venerdì 25 novembre 2022

Diabolik - Ginko all'attacco! (2022)

Non so quale follia mi abbia colta ma, nonostante non avessi apprezzato granché Diabolik, domenica sono andata al cinema col povero Mirco a vedere Diabolik - Ginko all'attacco!, sempre diretto dai Manetti Bros.


Trama: dopo un audace colpo, Diabolik riesce a fuggire ma il suo covo viene presto scoperto dall'ispettore Ginko. Il ladro fugge lasciando indietro la compagna Eva Kant, che giura vendetta e si allea proprio con l'ispettore...


Sono costernata. Non saprei neppure da che parte cominciare a parlare di questo Diabolik - Ginko all'attacco, quindi potrei farlo con le poche cose dignitose e salvabili, premettendo che io ai Manetti Bros. non riesco proprio a volere male (e ammetto, più di una volta, di aver pensato quanto mi piacerebbe vedere un Lupin diretto da loro. Lo so, sono malata) e che tornerò in sala anche per il terzo capitolo. Il motivo di questa mia scelta scellerata è che lo stile mi piace, è inutile, mi piacciono le città di fantasia create mescolando Bologna e Trieste, lo squisito gusto per l'arredamento anni '60 e quegli aggeggi ingenui usciti dritti dal fumetto dell'epoca. Stavolta i realizzatori hanno azzeccato anche il metraggio, senza perdersi in quelle lungaggini che, a mio avviso, affossavano il primo Diabolik, il che mi ha consentito di apprezzare i lenti inseguimenti in macchina e a piedi, quel perdersi in cunicoli tutti uguali per dei minuti, accogliendo senza problemi il fascino del vintage concentrato in quel pugnale che *swish!*, senza fretta ti si pianta nel petto se sei uomo o ti scassa la capa col pomolo se sei donna (che, sia mai, Marinelli avrebbe messo paura persino a Mamma Fratelli, mentre il bietolone nuovo è un morbidone, poi ci torniamo). La scorsa volta avevo trovato molto originale la colonna sonora di Manuel Agnelli, è vero,  ma mi è piaciuto anche l'ingresso a gamba tesa di Pivio e Aldo De Scalzi, con un perfetto omaggio ai Goblin capace di cancellarmi dalle labbra la bestemmia seguita alla comparsa di Diodato come performer di una sigla iniziale così trash a livello di immagini e coreografie (preceduta dal cringissimo monologo di un guitto) che, al confronto, Spy Hard era un capolavoro. Ho apprezzato persino la trama, cosa credete? C'è chi si lamenta della sua prevedibilità ma, figlioli cari, è tratta da uno dei primi albi delle Giussani, non possiamo pretendere che sia machiavellica e, onestamente, non me lo aspettavo neppure. Anzi, devo dire che proprio il suo essere prevedibile e "rilassante", su di me, ha avuto l'effetto di aumentare la suspance, perché pensavo "dai, mica potrà andare come penso!" e io lì, scema, ad aspettare il colpo di scena che non arrivava. Quindi, mi ci sono anche divertita, anche se alla fine sono rimasta lì come l'aratro nel maggese, ovvero come Ginko. Ginko, mio adorato Ginko, povero Valerio Mastandrea che si staglia come unico baluardo di recitazione all'interno di un gruppo di figuranti dotati degli stessi nomi dei poliziotti di Aldo, Giovanni e Giacomo (anche se il baffuto Roller è caruccetto davvero) e che, nonostante indossi le vesti del personaggio attaccante, viene gabbato, perculato e finisce persino in bianco mentre i due criminali limonano felici, ebbri di sole vacanziero e Campari. Di più, gli tocca pure sopportare di dividere la scena con la Bracchetta Umbra. E qui, mi spiace, ma le cose positive finiscono ed inizia il giusto sfogo.


Mirco, tra una risata e l'altra, ha espresso un desiderio. Che facciano una quinta stagione di Boris che sia anche un terzo episodio di Diabolik, con Stannis nei panni del ladro e René Ferretti con tutta la sua troupe a bazzicare nel backstage. Questo perché, se già il primo Diabolik era un po' "Occhi del cuore", qui abbiamo anche il momento love love con tanto di fotografia smarmellata e regina delle Cagne Maledette impegnata a profondersi in un improbabile accento franco/slavo/umbro, grazie al quale l'invocazione reiterata al maggiordomo Osvaldo mi è sembrata quasi un incantesimo atto alla materializzazione di una catasta di Ferrero Rocher sotto cui il povero Mastandrea potesse nascondersi. Ora, io non ho davvero nulla contro Monica Bellucci, povera cristiana, non mi sta antipatica, ci mancherebbe... ma perché si ostina(no) a (farla) recitare? Ho capito, è bellissima, ci mancherebbe, ma allora limitatevi a fotografarla, rispolverate i film muti, però basta torturare gli spettatori con 'sta dizione affaticata e 'ste espressioni vacue, basta!! Anche perché è inutile diminuire drasticamente il tempo sullo schermo di Giacomo Gianniotti, il nuovo Diabolik, in quanto palesemente incapace a recitare, se poi affidi il resto del film ad attrici peggiori di lui. No, non mi vengano a dire che Gianniotti compare poco per evitare allo spettatore di rimanere stranito dal cambiamento di protagonista; Marinelli, povero ragazzo, era legnoso e spaesato perché probabilmente il personaggio di Diabolik non gli era congeniale, mentre questo è legnoso perché sì e, ancor peggio, quando non si profonde in una blue steel degna di Zoolander ha lo stesso sguardo di quei bietoloni da fotoromanzo di Grand Hotel nel momento in cui si trovano davanti la gnocca bionda. A proposito della quale, e dai. Anche la Leone, bella stella, è innaturalmente splendida, d'accordo, ma non puoi darle la direttiva di recitare come se avesse sempre e comunque un palo su per lo sfintere e piccata col mondo, nemmeno Fujiko esce dai tombini con la pomposità di una modella a una sfilata! A farle da contraltare, per inciso, ci sono le ballerine più ruzze del mondo, protagoniste di una scena talmente imbarazzante da farmi richiedere a gran voce, per il prossimo capitolo, la partecipazione di Jerry Calà, per capire se possa essere peggio di un invecchiatissimo Andrea Roncato costretto a pronunciare la frase "Stanno arrivando delle donne nude! E' un sogno!" (cito a braccio ma più o meno... era meglio il "che ci do, che ci do!") prima di farsi "rubare" la scena da un galletto sulla munnezza. E potrei continuare per delle ore, ma anche no. Meglio che mi trattenga per il terzo capitolo!


