Altro recupero Natalizio: oggi parlerò di Pinocchio, diretto e co-sceneggiato nel 2019 da Matteo Garrone a partire dall'opera Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi.
Trama: dopo che Mastro Ciliegia gli ha regalato un ciocco di legno semovente, il falegname Geppetto si costruisce il burattino Pinocchio, che subito si dimostra un discolo di prim'ordine, finendo in una marea di guai...
Alzi la mano chi non conosce la storia di Pinocchio. Probabilmente quasi nessuno di noi ha letto le avventure scritte da Collodi (io l'ho fatto solo una volta, moltissimo tempo fa, e ammetto di non esserne rimasta entusiasta ma vorrei riprovare) ma quasi sicuramente siamo stati toccati dalla versione Disney, edulcorata ma non troppo; quelli più anziani, come me, hanno visto l'opera di Comencini (con la quale non farei confronti visto che non la riguardo da almeno trent'anni e ho più familiarità con la parodia della Marchesini) e purtroppo ci è toccata pure la pantomima di Benigni, che ricordo con orrore vestito come un cretino all'età di 50 anni e accompagnato dalla cagnolina dai capelli turchini. Benigni torna anche nel film di Garrone, fortunatamente in panni più consoni per la sua età e senza la parrucchetta gialla che caratterizzerebbe il personaggio di Geppetto, una delle chiavi di lettura da cui partire per capire un po' l'anima di questo nuovo Pinocchio, che a me è sembrata una storia di umanità "vinta" eppur dignitosa. Infatti, al di là dell'incredibile bellezza dell'aspetto fantastico del film, sul quale tornerò più avanti, ho apprezzato forse ancor più il tentativo di dare al tutto uno sfondo "realistico", fatto di spaccati di vita contadina e interazioni tra abitanti di piccoli paesi, all'interno dei quali tutti, nel loro piccolo, cercano di dare una mano anche quando si tratta di furboni matricolati come il bottegaio (doppiamente maledetto) oppure il Gatto e la Volpe, infingardi e stronzi ma se vogliamo anche degni di pietà. Pare quasi che lo scopo di questo Pinocchio sia riscoprire la dignità di cui sopra, una dignità che deriva non tanto dall'istruzione e da un banale concetto di "bontà", ma dalla capacità di ottenere qualcosa con le proprie forze accettando anche i limiti delle stesse, creando al contempo il proprio piccolo "paese", la propria famiglia, una rete di persone alle quali appoggiarsi consapevoli di poter dare loro qualcosa in cambio. Pinocchio diventa dunque un "bravo" bambino dopo una serie di peripezie più o meno conosciute (selezionate da Garrone e Ceccherini, che hanno omesso alcune delle avventure del burattino pur rimanendo assai fedeli al testo originale) che arriveranno a renderlo meno ingenuo e soprattutto meno approfittatore e pigro, due difetti di cui le famose bugie sono solo un mero effetto collaterale, per quanto scenografico.
E a proposito di scenografia, ma anche di effetti speciali, è giunto il momento di parlarne, perché sono una parte fondamentale della bellezza di questo Pinocchio. Girato in evocativi paesini e scorci naturali toscani e pugliesi che danno un'incredibile sensazione di realismo, il Pinocchio di Garrone è un po' il fratellino minore de Il racconto dei racconti e presenta un bestiario di tutto rispetto, che coniuga un'iconografia gotica a a creazioni tutte italiane; personalmente, ho adorato la domestica lumaca della Fata Turchina così come il Grillo Parlante e i conigli becchini, per non parlare del trucco della Fata Turchina bambina e adulta (che bello è quell'azzurro tenue abbinato alla pelle diafana, quasi cadaverica?) ma l'Oscar del momento più inquietante e quasi horror va alla sequenza in cui Pinocchio e Lucignolo si trasformano in ciuchini, tra urla di dolore e metamorfosi perfette (forse la sensazione è data anche dal terrificante, pedofilissimo omino di burro?). E che dire del make up di Pinocchio e dei vari burattini? Il piccolo Federico Ielapi, oltre ad essere un attore bravissimo, sembra un burattino vero ed è un ulteriore esempio di come anche il cinema italiano, se si impegna, può raggiungere lo state of the art dei cugini stranieri in quanto ad effetti speciali. Onestamente, la cosa che mi preoccupava di più era la presenza di Benigni, anche troppo pompata nei trailer, ma fortunatamente le mie preoccupazioni erano inutili: Geppetto è caratterizzato con l'inevitabile scintilla del toscanaccio Benigni, svampito ma adorabilmente furbetto, ed è divertente vederlo interagire all'inizio coi compaesani, mentre cerca di portare a casa la pagnotta con piccoli lavoretti, per poi consacrarsi al ruolo di "babbo" di Pinocchio e strappare più di una lacrima commossa, soprattutto sul finale. Quindi, nel complesso, il Pinocchio di Garrone mi è piaciuto parecchio e onestamente non capisco le critiche che gli sono state mosse. Nell'attesa che esca il Pinocchio in stop motion di Guillermo Del Toro è un ottimo antipasto e l'ennesimo esempio di un cinema italiano che può e deve tornare in salute!
