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martedì 22 febbraio 2011

Il discorso del Re (2011)

Tutti gli anni arriva la notte degli Oscar e come ogni anno io arrivo alla fatidica data senza aver visto il 90% dei film in concorso. Quest’anno ho deciso di invertire la tendenza, soprattutto dopo aver sentito parlare benissimo de Il discorso del re (The King’s Speech), che nella mia città è stato passato in sordina per un paio di giorni. Il film, diretto dal regista Tom Hooper, è indubbiamente una piccola perla.

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La trama è basata sulla vera storia del re Giorgio VI, padre dell’attuale regina Elisabetta II, salito al trono negli anni della seconda guerra mondiale, dopo l’abdicazione del frivolo fratello. Affetto sin dall’infanzia da un’imbarazzante forma di balbuzie, il re deve fare i conti con i discorsi ufficiali da trasmettere via radio, e cerca così l’aiuto di un logopedista esperto, l’australiano Logue, con il quale intesse una difficile ed importante amicizia…

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Il discorso del re parte da un tema potenzialmente noioso e quasi ridicolo, la storia vera di un re balbuziente, e lo trasforma in un meraviglioso film capace di divertire, far riflettere e anche emozionare. Il “trucco”, se così si può chiamare, è quello di mostrarci un re assolutamente umano ed imperfetto, che soffre del suo difetto e che si sente schiacciato da doveri ed oneri assai difficili da sopportare per un uomo fondamentalmente semplice ed innamorato della sua patria . E il “trucco” funziona ancora di più per l’assoluto realismo con cui viene rappresentato Giorgio VI e la sua relazione con il particolare Logue. Il regista avrebbe potuto scegliere di dare un taglio più “comico” alla vicenda, calcando la mano sulle bizzarrie di Logue che ci vengono mostrate all’inizio; invece Hopper sceglie di focalizzare, e giustamente, l’attenzione su Giorgio VI e sullo strano legame che si crea tra i due, e che cambia quando Bertie, come viene confidenzialmente chiamato il monarca, diventa re. Quest’ultimo non è affatto un uomo simpatico, è complessato, compassato, inevitabilmente tradizionalista e persino diffidente, ciononostante lo spettatore si ritrova a tifare per lui, riconoscendone la fondamentale bontà e mettendosi nei suoi panni, arrivando a “temere” ciò che il regista subdolamente ci mostra con pochi fotogrammi ben mirati: l’occhio rosso e lampeggiante che segnala l’imminente messa in onda della trasmissione radiofonica, lo sguardo austero dei quadri che ritraggono gli antichi re, tradizionalmente fieri e carismatici, l’altro sguardo, quello perplesso e rassegnato, dei sudditi che si trovano davanti questo strano re balbuziente, schiacciato dalla guerra e dal confronto con i grandi del passato. Al momento del discorso finale, credetemi, sono rimasta con il fiato sospeso come non mi succedeva da tempo e sussurravo tra me “Vai, Bertie! Vai, cavolo!!”.

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La maggior parte del merito va soprattutto agli splendidi attori. Colin Firth è perfetto, non ci sono altre parole per descriverlo. Non ho idea di come sia risultato il doppiaggio italiano e, francamente, non lo voglio nemmeno sapere, ma quest’uomo riesce a fare sentire il “click” della gola che si chiude e gli impedisce di parlare, lo sforzo di spremere due parole in croce… a vederlo provavo davvero pena. Non credo sia facile interpretare un personaggio così senza uscire dalle righe e trasformarlo in una macchietta, ma Firth ce la fa, grazie ad un’interpretazione quasi sottotono e modesta che, a tratti, esplode negli scatti d’ira ai quali è soggetto il collerico e frustrato Bertie. A fargli da degna “spalla” ci sono Geoffrey Rush ed Helena Bonham Carter. Se vogliamo parlare di interpretazioni sottotono, per come sono abituata io a vedere questi due grandissimi attori mangiarsi il resto dei personaggi anche quando non sono protagonisti, fa quasi effetto vedere la Bonham Carter trasformata in una robusta e sbrigativa donnina, dolce e pratico sostegno del marito, e Geoffrey Rush nei panni di un pacato e abile specialista, dotato della pazienza di un santo anche quando Bertie perde la calma. Le immagini finali, dove l’aplomb inglese e l’etichetta di Corte trionfano anche davanti alla gioia, all’amicizia e alla gratitudine, sono l’esempio più emblematico di queste tre meravigliose interpretazioni. In due parole, Il discorso del re è un film che sicuramente dovrete faticosamente cercare nei meandri dei cinema d’essai italiani, ma per una volta vale veramente la pena evitare i multisala incompetenti: non ve ne pentirete.

