Era un film che aspettavo fin dal primo trailer, l'ho visto appena disponibile e, finalmente, riesco a scrivere qualcosa su The Ugly Stepsister (Den stygge stesøsteren), diretto e sceneggiato dalla regista Emilie Blichfeldt.
Trama: Rebekka, signora con due figlie a carico, la bruttina Elvira e la giovane Alma, si sposa con un nobiluomo che vive con la bellissima figlia Agnes. Subito dopo il matrimonio l'uomo muore, lasciando moglie, figlia e figliastre povere in canna. Per risollevare la situazione economica della famiglia, Rebekka decide che Elvira dovrà sposare il principe, e non si ferma davanti a nulla pur di farla diventare bellissima...
Ho sempre avuto un debole per le fiabe declinate in nero, anche perché, diciamocela tutta, un simile approccio non è altro che un omaggio alle atmosfere tetre dell'opera originale. Forse non sapete, per esempio, che nella Cenerentola dei fratelli Grimm le sorellastre si tagliano rispettivamente un alluce e un tallone per cercare di calzare la famigerata scarpetta e, durante il matrimonio della protagonista, vengono accecate da due colombe, quindi altro che Disney. Emilie Blichfeldt, al suo primo lungometraggio, mantiene la sanguinosa ma suggestiva idea del "taglio" delle dita, senza però renderla un'immagine fine a sé stessa. The Ugly Stepsister (sarà un problema se il film verrà distribuito in Italia, dove solitamente traduciamo "sorellastra cattiva", perché il significato del titolo si perderebbe) racconta, infatti, gli estremi a cui arriva Elvira, una delle due sorellastre di Cenerentola, per diventare "bella". La regista, anche sceneggiatrice, non la connota come "cattiva", anzi. Elvira è un goffo ronzino, una romantica senza speranza, una ragazza che sogna, letteralmente, di sposare il principe poeta del regno, e che si ritrova a dover seriamente competere per coronare il suo sogno, non tanto per amore ma per motivi tristemente economici. Cenerentola deve sposare il principe per lo stesso motivo, alla faccia dell'amore puro, ma lei è fortunata, poiché è nata bella ed aggraziata. La cattiveria di Elvira, in definitiva, subentra dopo che quella profittatrice della matrigna decide di farla diventare bella per forza, sottoponendola alle torture peggiori per mano di chirurghi estetici ben distanti da quelli moderni (il film, a naso - e perdonatemi se scrivo "naso" visto quanti orrori subisce quello della protagonista - , è ambientato nel diciannovesimo secolo) e dopo che questi metodi estremi non le consentono comunque di battere la sorellastra. Quella di Elvira è un'ordalia, un crescendo di cambiamenti fisici che sconfinano nel body horror e la rendono sempre più spaventata ed infelice, oltre che sempre più "brutta" dentro; osservare i cambiamenti della protagonista equivale a testimoniare un disperato tentativo di tenere a freno un'alluvione con dei sacchettini di sabbia, perché per ogni difetto che viene corretto, lo scotto fisico e mentale è quello di diventare sempre meno umana.
Elvira, dunque, diventa "la sorellastra cattiva" della tradizione, spinta da un mix di amore, desiderio di piacere agli altri e compiacere la madre manipolatrice; la poveraccia è una vittima, un agnello sacrificale masticato dagli ingranaggi delle convenzioni e dello status sociali. Se Elvira però, spinta da un'angosciante frustrazione, arriva ad agire davvero da "cattiva", rispettando il copione impostole fin dai tempi di Basile, quelli che la circondano non sono proprio dei modelli di virtù. Cenerentola (o meglio, Agnes) è un modello di egoismo da manuale, concentrata solo sul dolore per la morte del padre e sulla sua condizione economica, e mai cerca di nascondere il disprezzo verso le sorellastre di ceto sociale inferiore. Il principe non è migliore: misogino, volgare, maleducato, presuntuoso e stupido, vive protetto dal suo status e dalla patetica raccolta di poesie che lo hanno reso un lontano ideale agli occhi delle fanciulle del regno, una raccolta falsa quanto gli orpelli che, sul finale, trasformano Elvira in una bambola. Tolta la matrigna, un puttanone senza scrupoli per la quale le figlie sono soltanto mezzi di sostentamento e che lascia letteralmente marcire il suo secondo marito, l'unico personaggio positivo è la giovane Alma, la seconda sorellastra. Interpretata da un'attrice bellissima, che ricorda molto l'indomita Merida disneyana, Alma vive libera dalle mire della madre perché non ha ancora avuto le mestruazioni, quindi ai suoi occhi è ancora una bambina inutile; in realtà, Alma vede e capisce benissimo tutto ciò che la circonda e sceglie volontariamente di spezzare le catene delle convenzioni sociali, uscendo da un meccanismo malato rimanendo saggiamente sullo sfondo, nonostante il desiderio di aiutare la sorella.
The Ugly Stepsister offre tantissimi spunti di riflessione e si rivela una feroce, nerissima critica sul mito della bellezza a tutti i costi e di quanto lo sguardo altrui possa convincerci che siamo dei mostri senza possibilità di riscatto. L'attrice che interpreta Elvira, al di là di quell'accenno di make-up utilizzato per renderla "bruttina" (naso leggermente irregolare, apparecchio ai denti, un incarnato spento, una controfigura più tozza nelle inquadrature ravvicinate del corpo), in realtà è molto bella, di quella bellezza naturale che colpisce anche in mancanza di trucco, e la cosa traspare durante il film, rendendo ancora più surreale e doloroso il disgusto provato dagli altri verso la povera ragazza. Se siete arrivati a leggere fino a questo punto, vi sarete chiesti se questo The Ugly Step Sister è dunque un elevated horror per i salotti buoni. Ma tristi anime sole, non temete! E' vero che Emilie Blichfeldt (dichiaratamente influenzata da Cronenberg, Fulci, Argento e persino da tale Walerian Borowczyk, regista polacco definito come "un genio che era anche pornografo") mette in scena immagini elegantissime che mescolano suggestioni gotiche alla Eggers a fantasie girlie disneyane, quasi camp, un mix di stili che rende il film molto originale anche a livello visivo, ma la regista non si sottrae al gore e allo schifo che tanto piacciono a noi amanti dell'horror. Vi bastino un paio di trigger warning concernenti occhi e parassiti, soprattutto se provate disgusto alla vista di persone che vomitano "cose" assortite e anche troppo realistiche, per maneggiare The Ugly Stepsister con la dovuta cautela. Non lasciate però che questo vi freni, perché The Ugly Stepsister è uno degli horror più interessanti e belli dell'anno e sarebbe un peccato impedirgli di sconvolgervi e, sì, persino commuovervi. Ovviamente, in Italia non è ancora uscito, ma basta smanettare un po', perché se l'è accaparrato Shudder, come molte delle cose migliori del genere.
Emilie Blichfeldt è la regista e sceneggiatrice del film. Norvegese, anche attrice, è al suo primo lungometraggio.