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venerdì 18 dicembre 2020

12 Hour Shift (2020)

Finito il tour de force Torinese, per rilassarmi un po' mi do a qualche recupero horror per la fine dell'anno. Stavolta è toccato a 12 Hour Shift, diretto e sceneggiato dalla regista Brea Grant.


Trama: durante il turno di notte l'infermiera Mandy, tossicodipendente e trafficante di organi nel tempo libero, si ritrova a dover affrontare una situazione imprevista dopo l'altra...

12 Hour Shift è una simpatica commedia horror indipendente, popolata da tantissimi personaggi sopra le righe e ambientata nel corso di una notte in cui ne succedono di tutti i colori all'interno di un ospedale nell'anno del Signore 1999, con buona parte dei poliziotti impegnati ad affrontare i presunti, terribili effetti del millenium bug. Protagonista della storia è Mandy, infermiera ormai vinta dall'esistenza, che per arrotondare procura organi a una sua cugina sciroccata, prelevandoli da pazienti in fin di vita ai quali lei "dà una mano" a dipartire; purtroppo la cugina non è solo sciroccata ma anche inaffidabile e, quando perde uno dei reni gentilmente offerti da Mandy, decide di recuperarne un altro con ogni mezzo. Questo episodio già di per sé assurdo dà il via a una serie ininterrotta di eventi sempre più bizzarri e violenti che arrivano a coinvolgere non solo il personale del piano in cui lavora Mandy ma anche poliziotti e criminali vari, oltre ai poveri pazienti tanto sfortunati da ritrovarsi ricoverati lì. Il fulcro di tutto, ovviamente, è Mandy, la quale vorrebbe solamente essere lasciata in pace e libera di superare indenne le sue 12 ore, senza rotture di palle e con l'ausilio di qualche droga, evitando la "simpatia" delle colleghe e, soprattutto, evitando che la sua isola felice fatta di furtarelli e traffico d'organi si sbricioli sotto il peso di sospetti sempre più pressanti e di collaboratori inaffidabili. 

L'effetto esilarante della pellicola (che, per inciso, potrebbe non far così ridere chi non ama il genere, in effetti, visto che il sangue non è poco e nemmeno i momenti disgustosi) nasce dalla contrapposizione tra il carattere freddo e distaccato di Mandy e tutti i casini che le piombano sulla testa dal momento in cui la cugina perde il primo rene, nonché dallo scazzo costante che pare smuovere a fatica l'infermiera anche quando una persona "normale" si sarebbe già messa ad urlare; Mandy non è particolarmente intelligente o capace, anzi, a tratti è molto goffa e viene mossa giusto dalla disperazione o dalle crisi di astinenza, ma davanti a lei tutti, poliziotti, infermieri, criminali, fanno la figura dei mentecatti messi sulla scacchiera della vita giusto per meritarsi una schiccherata da qualche mano divina che li spedisca su Urano. Questo perché, fortunatamente, Angela Bettis è una signora attrice che si carica sulle spalle l'intero film e, con pochissimi tocchi di umanità, cattura la simpatia dello spettatore nonostante la sua natura difficile e lo spinge a preoccuparsi fino alla fine che tutto possa andare bene a Mandy e alla sua attività. La Bettis, per inciso, si mangia persino il personaggio più caricaturale della pellicola, la biondissima Regina che comunque dà parecchie gioie in quanto versione ancora più zozza e pazza di Harley Quinn, e impreziosisce un film scritto e diretto dalla protagonista di Lucky, film che già evidenziava le scelte controcorrente di Brea Grant. In più, produce David Arquette che si ritaglia anche una piccola parte ed è sempre un bel vedere, quindi cosa vogliamo di più dalla vita? 


Di Angela Bettis (Mandy) e David Arquette (Jefferson) ho parlato ai rispettivi link.

Brea Grant è la regista e sceneggiatrice della pellicola. Americana, ha diretto un altro film, Best Friends Forever. Anche attrice (era la protagonista di Lucky, visto al Torino Film Festival) e produttrice, ha 39 anni. 



6 commenti:

  1. Mi hai incuriosita con questa recensione, me lo segno xD

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  2. Io mi sono divertita tantissimo e in più ho provato profondissima empatia col personaggio della Bettis, qui davvero mastodontica nella sua impassibilità alla Buster Keaton quasi.

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    1. Non posso che concordare in toto col tuo commento!

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