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martedì 11 gennaio 2022

Il Bollodromo #85: Lupin III - Parte 6 - Episodio 13

Anno nuovo, Lupin nuovo o, meglio, nuovo story arc della sesta serie. Dopo le delusioni di Holmes, chissà se 過去からの招待状 - Kako kara no shōtaijō (Un invito dal passato) sarà riuscito a risollevarmi il morale?


Cose da dire su questo episodio ce ne sono parecchie, tra il serio e il faceto. Un invito dal passato comincia dalla fine, con Lupin impegnato a inseguire (e a fuggire da) una serie di vajasse dai capelli rossi tutte uguali e tutte destinate a fare una brutta fine tranne una. Sembrerebbe quasi un remake di Seven Sisters, ma andiamo con ordine. Flashback: torniamo un attimo al rifugio (inglese? Americano? Non ho ancora capito dove sia ambientata questa parte della storia...) di Lupin, dove un ladro in canotta e boxer a righe d'ordinanza si da alla deboscia, con il povero Jigen a fargli da househusband. Non che mi dispiaccia vedere Jigen in camicia e grembiule intento a cucinare, ché quell'uomo sarebbe sexy anche con un sacco di juta indosso, il problema è che il pistolero è un perfetto candidato per finire come ospite su due istituzioni di Facebook: il gruppo Cucinare Male e la pagina Italians Mad at Food. Infatti, a seguito dei complimenti di un Lupin evidentemente a sua volta privo di senso critico/papille gustative, Jigen dichiara fieramente di essersi migliorato come cuoco su internet (lo immaginavo, amore mio, visto l'abominio prodotto!!) e questo dopo avergli presentato un pantagruelico piatto di spaghetti con ketchup, polpette di carne, uovo al tegamino e wurstel tagliati a polipetto come contorno, il tutto innaffiato... con un OTTIMO TAVERNELLO ANNATA 1989. Aceto, in pratica, e dico Tavernello non a caso, in quanto il nome sull'etichetta del vino è un rimaneggiamento del famoso marchio. Per fortuna arriva Fujiko a risollevare un po' l'atmosfera di deboscia assoluta, proponendo ai due ometti annoiati un furto durante un'asta di gioielli talmente rari che se ne mette in discussione la stessa esistenza. 


L'attenzione di Lupin, evidentemente ancora vivo dopo il tentativo di omicidio culinario, viene attirata in particolare da un enorme rubino scarlatto che, come il ladro confesserà a Jigen dopo poco, fa parte del bottino dell'unico furto subito da suo nonno nella magione di famiglia, per mano di un ladro sconosciuto. Ecco il motivo per cui Lupin si impegna particolarmente nella riuscita dell'impresa, passando notti insonni a progettare minuscoli droni a forma di insetto da piazzare nei vasi di fiori disposti quotidianamente, all'interno della casa d'aste, da una fioraia purtroppo destinata a diventare la damsel in distress/personaggio pittima dello story arc. Durante l'asta, i droni proiettano l'illusione che gli oggetti siano spariti, cosa che darebbe modo a Lupin e soci di rubarli indisturbati, non fosse che le vajasse dai capelli rossi li precedono e fanno il colpo al posto loro. Tutto ciò ci riporta alle scene dell'inizio, durante le quali, appunto, Lupin cerca di recuperare il gioiello mentre le rosse fanno di tutto per ucciderlo, e a rimetterci è la fioraia di prima, Mathia, che viene ferita appositamente da una delle donne così da distrarre Lupin e portargli via la pietra. Prima di andarsene, la capa delle tizie dai capelli rossi accusa Lupin di essere sì un meenchia, ma anche e soprattutto indegno del titolo di allievo di Tomoe, lasciando il ladro sconvolto e i suoi colleghi perplessi... ma mai quanto gli spettatori, i quali apprendono, per la prima volta da 50 anni, che Tomoe, ovvero l'unico che è riuscito a derubare il nonno di Lupin, altri non è che la madre del ladro gentiluomo. OhMMMMadreeeee!!!!

Non ho resistito. PerdonoooH.

Il colpo di scena finale e un'abbondante, sebbene ironica, presenza di Jigen mi hanno ben disposta verso questo secondo story arc della serie. Per la prima volta credo da anni mi sono ritrovata nuovamente coinvolta nella progettazione di un piano della banda, esaltata come quando ero bambina (e la cosa comunque viene fatta notare da Jigen), e il mistero legato al passato di Lupin mi incuriosisce parecchio, sicuramente più di tutta la serie di donne attirate dalle vicende accorse alla casa d'aste, mostrate giusto per un istante. L'episodio è inoltre molto carino in quanto omaggia tantissime sequenze storiche dell'anime, in primis la fuga a braccia "pompate" di Lupin, ripreso da sotto in su, e la "lotta libera" tra lui e Jigen, con alcune posizioni riprese da Il castello di Cagliostro; da segnalare, il cambio degli eyecatch che spezzano in due l'episodio, che se l'occhio non mi inganna sono sempre realizzati da Togekinoko, e una nuova sigla finale, la malinconica Bitter Rain, all'insegna di bianco e nero, anelli con rubini e cuori spezzati. Speriamo ci sia da piangere e da emozionarsi anche nel corso di questo secondo atto della serie! Alla prossima puntata! 



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