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venerdì 19 agosto 2022

Nope (2022)

Finalmente i cinema hanno riaperto anche dalle mie parti e, ovviamente, non potevo esimermi dal correre a vedere uno dei film che aspettavo con più impazienza, ovvero Nope, scritto e diretto dal regista Jordan Peele. NO SPOILER, tranquilli.


Trama: dopo la morte del padre, O.J. e la sorella Emerald cercano di salvare la loro attività di addestratori di cavalli dalla bancarotta, proprio quando qualcosa di orribile comincia ad accadere all'interno della loro proprietà...


Mi levo subito il dente, così la facciamo finita. Credo di essere una delle poche persone ad avere avuto qualche problemino con Nope e ammetto di non averlo apprezzato tanto quanto i lavori precedenti del regista. Il motivo è essenzialmente legato a una questione di pancia: l'argomento di Nope, per quanto sia tra le cose che più mi terrorizzano cinematograficamente parlando, è anche uno di quelli che mi infastidisce maggiormente e che mi dà sempre una sensazione di "cheap", di cretinata buttata lì. Di conseguenza, sono rimasta molto meno coinvolta da Nope rispetto a Noi o Get Out, ma ciò non significa assolutamente che l'ultima pellicola di Peele sia un brutto film, anzi, probabilmente è quella più stratificata ed ambiziosa e, di sicuro, non è una cretinata. Senza scendere troppo nello specifico, Nope getta uno sguardo piuttosto feroce su un'altra delle nostre piaghe sociali, la necessità (più che la brama) di essere famosi e speciali per contare davvero qualcosa, quel "picture or it didn't happen" che, più in piccolo, governa anche la nostra quotidianità, tra Facebook, Instagram, Youtube, ecc. Nope però non è una critica ai social, nulla di così banale, ma proprio alla pressione sociale che ormai ha cambiato definitivamente il nostro modo di approcciarci alle cose, trasformando tutto in "spettacolo" usa e getta; alla sincera passione si affianca troppo spesso il desiderio non solo di ricavare del denaro ma, soprattutto, di spiccare, di essere speciali ed unici, anche a scapito della ragionevolezza e del piacere di dedicarsi a qualcosa. I protagonisti di Nope, è vero, sono alla canna del gas e la loro attività (retaggio comunque di un tempo passato in cui i risultati si ottenevano con calma e ci si fidava dei professionisti, senza pensare di saperne più di loro) rischia di mandarli in bancarotta, ma quando l'orrore si abbatte sulle loro vite né O.J., che parrebbe più ragionevole, né l'inaffidabile Emerald pensano di lasciare i loro terreni, e non tanto per una questione di orgoglio o nostalgia, quanto proprio per il triste miraggio del denaro e della fama. Lo stesso vale per Jupe, ex bambino prodigio, protagonista di una side story che, lì per lì, parrebbe non entrarci nulla con la trama principale ma che, invece, nasconde proprio la chiave per interpretare l'intera pellicola. 


Jupe è sopravvissuto a un'esperienza che avrebbe mandato al manicomio più di una persona e ne ha trasfigurato l'orrore in una sorta di benedizione, di autocelebrazione a base di memorabilia capaci di parlare agli istinti più bassi dei curiosi. "Tu sei il prescelto", si ripete Jupe, risparmiato da una furia omicida per puro caso, eppure ovviamente convinto che dietro alla sua fortuita salvezza si nasconda un qualche significato in virtù dell'egocentrismo che abbiamo tutti in misura più o meno minore, e da questa convinzione deriva quella di essere invincibile, speciale e necessario, con tutte le conseguenze che Jordan Peele mette in scena in una delle sequenze più angoscianti del film. Nel trailer, un personaggio si domanda "come si chiama un miracolo al contrario?". Ebbene, qui c'è da chiedersi come si chiama il contrario della speranza gioiosa di Spielberg, di quell'ingegno umano tutto americano e anche un po' sfacciato che consentiva ad adulti e ragazzini di vivere le avventure più meravigliose trovandosi davanti l'ignoto. Si chiamerà "Nope", come a dire "manco per il ca**o" o come a dire "No hope"? In qualunque modo la si voglia chiamare, di sicuro a Peele non manca la grandiosità spielberghiana di una regia che regala immagini splendide ed emblematiche, tra campi lunghi mozzafiato e comunque claustrofobici (perché qualunque cosa può nascondersi nel paesaggio brullo dove i cavalli fuggono spaventati), primi piani di occhi che non ardirebbero guardare ma devono farlo comunque, perché essere testimoni, anche di fronte all'orrore, significa essere speciali ed unici, e punti di vista che cambiano a seconda del personaggio, cosa che ci cala nei panni dei terrorizzati protagonisti, il tutto unito da un montaggio fluido e intelligente. Nope non è un film ottimista, nonostante ci insegni a fare un passo indietro e a rivestirci di umiltà ridimensionando il nostro posto nel mondo, ma è un film che sancisce la fine del sogno americano, dell'innocenza di un far west esistito solo al cinema, e che regala un lieto fine incerto ed amarissimo, racchiuso interamente nel sorriso forzato della brava Keke Palmer. A prescindere da tutto quello che mi ha potuta infastidire (e da tutto quello che ci viene insegnato nel film), a voi consiglio però di non distogliere lo sguardo da Nope e di godervi lo spettacolo messo in scena da Peele, rigorosamente al cinema. 


Del regista e sceneggiatore Jordan Peele ho già parlato QUI. Daniel Kaluuya (O.J. Haywood), Michael Wincott (Antlers Holst), Steven Yeun (Ricky "Jupe" Park), Keith David (Otis Haywood Senior) e Oz Perkins (Fynn Bachman) li trovate invece ai rispettivi link.

