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martedì 10 giugno 2025

2025 Horror Challenge: Fear Street: Prom Queen (2025)

Sto recuperando un paio di uscite perse durante il viaggio in Campania e siccome per la challenge di oggi c'era un free pick, ne ho approfittato per guardare l'atteso Fear Street: Prom Queen, diretto e co-sceneggiato dal regista Matt Palmer a partire dal romanzo omonimo di R.L. Stine


Trama: Lori si candida come reginetta del ballo per cambiare la sua vita e riabilitare la sua famiglia, distrutta da un tragico evento passato. La ragazza, però, deve vedersela non solo con le acerrime rivali del Wolfpack, capitanate dall'odiosa Tiffany, ma anche con un assassino che sembra avere preso di mira le candidate...


Prom Queen
è, purtroppo, un passo indietro rispetto alla trilogia di Fear Street che ci aveva conquistati qualche anno fa su Netflix. Per motivi imperscrutabili, vi sono solo sparute tracce della lore messa in piedi da Leigh Janiak, e i collegamenti con la saga si riducono a qualche piccolissimo omaggio (più un blink and you'll miss it) e alla reiterazione della rivalità tra Shadyside, dove si ambienta il film, e Sunnyvale, nominata qui e là come luogo ideale dove vivere. Tolti questi pochi dettagli, Prom Queen sembra uno slasher qualsiasi al quale è stato imposto, in fretta e furia, di fare parte ANCHE di una saga, e da questo punto di vista è sbagliato fare paragoni con i tre Fear Street che lo hanno preceduto. I film della Janiak, infatti, erano un tornado di depistaggi e idee innovative, che giocavano a fare a pezzi le aspettative dei personaggi e dello spettatore, mentre Prom Queen segue pedissequamente tutte le regole dello slasher anni '80 e ne ripropone i topoi con un rispetto quasi filologico. Preso per quel che è, il film non è affatto aberrante (ovviamente, deve piacervi il genere) e si propone come una confortevole coperta di Linus per passare un'ora e mezza in letizia, tra uno smembramento e l'altro. L'importante è non cercare i significati più o meno profondi dei primi Fear Street, perché qui i personaggi sono tagliati, talvolta letteralmente, con l'accetta e, salvo un personaggio a mio avviso sprecato (ciao, Melissa!), non hanno né il tempo né il modo di evolversi. I buoni, come la protagonista in cerca di riscatto dopo una vita di prese in giro crudeli per la morte del padre e lo spettro di una madre omicida, rimangono buoni e, al limite, si rendono conto che non basta una coroncina di alluminio per cambiare la triste realtà; i cattivi sono delle facce di merda da primato, le tipiche high school bitches che non esitano a sputare in faccia ad etica, compassione e buon senso, pur di far stare male il prossimo. Nel mezzo, ci sono un paio di "personaggi", nel vero senso della parola, ovvero qualche comprimario caratterizzato da comportamenti eccentrici, e i soliti adulti clueless o matti come cavalli, gente che si permette di riprendere una ragazzetta perché balla al ritmo di Gloria o si scambia sguardi timidi col belloccio di turno. 


