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martedì 12 marzo 2024

Il labirinto del fauno (2006)

La Challenge HorrorX52 questa volta mi ha dà una gioia immensa. Seguendo la regola "HORRORx52 REWIND. A film someone watched from 2021's rules", oggi parlerò di Il labirinto del fauno (El laberinto del fauno), diretto e sceneggiato nel 2006 dal regista Guillermo del Toro e vincitore di tre premi Oscar: Migliore Fotografia, Miglior Scenografia e Miglior Trucco.


Trama: nella Spagna del 1944, Sofia e la madre Carmen si trasferiscono in una zona montuosa, nel quartier generale dello spietato colonnello Vidal, padre del bambino che la donna porta in grembo. Lì, Sofia viene avvicinata da un fauno, che le rivela di essere la reincarnazione di Moanna, figlia del Re del mondo sotterraneo, e la sottopone a tre difficili prove...


Non so dire perché fossi convinta di avere già visto Il labirinto del fauno ma, a mano a mano che il film andava avanti, mi sono resa conto che o avevo sognato o l'ho sempre confuso con qualche altro titolo. Poco danno, meglio tardi che mai: ci sono capolavori senza tempo e Il labirinto del fauno è uno di quelli, una pellicola splendida con tanti di quei livelli di lettura e capace di veicolare così tante emozioni che una visione non basterà di sicuro. Guillermo del Toro parte dalla rappresentazione di un periodo storico terribile (la guerra civile spagnola verso la fine della Seconda Guerra Mondiale) e la intreccia con una fiaba nera, utilizzando due registri apparentemente diversissimi che si uniscono sotto lo sguardo innocente e sognatore della piccola Sofia. Quest'ultima è una ragazzina che adora leggere, soprattutto fiabe e leggende, e nella sua giovane vita ha già dovuto subire l'orrore della morte del padre e lo shock di essere costretta ad andare a vivere con la madre incinta nel quartier generale del suo nuovo marito, il violento colonnello Vidal. Sul confine temporale che separa l'infanzia dall'adolescenza, Sofia viene a scoprire da una creatura fantastica, un Fauno, la propria natura di principessa perduta del mondo sotterraneo, e mentre attorno a lei la realtà si fa sempre più tragica e complessa (all'interno del quartier generale la domestica Mercedes affronta i pericoli di essere una spia della resistenza, la gravidanza di Carmen è difficile e rischia di compromettere irreparabilmente la salute della donna, Vidal non ha un briciolo di affetto per Sofia o per sua madre), le prove imposte dal Fauno perché Sofia possa tornare nel suo regno, per quanto difficili, sono fiabesche e lineari, per l'appunto. 


Sembrerebbe quasi che la protagonista si rifugi in un mondo di fantasia per venire a patti con le brutture che la circondano, ma in realtà Guillermo Del Toro sta molto attento a non prendere mai una posizione definitiva sulla questione, e a lasciare l'interpretazione allo spettatore, perché questo dualismo è solo la punta dell'iceberg de Il labirinto del fauno. Il film, infatti, parla soprattutto del coraggio necessario per fare la cosa giusta, per disobbedire di fronte ad imposizioni irragionevoli (Sofia, nel suo piccolo, disobbedisce alle chiare istruzioni del Fauno, una volta "egoisticamente", in virtù della natura ingiusta del divieto, la seconda volta per amore di chi non ha modo di difendersi) e dannose per gli altri, per affrontare persino la morte se l'alternativa è un'esistenza vissuta nella paura e nel disgusto di noi stessi; il commoventissimo finale, in particolare, sottolinea come il male e la tirannia possano essere cancellati con un colpo di spugna, condannati all'oblio perpetuo dopo tanta sofferenza, mentre un'esistenza coraggiosa e virtuosa assicura l'immortalità nel ricordo e nell'amore, con valori positivi portati avanti da chi resta, pur col cuore spezzato. In questo, Il labirinto del fauno è lapalissiano, oltre che assai più potente di altre pellicole che veicolano messaggi simili in maniera trattenuta. Benché la protagonista sia una bambina, infatti, Del Toro non nasconde allo spettatore la spietatezza della guerra e della tirannia. Allo stesso modo, il mondo di fantasia abitato dal Fauno è pieno di creature orribili e sanguinarie, in grado di rendere inospitale un regno "dove la bugia, il dolore, non hanno significato", e l'atmosfera del film risulta, pertanto, costantemente impregnata di inquietudine e un senso di tremenda ineluttabilità.


