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venerdì 21 giugno 2024

Kinds of Kindness (2024)

In ritardo rispetto al mondo, per colpa della durata elefantiaca, sono riuscita a recuperare al cinema Kind of Kindness, diretto e co-sceneggiato dal regista Yorgos Lanthimos.


Trama: nel primo episodio un uomo d'affari decide di liberarsi dalla pesante influenza del suo capo; nel secondo, un poliziotto viene assalito dal dubbio che la donna salvatasi dopo un incidente in mare non sia la sua vera moglie; nel terzo, i membri di una setta cercano il loro messia dai poteri miracolosi.


Benché Kinds of Kindness sia un film a episodi, ho deciso di non dedicare a ciascuno di essi un paragrafo come faccio di solito, soprattutto per evitare inutili spoiler a chi dovesse ancora vedere il film. In seconda istanza, preferisco prendere Kinds of Kindness come un'opera unica, profondamente legata ai primi lavori di Lanthimos, all'interno della quale si possono ritrovare tutti i temi che erano preponderanti nel grottesco Dogtooth. Proprio "grottesco" è l'aggettivo giusto per definire le vicende narrate nel film, all'interno del quale tre questioni profondamente serie e drammatiche offrono risvolti inaspettatamente ridicoli, se non addirittura comici, privando i protagonisti della loro importanza di fronte alla vastità dell'universo e dell'inconoscibile. I personaggi principali di ogni episodio sono, infatti, dei poveri inetti con grosse difficoltà a rapportarsi con l'esistenza; forse per questo motivo, attirano su di loro l'altrui volontà di prevaricare o cercano spontaneamente qualcosa che dia loro uno scopo anche a costo di spersonalizzarsi e incappare in grosse cantonate. I kinds of kindness del titolo originale sono atti di devozione che sfociano nell'insano e nel perverso e rappresentano il fil rouge che porta avanti la poetica del regista, fatta di sentimenti distorti che spingono al controllo dei sentimenti (o all'anaffettività) e dei comportamenti altrui, spesso alla ricerca di una perfezione impossibile che sfocia in frustrazione e in inevitabile violenza. L'esempio perfetto di tutto ciò, nonché il mio episodio preferito, è il primo, che scava proprio in un rapporto di inquietante dipendenza da cui il protagonista cerca di fuggire; mirabile sintesi di tutto ciò che adoro in Lanthimos, è espressione del masochismo più puro ma, a modo suo, è anche tristemente tenero. C'è della tenerezza anche nel secondo episodio, ma ammetto di non averlo capito. Probabilmente, sono stata distratta dalle potenziali implicazioni fantascientifiche o horror richiamate dalla trama e dalla generale impressione che il poliziotto protagonista abbia trovato la "soluzione" al suo problema senza rendere partecipe il pubblico, tuttavia non ho capito dove volesse andare a parare il tutto e la "rivelazione" buttata lì en passant con un sogno raccontato non ha granché giovato. Il terzo episodio torna ad essere più comprensibile e ammetto di avere riso parecchio durante la visione, forse perché è costruito come una parodia di tutte le sette religiose che infestano sia il mondo che le opere di finzione. Nonostante l'abbondanza di aspetti e rituali ridicoli, per non parlare della protagonista goffa e di una serie di inenarrabili sfighe, anche questo episodio nasconde un cuore tragico, fatto di persone che hanno perso loro stesse e sono bloccate in un limbo di prospettive sgradevoli, alla mercé di chiunque voglia approfittarsi di loro o, peggio ancora, offrire aiuti non richiesti che minacciano di distruggerle. 


