martedì 16 febbraio 2010

Amabili resti (2010)

San Valentino!! Giornata da dedicare al fidanzato o alla fidanzata, magari portandoli al cinema a guardare vaccate come Baciami ancora oppure, ancora peggio, Scusa ma ti voglio sposare. E sepolto in mezzo a tutta la fuffa del periodo, sta allo spettatore attento e furbo cercare il tesoro della settimana, ovvero lo splendido Amabili Resti (The Lovely Bones) di Peter Jackson, tratto dal libro omonimo di Alice Sebold.


The_Lovely_Bones_movie_poster


La trama: Susie Salmon (“come il pesce”) è una quattordicenne con sogni, speranze ed illusioni, una ragazza normale con una vita e una famiglia normali. Tutto le viene strappato dall’anonimo vicino di casa che, un giorno, la attira in un rifugio sotterraneo, la sevizia e la uccide. Susie muore, ma non riesce a “passare oltre” e rimane impotente in un limbo ad osservare il destino che attende la sua famiglia, i suoi amici e anche il suo assassino.


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Asciugate le doverose lacrime, posso dire senza ombra di dubbio che Amabili Resti è un’altra piccola perla di un anno cinematografico che sta regalando parecchi bei film. Ora, il libro da cui è tratto ce l’ho sulla scrivania, pronto per essere letto, quindi non posso fare ancora un confronto, ma devo dire che la sceneggiatura scritta da Fran Walsh, la moglie del regista, è di una sensibilità e di una dolcezza rare, nonostante il tema trattato sia estremamente crudo e drammaticamente attuale. Anzi, forse proprio la parte “realistica” è il vero punto di forza del film, visto che la parte legata al limbo in cui è bloccata la protagonista, pur se deliziosa e visivamente splendida, a tratti è anche leggermente kitsch e stona un po’ col resto della storia. Vero è che le due parti si amalgamano perfettamente per il 90 % del film, e che nulla, anche le cose più assurde, sono casuali o slegate dalla trama.


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Se si pensa che Peter Jackson ha cominciato con due pesantissimi splatter demenziali come Fuori di testa e Splatters – Gli schizzacervelli, è incredibile con quanta raffinatezza e delicatezza riesca a mettere in scena il dramma di un’adolescente la cui vita viene bruscamente spezzata, proprio nel momento in cui stava per cominciare davvero. Al di là della trama, sono proprio le sue scelte registiche a lasciare deliziati: il confronto tra l’assassino e l’ispettore, un gioco tra gatto e topo ripreso dall’interno di una delle case per bambole che il killer si diverte a costruire, occhi che si incontrano e si guardano da una finestra all’altra; il lento e cadenzato cammino della cassaforte col suo macabro contenuto verso la discarica; i fiori rossi che sbocciano nelle mani del padre di Susie, rivelandogli la verità; il divertente stacco temporale dall’epoca in cui Susie aveva tre anni a quella in cui ne ha quattordici, rappresentato dalle diverse abitudini “sessuali” dei genitori e dalle diverse letture della madre. Ogni singolo istante del film è curato nel dettaglio, si vede la mano dell’Autore, quello con la A maiuscola, in ciascun fotogramma. E ovviamente la parte incentrata sull’Aldilà è un trionfo visivo, arricchito da una fotografia splendida, dai colori nitidissimi, e dai meravigliosi effetti speciali della Weta. Personalmente, ho particolarmente amato ogni scena girata nel gazebo che diventa un po’ il luogo chiave per Susie, quello da cui osserva il mondo, e che si sfalda man mano che il suo distacco dal mondo terreno si fa più tangibile e consapevole. Notevoli sono anche il “naufragio” delle navi in bottiglia, che si infrangono sulle rocce mentre il padre, nel mondo dei vivi, sfoga la sua rabbia impotente, nonché la splendida, macabra scena iniziale, dove in un miscuglio disgustoso di sangue e pantano, Susie vede in faccia il suo assassino e scompare in un lampo accecante di luce, strappata per sempre al mondo reale.


