Prosegue il recupero dei film candidati all'Oscar per qualsivoglia motivo e oggi tocca ad American Sniper, ancora nelle sale italiane, diretto nel 2014 da Clint Eastwood partendo dall'omonima autobiografia di Chris Kyle e candidato a sei premi Oscar: Miglior Film, Bradley Cooper miglior attore protagonista, Miglior sceneggiatura non originale, Miglior montaggio, Miglior montaggio sonoro e Miglior sonoro.
Trama: Chris Kyle, nativo del Texas e abile col fucile, decide di arruolarsi nei Navy Seals per proteggere la patria. Mandato quattro volte in Iraq, ucciderà più di 160 persone e verrà riconosciuto come "La leggenda".
Quello che mi ha frenata a lungo dal vedere American Sniper è il mio fondamentale disinteresse per i film a sfondo militare, soprattutto se biografici, che, per quanto ben diretti e ben recitati, finiscono quasi sempre per diventare nel mio cervello un'accozzaglia di nomi e facce tutti uguali. Le uniche eccezioni finora sono state Full Metal Jacket e La sottile linea rossa ma qui si sta parlando di capolavori; American Sniper, visto dopo essermi lasciata convincere dalla bella (non) recensione di Lucia, film solidissimo, che tiene il ritmo per più di due ore senza mai annoiare lo spettatore, a tratti emozionante, non è un capolavoro ma è comunque abbastanza "universale" da farsi apprezzare anche da chi schifa il genere come la sottoscritta. E, cosa ancora più importante, non è l'apologia guerrafondaia che mi aspettavo, anzi. Il vecchio Clint colpisce allo stomaco e alle gonadi chiunque abbia una vaga velleità di partire verso luoghi lontani ed immolarsi per la patria, mostrando la guerra in tutta la sua orribile, sanguinaria e crudele inutilità con poche sequenze che mi hanno annientata e filtrandola attraverso lo sguardo di un uomo che a definirlo ottuso gli si farebbe un complimento. Chris Kyle è L'Eroe americano, l'incarnazione stessa della Mamma e della Torta di Mele, il Cane da Pastore che difende le povere pecorelle d'oltreoceano dai lupi selvaggi, va bene. Tutti lo venerano, tutti lo elevano ad esempio, in suo nome sono stati costruiti stadi e sventolate bandiere, va benissimo. Clint Eastwood e Bradley Cooper però preferiscono porre l'accento sul fatto che dietro l'Eroe c'è in realtà un cowboy ignorantissimo cresciuto a rodei, birra e luoghi comuni, dalle ristrettissime vedute, un uomo incapace di vivere una vita normale (nonostante voglia la moglie fedele, in perenne attesa del suo ritorno, da ingravidare ad ogni ritorno in patria per poi mollarla assieme ai pargoli con la scusa "combatto per difenderti") che si sente vivo e utile solo in mezzo a conflitti armati lontani e mostra un briciolo di umanità solamente in presenza dei suoi "simili", disadattati e condizionati quanto lui.
