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martedì 31 ottobre 2023

Visioni dal ToHorror Fantastic Film Fest 2023

La settimana scorsa, scansando il pericolo influenze e un po' di sfighe all'orizzonte, sono riuscita a salire tre giorni a Torino per il Tohorror Fantastic Film Fest, ormai giunto alla ventitreesima edizione. Il tema di quest'anno era C’era una volta il cyberpunk e molti spettatori hanno avuto la fortuna di godersi opere miliari come Tetsuo e il suo seguito su grande schermo; inoltre, chi è riuscito a fermarsi fino a domenica ha avuto anche l'onore di guardare un documentario a cui tenevo molto, King on Screen, e un film che mi interessava parecchio, Trim Season (purtroppo sono dovuta correre a casa e ho mancato entrambi). Mio malgrado, ho perso anche Best Wishes to All, il vincitore del premio del pubblico, perché era proiettato in contemporanea a un altro film su cui puntavo moltissimo, in compenso è successo un piccolo miracolo, ovvero ho apprezzato parecchio il vincitore del premio della giuria lungometraggi, cosa che non accadeva da qualche anno. Complessivamente, è stata di nuovo un'esperienza bellissima e interessante, quindi ringrazio gli organizzatori di questo amatissimo festival, per la cura con cui scelgono programmazione ed eventi "collaterali" e per la palese passione che ci mettono annualmente. Aspettando con incuriosita trepidazione di sapere quale sarà il tema del prossimo ToHorror e approfittando di Halloween, vi lascio con un piccolo riassunto delle visioni di questa edizione, con attenzione particolare ai film da tenere d'occhio o da recuperare! ENJOY!


Satan Wants You
(Steve J. Adams e Sean Horlor, 2023) 

Se mi seguite da un po' sapete che è raro che io guardi documentari, un genere che mi attira poco, però questo mi interessava fin dal titolo. Ho fatto bene a guardarlo: Satan Wants You parla del "Satanic Panic" che ha investito l'America dopo l'uscita del libro biografico Michelle Remembers, scritto dallo psichiatra Lawrence Pazder e da una delle sue pazienti, Michelle Smith, in seguito alle sedute durante le quali quest'ultima ha ricordato di essere stata rapita e seviziata da bambina da una setta di satanisti. Con piglio ironico ed occhio critico, attraverso le testimonianze talvolta commoventi di chi si è ritrovato la vita stravolta dal libro (e quelle ormai disilluse di chi ha capito che la gente non ha imparato nulla dall'esperienza), i due autori raccontano non solo l'assurdo impatto mediatico di Michelle Remembers, che ha sconvolto l'America degli anni '80 causando un'isteria di massa senza precedenti, ma anche tutto il marcio che si nascondeva dietro la facciata rispettabile di Padzer e della Smith. Se vi piacciono le storie incredibili ma vere alla Gli occhi di Tammy Faye e guardate con sospetto tutto ciò che riguarda la Chiesa intesa come organizzazione, al di là della fede, avrete pane per i vostri denti. 


Les Chambres Rouges
(Pascal Plante, 2023) - Vincitore del premio ufficiale come miglior lungometraggio

Glaciale thriller psicologico che si prende tutto il tempo di creare la giusta atmosfera, inquietante ed asettica, prima di deflagrare poco prima del finale disgustando il pubblico pur senza mostrare neppure una goccia di sangue. L'orrore dell'ossessione e del completo distacco dalla realtà passa attraverso una regia elegantissima, una colonna sonora splendida e, soprattutto, una protagonista (la bravissima Juliette Gariépy) che rimane ambigua e "respingente" fino al finale, che lascia libera interpretazione allo spettatore. Io ve lo dico, raramente vedrete una partita di poker on line più coinvolgente e moralmente terrificante di quella mostrata in Les Chambres Rouges, film che non si dimentica facilmente. Per la cronaca, tra le fonti di ispirazione del regista ci sono Possession e Tesis, quindi traete le vostre conclusioni; io, per una volta, sono molto contenta del premio ottenuto!


She is Conann
(Bertrand Mandico, 2023) 

La rivisitazione al femminile del Conan di R. E. Howard e del film di John Milius, scritta e diretta da un regista che non conoscevo, ma a cui il termine "eclettico" non rende giustizia. Not my cup of tea, troppo allucinato ed incomprensibile per potermi anche solo piacere a livello superficiale, considerato anche che io di Conan il Barbaro so meno di zero. Nonostante questo, gli riconosco un fascino innegabile che, per quanto mi riguarda, deriva dalla messinscena molto artistica anche quando il regista ricorre al gore più estremo; inoltre, il personaggio del cane/demone Rainer è la perfetta, rarissima unione di fascino carismatico e disgustosa repulsione, e il regista non lesina il glitter, che rende anche le splatterate più truci scintillanti come un servizio di moda. Chapeau.


Kick Me
(Gary Huggins, 2023) 

Uno di quei rari film demenziali in grado di non stufare, perché c'è tanta di quella carne al fuoco da chiedersi dove voglia andare a parare l'autore. L'odissea di un consulente scolastico che, a causa della sua bontà, si infila in una situazione sgradevole dietro l'altra è costellata di personaggi che non sfigurerebbero in un film di John Waters (ma Kick Me è molto meno corrosivo e disgustoso dei vecchi film del regista) e profuma un po' di Fuori orario, perché lascia allo spettatore quella sgradevole sensazione di pericolosa claustrofobia che si ha quando si osa fare il passo più lungo della propria gamba, in territori sconosciuti e senza via d'uscita. Il coro surreale sul finale e il cane a tre zampe sono due tocchi di classe.


Abruptio
(Evan Marlowe, 2023) 

L'esecuzione è a dir poco splendida, perché è un film splatterosissimo, fatto di marionette dall'aspetto inquietante, che danno fin da subito un tocco surreale al tutto e mettono nella giusta predisposizione d'animo. L'assunto iniziale è appetitoso: un giorno, moltissime persone (tra cui il protagonista) si ritrovano con una bomba impiantata alla base del collo e vengono spinte a compiere le azioni più abiette da mandanti sconosciuti, il che getta la società mondiale nel caos. Capire come e perché il protagonista sia tra gli "eletti" è coinvolgente e spaventoso, almeno finché non subentra uno dei twist di genere che meno sopporto sulla faccia della terra, e il finale è il trionfo dell'anticlimax. Con una sceneggiatura più centrata e coerente nella sua cattiveria sarebbe stato un capolavoro, così a me è parsa un'occasione sprecata. Complimenti però per il cast di voci, che vanta attori come James Marsters, Jordan Peele, Robert Englund e Sid Haig.


