Qualche sera fa, su richiesta del Bolluomo, abbiamo guaradato Follemente, diretto e co-sceneggiato dal regista Paolo Genovese, disponibile da poco su Disney +.
Trama: al primo appuntamento, un uomo e una donna devono fare i conti con le rispettive personalità e gli imput contraddittori delle"voci" nella loro testa...
Non temete, il Bolluomo non è impazzito e nemmeno io. Il fatto è che lo porto al cinema praticamente una volta alla settimana e, per un lungo periodo, tutti il film che guardavamo erano preceduti dal trailer di Follemente. In effetti, detto trailer invogliava: Follemente era chiaramente ispirato ad Inside Out, con le "personalità" nella testa dei due protagonisti impegnate a risolvere tutti i problemi legati a un primo appuntamento, o a complicarlo ulteriormente, e c'erano un paio di gag divertenti che facevano ben sperare. Ci siamo guardati bene dallo spendere soldi per vederlo al cinema, ché dopo tanti anni un po' di istinto l'ho affinato, ma quando è stato disponibile su Disney + (che, peraltro, ha co-prodotto il film) ci siamo buttati, e abbiamo capito che tutto il buono di Follemente, salvo forse una sequenza, era contenuto nel trailer. L'ultimo film di Paolo Genovese è un'ora e mezza di canovaccio esile tirato per le lunghe, tanto che, alla fine, sembra di essere rimasti seduti sul divano per tre ore. La sceneggiatura, scritta a dieci mani, è la summa di tutto ciò che ha rovinato il cinema italiano a partire dall'anno di uscita de L'ultimo bacio, con l'aggiunta di dialoghi che sembrano scritti da un algoritmo, tanto sono innaturali da sentire pronunciare, e con almeno una gag presa direttamente da un meme di Internet. "Quante volte si può essere imbarazzanti in una vita?", chiede una delle "voci" nella testa di Lara, impegnata nel primo appuntamento con Piero. La risposta non la so, ma ho perso il conto di quanto mi sono sentita imbarazzata io nel guardare Follemente e l'interazione tra i due tipici archetipi borghesi dalla commedia/dramma nevrotica nostrana. Lei è, ovviamente, una matta umorale dalle idee femministe e con hobby non convenzionali, con un disperato bisogno di caz... di essere capita e accettata da un uomo capace di "normalizzarla"; lui è Edoardo Leo che, da Smetto quando voglio, fa sempre il solito personaggio di maschio sfigato, maniaco del controllo, goffo e pseudo-intellettuale con un disperato bisogno di fig... d'affetto, perché nonostante tutti i suoi difetti sarebbe un padre esemplare e un marito perfetto, se solo esistesse una donna (non la ex moglie stronza, ovviamente) capace di sopportarli e, magari, arricchirgli la vita con qualche "stranezza" atta a farlo uscire da un guscio che gli sta sempre più stretto. Il film è costruito sull'unità di tempo e di luogo che è l'appuntamento tra Lara e Piero, e hai voglia a rendere interessante una serata tra disagiati che devono ancora conoscersi, anche introducendo il monotono paesaggio mentale dei due protagonisti, abitato dai quattro aspetti che li governano.