Nonostante questo, le immagini del film sono splendide. Le scenografie, giustamente premiate con un Oscar, arricchiscono la vicenda di personalità e ciò non vale solo per la bellezza del labirinto del titolo o dei dettagliatissimi ambienti del mondo sotterraneo (in primis l'antro del Pale Man), che sembrano usciti dritti da una fiaba, ma anche per la cantina in cui Vidal passa buona parte del suo tempo, in cui ogni aspetto, anche il più insignificante, è fondamentale per delineare la personalità dell'uomo. Inoltre, nonostante siano passati quasi vent'anni, le creature risultano non solo naturalissime, ma hanno un character design talmente iconico che è impossibile dimenticarle. Doug Jones, che interpreta sia il Fauno che il Pale Man, ci mette del suo grazie ad una fisicità e una mimica impareggiabili, ma buona parte del merito va agli artisti del make-up che hanno realizzato alla perfezione le fantasie di Del Toro (nel bene e nel male, ovvio. Il Pale Man è un incubo spaventosissimo!). Per quanto riguarda gli attori, Vidal è un personaggio talmente abietto che viene da chiedersi come abbia fatto Sergi López a non sentirsi male durante le riprese e a portare a casa una performance così agghiacciante; per contrasto, il mio cuore è volato non solo alla piccola, bravissima Ivana Baquero, ma soprattutto a chi cerca di arginare la malvagità del colonnello, come l'affascinante Maribel Verdù e il dolcissimo Dottor Ferreiro di Álex Angulo, un personaggio, quest'ultimo, che cresce mano a mano che la pellicola prosegue. Ci sarebbero altre mille cose da dire su Il labirinto del fauno ma è bene scoprirle guardando il film, tenendo ovviamente a portata di mano un pacchetto di fazzoletti perché, come succede con tutte le migliori pellicole di Del Toro, il vostro cuore verrà preso e fatto in tanti piccoli pezzetti. Per tanta bellezza ne vale la pena, ma che dolore!


Del regista e sceneggiatore Guillermo Del Toro ho già parlato QUI. Maribel Verdú (Mercedes), Doug Jones (Fauno / Pale Man) e Álex Angulo (Dottor Ferreiro) li trovate invece ai rispettivi link.


Se Il labirinto del fauno vi fosse piaciuto recuperate PinocchioLa forma dell'acqua, La spina del diavolo e Labyrinth. ENJOY!! 


14 commenti:

  1. Un film sorprendente e straordinario, non c'è nient'altro da dire :)

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    1. Ce ne sarebbero di cose da dire, ma non ho la capacità!

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  2. Mamma mia che film immenso, nella sua semplicità ❤️ ogni volta che lo rivedo è una magia (per quanto nerissima).
    Tra l'altro, il dottore è protagonista della mia scena preferita, per quanto sceglierne solo una sia difficilissimo.

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    1. Qual è la tua scena preferita?

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    2. "Perché l'ha fatto?"
      "Perché obbedire, così, senza pensare, è tipico di uomini come lei."

      I brividi.

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    3. Sì, lì è esploso il cuore anche a me.

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  3. Rivisto prima di Natale, trovo sia importanta che il fantastico e l'immaginario siano da preferire ai fascisti, detto questo Guillermone al suo meglio, gli si vuole bene ;-) Cheers

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    1. Ma questo non bisognerebbe nemmeno sottolinearlo, in una società migliore!

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  4. da qualche tempo non passavo da qui, e' il film con il quale ho scoperto DEL TORO, pellicola che insieme a LA SPINA DEL DIAVOLO forma un dittico imperdibile fantastico/politico sulla spagna franchista. Ne approfitto per salutare te e l'amico CASSIDY che e' ritornato alla grande. OTTIMO POST

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    1. Grazie per essere passato e per i complimenti. Torna più spesso!

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  5. Un bel film, ben poco da dire, soprattutto a Guillermo poi non gli si può dir niente ;)

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  6. Anche io devo ancora recuperarlo, ma non ho mai la sprinta
    poi alcuni dei mostri (come l'iconica scena del mostro del banchetto) mi fanno ansia 😅

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    1. E' talmente intelligente e poetico che l'ansia scende in secondo piano, te lo garantisco!

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