Trama: Nell'anno mille, due mercenari alla ricerca della "polvere nera" arrivano fino alla Grande Muraglia cinese, dove un'armata cerca di contrastare l'attacco di mostri ancestrali proteggendo così la capitale del regno.
Non so effettivamente se riuscirò a raggiungere i due paragrafi standard di post ma proviamoci. Non è che The Great Wall non mi sia piaciuto però posso definirlo al massimo carino e, in verità, più ci penso più gli trovo dei difetti, anche perché sulla pellicola c'è veramente poco da dire. Innanzitutto, a livello di trama, ci troviamo davanti ad una leggenda, un racconto di mostri e combattenti, di mercenari che cercano di recuperare un senso dell'onore ormai perduto così come la fiducia nel prossimo e di altri mercenari che invece, giustamente, vogliono solo i soldi. C'è una condanna all'avidità umana, esemplificata dal desiderio di possedere la fantomatica "polvere nera" cinese, veicolo di morte e distruzione che l'uomo farebbe meglio a non conoscere neppure, quindi, in parallelo, corre anche un messaggio pacifista che all'interno di un blockbuster sta sempre bene. I personaggi sono tagliati con l'accetta ma non potrebbe essere altrimenti visto che la storia è stata scritta, tra gli altri, da quel Max Brooks che già ci aveva "regalato" lo script di World War Z, quindi se vi sembrerà di avere un senso di déja vu guardando The Great Wall sappiate che è normale; là c'erano gli zombi, qui i mostruosi Tao Tei, esseri alieni evocati dalla già citata avidità umana che si manifestano ogni sessant'anni, a contrastarli c'è un bel muro alto (come quello che proteggeva Gerusalemme in World Ward Z) e un manipolo di eroi modellati in base alle regole auree del genere sentai, almeno per quel che riguarda la gamma di colori, sui quali poi tornerò. In tutto questo, gli sceneggiatori sono anche riusciti ad infilare lo scontro culturale tra occidente e oriente, esemplificato nella figura di William, mercenario che nel giro di mezz'ora passa dall'essere ladro senza scrupoli ad eroe grazie al bel faccino di una badassissima comandante cinese che vola leggiadra come una gru affondando lance appuntite nelle gobbe dei Tao Tei. Insomma, come blockbuster avventuroso ci sta, così come la visione disimpegnata... il problema è che alla regia non c'è proprio l'ultimo degli strepponi.
Fa un po' strano che dietro la macchina da presa di questa co-produzione cinoamericana ci sia lo stesso regista di Lanterne rosse, Hero e La foresta dei pugnali volanti. Prendiamo come esempio Hero, che è il film di Yimou che ho rivisto più di recente. Da ogni fotogramma di quel meraviglioso omaggio allo wuxia trasparivano eleganza, ricercatezza, cura maniacale del dettaglio ed infinito amore per l'aspetto artigianale della settima arte; i colori erano utilizzati secondo un criterio narrativo, ed erano ancor più meravigliosi in quanto venivano ripresi non solo dai costumi ma dalle scenografie artificiali e dai paesaggi naturali. In The Great Wall, nonostante ci siano un paio di sequenze effettivamente mozzafiato ed elegantissime, come la miriade di palloni luminosi che salutano la dipartita del generale innalzandosi dalla Muraglia e l'attacco kamikaze delle gru azzurre, pare che Zhang Yimou si sia adagiato sugli allori del già diretto (la carrellata delle frecce che si abbattono sui mostri, per esempio) e che si sia fatto comprare dalla "comodità" della fredda CGI, per non parlare del kitschissimo tripudio di colori che sono le sequenze girate all'interno della pagoda con le vetrate, talmente psichedeliche da far male agli occhi. Mai, ovviamente, quanto le patacche colorate indossate dai protagonisti, una roba che probabilmente potrà giusto fare la gioia dei cosplayer a cui piacciono le sfide e che sì, consente al regista di piazzare un paio di immagini ad effetto con migliaia di comparse divise per tinta ma, in definitiva, risulta incredibilmente fasulla e... si può dire cinese o sfocio nel politically incorrect? Insomma, The Great Wall nel complesso non mi è dispiaciuto quanto avrei temuto ma è davvero poca roba, sicuramente non rimarrà impresso nella mia memoria e anzi, temo che probabilmente quando mi faranno il nome di Yimou non ricorderò nemmeno che l'abbia girato lui. E neppure che tra gli interpreti ci sia Willem Dafoe, in effetti.
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Andy Lau interpreta lo stratega Wang. Nato a Hong Kong, ha partecipato a film come Infernal Affairs, Infernal Affairs III e La foresta dei pugnali volanti. Anche produttore e regista, ha 56 anni e tre film in uscita.
Pedro Pascal interpreta Tovar. Cileno, ha partecipato a film come Bloodsucking Bastards e a serie quali Undressed, Buffy l'ammazzavampiri, NYPD, Charlie's Angels, CSI - Scena del crimine, Nikita, Il trono di spade e Narcos. Anche, ha 42 anni e un film in uscita, Kingsman: The Golden Circle.
L'attrice Tian Jing, che interpreta il comandante Lin Mae, tornerà sui grandi schermi con Kong: Skull Island e Pacific Rim: Uprising. Nelle prime fasi del progetto, Bryan Cranston avrebbe dovuto interpretare Ballard mentre Edward Zwick (tra coloro che hanno realizzato la sceneggiatura) avrebbe dovuto dirigere la pellicola con Henry Cavill nel ruolo di protagonista. Se The Great Wall vi fosse piaciuto recuperate il già citato World War Z e Pacific Rim. ENJOY!