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martedì 28 febbraio 2023
The Whale (2022)
venerdì 24 febbraio 2023
Sick (2022)
I compiti per l'Oscar mi stanno un po' rallentando i recuperi horror, ma che fretta c'è, d'altronde? Oggi parliamo di Sick, diretto nel 2022 dal regista John Hyams.
Trama: nei giorni di lockdown nazionale, due ragazze vanno a passare la quarantena nella casa al lago di una di loro. Lì verranno attaccate da un killer misterioso...
Passando alla regia, dietro la macchina da presa c'è l'amico John Hyams, che già parecchie gioie ci aveva regalato con Alone, un altro film "semplice" e derivativo ma girato in modo tutt'altro che stupido. La regia di Hyams non si perde in frivolezze; in perfetta sincronia con la sceneggiatura di Williamson, si prende giusto il tempo di una rapida introduzione "con morto", due dialoghi tra le protagoniste con annessa presentazione del campo di battaglia e poi via, un rimpiattino di una quarantina di minuti che non cala quasi mai di tensione, pieno di situazioni interessantissime e inquietanti (la mia preferita, ovviamente, è la sequenza che omaggia quel capolavoro kinghiano di La zattera, a dimostrazione di quanto Creepshow mi abbia traumatizzata da ragazzina) che vedono le povere vittime in rapidissima e concitata fuga da un killer implacabile. Considerato che buona parte del film è ambientato di notte, un plauso va anche alla fotografia, grazie alla quale ogni scena è nitida e comprensibile, e un ulteriore encomio va al fatto che, diversamente da molti horror recenti, Sick si conclude senza troppe menate né ambiguità, con un bel finale deciso preceduto da abbondantissime dosi di scazzo al femminile. Per una serata "tranquilla", passata davanti a uno slasher dinamico e divertente, non potevo davvero chiedere di più. Se vi piace il genere, recuperatelo!
Del regista John Hyams ho già parlato QUI mentre Jane Adams, che interpreta Pamela, la trovate QUA.
Marc Menchaca, che interpreta Jason, aveva già partecipato ad Alone, sempre di John Hyams. Ciò detto, se Sick vi fosse piaciuto recuperate la saga di Scream. ENJOY!
mercoledì 22 febbraio 2023
Aftersun (2022)
Siccome ne stanno parlando tutti benissimo e Paul Mescal è stato candidato all'Oscar come miglior attore protagonista, ho deciso di recuperare Aftersun, diretto e sceneggiato dalla regista Charlotte Wells.
Trama: Sophie e il suo giovanissimo padre Calum sono in vacanza in Turchia, da soli. Le giornate passano nell'ozio e nel sole, ma qualcosa stona all'interno di questo apparente idillio...
Mi tocca premettere una cosa un po' antipatica. Ho cominciato a guardare Aftersun piena di aspettative, in quanto molti dei cinefili che seguo e ammiro lo hanno incensato come film dell'anno, e forse per questo sono rimasta un po' delusa dalla natura "piccola" della pellicola, la cui struttura è quella di un video diario della vacanza di un padre con una figlia. D'altra parte, il fatto che non fosse conforme alle mie aspettative, non fa di Aftersun un brutto film, anzi. L'enorme pregio del primo lungometraggio di Charlotte Wells è quello di riuscire a tenere desta l'attenzione dello spettatore nonostante "non succeda nulla" per tutta la sua durata, costruendo una sottilissima ma resistente tela di tensione che spinge a rimanere sul chi va là, ad aspettare una tragedia incombente, uno scoppio di violenza (non necessariamente fisica), una rivelazione plateale, che in realtà non arrivano e che lasciano spazio alla sensibilità del singolo in uno dei finali più malinconici della passata stagione. Un altro, enorme pregio di Aftersun è che i personaggi e il legame che li unisce vengono tratteggiati con pochi dialoghi naturali, quelli che ci si potrebbe aspettare tra una vivace ragazzina di undici anni e il suo giovane papà, messi in bocca a due attori bravissimi; l'effetto complessivo è quello di un ricordo lungo e sfaccettato, filtrato dalla giovane età della protagonista, nel quale una vacanza forse anche un po' triste, di quella tristezza fatta di villaggi turistici per famiglie, si trasforma in una memoria indelebile, in grado di segnare l'esistenza di una persona e lasciare strascichi anche nell'età adulta.