A prescindere da ogni considerazione personale, come ha detto la mia amica a fine visione "il film è zeppo di chicche", quindi anche nell'episodio meno riuscito ci sono momenti di puro genio che valgono la visione di Kinds of Kindness. Un altro aspetto che ho gradito tantissimo è il ritorno a una regia e una fotografia meno barocche rispetto a Povere creature! e, per quanto mi riguarda, molto più efficaci. Lo spaesamento dei personaggi, il loro essere protagonisti di una tragicommedia sulla quale non hanno alcun controllo, vengono enfatizzati da inquadrature dove sono gli sfondi (naturali o artificiali) ad essere preponderanti sulla figura umana; interni eleganti ma asettici diventano gli spettatori della desolazione dei protagonisti, oppure questi ultimi percorrono strade apparentemente senza fine, per non parlare del modo in cui persino la casetta di due sposi innamorati si priva di calore e si trasforma in ulteriore mezzo di incomunicabilità. Aggiungo inoltre che l'assurda colonna sonora di Jerskin Fendrix, inframmezzata da pezzi più pop e accattivanti, mi ha lasciata spiazzata in più di un'occasione, in particolare quando cupi cori arrivano a sottolineare i momenti più inquietanti o rivelatori. Gli attori, infine, meriterebbero un post a parte. Jesse Plemons è patrimonio mondiale, nonché avviato a percorrere la strada di un altro grande a lui molto simile per "colori" e corporatura, Philip Seymour Hoffman, e meriterebbe davvero che i registi gli cucissero addosso ruoli in bilico tra il weird e il drammatico, perché gli calzano alla perfezione. E lo so che tutti siete andati al cinema per Emma Stone, altrettanto a suo agio e palesemente divertita, però stavolta le ho preferito il biondo co-protagonista, che riesce a tenere testa persino a Willem Dafoe (divino, che ve lo dico a fare?) e a LUI. Con lui, intendo Yorgos Stefanakos, fantastico signor nessuno dalla faccia di pancotto, che arriverà a riempire ogni vostro pensiero e a perseguitarvi nel sonno: è forse lui un Dio? E' forse un silenzioso agente del caos? E' forse un tizio che voleva semplicemente mangiarsi un panino senza fare troppo casino, invano? Chissà. Vi toccherà guardare Kinds of Kindness per scoprirlo!


Del regista e co-sceneggiatore Yorgos Lanthimos ho già parlato QUI. Margaret Qualley (Vivian / Martha / Rebecca / Ruth), Jesse Plemons (Robert / Daniel / Andrew), Hong Chau (Sarah / Sharon / Aka), Willem Dafoe (Raymond / George / Omi), Mamoudou Athie (Will / Neil / Infermiere all'obitorio) e Emma Stone (Rita / Liz / Emily) li trovate invece ai rispettivi link.



10 commenti:

  1. Lì per lì mi ha divertito, ma a dieci giorni dalla visione non ha lasciato nulla. Peccato.

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    1. Rispetto ad altri film del regista non è essenziale né "importante", quindi concordo con te. Temo che il mese prossimo lo avrò già dimenticato.

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  2. Tre episodi abbastanza diseguali: bello il primo, orribile il secondo, interessante ma prolisso il terzo. Nell'insieme così così. Lanthimos prova a rifarsi una "verginità" tornando alle sue origini, ma ormai è un regista americano perfettamente integrato nel sistema. Non è un pregio nè un difetto, ma certo questo film non brilla per originalità nè sconvolge più di tanto. Come dici giustamente, credo che lo dimenticheremo presto.

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    1. Concordo con gli aggettivi del primo e del terzo, il secondo non l'ho trovato orribile quanto, piuttosto, troppo pieno di carne al fuoco e indeciso sulla direzione da prendere. Nel complesso, un divertissement poco incisivo ma comunque molto gradevole.

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  3. L'accostamento con PSH è azzeccatissimo. Per capire di che pasta attoriale è fatto Plemons bastano i cinque minuti cinque di loica follia che ci consegna in Civil war o, andando più indietro, il suo invito a perdersi dentro l'onirico flaneur fatto di ricordi evaporati e opportunità perdute in Sto pensando di finirla qui (assieme all'altra Jessie, riccia rossa e divina). Più di dieci anni fa, quando si era ritagliato una particina in Breaking bad come spacciatore di metanfetamine - anche per la sua allora disarmante somiglianza con Matt Damon -, la community lo aveva ribattezzato Meth Damon. Quanta strada!

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    1. Ecco, in Civil War mi ha messo i brividi. Una paura vera. Sto pensando di finirla qui sai che devo ancora vederlo?

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    2. È film molto bello ma davvero non facile, almeno io così l'ho trovato; solo una seconda visione mi ha aiutato ad apprezzarlo meglio.

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    3. L'avevo inserito nella watchlist dell'anno di uscita, poi ho "perso il treno" e mi è passato di mente. Dovrò recuperarlo, prima o poi.

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  4. Ha confermato la mia idea: il Lamantino ha idee così geniali che gli è difficile spesso tenere botta per la durata di un lungo. Il mediometraggio per me è una dimensione per lui ottimale.
    Poi sì, un divertissment, però visto quanto c'è in sala una perla a sé.

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    1. Eppure l'ultimo episodio l'ho trovato troppo lungo e sfrangiato. Interessante, ma con qualche problemino di metraggio. Per il resto, concordo!

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