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martedì 11 settembre 2018

Ride (2018)



Spinta da un trailer intrigante e da un paio di commenti positivi su Facebook, sabato sono andata a vedere Ride, diretto dal regista Jacopo Rondinelli.


Trama: due amici appassionati di imprese estreme vengono contattati da una misteriosa organizzazione per partecipare a un contest segreto. Dopo qualche tentennamento iniziale, i due decidono di accettare l'invito, ma l'esperienza si rivela presto un incubo...


Chi non ha piacere a concedere una chance al cinema italiano dovrebbe cambiare idea e correre in sala a vedere Ride, e lo dico soprattutto a chi i film ama vederseli sullo schermo di un pc: la creatura di Rondinelli e dei realizzatori di Mine (qui sceneggiatori) è qualcosa che va goduto in sala, con la musica martellante nelle orecchie e le immagini che scorrono senza soluzione di continuità, appiccicate l'una all'altra da un montaggio adrenalinico quanto può esserlo una discesa in bici senza freni. E' questo il bello di Ride, quella sensazione di trovarsi sulle montagne russe senza blocchi di sicurezza, in sella alle bici di Kyle e Max, divorati dall'adrenalina e dal terrore di vederli spetasciati giù per le ripide discese trentine, spiaccicati ai piedi di altissimi grattacieli o peggio (sì, lo ammetto. In alcune sequenze ho guardato dall'altra parte perché le vertigini mi stavano soverchiando) mentre attorno a loro incombe qualcosa di terribilmente sbagliato. Il contest segreto a cui scelgono di iscriversi i protagonisti affonda le radici nei torture porn alla Hostel, almeno come spunto iniziale, in quei film dove i personaggi si ritrovano pedine di un gioco manovrato da persone senza volto, vittime di capricci di ricchi annoiati o di qualcosa di ancora più oscuro; in questo caso, a Kyle e Max viene offerta la possibilità di diventare ricchi partecipando a una gara che richiede loro di impegnarsi in quello che sanno fare meglio, ovvero affrontare sentieri scoscesi profondendosi in acrobazie su due ruote. E se all'inizio pare tutto rose e fiori (sebbene il giovane Carcarlo Pravettoni che funge da Cicerone ha per l'appunto l'aria da viscido venditore di auto usate ed elenca un paio di regole che dovrebbero già far sentire odore di bruciato a distanza di chilometri), andando avanti Kyle e Max si rendono conto che nel contest si rischia di morire davvero, alla faccia di tutta la loro abilità tecnica. Insomma, niente di particolarmente nuovo sotto il sole, è vero, ma andare a vedere Ride solo per la trama, che si sfilaccia in un paio di "finali" anche troppo ambiziosi e confusetti dopo avere retto per buona parte del film senza molti momenti WTF, non renderebbe giustizia all'opera prima di Jacopo Rondinelli.


Quello che mi ha intrigata di Ride è la perizia tecnica con la quale è stato realizzato. Brutto da dire ma Ride "non sembra nemmeno un film italiano", poiché è privo di effetti pecorecci o attori dalla dizione imbarazzante (anzi, Ludovic Hughes e in particolare Lorenzo Richelmy sono bravissimi), ed è zeppo di tante piccole accortezze in grado di renderlo accattivante senza cadere negli errori tipici delle pellicole girate in soggettiva o comunque per mezzo di telecamere amatoriali. In questo caso, buona parte delle riprese di Ride sono state affidate a GoPro e droni, alternando il punto di vista dinamico di Kyle e Max, influenzato dagli scossoni delle bici, dalla loro velocità e da qualunque cosa succeda ai due protagonisti, a quello più statico ed "esterno" dei droni o delle telecamere che li spiano per conto delle misteriosa organizzazione di cui sono vittime; l'alternarsi di questi punti di vista rende lo spettatore un po' vittima e un po' carnefice (anche un po' nauseato ma mai ai livelli di abomini horror come The Gallows), portandolo a vivere sulla propria pelle le sensazioni di terrore provate da Kyle e Max ma anche a fare subdolamente il tifo per uno di loro, soprattutto quando ai piedi dello schermo compaiono segnapunti e stats neanche ci si trovasse davanti a un videogioco. Ride si concede anche delle digressioni nel territorio dello sci-fi, con quei monoliti ipertecnologici che fungono da check-point per i protagonisti, e anche nell'horror più o meno allucinato, in questo caso con alterne fortune. Se, infatti, le sequenze girate nel sottosuolo sono parecchio angoscianti e lo stesso vale per la "tortura" tecnologica alla quale vengono sottoposti Kyle e Max, il momento prettamente "horror" risulta sì spiazzante ma anche fuori luogo, almeno a parer mio, quasi appiccicato con lo sputo, benché ascoltando alcuni dialoghi lo spettatore un po' più scafato avrebbe dovuto subodorare l'inghippo. Ma sono dettagli, suvvia, che non possono andare ad intaccare il valore di Ride, pregevolissimo esperimento tutto italiano che spero vivamente infonda coraggio a tanti giovani, validi cineasti nostrani ai quali basterebbero un po' di fiducia e un po' di quei fondi destinati alle solite commediole/drammoni tipiche del nostro cinema per sfondare. Cercate di aiutare questi potenziali registi, fate i bravi e andate a vedere Ride e, se io non vi ho convinto, magari ci riuscirà Lucia.

Jacopo Rondinelli è il regista della pellicola, al suo primo lungometraggio. Purtroppo non sono riuscita a trovare molte informazioni ma se volete saperne di più QUI c'è il suo sito personale.


10 commenti:

  1. Azz, allora mi diventa d'un tratto priorità (anche se, come sai, già ispirava). :)

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    1. La priorità questa settimana dovrebbe essere Revenge ma anche questo merita molto :)

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  2. Eh, ne leggo parecchio bene in giro ed è senza dubbio tra i film che voglio vedere in questo mese: Fabio&Fabio mi sono piaciuto molto con il loro esperimento "Mine" e il loro zampino qui potrebbe fare la differenza. Aspetto solo che i cinema della zona si sintonizzino… al massimo recupero appena riprendo l'uni nel nebuloso capoluogo meneghino :(

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    1. Io Mine devo ancora recuperarlo ma dopo Ride lo metterò in pole position :)
      Strano non sia uscito da te quando persino a Savona è arrivato :D

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    2. Aaahrg ! Sei riuscita a vederlo ! Da me neanche l'ombra di un "prossimamente". Lo vedrei volentieri perchè ho apprezzato Mine di Guaglione e Resinaro , film italiano che non soffre neanche un pò dei difetti di tanta (troppa) cinematografìa italiana che sembra sempre confezionata ad hoc per un pubblico beota e cafone. Aspettavo questo Ride anche solo per fiducia nei confronti dei due sceneggiatori e produttori. Mi confermi che è un buon prodotto. Ne sono contenta. Il cinema italiano (anche di bottehino, senza pretese autoriali ma ben confezionato )c'è ma non si vede.Grazie per la rece !

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    3. Ebbene sì, un miracolo.
      Sì, questo Ride è un onesto prodotto di intrattenimento e perlomeno è originale, almeno nel panorama italiano. Spero davvero che tu possa vederlo presto!

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  3. Mine mi piacque parecchio, perciò certamente vedrò anche questo, seppur non al cinema e chissà quando ;)

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    1. Val la pena aspettare ma, come ho detto, potrebbe rendere meno su uno schermo piccolo.

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  4. Personalmente, l'ho trovato una poracciata clamorosa...

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    1. Davvero? Io mi ci sono divertita come una bambina, salvo il finale un po' così...

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