Pagine

mercoledì 23 agosto 2023

Marry My Dead Body (2022)

Era un titolo che puntavo già dal Far East Film Festival, che purtroppo quest'anno ho perso anche nella versione online, quindi quando è arrivato su Netflix l'ho recuperato abbastanza velocemente per i miei standard. Sto parlando di Marry My Dead Body (關於我和鬼變成家人的那件事), diretto e co-sceneggiato nel 2022 dal regista Cheng Wei-hao.


Trama: un poliziotto raccoglie per caso una busta rossa da terra e si ritrova sposato con un ragazzo gay, morto per un incidente stradale. La strana coppia si ritroverà a dovere sopportare una convivenza forzata e ad indagare non solo sull'incidente ma anche su un boss della droga.


Non scrivo da due settimane, anche se dalla programmazione non si direbbe, e ho qualche problemino di schiena/spalle, quindi non so cosa uscirà da questo post su Marry My Dead Body, perdonatemi se sarò più raffazzonata del solito. Il film è una simpatica commedia con sfumature poliziesche e sentimentali, solo vagamente horror, che racconta, come da titolo originale, di come il poliziotto omofobo Wu Ming-han riesca a creare una sorta di famiglia col fantasma del giovane Mao Mao, ragazzo omosessuale morto investito da una macchina. I due sono particolarmente incompatibili, non solo perché uno è vivo e l'altro è morto, ma soprattutto perché Wu Ming-han è un lupo solitario che pensa solo alla carriera e ha atteggiamenti improponibili sia nei confronti del collega gay che della collega donna, mentre Mao Mao è un ragazzino che, comprensibilmente, non vede più in là della sua situazione sfortunata ed è condizionato da tutti i pregiudizi di cui era oggetto in vita. Il rapporto tra i due si evolverà nel corso di una storia che intreccia molteplici stili e punti di vista, sfruttando una sottotrama a base di imprendibili narcotrafficanti e corruzione per consegnare allo spettatore un messaggio di tolleranza e dialogo; nei momenti più commoventi (sul finale consiglio di armarsi di fazzoletti) Marry My Dead Body parla del coraggio necessario per abbattere non solo le barriere tra persone completamente diverse, ma anche quelle che ci creiamo da soli per infantile egoismo oppure, paradossalmente, per tenere lontani gli altri a causa del troppo amore che proviamo per loro. 


Come molti film asiatici, Marry My Dead Body unisce momenti di stupidera esilarante a situazioni di una tristezza inenarrabile, quindi a livello di trama non mi è dispiaciuto, anche se forse è un po' troppo lungo e a rischio di qualche tempo morto che, a mio avviso, si poteva evitare. Quello in cui il film è un po' carente è invece l'aspetto realizzativo. L'ingerenza della computer graphic si avverte fortissima non solo in qualche sfondo troppo finto e colorato per essere vero, ma soprattutto durante un paio di inseguimenti in macchina che feriscono gli occhi per quanto sembrano usciti da un (brutto) videogame, inoltre l'utilizzo di effetti digitali non giova ai pochi momenti "horror", che sarebbero stati migliori ricorrendo a qualcosa di più artigianale. Mi ha lasciata abbastanza freddina anche l'attore Greg Hsu, che interpreta Wu Ming-han e che ho trovato spesso totalmente inespressivo o fuori parte; i momenti davvero drammatici li regge bene, forse meglio del pur tenerissimo Austin Lin, ma quando servirebbe qualcosa di più giocoso o "duro", l'impressione è quella di avere davanti un pupazzo. Un'altra cosa che mi ha lasciata un po' perplessa è la caratterizzazione degli omosessuali presenti nel film. Taiwan ha reso legale il matrimonio tra persone dello stesso sesso già nel 2019, quindi mi sarei aspettata un po' più di cura nella rappresentazione di Mao Mao, invece troppo spesso il co-protagonista è connotato come una checca isterica dalle reazioni esageratissime e caricaturali. Ciò non inficia il mio generale giudizio positivo sul simpatico e poco impegnativo Marry My Dead Body ma, a mio parere, è uno scivolone che si poteva evitare.

Wei-Hao Cheng è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Taiwanese, ha diretto un altro film presente su Netflix, The Soul. Ha 39 anni.



Nessun commento:

Posta un commento