Trama: due amici partono per una tranquilla battuta di caccia ma vengono coinvolti in terribili eventi...
Non so perché ho fatto passare ben cinque anni prima di vedere Calibre, né ricordo come mai lo avessi inserito in watchlist per poi abbandonarlo, ma non importa, i bei film basta vederli, prima o poi. E Calibre, all'interno dello sterminato e spesso deludente catalogo Netflix, rientra nella categoria. Magari non è una pellicola eclatante, anche perché la sua cifra stilistica è un silenzioso minimalismo che fa il paio col carattere stundaio del popolo scozzese, ma è sicuramente un film che, a un certo punto, ho dovuto interrompere perché mi stava mettendo un po' troppa ansia. La cosa divertente, tra l'altro, è che Vaughn e Marcus, i due protagonisti, non sono proprio delle bellissime persone, quindi ritrovarsi a temere per il loro destino è un po' da scemi, ma tant'è: Calibre lavora sui nervi dello spettatore mettendolo di fronte a una situazione iniziale tremenda (che non vi spoilero) e, da lì, prosegue in caduta libera prendendo alla lettera ogni singola legge di Murphy mai inventata, tanto che la domanda che nasce spontanea è "cosa potrà ancora accadere di peggio??" Viste le premesse, il finale di Calibre ha un po' il sapore dell'anticlimax e ammetto che a un certo punto la mia fantasia era andata in tutt'altra, terrificante e folkloristica direzione, ma lo sguardo in macchina di uno degli attori poco prima dei titoli di testa compensa ogni infantile delusione horrorofila. Miseria quanto è difficile parlare di un film senza dire nulla della trama, passiamo un po' a qualcosa di meno spoileroso.
A livello di regia e scenografie, Calibre sfrutta alla perfezione il paesaggio naturale e urbano scozzese. Pur non essendo gigantesca e sperduta come l'Australia, la Scozia ha dalla sua la presenza di paesini spersi in stradine di campagna e ampie foreste immerse nel clima uggioso e plumbeo di quelle zone, tutti ambienti perfetti per una storia che fa della claustrofobia e della paranoia i suoi punti di forza. All'interno di pub male illuminati dove tutti si conoscono o sono imparentati, in più (oltre ad essere stundai come scrivevo sopra) sono spesso anche ubriachi, è facile da "foresto" ritrovarsi nell'angoscia di non capire se gli autoctoni ci odiano a prescindere (fun fact: in Liguria non ponetevi nemmeno la domanda, odiamo tutti, soprattutto i turisti!), se gli stiamo sulle palle noi in particolare o se invece sono fatti così e magari dentro stanno meditando di offrirci una pinta, e ovviamente Calibre sfrutta moltissimo questa incertezza. L'ansia è garantita anche da un ottimo parterre di attori, che vanno ad affiancare i due bravissimi protagonisti, già di loro molto espressivi; il cast è infatti popolato da "ordinarie facce da pub", volti per lo più insondabili di persone ingrigite e diffidenti sui quali spiccano il veterano Tony Curran e il durissimo Ian Pirie, interpreti di due personaggi che difficilmente dimenticherete. Altro non vi posso dire, se non: fidatevi e recuperatelo, tanto sta su Netflix. Poi ci riaggiorniamo!
Di Tony Curran, che interpreta Logan McClay, ho già parlato QUI.
Matt Palmer è il regista e sceneggiatore della pellicola, al suo primo e finora unico lungometraggio. Inglese, è anche produttore.
Jack Lowden interpreta Vaughn. Inglese, ha partecipato a film come Dunkirk e Maria regina di Scozia (sul set di questo film, per la cronaca, si è messo insieme a Saoirse Ronan!) Anche produttore, ha 33 anni.
Se Calibre vi fosse piaciuto recuperate Il rituale, sempre su Netflix. ENJOY!
Visto qualche tempo fa e sì, il finale secondo me è volutamente così, anticlimatico come descritto ("amici, volevate altro? E invece no").
RispondiEliminaAhaha esatto, sembra proprio che voglia dire questo!
EliminaL'ho visto... non so se posterò sul mio blog a riguardo di questo film. Non è un film horror in effetti, sembra che possa prendere quella direzione ma invece... no. [SPOILER]
RispondiElimina[SPOILER]
Non ci sono gli zotici che ammazzano sommariamente e gratuitamente gli estranei, e se vogliamo anzi sono proprio i nostri protagonisti che fanno del male e poi vorrebbero inventarsi uno stratagemma per non pagare il dazio.
I villici sono divisi e in effetti non manca chi vorrebbe la giustizia sommaria, ma alla fine trovano una soluzione di compromesso che non è giusta (la toppa peggiore del buco) ma forse è l'unica che può funzionare. Per chi potrà raccontarla dopo, ovviamente. Film tesissimo, ansiogeno, anche claustrofobico quando l'azione si confina al paesino e boschi adiacenti, c'è tanto spazio ma alla fine sempre controllato in un modo o nell'altro.
[SPOILER]
EliminaEsatto. Quando hanno cominciato a parlare di "festa", pensavo davvero che il film avrebbe preso una direzione folk-horror, invece è "solo" una storia di persone disperate che fanno un errore dietro l'altro. E forse così è ancora più angosciante, nella sua verosimiglianza.