Avviso ai naviganti. Se avete la fortuna di vivere accanto a un cinema che proietta The French Dispatch, l'ultimo film di Wes Anderson, assicuratevi che la sala o il multisala non sia gestito da beoti o rischiate che vi succeda la stessa cosa successa a me, ovvero uno schifo passabile di avere il biglietto rimborsato (non a Savona, ovvio. "Non si può cambiare. Stacce." è stata la risposta ottenuta dall'incauto spettatore che ha preteso che il film venisse interrotto e proiettato a dovere. Ti sono vicina, incauto spettatore, ti ho voluto davvero bene, giuro): l'aspect ratio di The French Dispatch è il vecchio 1.37:1, in omaggio ai film francesi che hanno ispirato il regista, invece del moderno 1.85:1, e il risultato che abbiamo avuto a Savona è stato di avere la parte superiore delle immagini proiettata sul soffitto e quella inferiore tagliata sotto lo schermo, così che alcuni dei sottotitoli e delle didascalie sono andati perduti, il che è una meraviglia quando Léa Seidoux parla un francese così stretto e veloce da essere incomprensibile. Che i gestori del Multisala Diana si vergognino, davvero. Inutile cercare di salvare il cinema visto in sala e i lavoratori della categoria se poi gli spettatori vengono trattati solo come bestie portasoldi, senza un minimo di rispetto nei loro confronti.
Trama: tre storie tratte dalla rivista The French Dispatch, dedicate una a un pittore, una alle proteste studentesche in Francia e l'ultima a un abilissimo chef di polizia.
Al di là della dabbenaggine di chi gestisce le sale, non stupitevi se vi dico che ho amato The French Dispatch dall'inizio alla fine e nemmeno se vi dico che, se odiate lo stile del regista o vi è venuto a noia, vi conviene stare lontani dalla sala, perché la sua ultima opera è praticamente un compendio di WES ANDERSON. Non so se vi è capitato di andare a vedere a Milano la mostra Il Sarcofago Di Spitzmaus E Altri Tesori, curata proprio dal regista, ma guardare The French Dispatch mi ha fatto lo stesso effetto, ovvero mi ha dato la sensazione di vivere per quasi due ore in un mondo altro, un universo apparentemente caotico, fatto di tante piccole "cose" eleganti, graziose ed ironiche messe assieme senza un filo logico, che tuttavia portano il visitatore (in questo caso lo spettatore) a illuminarsi nel momento esatto in cui riesce ad intuire parte delle complesse regole che lo governano, interamente racchiuse in una mente che i detrattori sicuramente definiranno solo "fighetta" e "manierista", ma che io trovo elegantemente geniale. The French Dispatch, sotto la splendida, ricchissima superficie formale, è un film che ripropone nuovamente tematiche profonde quali la solitudine, la speranza di poter contare qualcosa e distinguersi in un mondo particolarmente spietato con chi è dotato di grande sensibilità, il fortissimo desiderio di instaurare dei legami, la consapevolezza (non di tutti i personaggi, solo di alcuni) che nulla di ciò che faremo potrà mai cambiare il triste fatto che è il fato a governarci e a scombinare tutti i nostri piani di gloria, soprattutto se puntiamo in alto; l'unica cosa che possiamo fare per avere un'illusione di controllo è abbracciare l'arte, in ogni sua forma, perché è l'unica cosa che ci è dato creare e gestire, sempre fino a un certo punto. E' per questo che la perfezione formale dei film di Wes Anderson va sempre a braccetto con personaggi tristi, tragicomici, ridicoli e splendidi, accanto ai quali morte e dolore camminano con naturalezza, accettati quali inevitabili compagni di vita, al pari della delusione.
E così, all'interno della redazione del French Dispatch, situato nientemeno che a Ennui-sur-Blasé (ho riso male), il direttore Arthur Howitzer Jr cerca di tenere a bada dei collaboratori dalle personalità strabordanti, intimando di "non piangere" neppure quando si diventa parte delle storie raccontate e delle notizie riportate, mentre allo spettatore non resta che godere di tre vicende (la prima, con Owen Wilson per protagonista, è un'introduzione alla cittadina, letteralmente un mondo in miniatura nonostante la piantina assurdamente semplice) che contengono tutti gli elementi ai quali ho accennato sopra, ovviamente interpretati da attori in stato di grazia. Se dovessero puntarmi una pistola alla tempia e costringermi a scegliere la mia preferita opterei per la seconda, ambientata ai tempi delle proteste studentesche francesi; lì per lì sembra di trovarsi davanti a una parodia di The Dreamers o di qualche film della Nouvelle Vague francese, in realtà forse, nonostante le ampie dosi di ironia, è il segmento più malinconico di tutti perché sviscera tutto il senso di impotenza di chi la sua vita l'ha già vissuta e la grandeur di chi, ancora giovanissimo, mette in discussione ogni cosa e cerca di cambiare il mondo battendosi spesso per cause "stupide" senza neppure capirle bene, ma comunque mettendoci cuore e anima, oltre a tantissima ingenuità. All'interno dell'episodio in questione, Wes Anderson fa un uso magistrale del bianco e nero e della colonna sonora, mescola l'amore per il cinema a quello per il teatro, propone risoluzioni divertenti e assurde a situazioni da cliché e finalmente rende Timothée Chalamet affascinante e tenero come merita.
