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martedì 15 ottobre 2019

Taxi Driver (1976)

La febbre da Joker non si è ancora spenta ma, almeno per me, non significa andarmelo a rivedere al cinema ventordici volte, quanto piuttosto riguardare le sue dichiarate fonti di ispirazione, come per esempio Taxi Driver, diretto dal regista Martin Scorsese nel 1976.


Trama: afflitto da un'insonnia cronica, un veterano con problemi mentali decide di lavorare come tassista di notte. Il suo desiderio di ripulire la città si rafforza quando incontra Betsy, sostenitrice di un candidato presidenziale, e Iris, prostituta tredicenne...


Cosa si può dire di Taxi Driver che non sia stato detto? Nulla. Basta aprire qualunque libro di cinema, qualunque biografia su Scorsese, qualunque monografia sul film in sé per scoprire un mondo e innamorarsi di una delle pellicole più belle non solo del regista, ma della cinematografia mondiale. Non ho aneddoti legati alla visione di Taxi Driver, sono sincera. E' uno di quei film recuperati dopo essere stata folgorata sulla via di Damasco da Quei bravi ragazzi e mentre l'epopea mafiosa di Ray Liotta e compagnia è roboante, zeppa di glamour e spesso tragicamente divertente, Taxi Driver è "solo" angosciante e cupo, tanto che alla fine della visione avevo preso tutte le immagini e le avevo rinchiuse nella testa e nel cuore per tenerle per me; non mi sarei MAI sognata di consigliare Taxi Driver ai miei amici con l'entusiasmo con cui invece rompevo le scatole per i film di Tarantino, Quei bravi ragazzi, Casino o persino Arancia meccanica. Perché Taxi Driver ti deprime, ti riversa addosso le atmosfere della New York notturna sporca e pericolosa, fatta di papponi, gente che muore senza un perché, tassisti che si fanno scivolare addosso le peggio cose anche se lo sporco di quelle cose gli rimane attaccato addosso, sui vestiti e sui sedili "impiastricciati". E uno di questi tassisti è Travis Bickle, allucinato dalla mancanza di sonno e da problemi mentali che non vengono mai davvero definiti all'interno del film. Un uomo mite (almeno all'inizio), una persona di cui probabilmente non ci accorgeremmo se ci passasse accanto, un essere umano che si guarda attorno e prova schifo per tutto ciò che vede, per la propria soffocante ed ingiusta solitudine, e come tutti noi soffre in silenzio, almeno finché una serie di esperienze negative non lo porta a fare scelte assai drastiche. Possiamo non essere sotto l'effetto di psicofarmaci, per carità, magari non arriveremo mai ad armarci di tutto punto per ripulire le strade, ma Travis Bickle siamo noi, inutile nasconderci dietro un dito.


Siamo noi con le nostre stranezze e il modo goffo di esistere, quando proiettiamo tutte le nostre speranze su qualcuno che colpisce la nostra attenzione, "angelicandolo" come già faceva Dante con Beatrice. La Beatrice di Travis è Betsy, almeno all'inizio, e come la Beatrice dantesca abbiamo a che fare con una bella stronza, non c'è ombra di dubbio. Lusingata dalla corte di quell'uomo particolare, incuriosita forse dai suoi atteggiamenti poco ortodossi, Betsy accetta di uscire con Travis ma non riesce a capirlo e lo rifiuta; lungi da me darle colpe, poveraccia, ché venire portata in un cinema porno da uno sconosciuto al primo appuntamento farebbe strano anche alla sottoscritta, tuttavia Betsy è come la società che circonda Travis, pronta a giudicarlo e lasciarlo di nuovo solo, senza nemmeno fare lo sforzo di ascoltarlo e capirlo. Lo stesso vale per i colleghi (il dialogo tra Travis e Mago dovrebbe far ridere ma è angosciante), lo stesso vale per l'accondiscentente (e falso) senatore Palantine, lo stesso vale per tutti i freaks che popolano New York e viaggiano sui taxi, lo stesso vale per la "scema" Iris, un'innocente dalle ali spezzate che forse è sola e incompresa quanto Travis ma, a differenza sua, non ha la capacità di difendersi o ripulire il mondo né percepisce le ingiustizie che vengono perpetrate nei suoi confronti. Travis è dannatamente solo e più cerca di uscire da quella solitudine più essa lo inghiotte e lo schiaccia. Anche il finale, che in apparenza dovrebbe essere consolante, la vittoria dell'antieroe finalmente accettato per quel che è e "guarito", in realtà non lo è affatto.


