Trama: Shelly è una ballerina ultracinquantenne, impegnata da trent'anni nello show Le Razzle Dazzle, a Las Vegas. Quando arriva la notizia della chiusura improvvisa dello spettacolo, Shelly si ritrova a dover mettere in discussione la sua vita...
Come mi succede ormai da qualche anno, sono andata a vedere The Last Showgirl senza avere visto neppure un trailer, né sapere di cosa parlasse il film. Mi sono mossa "a sentimento", spinta da un cast di attrici che adoro, e curiosa di vedere come se la sarebbe cavata Pamela Anderson in quello che credo sia il suo primo film serio. Sono uscita dalla sala commossa, e con una gran voglia di riguardare Un sogno chiamato Florida, film con cui The Last Showgirl condivide il concetto di "morte del sogno americano" all'interno di uno dei luoghi simbolo della cultura popolare mondiale. Sean Baker raccontava lo squallore che circonda Disneyworld, in coloratissimi motel chiamati Magic Castle o simili, Gia Coppola racconta lo squallore nascosto dalle luci perenni di Las Vegas e, attraverso esso, parla dell'illusione di sentirsi parte di una magia eterna, immuni al tempo che passa, mentre il mondo attorno a noi cambia e diventa sempre meno tenero coi ruderi di una gloria ormai superata. Shelly ha 56 anni, per trenta ha lavorato in uno show (che noi non vedremo mai, per inciso) chiamato Le Razzle Dazzle, in cui bellissime ballerine in sontuosi costumi mostrano il corpo nudo o semi-nudo, impegnate in eleganti coreografie. Una sorta di Moulin Rouge a Las Vegas, quel tipo di spettacolo che attira sempre meno spettatori e turisti, tanto che, un giorno, arriva il fatidico annuncio: Le Razzle Dazzle chiuderà per sempre, e tanti saluti alle ballerine. Il mondo di Shelly crolla in un istante, quel mondo che la donna aveva bisogno di credere immutabile, soprattutto dopo aver sacrificato ad esso l'affetto della figlia, un possibile futuro a New York, una vita diversa. The Last Showgirl ha tantissime similarità non solo con Un sogno chiamato Florida, ma anche con il recente The Substance. Anche qui si parla di donne che non riescono a stare al passo coi tempi, che desiderano conservare l'illusione di essere bellissime e desiderabili, che vengono surclassate da ragazze più giovani e belle. A differenza di Elizabeth, però, Shelly non cova nel cuore acredine e disperazione, bensì l'ingenua speranza di poter continuare a rimanere sotto i riflettori per sempre, così com'è; se Elizabeth vede i suoi difetti al punto da scegliere di cambiare il proprio corpo, Shelly li ignora testardamente, chinando il capo ad ogni spostamento verso il fondo della fila di ballerine, pur di continuare a brillare, di rimanere in uno show sul cui manifesto c'è una lei di trent'anni prima, splendida e sorridente.
Shelly è un personaggio positivo, benché non perfetto, ed è per questo che The Last Showgirl non prende mai la china di un Viale del Tramonto. La sceneggiatura del film, infatti, è molto attenta ad affiancare alla protagonista delle figure che rappresentano diversi modi di affrontare la terribile realtà al centro della trama. C'è Annette, che pur essendosi riciclata come cameriera non è mai riuscita a "crescere" e vive di stravizi come una ventenne; c'è Eddie, che non ha mai avuto problemi di vecchiaia e bellezza, sia perché è un uomo, sia perché è sempre rimasto dietro le quinte, nel lavoro e nella vita (ed è talmente clueless che persino il suo tentativo abbozzato di mansplaining fa tenerezza); ci sono Jodie e Mary-Anne, che mai vorrebbero il male di Shelly, ma hanno tutta la vita davanti per risolvere i loro problemi ed imparare dagli errori della loro "mamma" adottiva; c'è Hannah, che è veramente figlia di Shelly e che ha cercato di crearsi un futuro disprezzando chi ha scelto un successo effimero invece di passare l'esistenza con lei. L'interazione di Shelly con ognuno di questi personaggi ci permette non solo di scoprirne il carattere a poco a poco, ma anche di osservarne l'evoluzione a seguito del trauma subito, con tutte le umanissime reazioni di disperazione, rabbia, speranza e malinconia. Mai avrei pensato di scriverlo sul blog, ma Pamela Anderson è favolosa. In un mondo di Courtney Cox e Nicole Kidman, lei, un tempo paladina del ritocco estetico, ha scelto di mostrarsi al naturale, col volto deturpato dalla vecchiaia. Tutta la dignità infusa in questa scelta, la Anderson la riversa nel personaggio di Shelly, una donna fragile ma ottimista, orgogliosa di ciò che è stata e di ciò che potrebbe ancora essere, se il mondo non fosse un luogo così spietato. Vedere la Anderson vagare per le strade deserte di una Las Vegas fuori fuoco, o mentre si carica ogni sera di lustrini e trucco pesantissimo stringe già il cuore, ma mai quanto il confronto con il caustico regista di Jason Schwartzman (una delle sequenze più belle del film) o mentre sorride sul commovente finale, accompagnata dalle note di Beautiful that Way di Miley Cyrus.
