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mercoledì 13 dicembre 2023

Diabolik - Chi sei? (2023)

Vuoi per dovere di completezza, vuoi per voglia di ridere, domenica sono andata a vedere Diabolik - Chi sei?, ispirato all'albo omonimo di Diabolik e diretto e co-sceneggiato dai Manetti Bros.


Trama: Diabolik e l'ispettore Ginko si ritrovano prigionieri di una banda di sanguinosi ladri quando entrambi, ognuno per i propri motivi, decidono di fare irruzione nel loro covo...


Credevo non potesse esserci nulla di peggio di Diabolik - Ginko all'attacco e, probabilmente, lo hanno capito anche i Manetti Bros. visto che Diabolik - Chi sei? è una spanna sopra il suo predecessore. Il che non vuol dire che il terzo ed ultimo capitolo della saga sia un capolavoro, ci mancherebbe, ma almeno non è la sagra del trash ed è dotato di una trama (per quanto semplice) sufficientemente interessante per coinvolgere lo spettatore e portarlo a sorvolare sui molti difetti dell'opera. In Diabolik - Chi sei? le scaramucce amorose tra il personaggio titolare ed Eva Kant vengono ridotte in favore di una minaccia pressante, ovvero una banda di rapinatori che sono riusciti a portarsi via una collezione di monete bramata da Diabolik; da una parte, quindi, abbiamo un protagonista impegnato a recuperare il maltolto, dall'altra c'è invece un Ginko determinato a sgominare la banda, rea di violenti e sanguinosi omicidi annessi ai furti. La presenza di un cast più nutrito serve ai Manetti per omaggiare i poliziotteschi con sequenze violente di sparatorie e inseguimenti d'auto, ma non solo, perché l'unico momento genuinamente emozionante della trilogia si verifica proprio grazie allo snodo narrativo incarnato dalla banda, e offre il fianco ad una seconda, gradevolissima svolta che parla ai cuori teneri degli spettatori come me, che in fondo in fondo a Ginko vogliono bene. Apprezzabile anche, dopo una terrificante sequenza iniziale a base di dialoghi da casalinghe disperate, la scelta di affidare un ruolo forte (ma già accadeva nel primo film) a Eva Kant ed Altea, distanti dall'essere due semplici love interest monodimensionali e pronte ad agire per il bene di due uomini che, in misura diversa, credono di essere il centro dell'universo, totalmente compresi nel loro ruolo di buono e cattivo. A tal proposito, di tutto il legnosissimo confronto tra Diabolik e Ginko (che, di regola, avrebbe dovuto essere il fulcro del film ma è emozionante quanto un documentario sul tufo, e lo stesso vale per la risposta al "chi sei?" del titolo, apprezzabile per altri motivi, non certo per le origini da Gary Stu criminale di Diabolik) è interessante giusto il momento in cui il protagonista sottolinea la loro natura ininfluente in termini di scontro tra bene e male, consapevole che la morte di uno dei due non sposterebbe di un millimetro l'ago della bilancia, né porrebbe fine a una lotta eterna.


A livello di regia, scenografie e costumi, chiamatemi scema ma per me è stato uno spettacolo. Mi è sembrato che i Manetti tornassero ad osare un po' di più, o ad omaggiare meglio se volete, e tra splatter pecoreccio, split screen arroganti, inquadrature strappate come pagine di un fumetto, sceneggiati Rai anni '50 che sfumano in sequenze alla Sin City con tanto di sangue color rubino, ed echi dell'Argento prima maniera mi sono divertita come una bambina. Ciliegina sulla torta è stata la "solita" colonna sonora tra il camp e il genuino fomento, col pezzo (cantato da Alan Sorrenti) Ti chiami Diabolik, messo a mo' di sigla di telefilm/cartone animato, in cima alla lista delle cose più belle viste/sentite al cinema quest'anno. Purtroppo, la vera, terribile nota dolente del film e, per estensione, dell'intera saga, è la recitazione del cast. Da due anni Mirco invocava un crossover con Boris e stavolta i Manetti lo hanno esaudito, in primis omaggiando le due cagne maledette Miriam Leone e Monica Bellucci con la partecipazione di Carolina Crescentini, la Corinna Negri originale (la quale, a scanso di equivoci, se la cava bene nonostante sia penalizzata da un personaggio orribile), e poi offrendo a Paolo Calabresi il ruolo di cattivo bondiano, con risultati egregi. Qui finiscono i pregi e cominciano gli abissi di depravazione, che sono riusciti a trascinare sul fondo persino Mastandrea, la cui mancanza di voglia è talmente palese che avrebbero potuto mettere un cartonato al suo posto. Io lo capisco, povero cristiano. La Bellucci è imbarazzante, piallata da luci che la rendono ancora meno espressiva del solito, forzata in quell'accento orrendo che tocca l'apice in un monologo televisivo di raro disagio (la contessa Wiendelmar però mi ha stesa, giuro. Capovaro!!), e ogni volta che apre bocca provoca mal di pancia, quindi la svogliatezza di Mastandrea, pur ricompensato da piogge di limoni, è comprensibile. Non meno imbarazzanti sono i duetti tra la Leone e orsotto Gianniotti, che sembrano sempre fare a gara a chi ha la voce più da centralinista dell'144, a prescindere che debbano o meno copulare, ma probabilmente l'oscar dello scult lo darei a Massimiliano Rossi, il quale di tanto in tanto viene posseduto dallo spirito della bonanima di Guido Nicheli e decide di mettere in bocca al suo personaggio un improbabile accento meneghino. Sul giovane Diabolik non mi sento di dire nulla, mi trattengo per pietà e perché il suo interprete può e deve migliorare, via, e punto in più per quella carampana piaciona della Bouchet. Se mi costringete, però, a tirare le somme della trilogia, dico con tristezza che il fiasco è stato pressoché totale, tante buone idee e stile naufragate in un delirio di scelte sbagliate, casting pessimi e poracciate della peggior specie. E pensare che a me piacerebbe tanto vedere un Alan Ford su grande schermo, ma stando così le cose incrocio le dita perché non succeda mai!


