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mercoledì 26 febbraio 2020

Color Out of Space (2019)

Non so come ho potuto permettermi di aspettare così tanto per vedere Color Out of Space, diretto e sceneggiato nel 2019 dal regista Richard Stanley partendo dal racconto Il colore dallo spazio di H.P.Lovecraft.


Trama: dopo che un meteorite si schianta sul suolo della proprietà dei Gardner, la flora e la fauna dei dintorni cominciano a mutare e lo stesso vale per la mente degli abitanti della casa...



Non sono affatto un'esperta di Lovecraft, di cui avrò letto sì e no una decina di racconti, probabilmente i più conosciuti, ma sono familiare con le sue atmosfere e apprezzo molto tutte le opere che omaggiano a piene mani lo scrittore di Providence (mi vengono in mente tra le mie preferite Il seme della follia di Carpenter, il racconto N di Stephen King, ovviamente i fumetti Neonomicon e Providence di Alan Moore, giusto per citarne qualcuna). In questo caso, parliamo proprio di un film che adatta una delle opere più famose di Lovecraft, per anni considerata "infilmabile" anche se ci sono stati parecchi registi che ci hanno provato, e il risultato, visto con gli occhi di una quasi profana, è un horror con le contropalle che mette angoscia dall'inizio alla fine, qualcosa che contrasta con quel delizioso rosa shocking utilizzato per incarnare il "colore" e con una delle cose più tenere e morbide del mondo: gli alpaca. Nell'apparente idillio bucolico di una famiglia radicata in città che desidera sperimentare "la campagna" onde superare il trauma del cancro al seno di mammà (ovviamente, tutto deciso da papino, ché il più traumatizzato dalla cosa è lui) entra a gamba tesa un asteroide che prima crea una voragine nel giardino dei Gardner e poi scompare, lasciando dietro di sé l'orrore cosmico. Passano i decenni e, se i personaggi di Lovecraft non avevano gli strumenti per difendersi dall'incomprensibile ignoto, la loro versione moderna sceglie di fare orecchie da mercante per non essere costretta ad affrontare l'ennesimo fallimento di una vita che DEVE necessariamente essere perfetta. Il narratore esterno, unica voce della ragione, ci prova ad avvertirli, forte di inconfutabili prove scientifiche; il custode del terreno, già bruciato da droghe psicotrope, non ci pensa nemmeno e accetta l'inevitabile supremazia dell'inconoscibile con un'arrendevolezza che mette paura più di ogni altra cosa. Nel mezzo, ci sono i Gardner, vittime più o meno innocenti di qualcosa che non può essere guardato negli occhi pena la pazzia e da cui non ci si può difendere, qualcosa che corrompe irrimediabilmente i corpi e annichilisce la mente, ingannando attraverso la bellezza di prodigi fuori dal comune oppure tirando sadicamente fuori tutto il marciume che cerchiamo di nascondere dietro una patina di ragionevole civiltà.


