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sabato 11 febbraio 2012

Hugo Cabret (2011)

E così giovedì sono riuscita ad andare a vedere almeno uno dei tre film che mi ero proposta, lo Hugo Cabret (Hugo) di Martin Scorsese, tratto dal libro La straordinaria invenzione di Hugo Cabret, pubblicato nel 2007 dallo scrittore e illustratore americano Brian Selznick. Ho dato la precedenza a questo perché tra i tre era quello che assolutamente non volevo perdere, ma mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca.


Trama: Hugo Cabret è un orfano che vive nei tunnel della Gare Montparnasse, facendo di nascosto manutenzione agli orologi della stazione. Un giorno conosce Isabelle, nipote del giocattolaio Papa Georges, e grazie ad una chiave che la ragazzina porta al collo, scopre un mistero sepolto da molti anni…


Doverosa premessa: nonostante mi abbia lasciato l’amaro in bocca, Hugo Cabret è un film visivamente stupendo, nonché un inno di puro amore per il Cinema e la magia che ne è essenza. La sala sarebbe dovuta crollare in testa alle due indegne creature che si sono alzate andandosene annoiate a metà film, di questo sono convinta. Perché anche se il 3D, dopo un inizio spettacolare in cui sembrava di essere immersi nella nevicata parigina, si è rivelato inutile come per tutti gli altri film che ho visto girati con questa tecnica, il film nel suo insieme è un’opera d’arte, curata fin nei minimi dettagli e colma di momenti assolutamente affascinanti ed interessanti, soprattutto per i cinefili. Scorsese ama quello che fa, e il suo amore si percepisce in ogni fotogramma, il rispetto per i nomi illustri che lo hanno preceduto si può quasi toccare in ogni scena, lo spettatore non può fare altro che rimanere a bocca aperta quando davanti ai suoi occhi scorrono spezzoni di film che solo i più fortunati sono riusciti a vedere su uno schermo cinematografico, oppure quando viene ricostruita la realizzazione di quegli stessi film, grandiosi spettacoli di magia creati da un appassionato artigiano che voleva regalare sogni ed emozioni, cercando di portare le persone fuori dalla fredda realtà. Queste sono le parti più belle del film, quelle legate al mistero di Méliès, allo splendido automa che sembra uscito dritto da Metropolis, ai disegni dipinti a mano che prendono vita, agli scheletri, draghi e tritoni che danzano sullo schermo, agli incubi di un bambino che si immagina di diventare lui stesso un automa meccanico, come un ingranaggio all’interno di un ordinato universo, oppure di diventare vittima di uno dei più famosi e grandiosi incidenti ferroviari, realmente avvenuto nel 1895.


E se Hugo Cabret vivesse solo di questo amore puro, se fosse stato un insieme di emozionanti sequenze legate da un filo conduttore come The Tree of Life , credo sarebbe stato il film perfetto. Ma la debolezza dell'ultima fatica di Scorsese, paradossalmente, è proprio il racconto che sta alla base, che non intriga, non emoziona, non commuove. La Gare Montparnasse viene mostrata come un microcosmo assai simile a quello de Il favoloso mondo di Amélie, con personaggi schivi, desiderosi di rapportarsi l'uno all'altro eppure goffi, impossibilitati ad esternare le proprie emozioni, pur essendo dotati di peculiarità a dir poco uniche. Però i siparietti tra questi personaggi sono solo dei riempitivi, qualcosa di messo lì per dare colore; si ride a denti stretti e solo grazie al personaggio dell'ispettore ferroviario, interpretato magistralmente da un Sacha Baron Coen che, assieme a Ben Kingsley, si mangia tutto il resto degli attori, Chloë Moretz in primis, perché la signorina mi aveva abituata a ben altre performance. Anche il piccolo Hugo Cabret è moscerello, incapace di coinvolgere lo spettatore e farlo emozionare per la sua triste storia di orfano, di reietto, di essere umano desideroso di trovare il suo posto nel mondo perché "tutti devono avere uno scopo". Bambin, tu hai ragione, e in questo caso il mio scopo è raccontare la verità: Hugo Cabret, e mi uccide ammetterlo, è una bellissima, cinefila mezza delusione. Da vedere assolutamente, questo è ovvio, ma tenendo a mente che saranno solo gli occhi (e le orecchie, perché la colonna sonora è a dir poco splendida) ad essere coinvolti da questo spettacolo, non il cuore.