Tutto ciò che Aftersun non dice, viene comunque espresso dalle sequenze incentrate sull'espressività di Paul Mescal, impegnato in un personaggio dalla psiche complessa e difficile, un momento padre "bambino" pronto a spassarsela con la figlioletta, quello dopo silenzioso e tormentato uomo che probabilmente vorrebbe essere a miglia di distanza dalla Turchia, abbandonato a un dolore impossibile da comunicare. Il tempo passato, filmato con una camera digitale a mano e, probabilmente, lasciato qualche volta all'improvvisazione degli attori, viene intervallato da sprazzi di presente vissuti da una Sophie adulta che arriviamo a conoscere poco, e da un sogno ricorrente che la vede in una scurissima discoteca a ballare con suo padre, sequenze caratterizzate dalla presenza di luci stroboscopiche che rendono difficile cogliere le immagini con chiarezza, come se il ricordo del genitore stesse a poco a poco abbandonando Sophie e il video di quella mitica vacanza fosse l'unico mezzo per mantenerlo nitido. Nonostante sia un film piccolo, dunque, Aftersun è pieno di cose da comunicare e, soprattutto, la Wells dimostra di avere moltissimi mezzi per farlo al meglio, anche nella scelta di una colonna sonora interessantissima e commovente, che fa di Under Pressure il pezzo portante di una delle scene più intense e "cult" dell'anno. Personalmente, sono molto curiosa di sapere cosa combinerà quest'autrice in futuro, intanto vi consiglio di recuperare questo Aftersun; nonostante per me non sia il film dell'anno è comunque una pellicola intensa e originale, che merita almeno una visione.
Charlotte Wells è la regista e sceneggiatrice della pellicola, al suo primo lungometraggio. Scozzese, ha 36 anni ed è anche produttrice e attrice.
martedì 21 febbraio 2023
Venus (2022)
venerdì 17 febbraio 2023
Tár (2022)
E' uscito qualche giorno fa, con una distribuzione abbastanza pietosa, Tár, diretto e sceneggiato nel 2022 dal regista Todd Field e candidato a 6 premi Oscar (Miglior Attrice Protagonista, Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura Originale, Miglior Fotografia e Miglior Montaggio).
Trama: Lydia Tár è una famosissima direttrice d'orchestra all'apice del successo. Alcuni scandali e reiterate accuse di favoritismi, tuttavia, fanno tramontare la sua stella...
L'attrice australiana offre l'interpretazione strepitosa di una donna ossessionata dal potere e dall'amore per se stessa, di una persona che si sforza in ogni momento di veglia di indossare una maschera di cultura, fascino e carisma, negando la propria fragilità e le proprie radici, che ovviamente arrivano, assieme ai peccati, a tormentarne le notti allontanandola da quello che dovrebbe essere l'unico motivo della sua esistenza: la musica. La musica, in Tár, si fa status symbol, è raro che veicoli emozioni e, quando lo fa, sono emozioni da cui la protagonista tenta di scappare o che non riesce a gestire e forse è per questo, paradossalmente, che non ricordo una sola nota della colonna sonora di Hildur Guðnadóttir, compositrice che solitamente riesce a toccare le corde del mio animo. In tutto questo, lungi da me definire Tár un brutto film, perché oggettivamente non gli manca nulla ed è, in primis, curatissimo sia a livello di sceneggiatura (io posso non essermi granché emozionata ma indubbiamente scava a fondo nella psiche della protagonista ed è perfetta nel rappresentare come quest'ultima si rapporta col mondo che la circonda, a cominciare dagli affetti) che di regia, quest'ultima impreziosita da una splendida fotografia che rende le immagini ancora più nitide; in più, ha vinto una marea di premi e non si contano le candidature, per non parlare del fatto che Martin Scorsese ha dichiarato addirittura che la visione di Tár riesce a spazzare via le nubi e a far tornare il sole. Tuttavia, nonostante questo, a me è sembrato che la vera forza di Tár risiedesse essenzialmente in Cate Blanchett e che, senza la sua nervosa, dolorosissima interpretazione, del film sarebbe rimasto ben poco da ricordare. Sono una capra, che volete farci. D'altronde, mi chiamo Erica Bolla, mica Henrietta Boullet.
Di Cate Blanchett (Lydia Tár) e Mark Strong (Eliot Kaplan) ho parlato ai rispettivi link.
Todd Field è il regista e sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto film come In the Bedroom e Little Children. Anche attore, produttore e compositore, ha 59 anni.
Se Tár vi fosse piaciuto recuperate Whiplash. ENJOY!
mercoledì 15 febbraio 2023
Niente di nuovo sul fronte occidentale (2022)
Dopo averlo serenamente snobbato all'uscita su Netflix, è successo che Niente di nuovo sul fronte occidentale (Im Westen nichts Neues), diretto e co-sceneggiato dal regista Edward Berger a partire dal romanzo omonimo di Erich Maria Remarque, abbia ottenuto ben 9 candidature agli Oscar (Miglior Film, Miglior Film Straniero, Miglior Sceneggiatura Non Originale, Miglior Fotografia, Miglior Scenografia, Miglior Trucco e Acconciature, Miglior Colonna Sonora Originale, Miglior Sonoro e Migliori Effetti Speciali), quindi è scattato il recupero in automatico.