Del regista e co-sceneggiatore Matteo Garrone ho già parlato QUI. Roberto Benigni (Geppetto), Massimo Ceccherini (Volpe) e Maurizio Lombardi (Tonno) li trovate invece ai rispettivi link.
Rocco Papaleo interpreta il Gatto. Nato a Lauria, lo ricordo per film come I laureati, Il barbiere di Rio, Basilicata Coast to Coast, Nessuno mi può giudicare e serie quali Classe di ferro. Anche sceneggiatore, regista e compositore, ha 60 anni e un film in uscita.
Gigi Proietti interpreta Mangiafuoco. Nato a Roma, lo ricordo per film come Brancaleone alle crociate, Febbre da cavallo e serie quali Il maresciallo Rocca e Una pallottola nel cuore. Anche sceneggiatore e regista, ha 80 anni e un film in uscita.
Toni Servillo era stato considerato per il ruolo di Geppetto ma alla fine è stato scelto Roberto Benigni, che già nel 2002 aveva realizzato il suo Pinocchio nei panni del personaggio titolare. Vi risparmierei l'imbarazzo di guardarlo: se il Pinocchio di Garrone vi fosse piaciuto recuperate innanzitutto Il racconto dei racconti, poi il Pinocchio di Comencini e la versione Disney. ENJOY!
A parte l'orrido tonno e il grillo parlante, esteticamente parlando non ho niente da rimproverargli. Ma l'ho trovato didascalico e un po' freddino. Da Garrone, mi aspettavo più cuore.
RispondiEliminaIo invece mi sono lasciata coinvolgere come una bambina e anche se confermo la bruttezza del Tonno, il Grillo l'ho adorato!
EliminaNon ho né un pregiudizio positivo, né negativo su questo film. Non mi ha fatto fare le corse al cinema, ma nemmeno mi schifa XD Benigni è anche per me l'incognita, ma se mi dici che sta nel suo, mi rincuori! Vedrò più avanti se recuperarlo
RispondiEliminaAmmetto di essermi anche io presa il mio tempo, ho aspettato due settimane per vederlo, rimandando di giorno in giorno XD
EliminaPer me bel film ma non bellissimo. Vince dal punto di vista estetico e alla fine rimane sempre una storia magica, però mi aspettavo qualcosa di più, magari delle scene un po' più coese...
RispondiEliminaOnestamente, io invece non chiedevo nulla di più :)
EliminaMa cosa intendi per scene coese?
Io sarò di parte (in Toscana Pinocchio è la prima fiaba che si racconta ai bambini...) ma l'ho trovato delizioso e inquitante, in perfetto stile garroniano: un autore si giudica anche dai dettagli, e qui si rasenta la perfezione :)
RispondiEliminaDelizioso ed inquietante sono davvero gli aggettivi giusti!
EliminaChe gran sorpresa questa di Garrone. Una pellicola esteticamente coesa nel suo passare dalla luce all'oscurità. Peccato solamente per qualche effetto un po' stonato (vedi il tonno ad esempio), che però non inficiano la visione e godibilità complessiva. La domanda che mi sono posto a fine visione è cosa ci azzecchi "Pinocchio" con la filmografia del regista, ma alla fine vista la qualità del film, chissenefrega e godiamoci lo spettacolo.
RispondiEliminaBeh, dopo il Racconto dei racconti forse aveva voglia di nuovo di lavorare su un set "fantastico", almeno è come la vedo io.
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