Nonostante l'uscita novembrina che lo ha privato dello status di "cartone Disney da vedere a Natale", mercoledì sono andata al cinema per Frozen II - Il segreto di Arendelle (Frozen II), diretto dai registi Chris Buck e Jennifer Lee.
Trama: tre anni dopo l'incoronazione di Elsa a regina, la nuova sovrana comincia a sentire un richiamo lontano, che porterà lei e la sorella Anna a scoprire nuove, incredibili cose sul loro passato e su quello di Arendelle.
Sono passati sei anni dall'uscita di Frozen - Il regno di ghiaccio, film Disney che dato un ulteriore, perfido significato alla parola "merchandising" rimpinguando di miliardi di paperdollari le casse della Casa del Topo e prendendosi anche i miei soldi vista la bellezza di tutti gli oggettini a tema Elsa/Olaf che pullulano in ogni dove, dai Disney Store ai normali supermercati. Ma sto divagando. Sei anni, dicevo, tre all'interno del regno di Arendelle, dove la vita SEMBRA scorrere lieta, governata da un equilibratissimo status quo: Elsa è regina, Anna e Kristoff vivono il loro legame da storditi innamorati, il pupazzo di neve Olaf (che non ha più la nuvoletta in testa e si sta godendo il permafrost poiché i poteri di Elsa sono diventati più forti) sta crescendo e comincia a porsi dubbi esistenziali. La bellissima regina, però, è irrequieta, perché qualcosa la chiama, il canto di una sirena che ne turba i giorni e le notti, e quando Elsa capisce che quel richiamo arriva da un passato radicato nelle favole che le raccontava la mamma da bambina, decide di partire alla volta di una foresta incantata poco distante da Arendelle, una foresta popolata da spiriti adirati e pronti a distruggere il regno per riparare a un torto passato. Altro non si può dire sulla trama imbastita per questo Frozen II, sequel assai più adulto della favola del 2013, imperniato su temi cupi e probabilmente di non facile comprensione per i bambini. Nel corso del film sono infatti ricorrenti i riferimenti allo scorrere del tempo, all'impossibilità di opporsi a cambiamenti anche dolorosi nel corso della vita, alla necessità di accettare questi cambiamenti e trovare comunque la forza di andare avanti, in primis dentro noi stessi, sperando che ci sia sempre qualcuno pronto a tenderci la mano; in poche parole, i personaggi di Frozen cambiano e crescono, subiscono degli sviluppi che vanno oltre il classico happy ending e, come insegnava Inside Out, li portano ad abbracciare emozioni complesse, come una felicità velata di profonda malinconia o una tristezza capace di rendere il cuore comunque più leggero.
La saga di Frozen si riconferma dunque una delle più innovative a livello di maturazione dei personaggi (non tanto di trama, visto che gli sviluppi della stessa, finale e twist compresi, sono intuibili dopo cinque minuti dall'inizio del film), nonché una delle più belle a livello di animazioni e character design. In questo secondo capitolo ci sono delle intere sequenze che lasciano a bocca aperta per il modo in cui riescono a fondere le esaltanti caratteristiche di una scena d'azione alla raffinata bellezza di eleganti numeri da musical, come se gli X-Men o gli Avengers incontrassero la fantasia del Cirque Du Soleil, e sono quasi tutte imperniate (chevvelodicoaffare) sul personaggio di Elsa. La fanciulla subisce una metamorfosi sottile ma innegabile, diventando la principessa Disney più elegante, sensuale, bella e potente di sempre, un trionfo da vedere ed ascoltare che, con un solo gesto della mano, fa scomparire tutti i personaggi di supporto, sorella Anna compresa. A onor del vero, in effetti, molto del contorno di Frozen II è deboluccio: le riflessioni filosofiche e le mattane di Olaf sono simpatiche ma alla lunga irritanti, Anna è spesso lagnosetta e si risolleva più o meno a metà film, il povero Kristoff fa la figura del servo della gleba (ma si ritaglia il numero musicale più esilarante, un omaggio alle love song anni '80 alla Bon Jovi e Ryan Adams con tanto di video che cita nientemeno che Bohemian Rhapsody; peccato che la versione italiana richiami "antenati" meno nobili, come i Beehive.) e dei nuovi personaggi introdotti, affascinanti ma poco incisivi, ricorderò solo lo splendido spirito del fuoco, la cosa più tenera e meravigliosa che sia mai stata creata per un film Disney. Nulla da dire invece sulle canzoni. Penso che l'adattamento italiano ne appiattisca un po' i testi ma la voce di Serena Autieri mette i brividi e in generale le melodie sono molto belle; Christophe Back ha cercato un'altra Let it Go (canzone che, peraltro, provoca a un certo punto brividi di disgusto alla bella Elsa) e ha creato le ugualmente splendide Show Yourself e Into the Unknown, Nell'ignoto per gli amici italiani e per Giuliano Sangiorgi che frantuma l'ugola e non solo nei titoli di coda dell'edizione nostrana, una canzone che rimane in testa anche grazie al brevissimo, evocativo gorgheggio della cantautrice norvegese AURORA. Per concludere, devo dire che avevo letto le peggio cose su Frozen II ma io non l'ho trovato tanto diverso dal primo capitolo della saga e onestamente l'ho apprezzato molto. L'unico, vero neo? Non c'è nessun corto a precederlo. Tristezza vera.
Dei registi Chris Buck e Jennifer Lee ho già parlato QUI. Kristen Bell (Anna), Josh Gad (Olaf), Sterling K. Brown (Mattias), Alfred Molina (Agnarr), Jeremy Sisto (Re Runeard), Ciarán Hinds (Granpapà) e Alan Tudyk (Guardia/ Capo dei Nortuldri / Soldato di Arendelle / Duca di Weselton) li trovate invece ai rispettivi link.
Evan Rachel Wood è la voce originale della regina Iduna. Americana, ha partecipato a film come S1m0ne e a serie quali CSI - Scena del crimine, True Blood, What We Do in the Shadows e Westworld, oltre ad aver lavorato come doppiatrice in Robot Chicken. Anche cantante, regista e sceneggiatrice, ha 32 anni e due film in uscita.
Martha Plimpton, che doppia Yelena, era la Stef de I Goonies. Le vicende narrate in Frozen II seguono di tre anni quelle di Frozen - Il regno di ghiaccio, che vi consiglio di recuperare assieme ai corti Frozen Fever e Frozen - Le avventure di Olaf. ENJOY!
Sui testi delle canzoni Disney ho notato che ultimamente si cerca di far combaciare il labiale mettendo frasi banalissime, piuttosto che mantenere il senso originale della frase. Forse è una necessità ormai con questa definizione sempre più alta. Però un po' dà fastidio.
RispondiEliminaE' quello che ho notato anche io.
EliminaPeccato perché un tempo invece c'era molta più fantasia.
La Disney è sempre capace di inserire tematiche importanti dietro una favoletta. Mi piace sapere che le cose si sono addirittura evolute di molto, alzando il tiro.
RispondiEliminaMoz-
Aggiungo: anche qui gli anni '80, direi che stanno ricreando un mondo ideale XD
EliminaMoz-
Più che altro, un mondo incomprensibile ai bambini. Abbiamo riso molto io e il mio amico al cinema davanti al video di Kristoff ma non so se i pargoli si saranno sbellicati ugualmente.
EliminaUn prodotto notevole esteticamente parlando, con ottimi temi ed un paio di grandi canzoni. Peccato, però, che l'abbia trovato un pochino senz'anima.
RispondiEliminaE' più sentito il primo, è vero. Però mi sono emozionata anche con questo :)
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