Del regista Martin Scorsese (che interpreta anche il fotografo che immortala Méliès e la moglie davanti al loro studio) ho già parlato qui. Ben Kingsley (Papa Georges), Sacha Baron Coen (l’ispettore ferroviario), Chloë Grace Moretz (Isabelle), Emily Mortimer (Lisette), Christopher Lee (Monsieur Labisse), Jude Law (il padre di Hugo) li trovate tutti seguendo i rispettivi link.

Asa Butterfield interpreta Hugo Cabret. Inglese, ha partecipato a film come Il bambino con il pigiama a righe e Wolfman. Ha 15 anni e un film in uscita.


Ray Winstone (vero nome Raymond Andrew Winstone) interpreta lo zio Claude. Inglese, ha partecipato a film come Il gioco di Ripley, Ritorno a Cold Mountain, Le cronache di Narnia: il leone, la strega e l’armadio, The Departed, La leggenda di Beowulf e Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo. Anche produttore, ha 55 anni e quattro film in uscita, tra cui l’imminente Biancaneve e il cacciatore.


Helen McCrory interpreta Mama Jeanne. Inglese, meglio conosciuta come la fortunatissima Narcissa Malfoy della saga cinematografica di Harry Potter, ha partecipato anche a Intervista col vampiro e a un episodio della serie Doctor Who. Ha 44 anni e due film in uscita.


Frances de la Tour interpreta Madame Emilie. Inglese, ha partecipato alla saga cinematografica di Harry Potter nei panni della mezza gigante direttrice di Beauxbatons, Madame Maxime e ad Alice in Wonderland. Ha 67 anni e un film in uscita.


Richard Griffiths interpreta Monsieur Frick. Anche lui inglese, anche lui apparso nella saga di Harry Potter come zio Vernon, lo ricordo per altri film come Superman II, Gandhi, Greystoke la leggenda di Tarzan il signore delle scimmie, Shangai Surprise, Una pallottola spuntata 2 1/2: l'odore della paura, Il mistero di Sleepy Hollow, Vatel, Ballet Shoes e Pirati dei Caraibi - Oltre i confini del mare. Ha 65 anni e un film in uscita.


Tenete inoltre d’occhio il ragazzino che interpreta Tabard da giovane, ovvero Gulliver McGrath, perché lo ritroveremo nell’imminente Dark Shadows di Tim Burton e in Lincoln di Steven Spielberg. Hugo Cabret ha ottenuto ben 11 nomination agli Oscar di quest'anno: migliore scenografia (sarebbe meritatissimo, perché l'arte di Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo è insuperabile), migliore fotografia, migliori costumi, miglior regia (altro Oscar strameritatissimo), miglior montaggio, miglior colonna sonora originale (altro premio che il film dovrebbe vincere), miglior montaggio sonoro, miglior sonoro, migliori effetti speciali, miglior film (mi spiace ma questo dovrebbe invece andare a The Help) e miglior sceneggiatura non originale (idem come prima). Nell'attesa di conoscere i risultati... ENJOY!

6 commenti:

  1. Da quanto si legge in giro sembrano un po' tutti d'accordo, graficamente stupendo ma povero di trama e piuttosto piatto. Io mi sono annoiato con il trailer, e penso proprio che riuscirò a farne a meno. ;)

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    1. Io il trailer l'ho adorato, quindi mi aspettavo grandissime cose!!
      Che effettivamente ci sono, ma anche la trama dev'essere coinvolgente in un film simile.
      Adesso però, spinta da curiosità, voglio leggere il libro!!

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  2. dovrei andarci venerdì, porto con me mio figlio. Saprò dire, ma ammetto di non starne leggendo benissimo.

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  3. Ribadisco che visivamente è di una bellezza assoluta.
    Non vorrei però che il pargolo si annoiasse a morte...

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  4. Concordo solo con la prima parte della tua recensione.
    La trama è forse la parte più debole del film, ma secondo me svolge bene il suo ruolo: raccontare un po' alla volta la storia fantastica di Melies così come il protagonista riesce a risolvere pian piano l'enigma legato all'automa.

    Un saluto!

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    1. Sicuramente nulla da dire come trama.
      Ma resta il fatto che mi ha coinvolta molto poco, come se i personaggi stessi fossero degli Automi.
      Mi piacerebbe leggere il libro, per vedere se l'impressione è la stessa!

      Saluti a te!

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