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venerdì 31 gennaio 2020

Dolor y Gloria (2019)

A fronte delle sue due nomination all'Oscar (Miglior Attore Protagonista e Miglior Film Straniero) ho deciso di recuperare Dolor y gloria, diretto e sceneggiato nel 2019 dal regista Pedro Almodóvar.


Trama: Salvador Mallo, regista e sceneggiatore in crisi, afflitto da mali apparentemente incurabili, si ritrova a dover ripensare al suo passato e, conseguentemente, al suo percorso artistico...



Giusto per dimostrare che non sono una cinefila e, anzi, sono anche piuttosto capra, tutti si sono sperticati in lodi per questo Dolor y gloria, che ha vinto persino la palma d'oro a Cannes, e io ho fatto fatica, guardandolo, a tenere gli occhi aperti. A tratti mi sembrava di avere davanti mia madre (o mio padre, o mia nonna) a raccontarmi importantissimi episodi accorsi a gente che, di regola, dovrei conoscere e ritenere fondamentale quanto lei, mentre io non ho neppure idea di chi si stia parlando e mi ritrovo ad annuire dicendo, di tanto in tanto, "Aaah, sì. Eh sì, lui, me lo ricordo". Non fraintendetemi, è la cosa che, di regola, dovrebbe succedere quasi ogni volta che si va al cinema, visto che noi non conosciamo le persone di cui si sta parlando, soprattutto quando i personaggi sono inventati; però, il bello del cinema, della letteratura e della televisione, è fare appassionare il pubblico alle storie di sconosciuti, arrivando persino a far piangere e ridere con loro, altrimenti chi fruirebbe più di un libro o di un film? E io sono felicissima, ovviamente, per Almodóvar, che ha evidentemente trovato una catarsi all'interno di una pellicola biografica, incarnato in un alter ego di tutto rispetto, peccato che le sue preoccupazioni da Autore invecchiato, terrorizzato all'idea di non aver più nulla da dire, bloccato in un passato glorioso di provocazioni ed eccessi cinematografici, non mi abbiano toccata per nulla. Forse perché il buon Pedro non è mai stato uno dei miei registi preferiti o non conosco a menadito tutta la sua produzione? Eppure, diamine, ci sono alcuni suoi film che adoro, che nonostante un po' di antipatia a pelle nei suoi confronti sono arrivata ad amare, ma stavolta niente, un aburrimiento senza fine salvato solo da un finale che, lo ammetto, mi ha commossa, ma arrivare a commuovere dopo due ore di noia e vuoto pneumatico anche no. Ribadisco, il limite è mio, sono ignorante.


Eppure, onestamente, non sono riuscita ad interessarmi alle paturnie di un uomo che, attraverso tre/quattro incontri con persone del suo passato, ripensa a fallimenti e amori perduti ritrovando nell'arte l'unico motivo per continuare, nemmeno quando Almodovar si è impegnato a intrattenermi sfruttando persino delle animazioni, ironico contrappunto all'ipocondria del suo personaggio. Forse perché gli interpreti, salvo una splendida Penélope Cruz nelle sequenze che più ho apprezzato, quelle legate all'infanzia del protagonista, e salvo la madre "anziana" Julieta Serrano, non sono all'altezza di Banderas? Che poi, parliamo un attimo di Banderas. Bravo, per carità di Dio. Misurato, anche troppo, compreso nel suo ruolo di regista agorafobico, malato, debole, drogato, fiaccato da un passato di costrizioni, ecc. ma onestamente accanto a un Adam Driver e un Leonardo Di Caprio, quest'anno, non ce lo vedo davvero. Il problema reale di Dolor y gloria, che pure ha delle idee visive, come ho scritto più sopra, deliziose ed interessanti, in primis quei coloratissimi appartamenti ricavati nelle grotte che incarnano l'infanzia di Mallo e in generale la fotografia del film, curata e vibrante di colori, è che indubbiamente il film racconta qualcosa di importantissimo per Almodóvar, però il regista non è riuscito a far sì che diventasse importante anche per lo spettatore. L'idea che è rimasta a me è quella di un film episodico, un elenco di passaggi necessari affinché Mallo prenda nuovamente coscienza di sé, una sorta di "lista della spesa" che passa e va, senza lasciare nulla dietro di sé. Onestamente, piuttosto che un Almodóvar così fiacco avrei preferito la candidatura del nostro Il traditore o, ancor meglio, di Ritratto della giovane in fiamme. Provaci ancora, Pedro.


Del regista e sceneggiatore Pedro Almodóvar ho già parlato QUI. Antonio Banderas (Salvador Mallo), Penélope Cruz (Jacinta) e Cecilia Roth (Zulema) li trovate invece ai rispettivi link.


Julieta Serrano e Antonio Banderas sono già stati madre e figlio in due altri film del regista, Matador e Donne sull'orlo di una crisi di nervi. Se Dolor y gloria vi fosse piaciuto recuperate 81/2, dichiarata fonte di ispirazione. ENJOY!

8 commenti:

  1. Ne ho parlato da me tempo fa e anch'io ho faticato ad arrivare alla fine, ma sono contento di esserci arrivato per la sorpresa finale.

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    1. Eh, purtroppo "per fare questo viaggio ci vuol tanto coraggio", però.

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  2. Ah, questa volta ho visto tutto un altro film. Per me, uno dei migliori dello scorso anno, emozionantissimo. In un mondo ideale, questo vincerebbe il Film straniero, Parasite miglior film.

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    1. Ti giuro, ho fatto fatica a rimanere sveglia. Ciò fa di me una brutta persona, mi spiace.

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  3. Per certi versi concordo... Ma ti dirò, mi ha dato la sensazione di un film fatto "per necessità" più che per farlo piacere, come se Pedro se ne strafottesse di tutto e tutti. Basta questo a farmelo promuovere 😅

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  4. Questa volta non siamo d'accordo. Perché non ha coinvolto te, cosa che soggettivamente ci sta tutta ovviamente e non sei riuscita a trovare interessante i personaggi e soprattutto il protagonista, ma per quanto mi riguarda, invece, è riuscito a trasmettermi tutta la forza che i ricordi, le persone, le cose che ami e che fai nella vita possono avere in un momento di "summa" di quello che è stato e di quello che è. Io mi ci sono proprio persa, nel senso positivo del termine, in questo viaggio. Però ovviamente è un discorso molto soggettivo, quindi è da rispettare anche il tuo punto di vista.

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    1. Assolutamente, anzi, ti invidio per esserci riuscita. Io ho passato due delle ore più noiose della mia vita ç_ç

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