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venerdì 4 marzo 2022

Belfast (2021)

Nonostante il fastidio provocatomi da Assassinio sul Nilo, ho deciso di ridare fiducia a Kenneth Branagh e domenica sono andata a vedere Belfast, da lui diretto e sceneggiato nel 2021 nonché nominato per 7 premi Oscar: Miglior film, Miglior regia, Miglior sceneggiatura originale, Ciarán Hinds miglior attore non protagonista, Judi Dench miglior attrice non protagonista, Miglior sonoro e Miglior canzone originale.


Trama: durante i cosiddetti Troubles di fine anni '60, il piccolo Buddy cerca di vivere la sua infanzia nonostante la violenza che scorre nelle strade, i problemi economici dei genitori e quelli di salute del nonno...


Maledetto Kenneth Branagh. Stavolta con me ha vinto davvero facile, trovando terreno fertile nella mia ignoranza crassa di persona che aveva solo una vaga idea di cosa fosse vivere alla fine degli anni '60 nell'Irlanda del Nord, e che quindi non può dire "eh ma sei falso, tendenzioso, e pure un po' paraculo perché il tuo film è anche troppo edulcorato". Posso dire che a me poco importa che il film in questione sia palesemente un'Oscar bait creata ad arte per intenerire ed emozionare il pubblico? D'altronde, se avessi voluto l'aderenza storica, o la rabbia sociale, avrei guardato un documentario o un film di Ken Loach, invece in questo caso c'è "baffo" Branagh che ha deciso di raccontare la storia della SUA infanzia, filtrata dal punto di vista di un bambino di nove anni che, bontà sua, l'aderenza storica e la rabbia sociale non sa neppure cosa siano. E' palese che tutto, in Belfast, sia a misura di bambino, a partire dalle inquadrature, perché allo spettatore arriva "solo" quello che arriva al protagonista, Buddy, ovvero il piccolo alter ego di un Branagh già allora affascinato dal cinema; ci arriva la situazione "tradotta" in modo semplice, per l'appunto infantile, perché l'Irlanda di quei tempi era una polveriera e probabilmente l'unico modo che aveva un bambino di capire qualcosa era semplificare il più possibile, tirando fuori cattivi da film, elevando i genitori, per quanto imperfetti, a eroi positivi, sottolineando la natura amichevole di persone che si conoscono da sempre nemmeno fossero tutti una grande famiglia priva di odi ed invidie. Belfast non è quindi un documentario, quanto piuttosto un coming of age, dove Buddy è costretto ad affrontare lo spauracchio di abbandonare la città dov'è nato e cresciuto, e un inno d'amore a chiunque abbia vissuto lì, che se ne sia andato, che sia rimasto o a chi purtroppo si è perso, come da dedica finale prima dei titoli di coda. 


Come una vecchia fotografia trovata nel cassetto, Belfast è in bianco e nero (splendidamente fotografato, per inciso) e gli unici sprazzi di colore sono i film che Buddy vede al cinema, oppure le opere teatrali, che si ammantano di un'aura magica e salvifica, sprazzi di un mondo di fantasia in cui evadere da una realtà incomprensibile e pericolosa, dove non è così facile conservare l'innocenza e la speranza dei bambini. Le influenze cinematografiche di un bambino affamato di film si ritrovano in moltissime sequenze di Belfast ma saltano maggiormente all'occhio verso il finale, forse perché, paradossalmente, Buddy si scontra con i due eventi più difficili della sua infanzia (lo scontro tra suo padre e Billy sembra il duello di un western, la scena in cui Jamie Dornan canta al funerale ha tutto il sapore di un musical), per il resto le scene di "vita vissuta" mi sono sembrate piuttosto plausibili e non è proprio vero che Branagh rifugge dal mostrare la natura reale della violenza. Certo, l'autoindulgenza del regista e sceneggiatore si evince dalla scelta di affidare il "suo" ruolo ad un bambino dolce e bellissimo, cuginetto ideale del Roman Griffin Davis di JoJo Rabbit, ma stavolta ci sono due attori che strappano la scena al protagonista (e il cuore dal petto dello spettatore), ovvero Ciarán Hinds e Judi Dench, i nonni burberi, scafati e dolci che tutti abbiamo sognato di avere. Fonti inesauribili di insegnamenti per Buddy, nonno e nonna sono due personaggi che rimangono dentro e la Dench mi ha straziata giusto un pelino meno di quanto ha fatto nonna Coco in quel film Disney che non posso più nemmeno nominare senza cominciare a piangere come una fontana; lo sguardo rassegnato, pieno di amore e di dolore, in quel primo piano della Dench, è qualcosa di così devastante che mi viene il magone a scriverne. Quindi sì, Kenneth, sarai pure antipaticissimo e tracotante ma credo che quest'anno tiferò un po' per te agli Oscar.


Del regista e sceneggiatore Kenneth Branagh ho già parlato QUI. Jamie Dornan (Pa), Judi Dench (Nonna) e Ciarán Hinds (Nonno) li trovate invece ai rispettivi link. 

Caitriona Balfe interpreta Ma. Irlandese, ha partecipato a film come Super 8, Now You See Me - I maghi del crimine e Le Mans '66 - La grande sfida. Anche produttrice, ha 43 anni. 


Se Belfast vi fosse piaciuto recuperate Roma e Jojo Rabbit. ENJOY!

6 commenti:

  1. Anch'io tiferò Belfast :)
    Complimenti per la bellissima recensione, che mi trova assolutamente d'accordo!

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  2. Io, purtroppo, non mi unisco all'entusiasmo in generale. L'ho trovato tanto bello quanto anonimo. Mi è parsa una cartolina patinata, perfetta, ma proveniente da una terra di nessuno. Brutta cosa per un film, invece, che vorrebbe parlare di radici. Branagh, non mi piaci per niente, no!

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    1. Diciamo che un film capace di entusiasmarmi, quest'anno non l'ho ancora trovato ma se non altro questo è riuscito a comunicarmi qualcosa e ad emozionarmi un minimo :)

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  3. L'assassinio sul Nilo ho preferito non provarlo visto quanto mi aveva urtato l'Orient Express.
    Qui, però, Branagh gioca facile e vince anche il mio cuore: semplice, diretto, genuino.
    A sorpresa, è il film che più mi ha colpito nella lizza degli Oscar, ma spero ancora in Licorice Pizza ;)

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    1. Hai fatto benissimo, visto che a mio parere era anche peggiore.
      Licorice Pizza spero di vederlo la settimana prossima, sempre che dalle mie parti esca!

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