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È umanamente impossibile non restare toccati da Amabili Resti o non tornare a casa dal cinema con un senso di tristezza dolceamara. Non esiste un lieto fine, non può esistere, e una giustizia divina arriva troppo tardi, come un palliativo. Gli “amabili resti” che si creano dopo la morte di Susie, il rinnovato legame tra la nonna e sua madre, il successo e la felicità che finalmente arridono alla sorellina minore, ingiustamente adombrata da una sorella tanto più carina e vivace di lei e l’unica in grado, coraggiosamente, di capire e scoprire la verità, l’amore che sboccia tra il bel ragazzo di cui si era invaghita, ricambiata, e la strana ragazza che riesce a percepire la presenza dei fantasmi, suggellato da quel bacio tanto desiderato da Susie e mai ricevuto… tutte queste belle cose non riescono a sollevare l’animo dello spettatore, che Jackson ha crudelmente fatto innamorare, fin dall’inizio,di Susie. E non è solo “colpa” del regista, ma anche della splendida Saoirse Ronan che infonde tutta la dolcezza e la gioia di vivere possibili alla protagonista, rendendola incredibilmente viva. A proposito di attori meravigliosi: a fronte di un cast praticamente perfetto bisogna inchinarsi davanti a Stanley Tucci (non a caso nominato tra i migliori attori non protagonisti per gli Oscar di quest’anno) e Susan Sarandon. Il primo è semplicemente empio, abietto. In un ruolo non facile, che potrebbe scadere tranquillamente nella banalità e nei clichè, a Tucci basta stare zitto, e lasciar parlare lo sguardo, la sua mimica facciale, che racchiudono tutta la perversione e l’orrore di un animo perverso in un aspetto falsamente rassicurante, quasi banale. Un personaggio che è ben più terrificante di qualsiasi Paranormal Activity. Susan Sarandon dà vita invece alla nonna che tutti vorremmo avere: smaliziata, divertente, cinica, fin troppo ubriacona ma dal cuore d’oro. Le scene che divide col fratellino di Susie sono indimenticabili, e alleggeriscono un film che avrebbe rischiato di diventare troppo cupo, e che invece, grazie a mille, piccoli tocchi di umorismo e dolcezza, diventa un coraggioso invito a ricreare la vita, anche dopo la morte e la tragedia.


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Di Michael Imperioli, che interpreta l’ispettore, ho già parlato qui.


Peter Jackson è il regista della pellicola. Credo che al mondo nessuno ignori chi sia quest’uomo, visto l’impegno profuso nella realizzazione di una delle più grandi trilogie di tutti i tempi, ovvero quella del Signore degli Anelli. Eppure, tutti i film di Jackson meritano di essere visti: i già citati Fuori di testa, Splatters – gli schizzacervelli, Creature del cielo, Sospesi nel Tempo e King Kong solo per fare alcuni titoli. Il regista neozelandese ha 49 anni. Uno dei film da lui prodotti, District 9, è in lizza per il titolo di miglior film agli Oscar di quest’anno. Quanto a lui, ha vinto il premio per due anni come miglior regista, per La compagnia dell’anello e Il ritorno del Re.


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Saoirse Ronan interpreta Susie Salmon, la sfortunata protagonista. Benché sia giovanissima, e la sua carriera sia appena agli inizi, nel 2008 era già stata candidata all’Oscar come miglior attrice non protagonista per il film Espiazione, premio vinto poi da Tilda Swinton. Quest’anno, ahimé, niente nomination. Newyorchese, ha 16 anni e due film in uscita.


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Stanley Tucci interpreta il disgustoso George Harvey. Attore newyorchese assai eclettico e molto bravo, tra i suoi film ricordo L’onore dei Prizzi, Who’s That Girl, Monkey Shines – Esperimento nel terrore, Beethoven, Il bacio della morte, Una vita esagerata, Sogno di una notte di mezza estate, I perfetti innamorati, Era mio padre, Il diavolo veste Prada, e tra i telefilm Miami Vice, Frasier, E.R. Ha 50 anni e quattro film in uscita.


