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martedì 3 ottobre 2023

Asteroid City (2023)

Il Multisala di Savona ha pensato bene di NON fare uscire Talk to Me. Ciò nonostante, mi sono comunque abbassata a dare dei soldi alla baracca per amore di Asteroid City, l'ultimo film diretto e co-sceneggiato da Wes Anderson. (Comunque la mia intenzione era di fare un ottobre solo horror, ma come si fa a dire di no a Wes?)
EDIT: Con una settimana di ritardo, Talk to me è uscito. Ritiro gli improperi che costellavano l'inizio del post, per ringraziamento.


Trama: una compagnia teatrale mette in scena Asteroid City, la storia di un ritrovo di giovanissimi e geniali scienziati con un twist fantascientifico...


Non è mai facile parlare di un film di Wes Anderson dopo solo una visione, peraltro in versione doppiata, perché il regista mette sempre tanta di quella carne al fuoco, spingendo il cervello dello spettatore a spingere da parte la storia in favore delle splendide immagini, che spesso viene da tacciarlo di superficialità e manierismo. Questo Asteroid City avrebbe tutte le carte in regola per essere un'opera "a rischio" in tal senso, ed è un peccato perché, dopo una nottata di riposo e un po' di tempo per riflettere su una frase in particolare che mi ha dato da pensare, sono riuscita a dare un senso a tutto il cucuzzaro. A un certo punto, lo spettacolare Jason Schwartzman dice "Non puoi svegliarti se non ti addormenti", una frase che viene ripetuta come un mantra all'interno di una classe di recitazione e che contiene in sé la chiave della doppia vicenda raccontata in Asteroid City, un film che continua la poetica andersoniana di persone sole, tristi, incapaci di affrontare la vita o di gestire le proprie emozioni. Ogni personaggio di Asteroid City, infatti, non ha il coraggio di "addormentarsi", ovvero non riesce a lasciarsi andare ed accettare che la vita non abbia soluzioni immediate e comprensibili (la macchina può essere aggiustata cambiando un piccolo pezzo oppure bisogna sostituirla), e combatte con tutte le sue forze la sola idea di qualcosa di imprevisto e sconosciuto (la macchina ha un terzo problema che il meccanico non riesce minimamente a capire). Ognuno di loro, soprattutto gli adulti, ma talvolta anche i ragazzi e bambini, personaggi di finzione o attori che li interpretano, ha bisogno di un filtro, una barriera che li porti a distaccarsi da questa complessità e ridurre l'esistenza a qualcosa di comprensibile, arrivando ovviamente all'incapacità di affrontare qualsiasi evento fuori dalla loro portata. Il primo è, senza dubbio, il geniale scrittore Conrad Earp, con tutte le difficoltà incontrate nel partorire l'opera, seguito subito dopo da Augie Steenbeck e dall'attore che lo interpreta in teatro nascondendosi dietro le lenti di una macchina fotografica e tic marcati che bloccano l'affiorare di qualsiasi emozione, positiva o negativa che sia, tanto che a un certo punto subentra persino il blocco dell'interprete, in un'altra sequenza particolarmente significativa.


L'umorismo caustico di Anderson, derivante dai surreali comportamenti e dai dialoghi assurdi tra personaggi fuori dal tempo, è una patina di leggerezza che nasconde, come sempre, un profondo disagio interiore che lascia cicatrici insondabili ai personaggi mentre li rende affascinanti e "strani" a un occhio esterno, come quello dello spettatore. L'intera cornice teatrale, girata in un elegante bianco e nero e in un formato che ricorda gli speciali televisivi anni '50, è accattivante quanto il geniale set della città titolare, realizzato rispettando non solo l'iconografia di una cittadina semi-deserta dello stesso decennio, ma anche la vivacità dei fondali che si utilizzerebbero a teatro, così da continuare questa compenetrazione di realtà e finzione. Fidatevi se vi dico che, nel 2023, non vedrete mai un'alieno bello quanto quello realizzato in stop motion per il film di Wes Anderson, né un uccellino bizzarro quanto il mini-road runner che concorre a rendere ancora più weird l'atmosfera della cittadina (eppure, anche lì, nessuno si scompone, perché è più facile ignorare o fotografare - distaccandoci dal soggetto - ciò che ci lascia perplessi e persino quello che ci affascina, perché non sia mai ci stravolga la vita), ed è inutile anche che tenti di farvi capire quanto siano perfette e bellissime le singole inquadrature del film, i costumi, il trucco e la colonna sonora: per me, andare a vedere una pellicola di Anderson è come guardare la mostra di un illustratore elegantissimo, e non posso fare altro che riempirmi gli occhi di bellezza, a prescindere che dietro essa ci sia un significato o il vuoto pneumatico. Quanto al cast, basta scorrere i nomi presenti per andare in visibilio, e l'unica cosa che mi preme è sottolineare quanto siano bravi non solo Jason Schwartzman (visivamente, un affascinante mix tra Paolo Ruffini e Furio, cosa che, nonostante tutto, mi ha strappato moltissime risate) e Scarlett Johansson, ovvero i due attori con più screentime, ma anche i giovani e talvolta sconosciuti ragazzini e bimbi che popolano il film, con menzione speciale alla tenerezza delle tre gemelline Faris, capaci di tenere testa a un nome importante come quello di Tom Hanks. Io lo so che Asteroid City è stato massacrato, ma m'importa davvero poco. Sono felicissima di averlo visto e non posso fare altro che consigliarlo, nell'attesa di rivederlo e godermi tutto quello che di sicuro mi è sfuggito!   