Il punto di vista di Eastwood è quello di Taya, che cerca per tutto il film di far capire a Chris che oltre alla guerra "universale" c'è anche una realtà più "personale" da proteggere, è quello del fratello di Chris che dice "si fotta questo posto", intendendo l'Iraq e più in generale ogni luogo del pianeta dove infuriano guerre assurde mentre ci sarebbe modo di rendersi utili anche a casa. Non è un punto di vista che manca di rispetto a chi combatte e muore in battaglia, intendiamoci, ma è sicuramente un punto di vista che condanna chi, all'urlo di "boia chi molla", non riesce a guardare oltre la guerra, che la usa come scusa per non vivere e che non è più in grado di scindere i bisogni personali dal servizio alla Nazione, diventando così un povero alienato non tanto diverso dai "selvaggi" che è andato a combattere. Bradley Cooper in questo caso è perfetto nel dipingere un uomo saldo nei suoi principi ma vuoto, privo di emozioni che non siano la paura e la rabbia, che perde un pezzo della sua umanità ad ogni viaggio in Iraq; la sequenza in cui viene ringraziato da un soldato davanti al figlio è da antologia in questo senso, perché Cooper non spiccica altro che un paio di versi inarticolati e carichi di tensione nervosa, concretizzata in un tiratissimo sorriso verso il bambino mentre gli occhi evitano di guardare direttamente l'interlocutore, ma questo è solo uno dei tanti momenti in cui l'attore diventa tutt'uno con un personaggio per certi versi scomodo. Quanto a Clint, beh, Clint è un signore. L'unico vero scivolone è riscontrabile nello scontro tra cecchini, simile ad un videogioco, per il resto il vecchio Eastwood confeziona un film che non concede nulla alle mode attuali, lento nell'esecuzione ma serrato nel ritmo, con immagini nitide anche nelle scene d'azione, tocchi di leggerezza che lasciano il posto a sequenze difficili da sopportare, una fotografia che rimane splendida in ogni condizione, persino al buio o durante una tempesta di sabbia. E chissenefrega se le immagini di repertorio finali mi hanno strappato un incredulo sbuffo; superato l'inevitabile rigetto anche la conclusione di American Sniper diventa un altro tassello di una pellicola apparentemente ambigua ma, a mio avviso, fin troppo chiara in quelle che sono le sue intenzioni. Basta solo guardare il film con occhi scevri da pregiudizi e, magicamente, i pensieri di un Clint Eastwood in formissima diventeranno lapalissiani, quindi... non perdetevelo!
Del regista Clint Eastwood (che si può vedere brevemente nella scena iniziale in cui un giovanissimo Chris ruba la Bibbia in chiesa) ho già parlato QUI, Bradley Cooper (Chris Kyle) lo trovate invece QUA.
Sienna Miller (vero nome Sienna Rose Miller) interpreta Taya. Americana, ha partecipato a film come Casanova, Stardust e Foxcatcher. Ha 33 anni e sette film in uscita.
Bradley Cooper inizialmente intendeva solo produrre il film e lasciare a Chris Pratt il ruolo di Chris Kyle, poi ha cambiato idea; per quel che riguarda i registi, gli interessati a dirigere il progetto erano David O. Russel e Steven Spielberg, che hanno poi deciso di dedicarsi ad altro, mentre per la parte di Taya erano in lizza Jaimie Alexander, Kate Mara (che ha deciso di partecipare alla nuova versione de I fantastici quattro) ed Evangeline Lilly, che invece ha optato per Ant-Man. Detto questo, se American Sniper vi fosse piaciuto recuperate Zero Dark Thirty o Full Metal Jacket. ENJOY!
Eppure, c'è chi ha criticato il film proprio per come dipinge i personaggi della moglie e del fratello. Io la penso come te: sono le due voci della ragione che però non riescono a fare presa su Kyle in nessun modo. E infatti l'Eroe rinsavisce solo quando può continuare a sguazzare nelle atrocità della guerra. Da lì non se ne esce. Certo, è un film ambiguo, può essere interpretato in modi diversi e anche diametralmente opposti al nostro, ma è comunque un signor film.
RispondiEliminaSono le voci della ragione ma sono deboli, perché comunque entrambe subiscono il fascino del "cecchino", dell'uomo forte ed integerrimo, della figura modello. Quindi alla fine subiscono "passivamente" e se si vuole muovere una critica ai personaggi secondo me potrebbe essere quella però parliamo di una biografia quindi non avrebbe senso, non penso siano stati così tanto romanzati.
EliminaComunque sì, signor film per davvero!
Ahaha, cuginastra... io ho appena massacrato il film:
RispondiEliminahttp://www.ftnews.it/articolo.asp?cod=104
Più che altro mi ha dato fastidio il fatto che han voluto farlo passare come storia vera tratta da un'autobiografia, quando in realtà sembra Commando con Swartzenegger XD
Moz-
Sul finale è vero, la sboronata c'è. Per il resto è storia vera se non ho capito male... poi io tutto questo rambismo con ce l'ho visto :P
EliminaIl fatto è che non hanno rispettato certo la vera storia, a quanto ho letto :)
EliminaMoz-
Devo documentarmi un po' in merito allora: io ho letto che il padre di Chris è stato soddisfattissimo del risultato :P
EliminaUn film che ha diviso nettamente. Io sono dalla parte di quelli che lo hanno apprezzato :)
RispondiEliminaIndubbiamente può far discutere, sì :)
EliminaDue ore senza annoiare mai lo spettatore?