Dei registi e co-sceneggiatori Antonio e Marco Manetti ho già parlato QUIMiriam Leone (Eva Kant), Valerio Mastandrea (Ginko) e Monica Bellucci (Altea di Vallemberg) li trovate invece ai rispettivi link.


Giacomo Gianniotti, che interpreta Diabolik, è dal 2015 membro del cast di Grey's Anatomy. Se Diabolik - Ginko all'attacco! vi fosse piaciuto recuperate la serie Boris e il primo Diabolik. ENJOY!

15 commenti:

  1. Secondo me non hai avuto una brutta idea. In futuro bisognerebbe fare delle proiezioni comuni, come The Room (non come The Rocky Horror Picture Show), e arrivare al punto di rispondere ai dialoghi e riproporli o, ad ogni primo piano della Bellucci, urlare in coro "Bau bau!"!

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  2. Genio! Sarebbe davvero l'ideale una versione di Diabolik fatta dal cast di Boris.
    A proposito di Mastandrea e Lupin III: lo sai di sicuro che Valerio ha interpretato il corto Basette diretto da Gabriele Mainetti dove interpreta, in una sua fantasia, il famoso ladro e Jigen era Marco Giallini.

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    1. Sì, lo avevo visto e tra l'altro non mi era dispiaciuto per nulla anche se con Jigen sono sempre molto esigente u.u Magari mi leggeranno e mi ascolteranno, ma il casting per Jigen voglio farlo io!

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  3. Purtroppo sì... io ero uno tra quelli che aveva apprezzato il primo capitolo, ma questo è oggettivamente indifendibile :(

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    1. Il primo capitolo in confronto è un capolavoro. Anche lì, per quanto mi riguarda, il vero problema era la recitazione, ma qui si sono superati!

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  4. Ero stato tra i pochi a non aver demolito il precedente film, ma questo un po' mi spaventa... la tua recensione però m'ha fatto venire voglia di vederlo. Qualche risata dovrebbe garantirla. ;)

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    1. Consiglio di guardarlo o con gli amici o con un po' di alcool in corpo. La risata è veramente garantita!

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  5. Non ho visto il primo, ma voglio recuperarlo (più che altro per Marinelli, che adoro). Su questo devo dire mi è piaciuto, per i motivi che hai scritto tu all'inizio. Ho trovato la musica poco interessante (è il lato tecnico mi pare meno curato) e sì, certa recitazioni abbastanza fiacca: la Bellucci mi piace, ma la trovo ormai insostenibile (mi piace anche come attrice, intendiamoci, ma in un film così pare la macchietta di una macchietta), e sì, il Diabolik è un bietolone. Ma le capacità tecniche dei Manetti fanno dimenticare tutto. L'atmosfera anni '60, le città italiane mai così belle nel loro grigiore, certe cose che osano e ti chiedi se siamo davvero in un film italiano. Concordo in pieno con te: andrò a vedere anche il terzo capitolo, nonostante tutto.

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    1. Marinelli, povero patato, ci ha provato ma il personaggio di DiaBBolik è talmente monocorde che credo non abbia saputo come interpretarlo ed è rimasto lì, inchiodato nella peggiore interpretazione della sua carriera. I Manetti Bros, secondo me, soffrono della stessa sindrome di Argento: visionari, bravissimi mestieranti, con ottime idee affascinanti e un amore sviscerato per il genere... ma probabilmente non sanno dirigere gli attori, non c'è altra spiegazone.

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    2. In effetti il paragone con papà Dario ci sta ... e su Marinelli, sbaglio o in questo film fa un cameo?

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    3. Se c'era, purtroppo io non l'ho notato!

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    4. Un'apparizione veloce, mi pare nel bar...

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    5. Mi sa che ero talmente sconvolta da Andrea Roncato che non lo avrei visto nemmeno se fosse stato illuminato da torce!

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  6. Io ho visto solo il primo Diabolik, ma mi è parso una tal ***ata che non so davvero se mi infliggerò il seguito...

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    1. Se ti è parso una fregnaccia il primo, questo è proprio l'apice delle stesse!

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