Come ho scritto sopra, gli altri attori sono il sostegno perfetto alla performance sensazionale di Pamela Anderson. Sono tutti davvero bravi, ma il mio cuore è andato ad un'altra Signora, che non si vergogna assolutamente di mostrare i segni del tempo e della natura matrigna, una Jamie Lee Curtis consapevole di ciò che è stata (una grandissima, tostissima gnocca) e di ciò che sarà ancora, grazie alla sua personalità carismatica. Non c'entra nulla con The Last Showgirl ma sto rileggendo One Piece e lei sarebbe stata una Kureha perfetta. Che gran perdita. Tornando al film, una particolarità che, a causa della miopia e di un po' di astigmatismo, mi ha reso un po' difficile seguire inizialmente le immagini, deriva dalla scelta di Gia Coppola di girarlo come fosse un documentario, ispirata più dalle fotografie che dai film. E' stato fatto dunque largo uso di camera a mano, per seguire da vicino le attrici nei loro movimenti, con una predominanza di primi e primissimi piani che, a causa di lenti particolari, rendono molto sfocato tutto ciò che circonda il soggetto principale, e ciò è stato causa di un po' di mal di mare, almeno finché non mi sono abituata. Inoltre, Gia Coppola e la direttrice della fotografia, Autumn Durald Arkapaw, hanno scelto di non girare in digitale, ma su pellicola. Il risultato è che le immagini di The Last Showgirl sono permeate di toni caldi e molto morbidi, e risultano un po' sgranate, come se i protagonisti vivessero in un mondo da sogno che lentamente si sta disfacendo, lasciando dietro di sé nugoli di lustrini scintillanti, il glitter leggero sulla pelle di Shelly e il blu più triste a cui possiate pensare. Ho scritto il solito sproloquio confuso, quindi tenete a mente solo questo: The Last Showgirl è un film splendido e dovete assolutamente vederlo. Ne uscirete un bel po' depressi, ma è un film che parla anche di speranza, grazie ad alcuni dialoghi molto interessanti, e sta allo spettatore coglierla e farne importantissimo tesoro.
Di Kiernan Shipka (Jodie), Dave Bautista (Eddie), Jamie Lee Curtis (Annette), Billie Lourd (Hannah) e Jason Schwartzman (il regista) ho già parlato ai rispettivi link.
Gia Coppola (vero nome Giancarla Coppola) è la regista del film. Nipote di Francis Ford Coppola, ha diretto film come Palo Alto e Mainstream. Anche attrice, sceneggiatrice e produttrice, ha 38 anni.
Pamela Anderson interpreta Shelly. Canadese, famosa per il ruolo di C.J. Parker in Baywatch, ha partecipato a film come Barb Wire, Scooby-Doo, Scary Movie 3, Superhero - Il più dotato fra i supereroi, Baywatch e ad altre serie quali La Tata, Quell'uragano di papà e V.I.P. Vallery Irons Protection; come doppiatrice ha lavorato in Futurama e Stripperella. Anche produttrice e regista, ha 58 anni e un film in uscita, il remake de La pallottola spuntata.
Brenda Song, che interpreta Mary-Anne, era la London Tipton delle serie Zack e Cody al Grand Hotel e Zack e Cody sul ponte di comando. Se The Last Showgirl vi fosse piaciuto, recuperate Un sogno chiamato Florida. ENJOY!