martedì 25 agosto 2020

Possession (1981)

Erano anni che volevo tentare di guardarlo e finalmente ci sono riuscita! Possession, diretto e co-sceneggiato nel 1981 da Andrzej Zulawski, non è più solo un mito sconosciuto...ma ci avrò capito qualcosa?


Trama: dopo un lungo periodo passato lontano da casa, l'agente segreto Mark torna da una missione solo per scoprire che la moglie Anna vuole divorziare. All'incredulità e alla rabbia dell'uomo si aggiunge la consapevolezza che Anna nasconda qualcosa di molto più inquietante di una semplice scappatella...



In una Berlino Ovest asettica e apparentemente deserta o quasi, un uomo torna a casa da una moglie che, lasciata sola con un bambino per troppo tempo, ha trovato un amante e vuole il divorzio. E' la storia più vecchia del mondo, specchio dell'egoismo e della solitudine degli esseri umani, di relazioni fallimentari dominate da insoddisfazione e tristezza, all'interno delle quali c'è sempre qualcosa di più importante dell'amore: il lavoro, se stessi, i figli. Mark non è un marito modello, affatto, complice anche il lavoro di agente segreto che lo porta spesso a stare lontano da casa, ma non può comunque credere che la moglie Anna non sia soddisfatta della vita da altolocata casalinga che conduce, non comprende che la donna possa cercare altrove quel "qualcosa" che le manca e che le causa dolore. Come ho scritto, è la storia più vecchia del mondo ma cosa succede quando un regista come Zulawski decide di renderla allegorica ed universale, zeppa di momenti allucinati che trasformano un divorzio in un incubo kafkiano da cui è impossibile uscire non solo per i personaggi ma anche per gli spettatori? Leggendo qualche recensione qui e là avevo inteso che Possession fosse una specie di body horror à la Cronenberg, e in parte è anche vero, poiché non manca di sequenze disgustose e sconvolgenti, alle quali non è facilissimo dare un senso; eppure, guardando il film di Zulawski, non mi è parso che l'orrore e lo schifo "fisico" fossero gli elementi importanti, quanto piuttosto gli sfoghi verbali dei due protagonisti, impossibilitati a capirsi tra loro, persi nel loro mondo egoista di desideri illusori (Anna che viene sostituita dalla sua versione "pura" e materna, Helen, per non parlare dello stesso Mark, rimpiazzato con un ideale) destinato a condannarli a ripetere sempre gli stessi errori, persi nel caos di un'esistenza priva di regole o salvezza che sistematicamente distrugge tutti quelli che stanno loro accanto. Sia Mark che Anna non si curano che dei loro interessi, ricordandosi del povero figlioletto giusto di tanto in tanto (giuro, è stato più il tempo che al povero Mirco, costretto a sorbirsi pezzi di film a colazione, chiedevo "Sì ma Bob, in tutto questo, dove lo hanno lasciato?") e agendo anche in maniera contraddittoria, a seconda di ciò che va bene a loro in un determinato momento, quasi privi di slanci umani che non siano la smania sessuale, la folle consapevolezza della propria disperazione o la rabbia per la frustrazione, che spesso sfocia in violenti omicidi.


E' un mondo oscuro quello di Zulawski, un mondo dove solo i bambini sono innocenti (non che questo li salvi) e dove anche i protagonisti, per i quali si arriva talvolta a provare pena, sono connotati in maniera molto negativa. Ambigui, folli, violenti e con una luce omicida in fondo agli occhi, sia Anna che Mark mettono paura e non consentono allo spettatore di prevedere i loro comportamenti, spesso irrazionali, né di comprendere il senso delle loro azioni, che talvolta risultano una spirale di spostamenti senza capo né coda, all'interno di luoghi popolati da personaggi a loro volta allegorici o simbolici, senza nessuna pretesa di verosimiglianza umana. Lo stesso Heinrich, l'amante, che dovrebbe essere la valvola di salvezza di Anna, non riesce a contrastare, con i suoi studi zen e la sua illuminazione, l'autodistruzione dei due coniugi e si ritrova perso in un mondo che non comprende più, subendone tutte le conseguenze, e anche chi cerca di riportare "l'ordine", come la polizia e gli ambigui agenti segreti per i quali lavora Mark, nulla può per tappare la falla di un mondo dove Dio e la fede sono scomparsi per lasciare solo un enorme, caotico vuoto. La Adjani e Sam Neill sono spettacolari, entrambi giovani e pronti ad assecondare l'oscura visione di Zulawski. Lei è giustamente stata premiata con la Palma d'Oro a Cannes e sfido qualunque attrice ad offrirsi completamente alla follia sensuale e senza freni richiesta dal ruolo di Anna, un ruolo che immagino abbia prosciugato la Adjani di ogni energia (la scena dell'aborto in metro è sconvolgente), mentre Sam Neill alterna momenti di freddissima razionalità british a una pazzia che farebbe vergognare John Trent, il protagonista de Il seme della follia, senza contare che sia lui che lei sono bellissimi, verrebbe quasi da dire i due poli di una famiglia ideale e perfetta. Ma anche no. E qui concludo perché ogni cosa che potrei scrivere su Possession non gli renderebbe giustizia. Dico solo: guardatelo.


Di Isabelle Adjani (Anna/Helen) e Sam Neill (Mark) ho già parlato ai rispettivi link.

Andrzej Zulawski è il regista e co-sceneggiatore della pellicola. Nato in Polonia, ha diretto film come L'importante è amare, Femme Publique, Sul globo d'argento e La fidélité. Anche attore, è morto nel 2016 all'età di 75 anni.


8 commenti:

  1. Per anni l'ho chiamato come "Quello che faceva fumare una canna a tutto lo staff prima di girare", poi come soprannome era troppo lungo e allora ho preso a chiamarlo col suo nome vero... ^^'
    Ad ogni modo, "Possession" è un film assurdo. Non lo capisci mai del tutto, ma ti lascia addosso ugualmente un fascino morboso che non se ne va mai del tutto, anche a distanza di tempo. E la Adjani... bellissima è e bellissima rimane, anche dopo (e durante!) la scena nella metropolitana.

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    1. Ahahah il soprannome era azzeccatissimo, direi, visti i film che tira fuori.
      La Adjani è veramente splendida, ma anche Neill qui non scherza ^^

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  2. Una volta nella vita va visto, ma vederlo una seconda volta anche no, bello è bello, intrigante è intrigante, però nelle corde di pochi.

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    1. Eh, mi sa che io rientro tra quei pochi :) mi piacerebbe riguardarlo tra qualche anno per capirlo un po' di più!

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  3. L'ho recensito in una Notte Horror di qualche anno fa e non posso che concordare in tutto. Gran film. Aggiungo che secondo me la Adjani è diventata a sua volta un'aliena, perchè a 66 anni è molto più bella e sexy di tante attricette che hanno la metà dei suoi anni...

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    1. Un po' poco ignorante per una Notte Horror :P
      La Adjani è come la Pfeiffer, entrambe più invecchiano più sono belle!

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    2. infatti fui redarguito... troppo d'autore!! ;)

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    3. Addirittura redarguito? :PP Ma no, basta che sia horror, dai!

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