Siamo tutti buoni ad applaudire per Arthur Fleck, agente di caos e ribellione, infinitamente glamour nella sua sfiga, tanto da diventare nemesi di Batman, nientemeno. Ma i cinque minuti di gloria di Travis Bickle sono di una tristezza fuori dal comune, resi ancora più amari dalla consapevolezza che lo sfogo di una sera non basterà né a ripulire New York né, tantomeno, a fare di Travis una persona meno sola o più consapevole di sé; sul finale, il sorriso sensuale di Betsy è quello interessato di chi ha per le mani una celebrità e anche se Travis è riuscito a scorgere cosa si cela davvero dentro la ragazza, vedendola per la vanesia superficiale che è, non è detto che sarà così anche in futuro e che il poveraccio riuscirà a farsi degli amici veri, una moglie o una famiglia. Anzi, quei titoli che scorrono continui, coi taxi che non smettono di correre, ci dicono che probabilmente non cambierà nulla, né per Travis, né per New York... e forse nemmeno per Iris, segnata per sempre da una tragedia che l'ha salvata fisicamente dalla droga e dalla prostituzione ma che probabilmente l'ha danneggiata in modi impensabili. E così, ancora oggi, dopo più di 40 anni, esco dalla visione di Taxi Driver un po' più "sporca" e un po' più amareggiata e questo l'ha capito anche il Bolluomo, poverino, il quale "costretto" a guardare il grande capolavoro di Scorsese per la prima volta l'ha rigettato senza riuscire a farselo piacere, così cupo e pessimista com'è, così focalizzato su un personaggio difficile da decifrare, così fuori dal mondo e allo stesso tempo ancora così tristemente, maledettamente attuale senza essere né ruffiano né costruito ad arte per piacere e fare discutere.


Del regista Martin Scorsese, che interpreta anche il passeggero che spia la moglie alla finestra, ho già parlato QUI. Robert De Niro (Travis Bickle), Peter Boyle (Mago), Albert Brooks (Tom), Jodie Foster (Iris) e Harvey Keitel (Sport) li trovate invece ai rispettivi link.

Cybill Shepherd interpreta Betsy. Americana, la ricordo per film come L'ultimo spettacolo, La dea del successo, inoltre ha partecipato a serie quali Moonlighting e Criminal Minds. Anche produttrice e sceneggiatrice, ha 69 anni e un film in uscita.


Taxi Driver è stato nominato per quattro Oscar senza vincerne nemmeno uno: Miglior Film (quell'anno ha vinto Rocky, nientemeno), Robert De Niro come Miglior Attore Protagonista (andato postumo a Peter Finch per Quinto Potere), Jodie Foster come Miglior Attrice Non Protagonista (ha vinto Beatrice Straight, sempre per Quinto Potere, ma quell'anno era candidata anche Piper Laurie per Carrie - Lo sguardo di Satana) e Miglior Colonna Sonora Originale, l'ultima peraltro scritta da Bernard Herrmann, morto dopo poco. Il ruolo di Travis Bickle era stato offerto a Dustin Hoffman, che lo ha rifiutato per poi pentirsene negli anni a venire mentre Harvey Keitel avrebbe dovuto interpretare Tom ma è finito a fare il pappone; la stessa Tippi Hedren ha invece impedito a Melanie Griffith di accettare la parte di Iris nonostante la figlia fosse la prima scelta per interpretarla (la seconda era Linda Blair) quando il regista avrebbe dovuto essere Brian De Palma. Detto questo, se il film vi fosse piaciuto recuperate Lo sciacallo - Nightcrawler, Drive e You Were Never Really Here. ENJOY!

9 commenti:

  1. Madonna che perla che hai recuperato!
    Hai ragione su tutto, analisi impeccabile. Per me questo è un film "magico", a suo modo... solo di una magia molto sporca. Non saprei come altro spiegarlo.

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    1. Sì, sono quei film che comunque non andrebbero mai trattati su un blog per timore di vilipendere... ma già che ci siamo è giusto ricordarli u.u

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  2. Vero, Travis è molto più “noi”, del Joker, con tutto il rispetto per il bel film di Todd Phillips. Dici bene, penso che sia una delle “guarigioni” più satiriche dai tempi di “Arancia Meccanica”, altro titolo che si giocava un anti eroe come protagonista. Inoltre lo trovo un film capace di affrontare le solitudini maschili con una lucidità da fare spavento, diventa impossibile non specchiarsi in Travis come lui fa allo specchio nel film. Inoltre quella carrellata finale è pazzesca, mi sono spaccato la testa per capire dove zio Martino avesse infilato la macchina da presa per girarla ;-) Cheers

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    1. Eh, di fatto anche Travis non guarisce. Cioè, la sua è una guarigione momentanea, data dalla spossatezza fisica, ma direi che Schrader e Scorsese non lasciano dubbi in merito al fatto che travis sia una bomba ad orologeria.
      E Scorsese era ed è un mostro, chettelodicoaffare?

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  3. grande capolavoro di Scorsese, brava bollicina, hai recuperato una delle perle massime del buon Marty, complimenti, ti è piaciuto vero?

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  4. Infatti secondo me l'unico punto di contatto tra il capolavoro Taxi Driver e il buon Joker è che entrambi trasmettono un particolare disagio. Ma il modo di raccontarlo, descriverlo e girarlo di Scorsese non ha nulla a che fare con il didascalismo del film di Todd Phillips, che comunque ho apprezzato per molti altri motivi, senza gridare però al miracolo.

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    1. Ecco. Didascalico è la parola giusta. Bellissimo per mille motivi ma la storia del vinto che impazzisce l'aveva raccontata meglio Scorsese negli anni '70.

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