L'incubo lovecraftiano diventa dunque un'alternanza di elementi visivi ripresi in tutta la loro inquietante "bellezza" (i fiori, la vegetazione lussureggiante, persino il grazioso insettino dal colore accattivante che attira lo sguardo del piccolo Jack) o insostenibile disgusto (nel film ci sono sequenze di body horror talmente raccapriccianti da far accapponare la pelle), e di "cose" che la cinepresa non vuole riprendere, che rimangono appena fuori dall'inquadratura, come se una presenza costante, maligna ed indefinibile, non smettesse mai di osservare i membri della famiglia Gardner, tessendo i suoi fili invisibili per muoverli come burattini. Ma la cosa più insostenibile di Color Out of Space è l'ineluttabilità di un orrore innominabile e cieco, che travalica la comune ragione umana e non fa sconti alle simpatie del pubblico, così come non ne fa Richard Stanley. Noi tentiamo di aggrapparci alla speranza, accattivati dall'innegabile bellezza della giovane Madeleine Arthur (dove sei stata finora? Perché non sei nel cast del nuovo Giovani streghe???) e della sua affascinante conoscenza delle arti "magiche", ma non c'è protezione che tenga davanti a qualcosa che è "messaggero spaventoso degli informi reami dell’infinito, al di là della natura che conosciamo". E Nicolas Cage, in tutto questo, direte voi (lo so che state leggendo il post solo per capire il livello di cageanitudine del film)? L'adorabile Nicolas è contenuto, molto, una bomba senza spoletta che sta lì, pronta ad esplodere. Si dice che Richard Stanley abbia chiesto all'attore di ricordarsi la sua "favolosa" performance in Stress da vampiro e di modellare Nathan proprio su quella; il risultato è un uomo tranquillo ma odioso, che sbotta contro moglie (altrettanto odiosa ma, dai, Joely Richardson ormai è abbonata a questi ruoli) e figlia per delle solenni cretinate, forte del suo desiderio di divenire uomo bucolico ed autosufficiente, e che ovviamente perde la testa a poco a poco quando quel mondo idillico e perfetto si sgretola sotto le silenziose risate dell'entità cosmica, fino a regalarci un ottimo finale in cui Cage è unleashed ma, nonostante questo, non offusca mai e poi mai il terrore vero di quello che al momento è l'horror più bello dell'anno. Vedere per credere.


Di Nicolas Cage (Nathan Gardner), Joely Richardson (Theresa) e Tommy Chong (Ezra) ho parlato ai rispettivi link.

Richard Stanley è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Sudafricano, ha diretto film come Hardware - Metallo letale e Demoniaca. Anche attore e produttore, ha 54 anni.


Julian Hilliard interpreta Jack. Americano, lo ricordo per film come Greener Grass e serie quali Hill House. Ha 8 anni e un film in uscita: The Conjuring - Per ordine del diavolo.


Se Color Out of Space vi fosse piaciuto recuperate tutti i film di Richard Stanley (io lo farò), aggiungendo anche il disastroso L'isola perduta, per piangere su cosa avrebbe potuto essere se non avessero licenziato il regista dopo 4 giorni. ENJOY!

14 commenti:

  1. Lo vedo di sicuro! E vorrei conoscere meglio Lovecraft, che purtroppo conosco solo tramite trasposizioni più o meno dichiarate.

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    1. Io per l'occasione ho rispolverato la raccolta di racconti versione fighissima acquistata eoni fa in Inghilterra, ma l'inglese di Lovecraft è molto complicato.

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  2. Di Lovecraft ho letto Colui Che Sussurra Nel Buio durante una degenza ospedaliera, splendido, ma poi basta. Questo mi manca. E il film pare carino. Provvederò.

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  3. Non conosco il racconto, quindi potrebbe essere per me un qualcosa di stupefacente, la cosa bella è che mi aspetta con i suoi bei sottotitoli, ma ancora non trovo il coraggio.

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  4. Al body horror con atmosfere lovecraftiane mi avevi già conquistata. Ma in realtà avevo letto di questo film anche altrove con gli stessi toni entusiastici, quindi mi sa che sono rimasta l'unica a doverlo ancora recuperare.

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    1. Di body horror ce n'è poco ma è efficace. Recuperalo appena puoi e fammi sapere!

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  5. Lo voglio, lo voglio, lo voglio!
    Sono disposto anche ad indossare la benda pur di vederlo, perché temo che da me non arriverà mai.

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    1. Ah beh, se speriamo venga distribuito stiamo freschi mi sa :( Si può solo pensare in una zampata illuminata di Koch Media/Midnight Factory!

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  6. Lovecraft e Nicholas Cage che s'incontrano! C'è di che far felici tutti gli appassionati di Cinema!

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  7. La "cageanitudine" per me in genere è già una cosa più spaventosa di un horror.
    Questo è pure un horror, quindi mi sa che potrebbe farmi molta paura. :)

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    1. Stavolta è un valore aggiunto!! Guardalo senza remore e innamorati della protagonista!

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