non posso che consigliarvelo.


Del regista e sceneggiatore Simon Barrett ho già parlato QUI mentre Suki Waterhouse, che interpreta Camille Meadows, la trovate QUA

Madisen Beaty interpreta Bethany. Americana, ha partecipato a film come Il curioso caso di Benjamin Button, The Master, The Clovehitch Killer e C'era una volta a ... Hollywood. Ha 27 anni e film in uscita. 







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