Pur non essendo molto interessata all'argomento, domenica mi hanno portata a vedere Le Mans '66 - La grande sfida (Ford v Ferrari), diretto dal regista James Mangold.
Trama: quando Enzo Ferrari rifiuta di unire la propria azienda alla Ford, Henry Ford II decide di batterlo sul campo delle corse automobilistiche e chiede l'aiuto fondamentale dell'ex pilota Carrol Shelby e del pilota Ken Miles per progettare un'auto in grado di competere alla 24 Ore di Le Mans...
Questo sarà un post viziato da tutta l'ignoranza del caso, anche più del solito. Se c'è una cosa infatti che non ho mai sopportato, dopo vedere ventidue tizi che corrono dietro a un pallone, è assistere alle corse di automobili. Di motori non so nulla, posso giusto apprezzare il design dei veicoli ma ho gusti particolari quindi rischio di provare schifo davanti a molti modelli adorati dagli appassionati, e onestamente l'idea di andare al cinema a vedere la storia della 24 Ore di Le Mans del '66 mi perplimeva non poco. Ribadisco di non avere idea di quali reali eventi siano accorsi quel giorno quindi mi sono bevuta tutto ciò che è stato raccontato sullo schermo da James Mangold e compagnia, ritrovandomi, inaspettatamente, ad esaltarmi, commuovermi e persino a pensare che avrei ucciso chiunque mi avesse spoilerato il finale della sfida tra Ford e Ferrari. Sfida che, per inciso, viene resa per una volta meglio nel titolo italiano; di Ferrari e di Ford, due macchiette dall'ego smisurato, alla fine importa poco, perché l'intera storia è imperniata sulle epiche fatiche di Carrol Shelby, ex pilota costretto a riciclarsi venditore di auto a causa di una malattia cardiaca, e Ken Miles, pilota geniale ma intrattabile. Come da tradizione americana, i due si imbarcano in un'impresa titanica, ovvero creare la prima macchina da corsa a marchio Ford, infondendo nell'opera e nella preparazione per la 24 Ore di Le Mans tutta la passione e la voglia di rivalsa contro un mondo che li ha quasi costretti a rinunciare ai loro sogni, combattendo allo stesso tempo contro la freddezza di uomini d'affari che guardano solo al profitto. La realtà dei fatti è stata dunque schematizzata mettendo da una parte i buoni, come Shelby, Miles e tutto il loro team, i collaboratori riluttanti come l'addetto al marketing Iacocca, e dall'altra parte i cattivi tout court come il viscido Leo Beebee, lo stesso Henry Ford II e, ovviamente, i piloti della Ferrari che sembrano usciti dritti da un film di mafia.
La semplificazione funziona, inutile nascondersi dietro a un dito. Viene incontro a chi, come me, di macchine non sa nulla e rischia di perdersi i tecnicismi di buona parte dei dialoghi iniziali, e consente allo spettatore di avere qualcuno per cui tifare, per cui trattenere il fiato ogni volta che le prove e le gare sembrano andare male, perché i due protagonisti sono caratterizzati alla perfezione, coi loro pregi e i loro umanissimi difetti, tanto che è impossibile non voler loro bene. Aiuta, ovviamente, che ad interpretarli siano due signori attori come Matt Damon e Christian Bale, di nuovo ridotto ad uno scheletro e quasi irriconoscibile nei panni di un "ragazzo" di campagna fattosi pilota e aiuta, neanche a dirlo, il fatto che James Mangold sia un regista capace di creare gradevoli sequenze di quiete familiare e complicità amichevole, ma anche di pestare (stavolta letteralmente) duro sul pedale dell'acceleratore quando si tratta di rendere l'idea di automobili lanciate a velocità impensabili su piste pericolosissime. Che anche una profana come me, a un certo punto, si sia ritrovata seduta sulla poltrona coi muscoli tesi e il piede pigiato su un freno virtuale, può darvi l'idea del dinamismo della messa in scena di Mangold, che nel corso di queste sequenze ad alta velocità alterna sapientemente riprese all'interno dell'abitacolo dell'auto, soggettive di ciò che il pilota vede dall'interno di una potenziale macchina di morte, panoramiche dei circuiti e ovviamente riprese ravvicinatissime dei veicoli in corsa, alternando il tutto con un montaggio serrato che riesce a non dare l'impressione di assistere a un freddo videogame. Alla fine della fiera, non bisogna sorprendersi se guardando Le Mans '66 ci si indigna e ci si commuove, ché la sceneggiatura è MOLTO bastarda e studiata a tavolino per toccare più cuori possibile, ma per una volta si può anche stare al gioco e godersi un film inaspettatamente bello, due ore e mezza che sembrano una. Magari da vedere in lingua originale per superare quel fastidioso (mabbasta con sti stereotipi...) tocco esotico della pronuncia itanglish, terribile da ascoltare in un film doppiato, e dare finalmente al signorile Remo Girone quel che è di Cesare.