Tiger Stripes
(Amanda Nell Eu, 2023) 

Delizioso coming of age che celebra l'originalità e l'empatia in una società schiacciata da religione e ignoranza, dove le donne sono talmente represse da arrivare a odiarsi tra loro. E' quello che succede a Zaffan, la prima del suo gruppetto ad avere il ciclo e bullizzata per questo ancora prima che altri, terribili mutamenti accorrano al suo corpo; la disperazione seguente al cambiamento, il bisogno di venire accettati e amati, la difficoltà ad accettare se stessi e gli altri, il coraggio di affermare le proprie convinzioni vanno a braccetto con leggende antiche, in un film che mescola body horror, commedia, suggestioni pop e delle protagoniste talmente carine che vi verrà voglia di portarvele a casa. O, come minimo, di imparare il loro balletto su Ticktock. A Cannes ha vinto il premio della Settimana della Critica ed è il film scelto per rappresentare la Malesia agli Oscar 2024 (purtroppo, le autorità malesiane hanno deciso di censurarne alcune scene proprio il giorno della sua uscita al ToHorror, quindi chissà quale versione arriverà in sala...) quindi potrebbe essere una delle poche pellicole a venire distribuite anche da noi, chissà.


The Seeding
(Barnaby Clay, 2023) 

Horror "classico", di cui bastano il titolo e le prime sequenze per indovinare, senza timore di sbagliare, ogni snodo, twist e persino il finale. C'è poco da dire sull'esecuzione, lineare e pulita, con qualche guizzo quando la pellicola sconfina un po' nel folk horror, perché i punti forti del film sono l'ambientazione originale e la bravura degli attori principali, che si compensano a vicenda nelle loro interpretazioni diametralmente opposte. Altra pellicola ad alto "rischio" distribuzione, in quanto più vicina al genere mainstream rispetto al resto della selezione del festival.


Eight Eyes
(Austin Jennings, 2023) 

A dimostrazione di quanto non capisca una mazza di cinema, ammetto vergognosamente che, per quanto riconosca la superiorità di Les Chambres Rouges e Tiger Stripes, questo è il film del ToHorror che ha rapito il mio cuore e che riguarderei anche domani. Dall'assunto più banale del mondo (coppia di sposini americani in crisi vanno in viaggio in Europa e cadono sotto la brutalità degli autoctoni dediti ad empie malvagità) nasce un omaggio all'horror anni '70, zeppo di echi fulciani che ricorrono negli effetti speciali e nella splendida colonna sonora, pasticciato e incoerente come un qualsiasi Il treno, talmente matto sul finale che non sapevo se mettermi a ridere o piangere. La mia perversione si manifesta ulteriormente nella convinzione che, per quanto laido e abietto, Bruno Veljanovski nei panni di St. Peter abbia un fascino tutto suo. In Italia dubito arriverà mai, ma magari su Shudder...


La mesita del comedor
(Caye Casas, 2022) 

Era il titolo su cui puntavo di più quest'anno e non mi ha affatto delusa. Mi raccomando, assolutamente, EVITATE QUALSIASI SPOILER sul film e lasciatevi trascinare dall'atmosfera di questo angosciante "dramma da camera", interamente giocato sulle interpretazioni di attori bravissimi e su ciò che la sapiente regia lascia solo intendere, fermandosi appena un istante prima di andare oltre, scavando nelle emozioni devastanti dei protagonisti. Godetevi i divertentissimi momenti di commedia finché potete, perché più il film andrà avanti, più vi passerà la voglia, garantito. Santa Netflix, pensaci tu a portarlo da noi, grazie. 


Hardware
(Richard Stanley, 1990) 

Capolavoro seminale del cyberpunk horror, non lo avevo mai visto e me lo sono goduto nel migliore dei modi, in sala e su pellicola, leggermente rovinata e per questo ancora più gustosa. Lascio a Lucia e Germano l'onore di parlare di questo film come merita, ché io, come dice Crozza, sono una guitta, non so una mazza; posso solo dire che ho adorato il concetto modernissimo di eroe maschio ma "inutile", di eroina (donna portatrice di vita, bella come una dèa) che lotta con le unghie e coi denti contro le aberrazioni di un mondo dominato dalla morte, e di uomo della strada sincero e coraggioso. Inoltre, quel robot che troneggia come una divinità maligna (ma anche come un terrificante pupazzo a molla) nelle visioni allucinate di Dylan McDermott lo ricorderò finché campo.  



venerdì 27 ottobre 2023

Killers of the Flower Moon (2023)

Siccome è uscito al ridosso del ToHorror, ho dovuto aspettare fino a martedì per vedere il nuovo film diretto e co-sceneggiato da Martin Scorsese, Killers of the Flower Moon, tratto dal libro omonimo di David Grann. Ne è valsa la pena? (Che domande, ovviamente SI'!)


Trama: anni '20, città di Fairfax. Al ritorno dal fronte della Prima Guerra Mondiale, Ernest Burkhart trova una terra dove gli indiani Osage si sono arricchiti grazie al petrolio. Lavorando come autista, conosce la giovane Osage Mollie e la sposa, ma il ricco zio Bill Hale trama nell'ombra...


Tra poco Scorsese compirà 81 anni e io vorrei arrivarci, alla sua età, con questa coerenza e lucidità. Killers of the Flower Moon (film che, per inciso, non metterei mai nella lista dei suoi primi 5, ma ciò non vuol dire sia brutto) è l'ennesima conferma della solidità della poetica Scorsesiana, legata alle radici più profonde della nazione Americana, una nazione che affonda nel sangue fin dalle sue origini e che vive pregna di sangue e violenza, vittima di mille contraddizioni e destinata a dimenticare il proprio passato o rinnegarlo. E' anche, ovviamente, una storia di persone che sono condannate ad un destino orribile nel momento esatto in cui si allontanano dal loro ambiente originario, vittime di un mondo che non comprendono appieno, e questo vale sia per gli Osage che, neanche a dirlo, per il protagonista Ernest Burkhart. Nel corso degli anni Scorsese si è fatto più cinico e, se prima i suoi personaggi erano comunque dotati di un'intelligenza che veniva obnubilata dal "vizio" e dall'eccesso, ora ci troviamo spesso davanti dei babbei senza arte né parte, mossi come marionette da gente che se la crede e sicuramente sa come stare al mondo, ma dimostra lo stesso ben poco cervello in più. Ernest, in questo, è emblematico. Il "coyote dagli occhi azzurri" più che un coyote è un cojone, un fannullone assetato di soldi che, pur amando di cuore la sua sposa indiana, non riesce a spezzare la pesante influenza che ha su di lui lo zio Bill, il Re di Fairfax, e corre allegro verso il baratro della rovina sua e della sua famiglia senza quasi neppure capire le implicazioni di ogni suo gesto. D'altra parte, Re Bill non è più furbo. Sovrano di un piccolo regno fatto di bianchi buzzurri e indiani troppo ingenui o resi sicuri dalla ricchezza per capire chi hanno davanti, Bill è in grado di giocare solo secondo le sue regole, consapevole di avere le spalle coperte anche nell'eventualità di dover buttare all'aria la scacchiera, ma crolla come un castello di carte nel momento in cui subentrano giocatori esterni neppure troppo abili. La pietà di Scorsese è, piuttosto, riservata agli Osage, nonostante la "colpevolezza" di avere rinnegato (con dolore, come testimonia la commovente sequenza iniziale) buona parte del loro retaggio, sporcandolo con la ricchezza dell'oro nero; come buona parte dei "vinti" scorsesiani, gli Osage sono stati divorati da una società che ha sfruttato proprio il loro desiderio di fare parte di un altro mondo e, in seguito, dimenticati quando la storia è stata riscritta dai vincitori, ridotta a mero racconto per casalinghe o piccola nota a pié di pagina. 