Keke Palmer interpreta Emerald Haywood. Americana, ha partecipato a film come Cleaner, e a serie quali Cold Case, E.R. Medici in prima linea, Grey's Anatomy, Scream Queens, Scream: La serie; come doppiatrice ha lavorato in The Cleveland Show, I Griffin, Robot Chicken, L'era glaciale 4 - Continenti alla deriva e L'era glaciale 5 - In rotta di collisione. Anche produttrice, sceneggiatrice e regista, ha 29 anni. 


Se Nope vi fosse piaciuto recuperate Incontri ravvicinati del terzo tipo e Signs. ENJOY!

12 commenti:

  1. Ah, per fortuna non sono il solo a non strapparsi l'impossibile per questo film. Per me Nope si potrebbe benissimo riassumere in pochissime parole e chiuderla lì. Non facendo spoiler non si capirebbe una mazza di quello che dico e quindi SPOILER: sostanzialmente Nope è Lo squalo di Spielberg ma con gli elementi ribaltati. Qui lo squalo (che ha la forma di una medusa e quindi una cosa che sta in acqua) sta in cielo, lì ci piazzavi una bombola tra le fauci qui ci piazzi un simpatico palloncino. Fine, tutto qui? Sì. Si possono imbastire metafore e citazioni e aggiungere di tutto e di più ma alla ciccia Nope è meramente questo. Per me starci a decantare sopra sarebbe eccessivo. Film sicuramente dignitoso, girato benissimo ma nulla di più e fortunatamente nulla di meno.

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    1. A mio avviso, la sostanziale differenza con l'opera di Spielberg che citi sta nella differente spinta che muove i protagonisti: lì c'era l'autodifesa, la sicurezza della "nazione" in mano a un pugno di eroi, qui c'è la volontà di fare soldi in primis, di diventare famosi. Viceversa avrebbero semplicemente potuto lasciarsi tutto alle spalle.

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  2. Ottimo, son sempre più curioso fi vederlo... Spero la prossima settimana! :--)

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  3. L'ho visto in un cinema semi-vuoto, sabato pomeriggio scorso. C'era solo un tipo che conosco, con le sue due figlie, ci siamo trovati per caso al cinema. E mi pare nessun altro. Mi è piaciuto, ma non al 100%, e anche l'amico mi ha detto che i precedenti film del regista, sono su di un livello maggiore. Io me li sono persi quelli, allora ho ordinato in biblioteca il dvd di "Get Out" tanto per iniziare...

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    1. I due film precedenti sono splendidi, non ti pentirai di averli guardati! A questo punto però mi chiedo una cosa, ovvero come mai si pensa che Nope sia un film per bambini, visto che c'erano un paio di famiglie anche dove sono andata io...

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  4. Ma figurati, a parte le prime recensioni di critici che hanno incensato il film, il pubblico è abbastanza diviso su questa ultima pellicola, sentirsi fuori dal coro è lecito. Il primo film non mi ha stregata, il secondo mi è piaciuto pur notando sempre una trama con qualche incongruenza
    Il terzo suo film lo reputo il più debole, in giro leggo che è la sua conferma, il suo film più maturo, dopo solo tre film.... speriamo non gli porti sfiga e non si senta costretto ad alzare ulteriormente l'asticella.
    Un film da vedere esclusivamente in sala perché la fotografia davvero spettacolare e certe scene non lasciano indifferenti. Ma la trama, la recitazione dei due protagonisti e una prima parte davvero lenta oltre ai dialoghi davvero stranianti non mi invogliano per niente a tornare in sala per rivederlo, nonostante alcune cose immediatamente recepibili, altre meno, l'ho trovato un esercizio di stile estenuante dove la trama soffre per mettere in primo piano l'immagine. Si potrebbe dire molto ma il mio è un 'nope'.

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    1. Speriamo davvero non gli porti sfortuna, sta di fatto che lui è sicuramente una persona umile che conosce i suoi "limiti" e sa quanta strada deve ancora fare. Per quanto riguarda il film, anche io ho apprezzato di più l'aspetto "tecnico" e visivo, il che forse ha senso, poiché Nope parla innanzitutto di spettacolo e lo stesso regista ha voluto creare un'opera che tornasse ad invogliare la gente ad andare al cinema. A me, comunque, gli attori sono piaciuti tutti moltissimo!

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  5. Hai centrato quello che (per me) è il punto del film, e che me lo ha fatto apprezzare non poco: Peele distrugge la gioiosa retorica spielberghiana (comprensibile, negli anni '70) realizzando una copia conforme e antitetica di "Incontri ravvicinati", dalla morale chiara: il mondo, devastato da una pandemia durata tre anni (il film è stato ideato durante il lockdown) non è migliorato, anzi... il Covid ci ha incattiviti ancora di più, la crisi economica ha estremizzato il desiderio di soldi facili, in una società ormai vittima della voglia di apparire ad ogni costo, anche a costo di rischiare incoscientemente la propria vita. Non sarà originalissimo, ma è lucido e spietato. Bel film (per me)

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    1. Infatti è riflettendoci su dopo la visione che ho apprezzato di più Nope (sono una spettatrice più "di pancia", lo sai). Anche per questo motivo vorrei riguardarlo, magari in v.o., quando sarà disponibile su qualche servizio streaming.

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  6. Film che procede tra alti bassi, tra buone trovate e altre un po' boh, però tutto sommato mi è piaciuto. Anche se questo Jordan Peele mi sembra ancora uno Shyamalan privo del colpo di genio (per ora).

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    1. A Peele solo una cosa manca di Shyamalan: l'ego smisurato. Scherzi a parte, non mi era ancora venuto in mente di accostare i due registi, troppo diversi, almeno per me.

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