Del regista James Mangold ho già parlato QUI. Matt Damon (Carrol Shelby), Christian Bale (Ken Miles), Jon Bernthal (Lee Iacocca), Josh Lucas (Leo Beebee), Tracy Letts (Henry Ford II) e Ray McKinnon (Phil Remington) li trovate invece ai rispettivi link.
Noah Jupe interpreta Peter Miles. Inglese, ha partecipato a film come Wonder, A Quiet Place: Un posto tranquillo e a serie quali Penny Dreadful e Downton Abbey. Ha 14 anni e un film in uscita, A Quiet Place: Part II.
Remo Girone interpreta Enzo Ferrari. Nato in Eritrea, lo ricordo per serie quali La piovra 3 (per me sarà sempre Tano Cariddi), La piovra 4, La piovra 5 - Il cuore del problema, La piovra 6 - L'ultimo segreto, La piovra 7 - Indagine sulla morte del commissario Cattani, Fantaghirò 5 e Il commissario Rex. Ha 71 anni e un film in uscita.
Se l'argomento vi intriga, potete recuperare il documentario The 24 Hour War, disponibile su Prime Video, e magari anche Le 24 ore di Le Mans. ENJOY!
È un genere, purtroppo, che proprio non mi chiama nonostante cast e regista.
RispondiEliminaPotrei recuperare solo in caso di nomination. :(
Io sono andata al cinema perché per una volta mi sarei trovata in sala con un gruppetto di amici più nutrito del solito ma sono stata contenta di essermi lasciata convincere.
EliminaCredo però che per Le Mans non ci saranno nomination di alcun genere, salvo forse qualcosa di tecnico.
Con quanto scrivi mi dai quindi la conferma che non si tratta di un film di corse in auto, ma di tutto qiello che c'è dietro quella rivalità che esisteva tra Ford e Ferrari, e che cambiare così il titolo possa essere fuorviante per chi si aspetta un remake di quel famoso film con Steve Mc Queen.
RispondiEliminaMa anche la rivalità tra Ford e Ferrari è un semplice pretesto, che da il via alla vicenda. Le Mans, in maniera molto americana, si concentra sul volere e potere di chi ha un sogno e lo realizza contro tutti.
EliminaIo so già come va a finire, ma lo guarderò lo stesso pur essendo tifoso della Ferrari in tutti i sensi ;)
RispondiEliminaIo invece mi sono goduta anche la suspance!
EliminaCommento poco ultimamente però ti ho voluta omaggiare sul blog.
RispondiEliminaCiao!
Vado subito a leggere, grazie! ^^
EliminaDal punto di vista storico/sportivo è del tutto inattendibile, ma d'altra parte non era questo lo spirito del regista: è curioso, per noi italiani, vedere la Ferrari dalla parte dei "cattivi", forse è per questo che hanno cambiato il titolo originale... un po' troppo retorico nella prima parte, ma nel finale ci si emoziona davvero! Tutt'altra cosa comunque rispetto a "Rush" di Ron Howard, obiettivi compresi. Sono due film completamente diversi. Meglio "Rush", comunque (per me ;) )
RispondiEliminaRush devo sempre guardarlo. Mi hanno detto che è disponibile sia su Netflix che su Prime quindi, nonostante il mio disamore per il genere, potrei anche guardarlo.
EliminaBoh, a me già guardando il trailer mi veniva l'orticaria, un po' per le stesse premesse che hai fatto nel post... ma indipendentemente dall'argomento (di scarsissimo appeal per me), proprio la struttura di questo tipo di film non mi ha mai attirato particolarmente...
RispondiEliminaE pensa che io il trailer non l'avevo nemmeno visto :)
EliminaSe comunque non ti piace questo genere di "dramma" non mi sento di consigliarlo...