L'andamento del racconto (sì, il film dura tre ore e mezza, no, a me sono passate in un lampo ma capisco che non siamo tutti uguali) è inevitabilmente quello di un'epopea, di un noir atipico dove il colpevole si conosce fin dall'inizio, e va in netta contrapposizione con la velocità con cui i protagonisti bianchi sembrano dimenticarsi delle vittime Osage; per lo stesso motivo, la violenza sulle vittime è ripresa in campo lungo, a rispecchiare la loro natura poco importante agli occhi della città di Fairfax, e il regista preferisce insistere invece sui primi piani e piani americani, indagando sulla natura dei protagonisti, sulle maschere che indossano, sul lampo brutale di disprezzo di occhi che si fingono amici, sulla malinconica, terribile dignità di chi è costretto a vivere terrorizzato nella sua stessa casa eppure ancora si affida, speranzoso, a un briciolo di amore e umanità. Killers of the Flower Moon è un mosaico di sequenze inaspettatamente poetiche che si inseriscono in un contesto spesso triviale, e in esso la storia vera (quella raccontata da foto in bianco e nero) si mescola ad embrioni di fiction spettacolarizzante (la sequenza dello show radiofonico è spettacolare), passando attraverso gli occhi di chi non capisce letteralmente nulla e rimane lì, a provare dolore senza capire bene perché, oggetto di una lunghissima sequenza di court drama dove i concetti vengono ribaditi più e più volte (nulla me lo toglie dalla testa) a suo uso e consumo, con sommo scorno di uno spettatore già provato. Per questo, l'interpretazione di Di Caprio è perfetta. Ernest passa il tempo a cercare di imitare il Re, a cui guarda come una divinità e come esempio da seguire, conseguentemente la sua mimica facciale è la versione distorta e quasi caricaturale di quella di De Niro, che invece è l'apoteosi del vecchio bastardo che ha in odio il mondo intero e pensa solo a se stesso. In una sfilata di facce davvero brutte (ma amate. Ciao Brendan, ciao John, ciao Martin, ciao Larry e Pat!!) spicca il volto bellissimo di Lily Gladstone, con la sua espressione compassata e gli occhi tristi e profondi, rappresentazione vivente di un popolo forte ma ridotto, con "amore", a folkloristico ricordo celebrato dai pochi che hanno ancora memoria, e danzano sotto la Flower Moon in un finale di inenarrabile tristezza. Dite quello che volete, ma per me Scorsese ha fatto centro anche stavolta, e quando avrà voglia di rapirmi per altre tre ore e mezza saprà sempre dove trovarmi.


Del regista e co-sceneggiatore Martin Scorsese (che compare nei panni del produttore radiofonico) ho già parlato QUI. Leonardo DiCaprio (Ernest Burkhart), Robert De Niro (William Hale), Jesse Plemons (Tom White), John Lithgow (Peter Leaward, avvocato dell'accusa), Brendan Fraser (W.S. Hamilton), Pat Healy (Agente John Burger), Michael Abbott Jr. (Agente Frank Smith) e Larry Fessenden (interprete radiofonico di Hale) li trovate invece ai rispettivi link.


Leonardo DiCaprio doveva inizialmente interpretare l'agente Tom White, ma il ruolo è andato a Jesse Plemons (che ha rinunciato così a partecipare a Nope nei panni di Jupe) perché Scorsese ha deciso di rendere il rapporto tra Mollie ed Ernest il fulcro del film. Ciò detto, se Killers of the Flower Moon vi fosse piaciuto, recupererei Gangs of New York, Quei bravi ragazzi, Casinò e The Irishman. ENJOY!

mercoledì 25 ottobre 2023

Saw: Legacy (2017)

Non me lo sarei mai aspettata ma sono arrivata alla fine! Oggi parliamo di Saw: Legacy (Jigsaw), diretto nel 2017 dagli Spierig Brothers.


Trama: dieci anni dopo la morte di John Kramer, i giochi di Jigsaw ricominciano...


Al momento in cui scrivo queste righe non ho ancora visto Saw X, quindi redigerò il post come se Saw: Legacy fosse l'ultimo film della serie. Per questo motivo, vi confesso, non saprei davvero cosa scrivere di diverso rispetto alle altre volte, e forse è questo il problema che si sono trovati davanti gli sceneggiatori e i registi di Saw: Legacy. Voglio dire, Saw 3D aveva chiuso il cerchio, magari in maniera un po' goffa, di una gigantesca serie di indizi, twist e personaggi ricorsi nel giro di quasi un decennio, quindi cos'altro rimaneva a Saw: Legacy, se non ricominciare da capo? Il nuovo inizio, però, si ritrova a riproporre pedissequamente gli schemi dei film precedenti, non solo a livello di struttura (ci sono persone più o meno colpevoli di qualcosa, che devono sopravvivere al gioco di Saw seguendo le regole, ma grazie al piffero) ma anche per il modo in cui cerca di gabbare lo spettatore e portarlo ad avere determinate convinzioni, in un whodunnit abbastanza pigro culminante in un (non) twist improbabile che mi ha fatta saltare dalla poltrona urlando "mafffigurati!!". E infatti, maffigurati, per l'appunto, e va dato credito a Saw: Legacy di avere mandato un po' a quel paese la continuity che i film precedenti avevano fatto i salti mortali per mantenere coerente. Quindi, alla fine della fiera, rimane giusto la "gradevolezza" delle trappole di Jigsaw, meno deprimenti che in passato e più sciocchine e, soprattutto, "rapide", prive di quel pesantissimo carico di responsabilità che un singolo, povero stronzo era costretto a caricarsi sulle spalle ammazzando gente al posto di John Kramer; inoltre, Saw: Legacy, per quanto comunque gore, si allontana un po' dallo stile voyeristico del torture porn e dal terribile desiderio di spingere lo spettatore ad identificarsi con Jigsaw per assolvere un desiderio recondito di farsi vendetta da sé anche nella realtà.