Stanley Tucci


Susan Sarandon interpreta la divertente nonna Lynn. Storica attrice dell’America “impegnata”, consacrata dal cult The Rocky Horror Picture Show, che le ha regalato il ruolo di Janet Weiss, la ricordo in altri film come Miriam si sveglia a mezzanotte, lo splendido Le streghe di Eastwick, Thelma & Louise, il deprimente L’olio di Lorenzo, Piccole donne, Dead Man Walking – Condannato a morte (per il quale ha vinto l’Oscar come migliore attrice protagonista),  ed Elizabethtown. Ha prestato la voce ad un episodio de I Simpson e recitato in alcuni episodi delle serie Friends, Malcom e E.R. Newyorchese, ha 64 anni e quattro film in uscita. 


susan sarandon


Mark Wahlberg interpreta il padre di Susie, Jack. Sinceramente, visti i suoi ruoli passati, non mi aspettavo che potesse recitare con tanta sensibilità, anche perché ha più o meno sempre interpretato ruoli di bello, dannato e più o meno piacione, in film come Mezzo professore tra i Marines, Boogie Nights – L’altra Hollywood, Three Kings, Planet of the Apes – Il pianeta delle scimmie e The Italian Job. L’attore americano ha 39 anni e quattro film in uscita, tra cui The Brazilian Job (il ritorno dello scimmiottino verde? *_* speriamo!!)


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Rachel Weisz interpreta la mamma, Abigail. Tra i film dell’attrice inglese ricordo il nostrano Io ballo da sola, La Mummia (con seguito), Constantine ed Eragon. Ha 40 anni e tre film in uscita.


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Per chi se lo fosse chiesto, come ho fatto io siccome suonava familiare: Holly Golightly, che è il nome fittizio usato dalla ragazza che Susie incontra nell’aldilà, è il nome della protagonista di Colazione da Tiffany. Ai nerd, ovvero alla gente come me, farà piacere sapere che nella libreria del centro commerciale dove si svolgono alcune scene del film è appeso un bel manifesto del romanzo Il signore degli anelli, e anche che Peter Jackson compare in un cameo, sempre nel centro commerciale, armato di telecamera. Ah, e le splendide, evocative musiche che accompagnano la pellicola sono di Brian Eno, eclettico musicista già stretto collaboratore di David Bowie. E ora, vi lascio col trailer del film... ENJOY!!


7 commenti:

  1. hai dimenticato Tucci in "Coppia d'azione" XD si, l'ho conosciuto in quel film demenziale ed ora per me Tucci rimane e rimarrà sempre "Marta" ^^

    Ila

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  2. Marta??? XDXDXD

    Eh, è un film che non ho citato perché non ho visto, ed ecco il segreto segretissimo delle filmografie del Bollalmanacco, si cita solo quello che si vede u__u

    Rimedierò!!

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  3. Visto ieri sera e sì, mi è piaciuto anche se come dici, lascia l'amaro in bocca e tanto..
    A tratti ho addirittura provato fastidio nel vedere sullo schermo scene 'sbagliate' (non nel senso di fatte male, ma che rivelavano un qualcosa di morboso e abietto.. sbagliato, appunto) create con tanta realistica perfezione da non poter lasciare indifferente proprio nessuno.

    Un toccasana le scene più leggere.. il botta e risposta tra il fratellino di Susy e la nonna è indimenticabile.. e a me è rimasta nel cuore l'immagine di una slitta trainata da un carlino. Io avrei usato un criceto.. XD

    Billo, billo... anche se dopo Paranormal Activity e questo, ho voglia di un pò di leggerezza e azione senza troppi pensieri u.u

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  4. Bello e infinitamente triste.
    Un cast 'stellare' per quanto mi riguarda.
    Non solo il mitico Stanley Tucci e Susan Sarandon, ma Saoirse Ronan che ho apprezzato anche in Hanna, Rachel Weisz e, anche se meno apprezzato, Mark Wahlberg.

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    1. Il libro è altrettanto devastante, credo che per un bel po' questo bellissimo film non rientrerà tra le mie visioni...

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  5. Io invece sono uno di quelli che non l'ha digerito. Troppo retorico e zuccheroso, e le visioni dell'aldilà mi sono sembrate di un kitsch assurdo. Al contrario, quella che segue la morte della piccola Salmon, nella sua semplicità, l'ho trovata forse la più efficace.

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    1. Non so, io sono una di quelle che davanti a una storia simile piangerebbe e si commuoverebbe anche se mettessero tra i protagonisti Boldi e De Sica!! XD

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