Come in uno slasher di cassetta che si rispetti, dunque, non importa chi, importa come. E c'è parecchio "come" in Prom Queen. A differenza dei film per adolescenti della Blumhouse, spesso PG-13, Prom Queen non si tira indietro nel mostrare teste spaccate, gole tagliate, gente impalata e sangue a profusione, con degli effetti speciali anche belli a vedersi, senza grande ingerenza di CGI. Si sono sforzati un po' poco con l'aspetto che killer, che mi ha ricordato il Red Devil della serie Scream Queens, e francamente ho trovato stupidissima la rivelazione dell'identità dietro la maschera, ma il percorso per arrivare alla fine me lo sono abbastanza goduto. L'unico, vero difetto di Prom Queen, per quanto mi riguarda, sono gli attori, soprattutto quelli scelti per interpretare i giovani protagonisti e, in particolare, la final girl Lori e la queen bee Tiffany. Il volto di quest'ultima è anonimo e lei è del tutto inespressiva; non fosse per i dialoghi al veleno che le vengono messi in bocca, il personaggio non avrebbe nemmeno un briciolo del carisma necessario per essere davvero la reginetta stronza della scuola. Quanto a Lori, Dio me ne scampi. Siccome Silvia ha apprezzato, ribadisco anche qui la definizione di "pittima" della final girl. Intanto, si innamora di un mollo senza speranza, poi passa il 70% del film o a piangere o a guardare nel vuoto col sappìn' di chi sta per farlo, senza mai rivolgere una parola scortese o prendere a giuste sberle le ragazze del Wolfpack, limitandosi a subire in silenzio con la lacrima nell'occhio. Due marroni, figlia mia, a un certo punto speravo che il killer prendesse anche te, sono sincera. Voto dieci, invece, alla migliore amica di Lori. E' un po' assurdo pensare che una diciottenne possa avere un'esperienza tale da poter rivaleggiare con Sergio Stivaletti ma, a parte questo e l'inutile marchetta queer che non trova sbocco, se non altro possiamo goderci un'horror geek anni '80, con tanti piccoli oggetti di scena e filmati che fanno sicuramente la felicità degli appassionati! In conclusione, Prom Queen è, purtroppo, un passo indietro che rischia di mettere a repentaglio l'eventuale futuro della saga ma, se vi piace lo slasher e avete voglia di passare una serata divertente, ve lo consiglio perché è sanguinolento e non si perde in orpelli inutili che ne rallenterebbero il ritmo.


Del regista e co-sceneggiatore Matt Palmer ho già parlato QUI. Lili Taylor (Vicepreside Dolores Brekenridge) e Katherine Waterston (Nancy Falconer) le trovate invece ai rispettivi link. 


Chris Klein
, che interpreta Dan Falconer, era l'Oz di American Pie mentre Ariana Greenblatt, che interpreta Christy, era la figlia di America Ferrera in Barbie; quanto ad Ella Rubin, che interpreta Melissa, l'abbiamo vista poche settimane fa come protagonista di Until Dawn. Se Fear Street: Prom Queen vi fosse piaciuto, recuperate Fear Street Parte 1: 1994, Fear Street Parte 2: 1978 e Fear Street Parte 3: 1666. ENJOY!

6 commenti:

  1. A volte leggendoti sono costretto a tirare fuori il dizionario ligure-italiano (oggi è stata la volta di "sappin": in Libera non a Malo Luigi Meneghello racconta della propria infanzia a Malo, i ricordi della vita in questo piccolo comune del Veneto e qui dedica delle belle pagine al dialetto, dialetto come lingua dei propri genitori, della propria famiglia, della propria terra; una lingua viva cosi distante da quella standardizzata dell'italiano che si impara a scuola e però sempre capace di evocare e dare vita a ricordi profumi sensazioni lontane ma condivise da una comunità; cosi ricca di sfumature il dialetto e che l'italiano non può né sa tradurre).
    Questo Fear Street mi ha un po' fregato, è stata una mezza sòla (eh eh io uso il romano): si è tenuto il titolo, qualche vago accenno all'universo della trilogia della Janiak ma poi basta... Tanto era ambiziosa (nell'impianto) quanto rivoluzionaria (nel contenuto) la Trilogia Fear Street tanto reazionario questo midquel che non osa nulla, a partire da una bella colonna sonora ma ridotta alla fin fine a gradevole playlist (anche i props di scena ridotti a mero riempimento e incapaci di raccontare i personaggi: la stanza di Megan simpatica sì ma quasi una wunderkammer della nostalgia e nulla più anch'essa). Insomma novanta minuti piacevoli ma la carta da regalo prometteva di più.

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    1. Assolutamente, il "sappin'" è proprio qualcosa di intraducibile!
      E purtroppo questo film un po' me lo ha fatto venire, vista l'occasione sprecata...

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  2. Per me è stata una visione estremamente noiosa. Un sicuro e deciso passo indietro rispetto alla trilogia originale.

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    1. Io non mi sono annoiata, ma nemmeno mi ha entusiasmata.

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  3. Film abbastanza anonimo ma comunque guardabile, il cui difetto principale, come dici, è che "i personaggi sono tagliati, talvolta letteralmente, con l'accetta" LOL

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