Per quanto riguarda la regia, tutto appare molto più patinato e pulito rispetto ai capitoli precedenti. Manca lo stile di Darren Lynn Bousman, che mirava a rendere tutto squallido e sporco, oltre che allucinato, manca (per fortuna) l'anonimo piattume televisivo dei film affidati ad altre mani, e il rinnovato aspetto di Billy il pupazzo riassume tutta la modernità della nuova via. Persino le trappole e il sangue sembrano innocui, se mi passate il termine, ma sicuramente c'è maggiore chiarezza nella messa in scena e tutto ciò che accade sullo schermo è lì, ben visibile, scandito da un montaggio fluido. Conseguenza di ciò è che persino gli attori meno carismatici o memorabili sembrano comunque dei professionisti navigati, non come Costas Mandylor e Betsy Russell che parevano usciti dalla telenovela piemontese, con menzione speciale per i membri femminili del cast, bellissime facce che hanno giustamente fatto faville in altri horror migliori di questo. In pratica questo Saw: Legacy mi è parso un Saw 2.0 poco coraggioso, realizzato per dare un colpo al cerchio e uno alla botte che non tenesse distante potenziali nuovi spettatori e che non facesse gridare i fan all'orrore. A me, che non sono ammiratrice sfegata della saga (anzi) non è dispiaciuto perché comunque è ben fatto e regala un'ora e mezza di splatterate disimpegnate, ma basta rifletterci dieci minuti in più e saltano fuori tutte le magagne di una sceneggiatura particolarmente scema e svogliata. Chissà come sarà Saw X, ho già paura ma non in senso buono!! 


Dei registi Spierig Brothers ho già parlato QUI. Tobin Bell (Jigsaw / John Kramer), Callum Keith Rennie (Detective Halloran), Laura Vandervoort (Anna) e Brittany Allen (Carly) li trovate invece ai rispettivi link.


Hannah Emily Anderson
, che interpreta Eleanor Bonneville, era protagonista del bellissimo What Keeps You Alive proprio assieme a Brittany Allen. Se il film vi fosse piaciuto, ecco l'elenco delle altre pellicole della saga: Saw - L'enigmistaSaw II - La soluzione dell'enigmaSaw III - L'enigma senza fineSaw IV - Il gioco continuaSaw V - Non crederai ai tuoi occhiSaw VI, Saw 3D - Il capitolo finale e lo spin-off Spiral - L'eredità di SawENJOY!

martedì 24 ottobre 2023

Saw 3D - Il capitolo finale (2010)

Dai che me ne manca solo uno! E' ciò che ho esclamato alla fine di Saw 3D - Il capitolo finale (Saw 3D), diretto nel 2010 dal regista Kevin Greutert.


Trama: sopravvissuto agli eventi del film precedente, Hoffman cerca vendetta e, nel mentre, continua a portare avanti i perversi giochi del defunto Enigmista...


Saw 3D nasce come un film dalle grandi ambizioni, si vede. Avrebbe dovuto essere un film diviso in due capitoli, ridotti poi a uno dopo gli scarsi incassi di Saw VI, e la scena iniziale lasciava ben sperare, nella misura in cui, finalmente, sembrava che i giochi di Jigsaw venissero dati in pasto a un pubblico più ampio e non relegati ai bui magazzini di cui John Kramer, evidentemente, disponeva in quantità industriale. E' vero, l'assunto scatenante la sequenza d'apertura, con due manzi in vetrina costretti a scegliere tra la loro amicizia e l'amore per una che se li è portati a letto entrambi, è uno dei più loffi della saga, ma vedere la folla assiepata attorno alla trappola, annichilita dall'orrore, è una gran bella idea... peccato che dura, appunto, il tempo di una sequenza. Il resto del film ricicla i soliti magazzini, i soliti flashback e le solite facce (di merda), snodandosi in tre tronconi distinti: il primo mostra come Hoffman, sopravvissuto alla famigerata trappola per orsi del film precedente, abbia alla fine deciso di diventare un (inarrestabile) serial killer senza troppe remore di giustizia morale, il secondo racconta la sua ricerca di vendetta nei confronti dell'ex moglie di Jigsaw, e il terzo è la triste ordalia di un povero belinone che, invece di tenere un basso profilo in una città dove rischi di finire nelle mire di Kramer e dei suoi adepti solo perché un giorno, sovrappensiero, hai buttato una cicca per terra, ha pensato bene di fingere di essere stato vittima di Jigsaw e fare soldi su questa bugia. Il "povero" Bobby vince dunque il premio definitivo per il personaggio più cretino della saga, ma Saw 3D ha anche il primato del colpo di scena (a parer mio) più mimmo ed improbabile, nonché della morte più crudele ed immeritata:

SPOILER Il Dottor Gordon?? Ma siete seri??? E perché avrebbe dovuto, anche lui, aiutare John invece di assoldare un killer e ridurlo a mangime per cani? Capisco Amanda che è una tossica, ma Gordon non ha alcun motivo plausibile per diventare il collaboratore di uno che lo ha costretto a perdere un piede, su. E quella povera cristiana di Joyce quale colpa aveva, a parte quella di avere sposato un minchione che le è pure sopravvissuto? FINE SPOILER


Trama a parte che, in qualche modo, nonostante le cretinate di cui è infarcita, intrattiene quanto basta, com'è questo Saw? Beh, intanto è in 3D, lo si evince già dal titolo, quindi è il capitolo del franchise più "esplicito" a livello di splatterate ad effetto: assieme all'iconica sega che ha dato il titolo allo storico, primo Saw, tra gli oggetti sbattuti in faccia al pubblico munito di occhialini ci sono arti umani, teste spaccate come meloni, fiamme, insomma tutto il cucuzzaro di elementi capaci di farti tirare indietro la testa mentre sei seduto in sala. Greutert stavolta dirige in funzione della nuova tecnologia, il che rende alcune sequenze finte quanto un vecchio videogioco per Playstation, per il resto non c'è infamia e non c'è lode, come già succedeva in Saw VI, ma almeno non sembra di stare guardando una brutta serie anni '90. Per quanto riguarda gli attori, Tobin Bell passa vergognosamente alla cassa con soli cinque minuti di screentime a fronte di un primo posto nei titoli di testa, mentre Costas Mandylor getta finalmente via ogni parvenza di poliziotto e si abbandona in toto alla psicosi, portando a casa la sua unica interpretazione dignitosa nei panni di Hoffman. Il resto del cast è dimenticabile ma, del resto, questo sarà il destino che toccherà anche a Saw 3D, di cui ricorderò poco e nulla al momento dell'uscita di Saw X, salvo il fatto che la trama infinita legata a Jigsaw e alla sua eredità DOVREBBE essere finita qui. E grazie a Cthulhu, aggiungo!   


Del regista Kevin Greutert ho già parlato QUITobin Bell (Jigsaw / John), Betsy Russell (Jill), Cary Elwes (Dr. Gordon) e Shauna MacDonald (Tara) li trovate invece ai rispettivi link.


