Trama: la giovane Cleo lavora come tata e cameriera in una
facoltosa famiglia messicana e il tempo sembra scorrere serenamente, almeno finché
il capofamiglia non abbandona il tetto coniugale e Cleo non rimane incinta di
un ragazzo…
Roma è l’esponente di un tipo di Cinema come non se ne fa
più e che probabilmente molti, al giorno d’oggi, non riescono ad apprezzare appieno,
me compresa. La semplicità della vita, che scorre coi suoi piccoli drammi e le
sue piccolissime gioie mentre nel mondo tutto cambia, cristallizzata all’interno
del quartiere denominato Roma, viene catturata da un bianco e nero vividissimo
e luminoso mentre lo spettatore viene letteralmente preso per mano dalla
cinepresa di Cuarón ed accompagnato all’interno della villa dove lavora la giovane tata Cleo.
Il punto di vista è quello di un ospite esterno al quale viene
consentito di passeggiare negli ambienti mostrati all'interno del film; un passo lento, che
indugia nei particolari, che si perde in un’infinità di piani sequenza e fuori
campo, che spesso preferisce rimanere in disparte ad ascoltare invece di
partecipare all’azione, quasi avesse paura di farsi notare dai protagonisti. E
così, a spizzichi e bocconi, si arriva a comprendere qualcosa della personalità
di Cleo, la silenziosa e timida tata di una famiglia benestante, lontana dalla madre per
chissà quale motivo, non così desiderosa di mettere su famiglia ma
assolutamente devota ed affettuosa coi bambini che le sono stati affidati. E si entra nel vivo dell'omaggio del regista a una figura importantissima del suo passato e anche alle donne della sua vita, figure femminili che qui vengono rese con tutte le loro imperfezioni, i loro difetti, soprattutto la loro enorme forza davanti ad una società che le vuole compresse e bloccate in determinati ruoli mentre agli uomini è permesso di cambiare vita, rimanere degli eterni bambini, essere quello che vogliono a dispetto dei legami che li uniscono a quelle che dovrebbero essere le loro compagne di vita e che invece si ritrovano, poverelle, con in mano dei ricordi, dei beni materiali da preservare o distruggere, dei "fardelli" che le legano ancora più ad una vita che forse non avrebbero nemmeno scelto ma che, non di meno, sono costrette a percorrere fino in fondo.
Proprio come i ricordi d'infanzia, anche un film come Roma si trasforma nel tempo, sfidando le prime impressioni post-visione e irridendole. Forse poco incisivo per chi non ha passato l'infanzia nel quartiere di Cuarón e non ha mai vissuto con tate e famiglie numerose né ha mai sofferto la povertà, lì per lì Roma sembra davvero un film fatto di nulla (con qualche angosciante riferimento storico, come quello delle rivolte studentesche zeppe di violenti infiltrati del governo) e apprezzabile giusto per la bellezza formale e per alcune sequenze splendide come quella dell'incendio a capodanno o quelle, che mi hanno commossa fino alle lacrime, del parto e dell'oceano; in realtà, man mano che è passato del tempo dalla visione, il volto di Cleo e tutto ciò che succede alla ragazza nel corso del film sono arrivati a caricarsi anche per me di valore e bellezza, tanto che ad oggi (e sono passate più o meno due settimane) avrei voglia di riguardare Roma, magari su un grande schermo, per apprezzarlo meglio di quanto avessi fatto nel corso di una settimana di visione spezzettata e dilungata ma non per questo meno attenta. Non so se, con una seconda visione, farei rientrare Roma nel novero dei film dell'anno ma sicuramente gli riconoscerei un valore che lì per lì non sono riuscita a percepire, sconfitta da riprese ininterrotte di deiezioni canine e dall'indecorosa imitazione di Bruce Lee da parte di un orrido messicano nudo. Ormai, come forse ho già scritto all'interno di qualche post, è difficile che un film lasci in me ricordi durevoli eppure non riesco a dimenticare il volto di Yalitza Aparicio, la violenza precedente un parto non desiderato, lo sfogo davanti all'oceano infuriato, la corsa vigliacca e fanciullesca di un padre che se ne frega di moglie e figli, la disperazione di un bambino che testimonia la fine della sua famiglia (e probabilmente dell'infanzia) mentre la madre cerca di fare forza ai suoi piccoli e in primis a se stessa, parlando di avventure con una leggerezza delicata e struggente. Guardate Roma, gente, e apprezzatelo più di quanto non abbia fatto io.
Del regista e sceneggiatore Alfonso Cuarón ho già parlato QUI.
Roma ha vinto il Leone d'Oro all'ultimo festival del cinema di Venezia ed è il candidato messicano per gli Oscar 2019. ENJOY!
Capisco che sia un (non) genere che non piaccia, ma guardando il film, fra carrellate meravigliose e scene di una semplicità disarmante, ho pensato che avremmo tutti più bisogno di cose così belle nella nostra vita. Siamo disabituati, io compreso, alla grazia del bianco e nero, alla gentilezza di storie che raccontano poco ma lo fanno con tanta poesia. Insomma, voglio più Cuaròn in questo cinema stantio!
RispondiEliminaAhaha un entusiasta, eh?
EliminaIo ammetto di non avere apprezzato, almeno durante la visione, ma siccome col tempo mi è venuta voglia di rivederlo credo che Roma si sia sedimentato nel mio cervellino di "cinefila" ignorante!
Io l'ho visto fortunatamente al cinema, da me è rimasto in cartellone 3 settimane, benedetta sia la sala IMG di Mestre. Un film magnifico, più grande è lo schermo in cui si vede meglio è, ma anche il sonoro è molto importante.
RispondiEliminaDa noi non è arrivato nemmeno per sbaglio, neppure due/tre giorni nel cinema d'élite.
EliminaE nulla, Savona non ama il cinema XD
E' un film "diesel"... che parte piano, ci mette un po' ad ingranare, però poi arriva al cuore: gli ultimi trenta minuti sono sublimi. E, certo, è un film che andrebbe visto in sala, fermo restando che Netflix è benemerita a dare a tutti la possibilità di vederlo. Però sul grande schermo la storia assume contorni più nobili, la splendida fotografia emoziona di più e ti avvince. Sì, forse è un po' manieristico, ma avercene di film così personali e ricercati. Io lo consiglio a tutti.
RispondiEliminaEh, purtroppo, come ho scritto sopra, la provincia plebea non può permettersi simili film in sala, quindi ben venga Netflix che viene incontro anche a chi dal cinema vuole qualcosina in più di blockbuster e tamarrate.
EliminaMe lo sono perso colpevolmente, e spero di risucire a vederlo ancora in sala, concordando in pieno con Kris Kelvin qua sopra, in merito al dove vederlo.
RispondiEliminaCome ho scritto sopra, vedere in sala Roma è difficile ma, a quanto pare, non impossibile. Spero per te che si riesca :)
EliminaAnch'io lo rivedrei, ma non subito, penso debba passare un bel po' di tempo...
RispondiEliminaUn film d'altri tempi, come hai giustamente rilevato, ma che non credo possa competere con i grandi modelli cui Cuaron si è palesemente ispirato (Bergman, truffaut, il neorealismo su tutti)...
Eppure è tra i migliori film della stagione, anche perché il livello di oggi non è quello di 50-60 anni fa...
Assolutamente no e, come ho detto, siamo anche noi ad essere disabituati.
EliminaPer me questo è ENORME Cinema, però preferisco guardare altro per sentirmi coinvolta maggiormente :)