Dei registi e co-sceneggiatori Antonio e Marco Manetti ho già parlato QUIMiriam Leone (Eva Kant), Valerio Mastandrea (Ginko), Monica Bellucci (Altea di Vallemberg), Paolo Calabresi (King), Barbara Bouchet (Contessa Wiendemar) e Hal Yamanouchi (Cen-Fu) li trovate invece ai rispettivi link.

Giacomo Gianniotti interpreta Diabolik. Nato a Roma, ha partecipato a film come Diabolik - Ginko all'attacco! e a serie quali Grey's Anatomy. Come doppiatore, ha lavorato per il film Luca. Anche produttore e regista, ha 34 anni.


Pier Giorgio Bellocchio
interpreta il sergente Palmer. Nato a Roma, ha partecipato a film come 6 giorni sulla terra, Il traditore, Diabolik, Diabolik - Ginko all'attacco! e a serie quali Camera Café e Il commissario Rex. Anche produttore e regista, ha 49 anni e un film in uscita. 


Carolina Crescentini
interpreta Gabriella Bauer. Nata a Roma, indimenticabile Corinna Negri della serie Boris e di Boris - Il film, ha partecipato a pellicole come Notte prima degli esami - Oggi e altre serie quali Provaci ancora prof!. Ha 43 anni. 


Segnalo il cameo di Max Gazzé nei panni di Giulio Mondan. Ciò detto, se Diabolik - Chi sei? vi fosse piaciuto, recuperate Diabolik e Diabolik - Ginko all'attacco! e... auguri!

8 commenti:

  1. Tu non mi vedi, ma siamo in due a tenere le dita incrociate per quel non-adattamento, lasciatemi stare Magnus se il trattamento deve essere questo. Tornando al film di oggi meno peggio dei tre, ma questo non vuol dire che sia buono, ancora sto cercando, a distanza di giorni, di capire che razza di lingua parlasse la Bellucci, sospetto il Klingon ma non ne sono sicuro, accento troppo strano. Cheers!

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    1. Monicona Nostra personaggio scult 20SEMPRE. Tornando al meno peggio, non sarà che ci siamo comunque anche un po' dimenticati i primi due, e per fortuna? XD

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  2. Per fortuna mi sono fermato al primo film della trilogia...

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    1. Questo comunque rispetto al precedente è tanta roba!

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  3. NOooooOoooh, ti prego cara non nominarlo nemmeno un possibile film di Alan Ford, per pietà. Potrei morirne al solo pensiero della tragedia umanitaria che ne verrebbe fuori.

    Giocher

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    1. Io lo vorrei solo se il Conte lo facessero fare a Colin Firth, altrimenti non avrebbe senso. Comunque basterebbe levarlo dalle manazze dei Manetti!

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  4. Sostanzialmente concordo anche qui: fare peggio del precedente era praticamente impossibile, in ogni caso bisogna riconoscere che, almeno a livello visivo e scenografico, questo terzo episodio è di alto livello. Purtroppo a rovinarlo è ancora una volta il cast: personalmente salvo Mastandrea (il suo Ginko compassato ricalca quello del fumetto) ma il resto è impresentabile: Bellucci, Leone, Crescentini no comment, per non parlare del famigerato Giannotti: sarei curioso di sapere chi lo ha scelto al provino!! (Big Jim è più espressivo di lui)

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    1. Infatti ho apprezzato molto ogni elemento "tecnico" (contesto solo quella terrificante insegna di formaggi nel vicolo malfamato, ho rischiato di sputare un polmone), mentre stavolta non mi sento di salvare nemmeno Mastandrea, sarà perché l'ho visto da poco nel bel film della Cortellesi, dove offriva ben altra interpretazione...

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