Sean Patrick Flanery, che interpreta Bobby, era famoso negli anni '90 per essere il protagonista di Le avventure del giovane Indiana Jones mentre Chad Donella, che interpreta Gibson, era tra i protagonisti del primo, storico Final Destination, saga condivisa con Gina Holden, qui Joyce, la quale ha partecipato a Final Destination 3. Occhio anche alla guest appearance del cantante dei Linkin Park Chester Bennington, nel ruolo del nazistello bloccato sull'automobile/trappola. Se il film vi fosse piaciuto, ecco l'elenco delle altre pellicole della saga: Saw - L'enigmistaSaw II - La soluzione dell'enigmaSaw III - L'enigma senza fineSaw IV - Il gioco continuaSaw V - Non crederai ai tuoi occhi, Saw VI, Saw: Legacy e lo spin-off Spiral - L'eredità di Saw. ENJOY!

venerdì 20 ottobre 2023

Saw VI (2009)

Non so nemmeno io come, sono arrivata a vedere anche Saw VI, diretto nel 2009 dal regista Kevin Greutert.


Trama: ormai unico seguace rimasto a raccogliere l'eredità di Jigsaw, il detective Hoffman deve portare avanti un gioco che coinvolge un assicuratore senza scrupoli, oltre a evitare di venire scoperto...


Col sesto capitolo, la saga di Saw si rimette un po' in carreggiata. Questo non vuol dire, purtroppo, che ci siamo tolti dalle palle Hoffman, perlomeno però non ci vengono propinati più i flashback che spiegano come mai un detective bietolone sia diventato il galoppino di Saw, e la storia, in qualche modo, prosegue, seppur di poco. Tolto il povero Strahm dalla scacchiera, Hoffman può tornare a portare avanti l'eredità di Jigsaw il quale, santo cielo, era un uomo che portava un rancore spaventoso visto che, prima di morire, si era premurato di lasciare istruzioni per punire ancora chi gli aveva fatto degli sgarri. Stavolta, nella fattispecie, tocca a William Easton, assicuratore reo di avere negato a John Kramer e a una marea di altre persone la copertura economica per potersi curare adeguatamente. Stavolta, gli sceneggiatori hanno gioco abbastanza facile, visto che Easton è un uomo di una pochezza orribile e merita tutte le sevizie a cui viene sottoposto, e lo stesso vale per i suoi indegni collaboratori; peccato che Kramer e Hoffman siano i soliti paraculi schifosi (ormai Hoffman non fa nemmeno più un minimo di sforzo per dissimulare, si veda le parole "amichevoli" usate con la prima sopravvissuta, davanti alle quali ho rischiato di soffocarmi con la brioche) e buttino nel mucchio anche persone che hanno la sola sfiga di lavorare nello stesso edificio di Easton, oppure costringano altri ad agire materialmente per conto di Jigsaw, così che quest'ultimo esca sempre con le mani pulite. Ciò nonostante, almeno la presenza del "gioco" ha un senso e si amalgama col resto della trama, e le trappole stavolta sono particolarmente disgustose e coinvolgenti (passatemi il termine improprio), il che concorre ad mantenere alta la tensione, diversamente dal noiosissimo quinto capitolo. In tutto questo, viene introdotta anche la sottotrama dell'ex moglie di Kramer, Jill Tuck, che ottiene così maggior minutaggio, con tutto ciò che ne consegue.


Se già Costas Mandylor era un attore pessimo, Betsy Russell è talmente "Corinna Negri" che l'unica sua preoccupazione è quella di mostrare le labbra canottate confondendo un'espressione da pornodiva con quella da dark lady o, in alternativa, fare la faccia perplessa di chi non capisce una mazza. Fortunatamente, Peter Outerbridge ha il phisique du role per interpretare Easton e riesce ad incarnare una disperazione reale davanti a ognuna delle terribili scelte che si presentano al suo personaggio e, altra cosa non da poco, alla regia c'è Kevin Greutert. Quest'ultimo, pur continuando a distaccarsi dallo stile isterico di Bousman, riesce comunque ad evitare l'effetto "sciatteria televisiva anni '90" del capitolo precedente e, grazie ad un ottimo montaggio e una buona fotografia, rende ancora più efficaci alcune delle trappole più ansiogene del franchise, toccando il picco nella sequenza della giostra, dove la tensione si taglia col coltello e c'è una fusione praticamente perfetta tra tutti gli elementi tecnici che compongono un film horror. Sia ben chiaro, Saw VI non è nulla di trascendentale e io continuo a chiedermi, col mio solito ritardo clamoroso, come abbiano potuto mungere la vacca di un'opera che, ora come ora, avrebbe potuto trovare posto giusto come miniserie nel mercato dello streaming (fateci caso, siamo a sei film spalmati nell'arco di un decennio e nel Sawverso sarà passato in totale un anno, o poco più), ma di tutti i seguiti questo è uno dei più riusciti. Peccato che, per capirlo ed apprezzarlo in toto, si debba passare attraverso un supplizio che farebbe invidia a Jigsaw!   


Del regista Kevin Greutert ho già parlato QUI. Tobin Bell (Jigsaw / John), Betsy Russell (Jill), Shawnee Smith (Amanda) e Shauna MacDonald (Tara) li trovate invece ai rispettivi link.


Darius McCrary, che interpreta Dave, era l'Eddie Winslow di Otto sotto un tetto. Se il film vi fosse piaciuto, ecco l'elenco delle altre pellicole della saga: Saw - L'enigmistaSaw II - La soluzione dell'enigmaSaw III - L'enigma senza fineSaw IV - Il gioco continua, Saw V - Non crederai ai tuoi occhi, Saw 3D - Il capitolo finale, Saw: Legacy e lo spin-off Spiral - L'eredità di Saw. ENJOY!

giovedì 19 ottobre 2023

Saw V - Non crederai ai tuoi occhi (2008)

Oimemì, come diceva mia nonna. Il recupero dei Saw non accenna a fermarsi e sono arrivata addirittura a Saw V - Non crederai ai tuoi occhi (Saw V), diretto nel 2008 dal regista David Hackl.


Trama: l'agente Hoffman è rimasto l'unico seguace di John Kramer, nonché l'unico a portare ancora avanti i perversi giochi dell'Enigmista, e deve impedire che la sua identità venga scoperta...


Prendete un fiacco agente della polizia interpretato da un attore col fisico e lo sguardo del pio bove carducciano e rendetelo protagonista di un franchise di successo affiancandogli, con flashback piazzati alla bisogna, il ben più carismatico villain della serie. Lasciate che detto villain, per effetto del pio bove di cui sopra, porti a casa la performance più moscia in cinque anni, come se nemmeno lui ne avesse più voglia. Aggiungete un paio di "giochi" che, ormai, non stupiscono né inquietano più nessuno e, per non sbagliare, un paio di twist farraginosi e dettagli da lasciare cadere per poi riprenderli nel prossimo film, e avrete la ricetta perfetta di Saw V, ad ora il peggior capitolo della saga se non vogliamo contare quell'orrore di reboot con il fratello abbronzato di Popeye. In pratica, Saw V serve da riassunto per tutto quello che è successo prima (ci sta. Sto guardando questi film uno dopo l'altro e me li dimentico dopo un paio di giorni, tanto che devo consultare Wikipedia per le trame, giuro) e per tirare un paio di fili lasciati in sospeso ma, se ci fate caso, "funzionerebbe" anche se non ci fosse l'ordalia a cui vengono sottoposti sei sconosciuti apparentemente senza alcun contatto tra loro, perché il fulcro della storia è l'indagine che vede l'agente Strahm indagare su Hoffman, talmente inetto nel nascondere la sua natura di seguace di Jigsaw che farebbe la felicità di Lombroso. L'unica cosa interessante di Saw V sono l'inizio debitore di Poe e la fine, ma quest'ultima è talmente fastidiosa da far bestemmiare un santo. Non crederai ai tuoi occhi, sì, ma dalla pochezza.