RispondiEliminaParla per te, io ho fatto fatica a non addormentarmi ahahah :)
Strano, io ho trovato moolto ma moooolto più pesante Zero Dark Thirty!
EliminaE' un buon film, anche se siamo ben lontani dal miglior Clint. Per gli oscar c'erano candidati migliori.
RispondiEliminaSì, sicuramente American Sniper non potrà mai surclassare i miei Eastwood preferiti, anzi. E l'Oscar non glielo darei nemmeno io, mi spiace per il vecchio Clint.
EliminaAssolutamente d'accordo, Bolla: per me è chiarissima la posizione - peraltro molto critica - di Eastwood rispetto alla Guerra come concetto.
RispondiEliminaPoi, certo, riesce anche a ricordarci che la stessa esiste, e che in qualche modo fa parte dell'uomo: "il male è ovunque", come ammonisce il commilitone di Chris pochi giorni prima di morire.
Ad ogni modo, tra i candidati che ho visto finora per il miglior film, questo è senza dubbio il più meritevole della statuetta.
Io la statuetta non la darei ma è comunque un grandissimo film :)
EliminaLe immagini finali non fanno altro che testimoniare l'onestà del film: a noi paiono stucchevoli, ma non dobbiamo dimenticare che l'America è un paese profondamente patriottico, 'sentimento' a cui noi non siamo abituati. Quello che prova Eastwood sono, in fondo, le emozioni di un americano ultraottantenne che, malgrado tutto, ama ancora e molto il proprio paese (e di questo non possiamo fargliene una colpa). Ma certo non si può dire che questo sia un film di propaganda: Clint, da sempre, fin da 'Gli Spietati', ha raccontato la fine del Sogno Americano. E l'assurda fine di Kyle, raccontata in modo beffardo e brutale, senza fronzoli, non fa che confermare il pensiero eastwoodiano.
RispondiEliminaConcordo ma sì, certe scene di patriottismo mi ammazzano lo stesso :P
EliminaMa effettivamente quando ho letto la riga finale, asciutta, ironica e lapidaria, ci sono rimasta.
Io a tratti l'ho trovato noiosetto ma Bradley Cooper era parecchio nella parte, è stata una delle poche cose che mi ha convinto del film...
RispondiEliminaIo stranamente (perché, come ho detto, è un genere che non amo) non le ho nemmeno sentite le due ore e passa!
EliminaIo sono uno di quelli che non ha amato l'ultimo film di Eastwood, che ho da sempre apprezzato. Mi spiace, ma manca la contestualizzazione storic. Bene essere contro la guerra, ma perché? Cosa hanno significato queste guerre? In Iraq e prima in Afghanistan? Questo non c'è, è non può essere una cosa secondaria ... Nei film sul Vietnam questo c'era. Segno dei (pessimi) tempi?
RispondiEliminaSecondo me non hanno significato nulla, è questo il punto. Sono solo "tapulli" messi troppo tardi per una situazione creata dagli stessi americani. Ecco perché i film di guerra attuali mancano di epicità e, sì, sono segno dei pessimi tempi.
EliminaOmaronnami'....sapevo del cambio registico (in peggio) ma ignoravo le seconde scelte sugli interpreti, che mi fanno tremare al solo pensiero, se si fossero svolte come da programma.
RispondiEliminaMi sorprende invece che tu non abbia citato un elemento buffo a cui apparentemente abbiamo pensato di primo acchito solo io ed il RRobe...Ossia che Clint si e' fatto "L'eroe di una Nazione" di Roth, contenuto in IB del Quintino. Ora aspetto versioni perculate della scena finale con pezzi di AS a posto dell'altro.
Eh già, i cambi registici erano piuttosto interessanti ma gli interpreti effettivamente... brrrr.... rabbrividiamoooo!
EliminaMa grandi tu e il RRobe, mica ci avevo pensato XD Effettivamente i due film possono essere tranquillamente scambiati e mashuppati, come dicono i CCioFFani!
Com'è che non avevo ancora commentato?
RispondiEliminaDi sicuro fra i film candidati il più meritevole, però per me nel mezzo c'è un grosso 'ma' che non mi convince...
Un grosso ma? E quale sarebbe questo grosso ma..? :P
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