Trama: il giovane Paul si arruola volontario nell'esercito tedesco e viene mandato sul fronte occidentale durante la prima guerra mondiale. Nel corso di anni terribili e logoranti, il ragazzo e i suoi compagni subiscono tutto l'orrore della guerra...
Siccome non amo particolarmente le opere che hanno la guerra come argomento, posso confessare in tutta serenità non solo di non avere mai letto Niente di nuovo sul fronte occidentale, ma anche di non avere mai guardato i due film tratti dal romanzo. Come ho scritto sopra, avrei saltato tranquillamente anche questo, ma data la mole di nomination ottenute mi sono messa lì col Bolluomo a guardalo, sfruttando l'abbonamento Netflix, e sono contenta di averlo fatto. Certo, ancora non mi spiego la marea di nomination piovute addosso al film, soprattutto la combo Miglior Film e Miglior Film Straniero, ma comunque Niente di nuovo sul fronte occidentale è stata una visione piacevole, ovviamente in senso lato. Non può infatti definirsi tale una pellicola che sottolinea quasi in ogni sequenza l'orrore della guerra, non solo ideologico ma proprio fisico, e che in definitiva mostra per oltre due ore le vite di uomini giovani e speranzosi gettate nel fango, nel sangue e nella sporcizia di una terrificante ed inutile guerra di trincea. Niente di nuovo sul fronte occidentale si focalizza sull'esperienza del giovanissimo Paul Bäumer che, in un impeto di gloria nazionalista fomentata da insegnanti e amici, ha deciso di arruolarsi al fronte nonostante i genitori fossero riusciti a sottrarlo alla leva obbligatoria, convinto di portare lustro alla Germania e, soprattutto, di impegnarsi in una guerra lampo che l'avrebbe vista vittoriosa. La realtà del conflitto sul fronte occidentale esplode in faccia a Paul fin dalle prime sequenze, caratterizzandosi per un'immobilità pressoché totale alternata ad una serie di sanguinosi eccidi per conquistare pochi centimetri di terreno al prezzo di innumerevoli e giovani vite, tanto che i rari intermezzi "politici" del film sembrano quasi una presa in giro o un tentativo di chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati.
Niente di nuovo sul fronte occidentale si distingue per una messa in scena quasi "pornografica" della guerra e dei suoi orrori, grazie a scene degne di un film horror che riversano sullo spettatore tutto il dolore fisico a cui, magari, spesso non si pensa; al "uno sparo ed è tutto finito", Edward Berger preferisce la lenta agonia di corpi arsi vivi, schiacciati dal peso dei carri armati, soffocati dalla terra e dal fango delle trincee abbattute, persino dilaniati da armi improprie, e sottolinea (se ancora ce ne fosse bisogno) la stupidità e l'orrore della morte, che non guarda in faccia proprio nessuno. In questo senso, la sequenza più angosciante e grottesca è quella principale, che descrive l'orribile "cerchio della guerra" attraverso gli occhi di un soldato al quale, nel giro di pochissimi minuti, viene tributata la stessa importanza del protagonista, così da colpire ancora di più lo spettatore con la sua inevitabile morte. A proposito del protagonista, stupisce che il giovanissimo Felix Kammerer sia solo alla sua prima prova cinematografica dopo pochi anni di gavetta teatrale, perché l'intensità dello sguardo del suo Paul è qualcosa che rimane impresso a lungo, soprattutto quando la macchina da presa indugia, verso la fine, su quegli occhi privi di vitalità che spiccano su un viso ricoperto di fango e sangue che di umano non ha più nulla. Nel mare magnum delle produzioni Netflix, Niente di nuovo sul fronte occidentale spicca per la qualità e la potenza espressiva nonostante la sua natura "classica", spezzata solo dalla colonna sonora minimalista e particolare, quasi anacronistica; non è uno di quei film per cui farò il tifo a marzo, però merita tutto il mio rispetto e il consiglio che vi do è quello di recuperarlo, se siete titubanti come lo ero io, perché ne vale la pena.
Di Daniel Brühl, che interpreta Matthias Erzberger, ho già parlato QUI.
Edward Berger è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Tedesco, ha diretto episodi di serie come The Terror. E' anche produttore.
Del romanzo di Remarque esistono altri due adattamenti, All'ovest niente di nuovo di Lewis Milestone, che ha vinto un Oscar per la Regia e uno come Miglior Film, e il film TV Niente di nuovo sul fronte occidentale, che vanta nel cast attori come Richard Thomas, Ernest Borgnine, Donald Pleasence e Ian Holm. Personalmente non li ho mai visti ma se Niente di nuovo sul fronte occidentale vi fosse piaciuto potreste guardarli e aggiungere 1917, La sottile linea rossa, Salvate il soldato Ryan e persino l'horror Deathwatch - La trincea del male. ENJOY!