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Parecchi gli attori già nominati nel mio modestissimo blog. Di Colin Firth, che interpreta Giorgio VI, ho già parlato qui; Geoffrey Rush invece, che interpreta Lionel Logue, è stato nominato in questo vecchissimo post. Qua trovate parecchi post dedicati ad Helena Bonham Carter, ormai presenza fissa del Bollalmanacco, che nel film interpreta la Regina madre, moglie del Re Giorgio. Di Derek Jacobi, ossia l’Arcivescovo Lang, ho parlato qui, ed infine Timothy Spall, che per una volta recita nei panni di un personaggio “buono”, Winston Churchill (personaggio che ha anche “doppiato” in un cartone animato inedito in Italia, Jackboots on Whitehall, del 2010), lo trovate qui.

Tom Hooper è il regista del film. Ammetto che Il discorso del re è l’unico film che io abbia mai sentito nominare di questo regista inglese, che si è fatto le ossa soprattutto in serie televisive. Anche sceneggiatore e produttore, ha 39 anni.

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Michael Gambon interpreta il re Giorgio V. Attualmente sicuramente meglio conosciuto per il suo ruolo di Albus Silente a partire da Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban (il terzo episodio della serie, prima ad interpretare il preside di Hogwards era Richard Harris), lo ricordo per altri film come Toys – Giocattoli, Mary Reilly, Il mistero di Sleepy Hollow, Gosford Park, Le avventure acquatiche di Steve Zissou, Harry Potter e il calice di fuoco, The Omen, Harry Potter e l’Ordine della Fenice, Harry Potter e il principe mezzosangue e Harry Potter e i doni della morte. Ha lavorato anche per la tv, in serie come Maigret, lo splendido Angels in America e Doctor Who. Irlandese, ha 71 anni e quattro film in uscita, tra cui, la seconda parte di Harry Potter e i doni della morte.

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Guy Pearce interpreta Edoardo VIII. Originario dell’Inghilterra ma naturalizzato Australiano (lo si può capire dalle partecipazioni alle “mitiche” soap della terra dei canguri, ovvero Home and Away  e Neighbours), lo ricordo per film come Priscilla la regina del deserto, il bellissimo L.A. Confidential e l’altrettanto bello L’insaziabile. Ha 44 anni e sei film in uscita.

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Il discorso del re ha ottenuto ben 12 nomination agli Oscar di quest’anno, tra cui le più importanti: miglior film, miglior attore protagonista, miglior attore non protagonista (Geoffrey Rush), migliore attrice non protagonista (Helena Bonham Carter), miglior regia, miglior sceneggiatura. Inutile dire che spero si porti a casa almeno uno di questi premi principali e che tifo spudoratamente per Colin Firth, mentre come miglior film mi andrebbe bene anche se vincesse il bellissimo Inception. Shame (nel senso di scemo…) on Paul Bettany, a cui era stato offerto il ruolo del protagonista e lo ha rifiutato. Immagino che ora si starà mangiando le mani, ma sono affari suoi. Nota di merito invece allo sceneggiatore del film, David Seidler, che ha rispettato il desiderio della Regina Madre e ha scritto la sceneggiatura dopo la sua morte, per non risvegliare in lei ricordi troppo dolorosi. E ora vi lascio al trailer originale... ascoltate bene, prima ancora di vedere!! ENJOY!

4 commenti:

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  2. Il trailer mi incuriosì ma senza eccessivo trasporto.. poi ho visto come ti ha stregato e non potevo esimermi dal vederlo... non ne sono rimasto deluso *_*

    Tralasciando la curiosità per qualcosa di così caratteristico ma anche storicamente reale, ho apprezzato la scelta del cast, molto azzeccato e la sagacia di questo re sagace : P

    riguardo le prestazioni sottotono... beh, direi siano principalmente dovute ai ruoli di Helena Bonham Carter e Geoffrey Rush, che certo nei film di Tim Burton la prima e nella saga di Pirati dei Caraibi il secondo, erano tutt'altra storia XD
    però non mi è dispiaciuto vederli anche così... Colin Firth poi non l'ho mai gradito più di tanto, ma a questo giro mi son dovuto ricredere u.u

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  3. L'ho dovuto vedere obbligatoriamente per la presenza di Colin Firth,di Geoffrey Rush e della mia amata Helena.
    E' un film stupendo,l'avrò visto almeno 4 volte e lo rivedrei fino alla nausea.
    Pure a mio padre è piaciuto,e questa è la prova che sia un film fatto davvero bene.

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    1. Anche io conosco parecchia gente "insospettabile" a cui è piaciuto, ciò dimostra quanto sia fatto bene ^^

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