Chi ha creato la challenge horror che sto seguendo settimanalmente, per oggi proponeva di spulciare nella sua collezione di video e scegliere un film. E' toccato quindi a Tutti i colori del buio, diretto nel 1972 dal regista Sergio Martino.
Trama: Jane soffre di terribili incubi causati dall'omicidio della madre quando era ancora bambina e da un incidente stradale a causa del quale ha perso il figlio che portava in grembo. Quando l'omicida dei suoi incubi comincia a perseguitarla anche nella realtà, Jane si convince di essere pazza...
Tutti i colori del buio è uno di quei film che ho sempre sentito nominare, che avrei sempre voluto vedere e che, ahimé, non ero mai riuscita a recuperare. L'ho fatto in occasione della challenge, dopo averne letto sul libro (che vi consiglio spassionatamente) House of Psychotic Women di Kier-La Janisse, sceneggiatrice e critica canadese, nonché fondatrice del Miskatonic Institute of Horror Studies. Capisco perché l'autrice ne abbia parlato sul libro: Tutti i colori del buio ha una protagonista psicotica da manuale, una final girl che, fino all'ultimo, non riesce a rendersi indipendente da tutti coloro che vorrebbero controllarla. Il film si apre, giustamente, con l'incubo di Jane, che propone in chiave onirico/horror i due traumi che ne hanno segnato l'esistenza. Accompagnate da una nenia assai simile a quella di Rosemary's Baby, le immagini che scorrono sullo schermo mostrano l'omicidio di una partoriente, quello di una donna molto simile a Jane e quello di una "simil Baby Jane", una terrificante vecchia/bambina, tutte uccise da un uomo dagli occhi di un azzurro irreale. Quando Jane si sveglia, sola in casa, veniamo introdotti alle tristi dinamiche che intercorrono tra lei e il compagno Richard, rappresentante farmaceutico quasi sempre in viaggio per lavoro, il quale non ha altra soluzione per i traumi della moglie (a lui taciuti, salvo ovviamente la perdita del bambino, perché "se gli raccontassi quello che è successo a mia madre non ci crederebbe") che imbottirla di inquietanti pastiglie bluastre e provare a fare sesso con lei, invano, una volta che le medicine hanno fatto effetto. Jane è la tipica protagonista dei gialli all'italiana. Vive in un lusso claustrofobico, passando dalle sigarette allo scotch per far passare intere giornate che si alternano tra il letto, il salotto e qualche passeggiata, perché lavorare fa brutto. In questo caso, alla noia alto-borghese si aggiunge il peso di una solitudine costante e di essere una compagna imperfetta incapace non solo di dare un figlio a questo fior fiore di maschio, ma anche di adempiere ai doveri di amante; il senso di colpa aumenta ulteriormente quando la donna si convince di essere davvero perseguitata dall'assassino dei suoi sogni, quindi di essere diventata definitivamente pazza. Il problema di Jane, come ho scritto sopra, è però la sua incapacità di essere indipendente, che la porta dapprima ad assecondare la sorella, che la vorrebbe in cura da uno psichiatra, poi una vicina di casa appena conosciuta, che le consiglia direttamente di affidarsi a un gruppo di satanisti (ottima scelta, per curare una presunta pazzia).
Per tutto il film Jane scappa, piange o chiede aiuto, perché la poveretta è talmente plagiata da chiunque (e trattata, alternativamente, come una povera mentecatta, una bambina o una bambolotta con cui fare sesso) da non saper fare altro. Il suo punto di vista distorto e "malato" accompagna lo spettatore per tutto il film, costruito come un'ininterrotta serie di momenti terrificanti in cui la protagonista viene minacciata, attaccata, percossa, pedinata da qualcuno oppure perseguitata da suoni inquietanti che preludono a qualche evento scioccante. Ovviamente, date le premesse, c'è sempre il dubbio che ciò che Jane vede o sente sia reale, il che giustifica alcuni elementi della trama un po' stiracchiati e offre il fianco a molte sequenze allucinate, in primis quella del sabba. Martino, dunque, non si limita a girare un giallo; da bravo italiano, prende in prestito e rimaneggia topoi dell'horror satanico e dell'horror erotico, creando una strana bestia non priva di fascino, grazie soprattutto alle abbondanti spruzzate di weird che trasformano una Londra elegante ma fredda, immersa in una palette di toni marroni e grigi, in un trionfo di allucinante blu e vivido rosso. Il blu è quello degli occhi di Ivan Rassimov, dotato per l'occasione di lenti a contatto che, nei primissimi piani, mostrano nell'iride persino una sorta di decorazione. Il rosso, invece, è quello del sangue (non tantissimo ma abbastanza schifoso) e delle cappe dei satanisti, il capo dei quali indossa degli spettacolari artigli neri, oltre a un pacchianissimo simbolo massonico che ricorre spesso nel film, anche in maniere non proprio logiche. Sia Rassimov che Julián Ugarte, ovvero il capo della setta, hanno un volto perfetto per incarnare un male insinuante, e completano un cast di facce bellissime dove spiccano un' Edwige Fenech sempre elegantissima e sensuale ma meno nuda del solito, quel blocco di tufo di George Hilton, ai quali i panni del compagno sottilmente manipolatore e belloccio calzano alla perfezione, e Marina Malfatti, diafana ed inquietante. Ogni volta che vedo questo genere di film mi rendo conto che, prima o poi, dovrò ri-prendere la Dance Macabre di Stephen King e aggiungere l'elenco di pellicole trattate da Kier-La Janisse, perché gli anni '70 in generale, e quelli dei nostri registi italiani in particolare, hanno un fascino difficilmente raggiungibile, anche nelle opere imperfette, e Tutti i colori del buio non fa eccezione.
Di George Hilton (Richard Steele), Edwige Fenech (Jane Harrison) e Susan Scott (Barbara Harrison) ho già parlato ai rispettivi link.
Sergio Martino è il regista della pellicola. Nato a Roma, ha diretto film come Lo strano vizio della signora Wardh, Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave, I corpi presentano tracce di violenza carnale, Giovannona Coscialunga disonorata con onore, Milano trema: la polizia vuole giustizia, 40 gradi all'ombra del lenzuolo, La montagna del dio cannibale, La moglie in vacanza... l'amante in città, Zucchero, miele e peperoncino, Spaghetti a mezzanotte, Cornetti alla crema, Ricchi, ricchissimi... praticamente in mutande, Assassinio al cimitero etrusco, Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio, Se tutto va bene siamo rovinati, L'allenatore nel pallone, Mezzo destro mezzo sinistro - 2 calciatori senza pallone e L'allenatore nel pallone 2. Anche sceneggiatore, produttore e attore, ha 87 anni.