Per il resto, The French Dispatch è una continua scoperta, oltre che una gioia per le orecchie e per gli occhi. La sequela di guest star che si rendono indimenticabili o iconiche anche solo per 5 minuti è infinita e fanno tutti da degna spalla agli attori principali, ognuno ugualmente strepitoso; impossibile scegliere tra la strana coppia Del Toro/Séydoux (lo scazzo di lei, un po' da maestrina un po' da mistress, è qualcosa di assurdo), la sempre bravissima Frances McDormand, una Tilda Swinton che non smette MAI di essere favolosamente eccentrica o un Jeffrey Wright capace di spezzare il cuore, quindi per non sbagliare mi asciugo lacrime di commozione davanti a un cast della madonna e passo a ringraziare Wes Anderson per tutte le elegantissime scelte di regia, montaggio, scenografia e costumi, questi ultimi affidati a Milena Canonero. A partire dai disegni debitori dello stile del New Yorker, passando a un bianco e nero dalle mille sfumature, che lascia il posto agli abbacinanti colori della nuova arte di un pittore violento e persino a fumetti trasformati in cartoni animati, senza dimenticare quei "finti" fermo immagine colmi di perfida ironia, ogni sequenza di The French Dispatch è un piccolo capolavoro, e quest'ultimo è un altro di quei film meravigliosi che, come Ultima notte a Soho, riconcilia con la Settima Arte tutta e porta a ringraziare che esistano ancora Autori a questo mondo, non solo registi piegati ai voleri della major. Poi, lo sapete, io sono una Bimba di Wes e non posso fare a meno di amarlo a prescindere.
Del regista e sceneggiatore Wes Anderson ho già parlato QUI. Benicio Del Toro (Moses Rosenthaler), Adrien Brody (Julian Cadazio), Tilda Swinton (J.K.L. Berensen), Léa Seydoux (Simone), Frances McDormand (Lucinda Krementz), Timothée Chalamet (Zeffirelli), Jeffrey Wright (Roebuck Wright), Mathieu Almaric (Il Commissaire), Bill Murray (Arthur Howitzer Jr), Owen Wilson (Herbsaint Sazerac), Bob Balaban (Zio Nick), Henry Winkler (Zio Joe), Lois Smith (Upshur 'Maw' Clampette), Christoph Waltz (Paul Duval), Cécile de France (Mrs. B), Rupert Friend (Sergente), Liev Schreiber (Conduttore del talk show), Willem Dafoe (Albert "l'abaco"), Edward Norton (il chauffeur), Saoirse Ronan (Tossica/Showgirl #1), Elisabeth Moss (Alumna), Jason Schwartzman (Hermès Jones), Fisher Stevens (l'editore), Griffin Dunne (l'avvocato) e Anjelica Huston (la narratrice) li trovate invece ai rispettivi link.
Steve Park interpreta Nescaffier. Americano, ha partecipato a film come Un poliziotto alle elementari, Poliziotto in blue jeans, Toys - Giocattoli, Un giorno di ordinaria follia, Fargo e a serie come Macgyver, La signora in giallo, Friends e Innamorati pazzi. Anche stuntman, ha 70 anni e due film in uscita.
Tony Revolori interpreta il giovane Rosenthaler. Americano, lo ricordo per film come Grand Budapest Hotel, Spider-Man: Homecoming, Spider-Man: Far from Home e serie come My Name is Earl. Anche produttore, ha 25 anni e due film in uscita, tra cui Spider-Man: No Way Home.
Spunta anche qui la faccetta "stronza" di Alex Lawther, nei panni di Morisot. Kate Winslet avrebbe dovuto interpretare il ruolo andato poi a Elizabeth Moss, ma ha rinunciato per il film Ammonite. Ciò detto, se The French Dispatch vi fosse piaciuto, recupererei l'intera filmografia di Wes Anderson. ENJOY!
Sai come ragionano? Tanto sto film lo teniamo in programmazione due giorni e lo vedranno in sei... Chi me lo fa fare di cambiare le lenti al proiettore?
RispondiEliminaHai ragione sicuramente. Però la professionalità imporrebbe un po' di rispetto anche per quei sei spettatori sfighi. tra l'altro, mi par di capire che basterebbe semplicemente apporre una mascherina sull'"uscita" del proiettore per cambiare le proporzioni dello schermo.
EliminaMa dai, non voglio credere che sia successa una cosa del genere... ci sarebbero gli estremi per una denuncia al valore artistico del bene! Roba da matti. Certe cose non dovrebbero passare in silenzio :(
RispondiEliminaA parte questo, devo dire che a me il film non ha entusiasmato invece: l'ho trovato piuttosto faticoso e autoreferenziale, non mi ha divertito per niente. Sono un ammiratore di Anderson (ho adorato - quasi - tutti i suoi film) ma questo mi è parso davvero un vuoto esercizio di stile senza scopo.
Guarda, non mi far parlare o apro un libro infinito.
EliminaCome ho scritto, io l'ho vissuto come una "mostra", all'interno della quale però i temi portanti del regista ci sono, eccome. Per me è uno dei film più belli dell'anno!
Anche io sono una bimba di Wes, quindi prevedo di andare in brodo di giuggiole non appena riuscirò a vederlo.
RispondiEliminaTi auguro allora di vederlo presto! :D
Eliminasotto tuo consiglio ho visto il film, mai visto roba di wes anderson... me ne sono innamorato, le storie mi hanno preso una più dell'altra, vedrò di recuperare gli altri film del regista grazie
RispondiEliminaDavvero? Sono felicissima di saperlo e ancor più felice all'idea che ti sia piaciuto. Wes Anderson è un Autore meraviglioso, te ne innamorerai ancora di più!
EliminaCome Kelvin, non mi ha entusiasmato, forse è colpa mia, gli ho preferito gran Budapest hotel e l'isola dei cani che ho trovato travolgenti e pieni di sorprese, alla prossima Wes
RispondiEliminaCi sta. Io ho preferito altri film ancora, ciò non toglie che ho voluto bene anche a questo!
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