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mercoledì 8 febbraio 2023

Nanny (2022)

Consigliata dall'amica Silvia, ho recuperato su Prime Video il film Nanny, diretto e sceneggiato dalla regista Nikyatu Jusu.


Trama: Aisha è un'immigrata che lavora per buona parte della giornata come babysitter per una famiglia facoltosa, così da consentire al figlioletto, rimasto in patria, di raggiungerla. A un certo punto, però, Aisha comincia a venire perseguitata da inquietanti presenze...


Un avviso agli sparuti naviganti, così non vi create false aspettative com'è successo a me. Nanny viene definito thriller sovrannaturale ma è un prodotto atipico, che di thriller ha davvero poco o nulla; ci sono alcune sequenze perturbanti, legate al folklore della terra da cui proviene la protagonista, il Senegal, spunti assai interessanti che (per quanto mi riguarda, ovviamente) la regista e sceneggiatrice avrebbe potuto approfondire di più, ma fungono quasi da corollario per una storia profondamente ancorata alla realtà. E quest'ultima, neanche a dirlo, è orribile e fa più paura, oltre che più male, di qualunque racconto horror. Preso atto, dunque, del fatto che Nanny è uno slow burn che potrebbe non piacere a buona parte degli amanti del cinema "di paura", parliamone un pochino. L'opera prima di Nikyatu Jusu si focalizza sul personaggio di Aisha, giovane immigrata senegalese senza documenti, che lavora a New York presso una facoltosa famiglia di minchioni. Uso questo aggettivo non a caso, perché non saprei come  altro definire Alison e il marito, la tipica coppia che ha messo al mondo una figlia tanto per, ognuno dei due concentrato a vivere la propria esistenza di successo e a imporre agli altri (bambina compresa) le proprie stressanti imposizioni e convinzioni, con una superficialità inenarrabile; Aisha, poverella, sopporta, perché i due minchioni hanno i soldi che le servono per portare a New York il figlioletto che non vede da un anno, rimasto in Senegal con la sorella. Col piccolo, ovviamente, i rapporti si stanno sfilacciando, perché per un bambino di sei anni il tempo scorre molto diversamente rispetto a un adulto, di conseguenza Aisha è una giovane donna sofferente, lontana dalla famiglia e dagli amici, persa in un Paese che la tratta con diffidenza, costretta a fare più ore dell'orologio per ottenere una felicità che i suoi datori di lavoro danno per scontata al punto da non farci nemmeno più caso. Logico che qualcosa, a un certo punto, in Aisha si rompa.


La particolarità di Nanny, tuttavia, non è la progressiva deriva psicotica della protagonista, come ci si potrebbe aspettare in questo genere di film. Le presenze che arrivano a perseguitare Aisha nel momento in cui il controllo della sua vita comincia a sfuggirle di mano sono, come detto in uno dei dialoghi, "né buone né cattive", nonostante diventino sempre più insistenti; Anansi e le sirene veicolano un messaggio ben preciso e fungono da contatto con un mondo da cui Aisha rischia di staccarsi pur non volendo, ma più il terrore nel cuore della protagonista aumenta, più si affermano la sua freddezza e determinazione, per non parlare della (giusta) rabbia, almeno fino a un angosciante punto di rottura che mi ha lasciata più sconvolta di mille jump scares. La regia e la sceneggiatura di Nikyatu Jusu danno proprio l'idea di un mondo altro, sempre presente anche in un Paese lontano dove le divinità ancestrali sono state dimenticate, sacrificate a un dio denaro implacabile che costringe le persone a fare scelte tristissime per amore, e l'interpretazione di Anna Diop conferisce ulteriore potenza al messaggio veicolato dalla regista. L'attrice, americana di origine senegalese, ha una bellezza incredibile e interpreta Aisha donandole un misto di forza e delicatezza semplicemente perfette. Si potrebbe dire che la Diop regge da sola l'intero film, in realtà il resto del cast trae forza dalla sua e si vanno a creare delle alchimie perfette, sia in negativo (sfido chiunque a non voler strangolare i genitori della pargoletta, una con le sue crisi di nervi e l'altro col suo finto cosmopolitismo) sia in positivo, col dolcissimo Malik e la sua interessante nonna, due personaggi di cui, onestamente, avrei voluto venisse maggiormente approfondito il background. Nanny non è film perfetto, soprattutto per quanto riguarda una sceneggiatura che, a tratti, perde ritmo e va un po' fuori fuoco, ma alcune sequenze sono splendide e, per essere un'opera prima, fa davvero ben sperare per i futuri lavori della regista. Dategli una chance e fatemi sapere che ne pensate! 


Di Michelle Monaghan, che interpreta Amy, ho già parlato QUI.

Nikyatu Jusu è la regista e sceneggiatrice della pellicola. Americana, è al suo primo lungometraggio ed è anche produttrice. 


Anna Diop, che interpreta Aisha, aveva già partecipato al film Noi. Se Nanny vi fosse piaciuto recuperate His House. ENJOY!


4 commenti:

  1. Ho visto questo film la scorsa settimana su Netflix, se non ricordo male. L'ho scelto proprio perché adoro gli horror e i thriller, ma mi sono annoiata a morte.
    Mi è sembrato una supercazzola, per tutto il tempo e ho rischiato di addormentarmi a più riprese.
    Perdonami, ma per me, da uno a dieci, merita al più un tre.
    Bocciatissimo.

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    1. Diciamo che non è proprio dinamicissimo, ecco. Dipende forse da quanto, in quel momento, si ha voglia di lasciarsi prendere dall'atmosfera. Effettivamente ho letto recensioni che lo stroncano, altre che lo adorano. Io sto nel mezzo.

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