Se si fosse dato più spazio alle personalità all'interno della mente dei personaggi, se ci si fosse impegnati a lavorare di scenografia e regia per rendere il "luogo" in cui vivono un minimo interessante, particolare e fantasioso, FORSE il film sarebbe stato molto più interessante, perché anche a fronte della banalità dei quattro differenti aspetti (ego, superego, id e... boh, la principessa disneyana per Lisa e il babbalone sensibile per Piero?), le interazioni tra di loro sono talvolta divertenti. Dico forse perché, purtroppo, il terzo atto del film è una gigantesca sega mentale in cui i due protagonisti devono decidere se passare assieme la notte nella stessa casa e, magari, anche il mattino e il pomeriggio successivi (rinunciando, oddio, alla propria libertà, ai programmi per la giornata!!!), ed è una decisione talmente dirimente, per la loro felicità futura, che arrivano a discuterne assieme persino le rispettive personalità, incontrandosi. Ora, Cristo, io sono sicuramente l'antiromanticismo fatto a persona, ma non credo che tornare ognuno a casa propria dopo un (imbarazzante, irreale) amplesso da primo appuntamento significhi che non ci si rivedrà mai più e che la nostra vita sarà quindi segnata da solitudine ed infelicità perenni. Ma, ovviamente, i personaggi di Follemente non sono persone normali, sono bambini quasi quarantenni lei e ultracinquantenni lui, che al primo appuntamento parlano già di figli e matrimonio, alternando dialoghi di una stupidità rara e filosofia da Bacio Perugina, scomodando qui e là Calvino, Che Guevara e Carla Lonzi e io, scusatemi, ma mi sono rotta le palle di una distribuzione italiana e di un sistema di finanziamenti che premia questa sciatteria e condanna all'oblio opere innovative come La città proibita di Mainetti. Spezzo una lancia solo per gli attori. Edoardo Leo e Pilar Fogliatti, poveri Cristi, non è che possono cavare sangue dalle rape, e cercano di interpretare i loro personaggi improbabili al meglio, mentre il resto del cast (nel quale spiccano Giallini, Santamaria, Lastrico e Papaleo, la mente maschile, più varia e divertente nelle interazioni rispetto a quella femminile) approfitta della possibilità di estremizzare le caratteristiche dei vari stati mentali, con risultati sicuramente migliori. Probabilmente, sono io ad avere un problema con questo tipo di film italiani in generale e col sopravvalutato Paolo Genovese in particolare, ma non riesco proprio a consigliarvi di guardare Follemente. Piuttosto, come ho detto a un amico su Instagram, mettete il trailer in loop per un'ora e mezza, tanto la ciccia è tutta lì.
P.S. A proposito di ciccia. La cena inizia con le lasagne, continua con una focaccia (Ma la focaccia??? Per secondo, dopo le lasagne???!!), prosegue con una vaschetta di gelato a settecento gusti diversi, uno per ogni cliché, e si conclude con una pasta aglio, olio e peperoncino? Ma a voi vi camallano, che pesantezza!!!
Del regista e co-sceneggiatore Paolo Genovese ho già parlato QUI. Edoardo Leo (Piero), Marco Giallini (Professore), Rocco Papaleo (Valium) e Claudio Santamaria (Eros) li trovate invece ai rispettivi link.
Claudia Pandolfi interpreta Alfa. Nata a Roma, la ricordo per film come Ovosodo, Auguri professore, La prima cosa bella, La profezia dell'armadillo, Tutta colpa di Freud, Il ragazzo dai pantaloni rosa, e a serie quali Amico mio, Un medico in famiglia, Distretto di polizia. Ha 51 anni.
Vittoria Puccini interpreta Giulietta. Nata a Firenze, la ricordo per film come Ma quando arrivano le ragazze?, Baciami ancora, Tutta colpa di Freud, The Place e serie come Elisa di Rivombrosa. Ha 45 anni.
Pilar Fogliati, che interpreta Lara, è stata la doppiatrice italiana di Ansia per Inside Out 2 mentre Emanuela Fanelli, che interpreta Trilli, era la fruttivendola Marisa di C'è ancora domani. ENJOY!
Una recensione così tranchant che viene quasi voglia di vedere il film per odiarlo meglio.
RispondiEliminaMa perché farsi del male quando ci penso già io?
Eliminaè vero, onoro il tuo sacrificio guardandomi qualcos'altro...
EliminaNoto, con ironia, che un po' tutti noi blogger "rimasti" abbiamo scritto del film in questi giorni, vale a dire quando il film è arrivato in streaming. Ergo: nessuno di noi (me compreso) ha avuto il fegato di andarlo a vedere in sala... ormai ne abbiamo visti talmente tanti di film che le ciofeche le "annusiamo" al volo! :D
RispondiEliminaMa figuriamoci se vado al cinema a vedere un film di Paolo Genovese! Dovrebbero trascinarmici per i capelli XD
EliminaPur con tutti i suoi difetti, le personalità che vivono all'interno della mia testa si sono abbastanza divertite a vedere questo film. Le tue invece mi sa che si divertono di più a tirare delle freccette con la faccia di Paolo Genovese come bersaglio XD
RispondiEliminaHo paura di sì. Non c'è neppure una delle mie personalità che è stata contenta di questo film.
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