La stessa aria di sciatteria si respira in zona regia. Non sono mai stata una fan delle riprese isteriche di Darren Lynn Bousman, tutte spalmate di bianco e verde slime, montate da un pazzo strafatto di crack, ma qui sembra di stare guardando l'episodio di qualche serie poliziesca anni '90, con gli stessi movimenti di macchina, la stessa palette di colori e la stessa verve. Per citare lo stesso John Kramer, "Qui non c'è spazio per i sentimenti, il tuo cuore dev'essere distaccato", e credo sia lo stesso mantra usato da tutte le persone coinvolte nel film, a cominciare dagli attori. Io continuo a dire che Patterson e Mandylor, al buio, sono praticamente identici e faccio sempre fatica a distinguerli, ma il picco di sciatteria lo toccano i sei sfigati del gioco principale, con una Julie Benz irriconoscibile sotto un'orrida parruccazza nera, e l'ennesimo clone di Stanley Tucci che, per un attimo, mi ha lasciata basita all'idea che il grande attore potesse essersi prestato a 'sta fetecchia di film. Considerato che i suoi eredi sono uno più scemo e paraculo dell'altro, non mi va nemmeno di spendere due parole sulle motivazioni sempre più farlocche che spingono il Jigsaw originale all'azione scombinando una continuity già abbastanza stiracchiata (un po' ammazza gente che si meriterebbe di peggio, un po' sceglie persone a cui sarebbe bastato un coppino e un ammonimento a non peccare più, e ormai la storia "io non uccido, lascio una scelta" risulta quantomeno ridicola), quindi mi pongo solo una domanda: va bene il segreto professionale, ma perché un notaio dovrebbe lasciare in custodia un'inquietante ed enorme scatola nera alla moglie di un serial killer notoriamente famoso per uccidere tramite trappole ed enigmi?


Di Tobin Bell (Jigsaw / John), Scott Patterson (Agente Strahm), Betsy Russell (Jill) e Julie Benz (Brit) ho parlato ai rispettivi link. 

David Hackl è il regista della pellicola. Canadese, principalmente scenografo, ha diretto altri film come Il labirinto del Grizzly, Life on the Line Daughter of the Wolf - La figlia del lupo. Anche produttore, ha 60 anni.


Se il film vi fosse piaciuto, ripropongo (come la peperonata) l'elenco delle altre pellicole della saga: Saw - L'enigmistaSaw II - La soluzione dell'enigmaSaw III - L'enigma senza fine, Saw IV - Il gioco continua, Saw VI - Credi in lui, Saw 3D - Il capitolo finale, Saw: Legacy e lo spin-off Spiral - L'eredità di Saw. ENJOY!

mercoledì 18 ottobre 2023

Jigen Daisuke (2023)

Avrei voluto interrompere la saga di Saw con un post su L'esorcista - Il credente, ma ci s'è messo in mezzo un malanno che mi ha impedito di andare in sala. C'è di buono che, per lo stesso motivo, sono riuscita a guardare Jigen Daisuke (次元 大介 ), diretto dal regista Hajime Hashimoto, il giorno stesso della sua uscita su Amazon Prime Video.


Trama: deciso a fare aggiustare il suo revolver, Jigen va in cerca di un'anziana fabbricante d'armi ormai in pensione e s'imbatte per caso in Oto, una bambina muta fuggita per un pelo a un'organizzazione di spietati trafficanti di droga...


Fin da quando, verso la fine dell'estate, era spuntato sul vecchio Twitter un inaspettato teaser poster di Jigen Daisuke, il film era diventato uno dei più attesi dalla sottoscritta. Tanto è il mio amore per il personaggio che sono persino venuta malata per riuscire a guardarlo venerdì 13 ottobre, il giorno stesso dell'uscita. Per carità, non che mi aspettassi grandi cose da un originale Amazon diretto da un mestierante non troppo legato al genere crime, infatti Jigen Daisuke ha almeno un paio di difetti fatali: intanto dura due ore, che per un film del genere sono eccessive (per allungare il metraggio sono state inserite lunghe sequenze di approfondimento di personaggi secondari, che nulla o poco apportano all'effettivo sviluppo della trama), inoltre è stato in parte contaminato dal "morbo di John Wick", cosa che, nelle sequenze di combattimento, si traduce in un vorrei ma non posso incredibilmente posticcio, senza contare che Jigen non è mai stato un Keanu Reeves col cappello, privo della la mania dell'headshot risolutore. Tolte queste considerazioni, che potrebbero essere frutto della mia pignoleria quando si tratta di Jigen, il film è gradevole. Senza fare spoiler, il personaggio si ritrova in una situazione tipicamente legata a due suoi punti deboli, ovvero il revolver e le donne. Per quanto riguarda queste ultime, a onor del vero, manca la femme fatale che ridurrà il cuore di Jigen in briciole (c'è l'inquietante Adele, ma i due non hanno modo di interagire granché), in compenso ci sono un'anziana signora scafatissima e un altro "cliché" di Jigen, la pargoletta che gli viene appioppata nonostante odi i bambini, costringendolo a rivelare un animo talmente tenero da tagliarsi con un grissino. Nonostante ciò, la trama non snatura la fondamentale natura fredda e dura del protagonista, un rispettabilissimo killer considerato quasi invincibile dai suoi pari, più a suo agio a vagare per le strade malfamate di una città di criminali che negli assolati quartieri commerciali di un paesino di mare, e il film vive della contraddizione (e contrapposizione) tra questi due, importantissimi aspetti del personaggio.


