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domenica 24 gennaio 2021

Pieces of a Woman (2020)

Spinta dalle molte critiche positive, ho recuperato uno degli ultimi film usciti su Netflix, Pieces of a Woman, diretto nel 2020 dal regista Kornél Mundruczó.


Trama: dopo un parto casalingo finito in tragedia, Martha si isola sempre di più dal suo compagno e dalla sua famiglia.


Pieces of a Woman
rischia davvero di mandare in pezzi più di uno spettatore. Non sto a dirvi quanto mi abbia fatto passare la voglia di avere figli dopo la prima, mortale mezz'ora di travaglio in presa diretta con tutte le complicazioni del caso né quanto sarei partita a prendere a schiaffi entrambi i protagonisti in quella stessa occasione, perché insomma, se le cose cominciano a "puzzare" bisogna tapparsi il naso e correre in ospedale senza stare tanto a fare "gli alternativi", ma queste sono le considerazioni superficiali di una brutta e cinica persona. Parlando un po' più seriamente, Pieces of a Woman è uno splendido, dolorosissimo racconto che tocca molteplici emozioni umane, non tutte positive, e nasce dall'esperienza personale della sceneggiatrice Kata Wéber, che dopo aver perso un figlio ha deciso di allontanarsi dal marito, proprio il regista Kornél Mundruczó, una scelta che molti potrebbero criticare ma che, davanti a quello che viene mostrato nel film, è probabilmente la più condivisibile. Da donna, ci ho provato a mettermi nei panni di Sean, uomo alle prese con una delle tragedie più grandi della sua vita, ma ammetto di aver fatto fatica ad empatizzare con lui proprio perché non riuscivo a fare a meno di perdermi nel dolore di Martha. Non ho mai sperimentato la maternità ma l'idea di sentire crescere una creatura in grembo per nove mesi, con tutte le gioie e i dolori della gravidanza, solo per poi stringere tra le braccia un corpicino freddo la trovo agghiacciante e senza nulla togliere al dramma vissuto dai futuri padri, penso proprio che sia la madre a subire maggiormente il contraccolpo fisico ed emotivo di un orrore simile; immagino quanto ci si debba sentire vuote, inadeguate, private di un pezzo fondamentale del proprio sé, assillate da amici e famiglia che, spesso anche a "fin di bene", non smettono di ricordarci la perdita mentre ci invitano a riprenderci e trovare la forza di andare avanti (o, in questo caso, a cercare una tardiva giustizia), costrette a farci forza anche per mariti e compagni. Non si può criticare Martha per la volontà ferma di scegliere il distacco, anche dalla bambina, non la si può criticare per l'incapacità di "consolare" un compagno che si strugge nemmeno fosse Mario Merola (al "I miss her so much!!" ho pensato solo "TU! Che l'hai vista 5 minuti! Che ca**o deve dire lei che se l'è portata dentro 9 mesi??" - Sì, sono emotiva. Sì, già non sopporto LaBeouf, quindi figuriamoci, soprattutto se poi lo fai rientrare nel cliché dell'uomo che deve sfogare il dolore con l'uccello), non la si può criticare per la decisione di prendersi del tempo per capire e, forse, guarire.


Pieces of a Woman
ci getta di peso nell'ordalia di una donna che non può fare altro che aspettare che il tempo passi, così da imparare a convivere col dolore per non smettere di vivere o di sperare in un futuro che non sia solo morte e disperazione ma anche speranza e vita. Lo fa attraverso la riflessione, sì, ma anche il taglio netto col passato, ché esistono cose per le quali vale la pena lottare ed altre che, invece, per quanto possa fare male, devono necessariamente essere lasciate indietro, mentre per altre forse è necessario chiudere gli occhi e perdonare, forse crescere, maturare. E' bellissimo, in Pieces of a Woman, vedere le vicende accompagnate da un lento disgelo naturale che non necessariamente coincide con quello del cuore; è bellissimo il desiderio di vita di Martha, incarnato nei semi di mela messi a germogliare, quasi un modo per venire a patti con una natura matrigna ed incomprensibile; sono bellissimi i dialoghi muti tra lei e la madre, quello sguardo sul finale che prelude a un nuovo inizio ma anche ad una nuova fine, perché il ciclo della vita è implacabile in questo. E' bellissima, ed è bravissima, Vanessa Kirby, che da bionda bambolotta action in Hobbs & Shaw ci viene restituita dimessa, "normale" ed incredibilmente umana, capace di spezzare il cuore a un sasso non solo nei momenti di tristezza lacrimevole ma soprattutto in quelli dove il suo sguardo comunica un vuoto tremendo e un dolore incommensurabile. Pieces of a Woman non è un film facile ma se avrete la pazienza e il cuore di affrontarlo potrebbe arricchirvi oltre che commuovervi, farvi riflettere su situazioni in cui si spera di non doversi mai trovare ma che purtroppo possono capitare, quindi vi consiglio di guardarlo anche perché credo proprio che qui ci sia materiale da Oscar.


Di Vanessa Kirby (Martha), Shia LaBeouf (Sean), Ellen Burstyn (Elizabeth), Benny Safdie (Chris), Sarah Snook (Suzanne) e Molly Parker (Eva) ho già parlato ai rispettivi link. 

Kornél Mundruczó è il regista della pellicola. Ungherese, ha diretto film come Delta, White God - Sinfonia per Hagen e Una luna chiamata Europa. Anche attore, sceneggiatore e produttore, ha 45 anni.



6 commenti:

  1. Se ti può consolare nemmeno a me piace troppo Labeouf, nel mio caso ritengo che come attore sia troppo sopravvalutato, ma come sempre il mio è solo un parere personale.

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    1. Siamo in due. Non lo sopporto dai tempi di Nymphomaniac.

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  2. Scena finale a parte, troppo melensa, l'ho amato molto.
    Ho apprezzato anche l'umanità un po' infantile di Shia, espropriato del suo stesso dolore.

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    1. La scena finale è un po' una "caduta" di stile, non fosse bastato il binomio "uomini affranti dal dolore/corna alla moglie stronza".
      Quanto a LaBeouf, non lo sopporto proprio e il suo personaggio non fa che peggiorarmi le cose XD

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  3. A me è piaciuto molto anche LaBeouf, anche se ovviamente il film lo fa per forza di cose la Kirby. Un dramma che non scade nel patetismo e che mi ha coinvolto moltissimo.

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    1. LaBeouf non lo sopporto ma è questione di pelle. Ciò non toglie che sia un attore bravissimo che riesce ad annullarsi completamente nei personaggi.

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