Del regista e co-sceneggiatore Wes Anderson ho già parlato QUI. Bryan Cranston (Presentatore), Edward Norton (Conrad Earp), Jason Schwartzman (Augie Steenbeck), Scarlett Johansson (Midge Campbell), Maya Hawke (June), Rupert Friend (Montana), Jeffrey Wright (Generale Gibson), Hope Davis (Sandy Borden), Steve Park (Roger Cho), Liev Schreiber (J. J. Kellogg), Sophia Lillis (Shelly), Tom Hanks (Stanley Zak), Matt Dillon (Meccanico), Steve Carell (Motel Manager), Tony Revolori (Aiutante di campo), Bob Balaban (Manager della Larkings), Tilda Swinton (Dr. Hickenlooper), Jeff Goldblum (L'alieno), Adrien Brody (Schubert Green), Hong Chau (Polly), Willem Dafoe (Saltzburg Keitel) e Margot Robbie (Attrice/moglie) li trovate invece ai rispettivi link. 

Jake Ryan interpreta Woodrow. Americano, ha partecipato a film come The Innkeepers, Moonrise Kingdom - Una fuga d'amore, A proposito di Davis, L'isola dei cani e Diamanti grezzi. Ha 20 anni. 


Bill Murray doveva partecipare come direttore del motel, ma ha contratto il COVID all'inizio delle riprese ed è stato sostituito da Steve Carell. Se Asteroid City vi fosse piaciuto recuperate Moonrise Kingdom - Una storia d'amore, Nope e Mars Attacks!. ENJOY! 

11 commenti:

  1. È vero, l'alieno è bellissimo... però io il film non sono riuscito ad amarlo, l'ho trovato pesantissimo come il precedente "The Granché Dispatch". Però magari sono io che non riesco ad avere più sintonia con Anderson...

    p.s. ma quindi anche a te Schwartzaman ha ricordato Paolo Ruffini?? Ca**o, è uguale!! 😂😂

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    1. Non essere più in sintonia con Anderson ci sta. Io, per esempio, ho trovato molto pesanti i corti appena usciti su Netflix, in particolare La meravigliosa storia di Henry Sugar. Visivamente bellissimi, pieni di inventiva, un paio anche avvincenti, ma alla fine un "e quindi...?" se lo sono meritati.

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  2. Esatto. Un "easter egg" che possiamo apprezzare solo noi italiani, peccato!

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  3. Naturalmente qui a Roma Talk to Me è uscito (croce e delizia di vivere in una grande città sebbene la capitale somigli ormai sempre più a un paesone di provincia che a una metropoli europea), comunque Talk to Me è da podio horror 2023 (assieme a Huesera e No One Will Save You). Riguardo Asteroid City (che però ancora non ho visto) le tue considerazioni mi hanno riportato a quanto scritto da Pontiggia sul FQ a proposito del film di Anderson che critica aspramente perché riconosce al regista americano, sì un’estetica elegante, identitaria ma oramai troppo uguale a sé stessa e che finisce per fagocitare il suo cinema. Che poi credo sia anche il problema di Garland dal dopo Ex Machina in poi, troppo compiaciuto: insomma sintetizzando mi verrebbe da parafrasare Dino Risi su Moretti: “Andersen spostati un po' e fammi vedere il film”. Tra l’altro Pontiggia (proprio come te) infierisce sul povero Anderson citando proprio il corto su Netflix.

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    1. Alla fine, con una settimana di ritardo, è arrivato anche da noi e andrò a vederlo domani.
      Il mio post, a differenza dello scritto di Pontiggia, non è una critica, perché a me il film è molto piaciuto e adoro l'estetica di Anderson al punto che vorrei vivere in un mondo "progettato" da lui, ma ammetto di avere patito i corti, quello sì.

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    2. Io sono sempre combattuto, per esempio quando ho visto Hellions ho impiegato un po' per lasciar perdere la storia e farmi felicemente travolgere dalla sua estetica immersiva; Sharp Objects lo rivedrei solo per la sua eccelsa confezione cinematografica ma la scrittura è pessima, trattandosi "anche" di un crime i conti apparecchiati all'inizio alla fine devono tornare, non puoi prendere in giro lo spettatore. Poi ci sono anche gli esempi perfetti e riusciti come Ultima Notte a Soho.

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    3. Hellions l'avevo adorato, anche per la storia, ma è anche vero che all'epoca ero forse un po' più "impressionabile" e ogni horror un po' diverso mi sembrava un capolavoro. Ultima Notte a Soho sta su un altro livello, ma d'altronde parliamo di Edgar Wright!

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  4. È vero!!! È Paolo Ruffini!!! Comunque anche a me è piaciuto, ma solo perché sapevo cosa stavo per vedere, conoscendo lo stile di Wes.
    Ammetto però che ultimamente il nostro regista si autocompiace un po' troppo.
    Vabbè... È pur sempre arte

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    1. Ragazzi, secondo me stavolta Schwartzmann non ha nemmeno recitato e ci ha mandato Paolino in incognito! Quanto ad Anderson, ormai è a un livello che o lo si ama o lo si odia...

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  5. Con il tuo post sei è riuscita a farmi in parte riconciliare con il film, ma solo in parte perché la sensazione non di vuoto pneumatico ma di cuore che batte molto lento, rimane. Per fortuna, Wes resta una goduria da vedere e pure io vivrei in un mondo progettato da lui, tornando a casa dal cinema cercavo di essere simmetrica nello sguardo e nella guida almeno. Però, non so, continua a mancare qualcosa, forse solo le sorprese degli inizi che tutte le imitazioni di questi anni ci hanno rovinato...

    P.S. Paolo Ruffini è mai stato così bravo a recitare!

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    1. Ahahaha io vorrei chiamarlo per arredarmi casa e dipingerla, davvero, quando torni alla realtà ti senti insignificante e cheap. Ma Ruffini lo saprà di aver partecipato a sua volta, o sarà uno degli anti-Anderson?

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