Un elemento che ho apprezzato moltissimo di Jigen Daisuke è l'alto livello di cattiveria in cui indulge. La piccola Oto non è una di quelle damsel in distress zuccherose che ammorbano le avventure animate di Lupin, bensì una povera bambina traumatizzata nel peggiore dei modi da persone senza scrupoli (non entro nel dettaglio ma il modo in cui l'organizzazione si procura la droga è degno di un horror) e, benché la resa finale dei colpi di proiettile sia quella esagerata di un videogame, le morti all'arma bianca e le sporadiche torture sono abbastanza sanguinolente da avermi lasciata soddisfatta. La regia, come ho scritto sopra, è poca cosa e gli unici sprazzi originali tali non sono, perché si rifanno appunto a modelli occidentali già a loro tempo mutuati dal cinema orientale, tra ralenti e momenti in cui la fisica e il realismo vanno a farsi dei gran giri, ma le ambientazioni sono suggestive, rese ancor più gradevoli da un palese sforzo produttivo, soprattutto per quanto riguarda le scenografie. Si è risparmiato invece un po' sui costumi, probabilmente perché la maschera del mutevole, interessantissimo villain si è mangiata tutto il budget in effetti speciali (a volte con risultati imbarazzanti ma l'illusione, almeno con me, ha retto di sicuro per il primo quarto d'ora, tanto che pensavo che i miei problemi di memoria cinematografica a breve termine si fossero aggravati). Nella recensione del live action Lupin III scrivevo "I costumi rispettano quelli iconici dei personaggi, tuttavia sono stati resi più "moderni" e soprattutto realistici, con l'unica eccezione dello sboronissimo gilet ricamato indossato da Jigen (un po' pacchiano ma mi rendo conto che riportato nella realtà l'abbigliamento di Jigen non sarebbe molto diverso da quello di un ragioniere, cappello a parte, quindi qualcosa andava fatto)": devono avermi letta, perché in Jigen Daisuke il look del protagonista è ridotto all'osso, camicia color fumo, giacca e niente cravatta né gilet, il che conferisce a Tetsuji Tamayama un'aria consumata e "sciatta" che non gli sta male ma che, complici i dieci anni e qualche chiletto in più sul groppone, una barba meno folta e il baffetto incorporato, mi ha ricordato troppo spesso un giovane Umberto Smaila. Per fortuna, l'aspetto non è tutto, e Tamayama ci crede tantissimo, il che lo rende un ottimo, benché imperfetto, Jigen, al quale dare una chance e almeno un po' d'aMMore, come del resto a tutto il film.


Di Tetsuji Tamayama, che interpreta Jigen, ho già parlato QUI.

Hajime Hashimoto è il regista della pellicola. Giapponese, ha diretto film come Princess Sakura: Forbidden Pleasures. Anche sceneggiatore, ha 55 anni.


Yoko Maki
, che interpreta Adele, aveva partecipato a The Grudge nei panni di Yoko. Se il film vi fosse piaciuto recuperate Lupin III e la saga di John Wick. ENJOY!


martedì 17 ottobre 2023

Saw IV - Il gioco continua (2007)

Nonostante un mal di testa incipiente, il recupero della saga dedicata a Jigsaw continua, per l'appunto, con Saw IV - Il gioco continua (Saw IV), diretto nel 2007 dal regista Darren Lynn Bousman.


Trama: John Kramer è morto, tuttavia il suo gioco mortale non finisce e, a farne le spese, è un poliziotto...


Mi ritengo una persona mediamente intelligente e in grado di seguire trame un po' più articolate della media, ma mentirei se dicessi di non aver faticato con questo Saw IV. Il film comincia dov'è finito il precedente: John Kramer è morto e due medici gli stanno facendo l'autopsia, quand'ecco che dallo stomaco del cadavere ciccia fuori una cassettina che il killer aveva ricoperto di cera ed inghiottito in Saw III. Questa, in realtà, è l'unica cosa che abbia senso all'interno di una trama assurda, perché il resto del film (nel quale non figura Whannell come sceneggiatore) è una lunghissima, contorta buffonata che non tiene conto di quanto, nella vita reale, non avrebbe senso sistemare trappole e cassettine "per supposizione". Ma chi diavolo ti dice, caro John, che le tue vittime non sbaglino strada, non decidano di fermarsi a grattarsi il naso sbagasciandoti la tempistica calcolata al millimetro, non decidano all'ultimo di fare un viaggio oppure, meglio ancora, che non si rompano 'ste cazzo di cassette? Addirittura, Saw IV arriva al punto di mostrare un John in grado di prevedere, in un luogo pubblico, CHI dei presenti ascolterà i messaggi, dichiarando nome e cognome del predestinato. In tutto questo, se nei film precedenti la trama seguiva la distorta filosofia punitiva di Jigsaw, qui a me è parso tutto pretestuosissimo, con l'agente Rigg "reo" di volere salvare la gente (ma da quando è peccato capitale?), quelli dell'FBI "rei" di volere arrestare John Kramer (ok, è una bella menata di belino e te lo concedo, ma ammazzali con le tue mani e sii sportivo, cosa devono imparare loro?) e una ragazzina resa orfana per nessun motivo plausibile, salvo quello di punire il padre, senza riflettere sulle conseguenze di un gioco affidato alle mani di una matta solo per testarla (sta cosa mi manda ai pazzi, giuro).


Lasciando da parte la trama completamente stupida, confronto alla quale i film precedenti erano capolavori di sceneggiatura (tra l'altro, mi stavo dimenticando, allungata a dismisura da flashback sulla triste vita di John e dell'ex moglie Jill), mi è sembrato che anche le trappole fossero svogliate. Le uniche degne di nota sono quella iniziale, molto ironica, e la sedia coi pugnali, più efficace in virtù della natura repellente della vittima, così come del resto quella riservata allo stupratore seriale. Anche la regia di Darren Lynn Bousman è un compitino svogliato che riprende lo stile dei capitoli precedenti ma senza la stessa cattiveria o verve, come se il regista lo avesse fatto così perché era quello che il pubblico si aspettava. Voto pessimo anche agli attori. A parte che Costas Mandylor e Scott Patterson sono talmente simili che a un certo punto faticavo a distinguerli, i "siparietti" con Tobin Bell Betsy Russell sono degni di una telenovela noiosa e l'unico che si salva, per poco, è Lyriq Bent, promosso da caratterista di supporto a protagonista. Se Saw III mi aveva portata, a causa dello schifo provato, a riflettere sulla possibilità di continuare o meno la saga, Saw IV - Il gioco continua ha avuto su di me lo stesso effetto, ma per noia. Ora, si capisce che Saw V sarà una diretta continuazione della saga, ma giuro che mi chiedo come abbiano fatto gli spettatori a non dimenticarsi tutto da un anno all'altro di distanza e, soprattutto, a volere ancora altri capitoli di 'sta roba.


Del regista Darren Lynn Bousman ho già parlato QUI. Tobin Bell (Jigsaw / John), Donnie Wahlberg (Eric Matthews), Shawnee Smith (Amanda) e Dina Meyer (Kerry) li trovate invece ai rispettivi link.

Scott Patterson interpreta l'agente Strahm. Americano, famoso per avere interpretato Luke nella serie Una mamma per amica, lo ricordo per film come Saw V - Non crederai ai tuoi occhi, Saw VI, e per altre serie quali Will & Grace e CSI: Miami. Anche produttore, ha 65 anni. 


