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venerdì 17 febbraio 2023

Tár (2022)

E' uscito qualche giorno fa, con una distribuzione abbastanza pietosa, Tár, diretto e sceneggiato nel 2022 dal regista Todd Field e candidato a 6 premi Oscar (Miglior Attrice Protagonista, Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura Originale, Miglior Fotografia e Miglior Montaggio).


Trama: Lydia Tár è una famosissima direttrice d'orchestra all'apice del successo. Alcuni scandali e reiterate accuse di favoritismi, tuttavia, fanno tramontare la sua stella...


A dimostrazione di quanto poco mi informi sui film prima di guardarli, ero straconvinta che Tár fosse la biografia di una direttrice d'orchestra realmente esistita e ancora vivente. La prima ora del film di Todd Field, in effetti, non è riuscita a dissuadermi, in quanto è strutturata come un documentario (fotografato e diretto con tutti i crismi ed eleganza innaturale, ma pur sempre un documentario) sulla vita di questa donna straordinaria e raffinatissima, che con piglio grintoso e deciso passa le sue giornate tra interviste, prove di registrazione, importanti decisioni legate alla gestione della Filarmonica di Berlino e mille altri impegni snocciolati attraverso dialoghi talmente dettagliati e legati a termini tecnici che per buona parte del tempo ho fatto fatica a seguirli. Anzi, per la prima ora ho fatto proprio fatica a seguire il film, a farmi coinvolgere dalla storia raccontata, in quanto, di fatto, questo tempo viene utilizzato "solo" per introdurre il personaggio di Tár e l'ambiente in cui vive. La storia comincia a muovere i primi, piccoli passi, nel momento in cui un'altra direttrice d'orchestra si suicida lasciando intendere che il motivo della sua decisione sia proprio il comportamento scorretto della Tár, ed è qui che mi sono effettivamente venuti dei dubbi relativamente alla natura biografica dell'opera, perché la rappresentazione di una potenziale indagata per istigazione all'omicidio era anche troppo "personale" e distante dai canoni della crime fiction. Spoiler alert: Tár NON è un film biografico, l'avrete capito tutti, e, a dimostrazione di quanto non sia mai contenta, una volta scoperto l'arcano mi è dispiaciuto che non lo fosse, in quanto, nonostante l'impegno profuso da tutti i coinvolti per creare un personaggio e un mondo così tanto verosimili da trarre in inganno, non sono riuscita comunque a farmi coinvolgere dalla progressiva caduta dall'Olimpo di Lydia Tár. O, meglio, di sicuro il film è diventato molto più interessante, perché se non altro hanno cominciato ad evidenziarsi le crepe e le imperfezioni della protagonista, tuttavia non sono riuscita ad empatizzare con quest'ultima nonostante l'innegabile bravura di Cate Blanchett.


L'attrice australiana offre l'interpretazione strepitosa di una donna ossessionata dal potere e dall'amore per se stessa, di una persona che si sforza in ogni momento di veglia di indossare una maschera di cultura, fascino e carisma, negando la propria fragilità e le proprie radici, che ovviamente arrivano, assieme ai peccati, a tormentarne le notti allontanandola da quello che dovrebbe essere l'unico motivo della sua esistenza: la musica. La musica, in Tár, si fa status symbol, è raro che veicoli emozioni e, quando lo fa, sono emozioni da cui la protagonista tenta di scappare o che non riesce a gestire e forse è per questo, paradossalmente, che non ricordo una sola nota della colonna sonora di Hildur Guðnadóttir, compositrice che solitamente riesce a toccare le corde del mio animo. In tutto questo, lungi da me definire Tár un brutto film, perché oggettivamente non gli manca nulla ed è, in primis, curatissimo sia a livello di sceneggiatura (io posso non essermi granché emozionata ma indubbiamente scava a fondo nella psiche della protagonista ed è perfetta nel rappresentare come quest'ultima si rapporta col mondo che la circonda, a cominciare dagli affetti) che di regia, quest'ultima impreziosita da una splendida fotografia che rende le immagini ancora più nitide; in più, ha vinto una marea di premi e non si contano le candidature, per non parlare del fatto che Martin Scorsese ha dichiarato addirittura che la visione di Tár riesce a spazzare via le nubi e a far tornare il sole. Tuttavia, nonostante questo, a me è sembrato che la vera forza di Tár risiedesse essenzialmente in Cate Blanchett e che, senza la sua nervosa, dolorosissima interpretazione, del film sarebbe rimasto ben poco da ricordare. Sono una capra, che volete farci. D'altronde, mi chiamo Erica Bolla, mica Henrietta Boullet. 


Di Cate Blanchett (Lydia Tár) e Mark Strong (Eliot Kaplan) ho parlato ai rispettivi link. 

Todd Field è il regista e sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto film come In the Bedroom e Little Children. Anche attore, produttore e compositore, ha 59 anni.


Noémie Merlant
interpreta Francesca Lentini. Francese, ha partecipato a film come Ritratto della giovane in fiamme e Jumbo. Anche regista, sceneggiatrice e produttrice, ha 35 anni e tre film in uscita. 


Se Tár vi fosse piaciuto recuperate Whiplash. ENJOY!

6 commenti:

  1. Condivido: la Blanchett è straordinaria (terzo Oscar già in vista) però si "mangia" il film... che artisticamente vale poco al netto della sua interpretazione.

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    1. Beh, l'Oscar se lo meriterebbe tutto ma non capisco l'entusiasmo che ha circondato il film al di là dell'interpretazione dell'attrice. Mi sento meno sola.

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  2. l'ho visto anche io, e devo dire che mi è piaciuto molto, dovrei parlarne a breve anche dalle mie parti, cavolo Cate Blanchette è davvero brava, ha talento da vendere questa attrice ^^

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  3. caspita, che rece... complimenti. sinceramente non mi appassiona la vicenda, non so dirti perché ma "a pelle" è così.

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    1. Grazie mille! Io invece sono partita molto interessata, per poi raffreddarmi, quasi il film mi avesse voluta "respingere". Peccato.

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