Betsy Russell interpreta Jill. Americana, ha partecipato a film come Saw III - L'enigma senza fine, Saw V - Non crederai ai tuoi occhi, Saw VI, Saw 3D - Il capitolo finale, e per serie quali Casa Keaton, A- Team, La signora in giallo. Come doppiatrice, ha lavorato in Robot Chicken. Anche produttrice, ha 60 anni. 


Se il film vi fosse piaciuto, ecco l'elenco delle altre pellicole della saga: Saw - L'enigmistaSaw II - La soluzione dell'enigmaSaw III - L'enigma senza fine, Saw V - Non crederai ai tuoi occhi, Saw VI - Credi in lui, Saw 3D - Il capitolo finale, Saw: Legacy e lo spin-off Spiral - L'eredità di Saw. ENJOY!

venerdì 13 ottobre 2023

Saw III - L'enigma senza fine (2006)

Continua, inaspettatamente, il recupero dei vari Saw. Oggi tocca a Saw III - L'enigma senza fine (Saw III), diretto nel 2006 dal regista Darren Lynn Bousman.


Trama: ormai divorato dal cancro e desideroso di portare a termine il suo ultimo "gioco", Jigsaw rapisce una dottoressa con l'aiuto dell'assistente Amanda.  


Correva l'anno 2006 ed ero quasi alla fine dei miei 9 mesi di permanenza lavorativa in Australia. Ricordo ancora, come fosse oggi, la richiesta all'amico Toto: "Dai, mi accompagni a vedere Saw III?" e, soprattutto la sua risposta: "Te sei scema, non ci penso neppure". Così, sola come un gambo di sedano italiano, mi ero accinta a sedermi in sala, consapevole che non avrei capito una mazzafionda dei dialoghi ma pronta a inorridire di sommo disgusto davanti alle nuove torture concertate da Whannell, Bousman e compagnia. Probabilmente ero tornata a casa correndo per timore di venire rapita da qualche aborigeno con la maschera da maiale, non rammento, e neppure ricordo se avessi giurato di non guardare mai più un Saw, perché il terzo capitolo ha segnato la fine della mia esperienza con la saga, almeno fino ad oggi. Potrebbe essere, in quanto durante il rewatch ho messo spesso il film in pausa per andare a farmi un giro e smaltire un po' la tachicardia e lo schifo. Saw III - L'enigma senza fine segna, infatti, l'inizio della definitiva deriva horror/torture porn della saga, con lunghe sequenze da voltastomaco realizzate con dovizia di dettagli e veicolate, per buona parte, dal personaggio di Amanda, "scheggia" impazzita priva del "fair play" di Jigsaw. Sul quale, al terzo film, è arrivato il momento di spendere due parole. John Kramer è uno dei personaggi moralmente più ambigui della storia del genere horror, in quanto gestito, fin dall'inizio, da autori che speravano di dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Nel primo Saw le motivazioni "filantropiche" del nostro (punire chi non è in grado di apprezzare la vita sottoponendolo a ordalie inenarrabili con lo scopo di cambiarlo ed evitare che sprechi ancora il dono dell'esistenza) erano comunque subordinate a una sua connotazione molto negativa, mentre già nel secondo capitolo le vittime risultavano talmente sgradevoli da generare uno switch nella percezione dello spettatore e insinuare il germe del dubbio, della serie "e se avesse ragione lui?". Il terzo film la fa ancora più sporca, perché affianca a Jigsaw la psicopatica Amanda, rea di non giocare secondo le regole e di privare di una possibilità (per quanto minima) di salvezza gli involontari partecipanti ai test; della serie, se incontri Jigsaw e non sopravvivi cavoli tuoi, lui si impegna in ogni modo a farti capire la soluzione per salvarti, mentre se incontri Amanda fai prima a suicidarti da solo risparmiandoti la pena. In realtà, le azioni di John Kramer nel terzo film sono di un'ipocrisia e una cattiveria fuori scala (il finale fa venire il nervoso a più livelli) e l'unico sprazzo di lucidità viene proprio dalla stessa Amanda, nel momento in cui ribadisce l'impossibilità di cambiare vita dopo esperienze così traumatiche e livelli di stress così alti. Purtroppo, essendo Amanda connotata come la villain pazza del capitolo, il rischio è quello di far passare un messaggio completamente sbagliato, il che, in tempi di giustizieri vendicativi, mi fa forse più paura del film.


Tornando al quale, come ho detto su, è la sagra della gente che muore non male, peggio. Sono quasi convinta che Saw III - L'enigma senza fine abbia iniziato il trend che consisteva nel guardare i film della saga solo per scoprire a quali estremi sarebbero arrivate le torture di Jigsaw; in realtà, per quanto mi riguarda, la sequenza peggiore è quella dell'operazione a cranio aperto, davanti alla quale ho distolto spesso lo sguardo, ma l'apice dello schifo l'ho toccato in una scena priva di sangue ma zeppa di fluidi innominabili. Per appiccicare l'una all'altra le varie torture, Whannell imbastisce una trama che sfida più volte la suspension of disbelief e l'attenzione dello spettatore, con una serie di twist concatenati che lasciano basiti, flashback come se piovessero e parecchi dettagli ininfluenti per la situazione contingente ma indispensabili per apprezzare al meglio Saw IV. Detti dettagli, a onor del vero, rischiano di perdersi nella consueta regia isterica di Bousman (tra ralenti, accelerazioni improvvise, badilate di verde acido, diverse angolazioni di gente che urla trasformata in Giani quadrifronti e stacchi di montaggio sincopati c'è da diventare scemi), ma state tranquilli: il recap finale dove ogni scena importante del film viene condensata in un minuto di spezzoni rapidissimi intervallati da flash bianchi verrà in vostro soccorso come sempre, a salvarvi dall'eventuale incomprensione o a darvi il colpo finale dopo quasi due ore di urla e disperazione. Per quanto mi riguarda, l'idea è di aspettare qualche giorno prima di buttarmi sul quarto capitolo, a rischio di dimenticare elementi fondamentali della trama, perché ho bisogno di ripulirmi un po' il cervello da tanta ferocia travestita da thriller a incastro. Nei prossimi giorni scoprirete se sono arrivata al game over o se, per me, il gioco continua.  


Del regista Darren Lynn Bousman ho già parlato QUI. Tobin Bell (Jigsaw /John), Shawnee Smith (Amanda), Donnie Wahlberg (Eric Matthews), Dina Meyer (Kerry) e Leigh Whannell (anche sceneggiatore, interpreta Adam) li trovate invece ai rispettivi link. 


Se il film vi fosse piaciuto, ecco l'elenco delle altre pellicole della saga: Saw - L'enigmista, Saw II - La soluzione dell'enigma, Saw IV - Il gioco continua, Saw V - Non crederai ai tuoi occhi, Saw VI - Credi in lui, Saw 3D - Il capitolo finale, Saw: Legacy e lo spin-off Spiral - L'eredità di Saw. ENJOY!