venerdì 29 aprile 2011

Cappuccetto Rosso Sangue (2011)

Ero già pronta a fare una strage e scrivere una sequela di improperi, più che una recensione. Però la tattica “vai al cinema già maldisposta” ha funzionato come al solito, col risultato che Cappuccetto Rosso Sangue (Red Riding Hood), della sciagurata regista Catherine Hardwicke, si è rivelato quantomeno guardabile.

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Trama: mentre un intero villaggio medievale è minacciato da un enorme lupo, la giovane Valerie è preda di problemi amorosi. Lei è innamorata, ricambiata, di un taglialegna, la famiglia invece vorrebbe farle sposare il figlio di un fabbro, che la ama da sempre. Quando anche il lupo comincia a mostrare interesse per la giovinetta i problemi si complicano…

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Il mio timore, all’ingresso del cinema, era che Cappuccetto rosso sangue fosse un po’ troppo “twilightiano” e che il fulcro della storia fosse esclusivamente l’amore proibito tra la protagonista e un lupo mannaro. Effettivamente, la spada di Damocle della storia da bimbeminkia pende costantemente sul capo dei poveri spettatori, arrivando talvolta a sfiorarli, soprattutto in alcune scenette melense che personalmente mi sarei risparmiata, ma per fortuna al centro della storia ci sono principalmente il lupo e la conseguente caccia alla bestia per scoprire chi, tra gli abitanti del villaggio, sia il portatore della maledizione. Certo, da amante di film horror avrei preferito un po’ più “rosso sangue”, come recita lo stupidissimo titolo italiano, e anche una maggiore fedeltà alla fiaba da cui il film è tratto (non c’è nulla di più bello, infatti, di un’innocente fiaba resa cupa e gotica senza cambiarne troppo i personaggi e la trama, come insegna la divina Kaori Yuki nel divertentissimo ed inquietante Ludwig, che vi consiglio spassionatamente di cercare e leggere), tuttavia il film scorre veloce (per fortuna!) e intrattiene fino alla fine, insinuando dubbi e curiosità anche negli spettatori più scafati grazie ad un semplicissimo escamotage. Infatti, quando il lupo parla per la prima volta a Valerie, lei capisce che in forma umana i suoi occhi sono marroni. Peccato che tutti i personaggi del film, tranne la protagonista, hanno gli occhi marroni o comunque scuri, persino l’attrice Julie Christie, famosa per gli splendidi occhi azzurri, che ha dovuto indossare lenti a contatto marroni per l’occasione.

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Barbatrucchi a parte, comunque, ciò che di bello si può trovare in Cappuccetto rosso sangue non risiede ovviamente nella trama, quanto nelle scenografie e nelle musiche. Le prime sono molto belle ed evocative, tanto che l’inizio, ambientato all’interno di questo pittoresco villaggetto medievale, circondato dalla foresta autunnale, richiama molto dei dettagliatissimi quadri fiamminghi; col proseguire della storia questo ameno paesaggio lascia il posto a montagne innevate, scorci di foresta oscura e falò che illuminano le fredde notti invernali (anche se la gente continua ad andare in giro in maniche corte, chissà perché. Anche lo splendido mantello della protagonista è smanicato, ma non hanno freddo??). Le musiche, invece, mescolano melodie antiche, dai richiami celtici, a suoni più contemporanei: la mia scena preferita è quella del ballo durante la festa del paese, che unisce balli tipicamente medievali a movenze un po’ più moderne, e che mi ha ricordato le sagre medievali che si fanno dalle mie parti, con gruppi di musicisti in costume che si scatenano al suono di tamburi e cornamuse.

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Per quanto riguarda gli interpreti, anche in questo il film è leggermente superiore a Twilight, nonostante la continuità incarnata da Billy Burke: qui è il padre della protagonista, là è il padre di Bella Swank, giusto per attirare meglio le fan senza essere troppo smaccati. Amanda Seyfried nei panni di Valerie è affascinante, innocente e molto espressiva, tanto da consentirmi quasi di sorvolare sulla scelta dei due inespressivi spasimanti, rispettivamente un gatto di marmo e un carciofo. Per fortuna, anche Lukas Haas, Gary Oldman e Julie Christie sono assai ispirati; soprattutto quest’ultima interpreta una misteriosa e ambigua nonnina, assai lontana dalla figura rappresentata nella storica fiaba. Insomma, uno sguardo a Cappuccetto rosso sangue lo darei; solo, non aspettatevi troppo, soprattutto non aspettatevi una rilettura dark dell’opera dei fratelli Grimm, di cui non rimane praticamente traccia tranne giusto verso il finale.

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Come avete letto, dunque, ci sono tantissime facce conosciute in questo film! Di Amanda Seyfried, che interpreta Valerie, ho già parlato qui. Anche Gary Oldman, ovvero Padre Solomon, ha avuto il suo momento di gloria in questi post. Virginia Madsen interpreta la madre di Valerie, e di lei ho parlato qua, mentre Lukas Haas, qui nei panni di Padre Auguste, lo trovate in questo post e, last but not least, la “nonna” Julie Christie è stata nominata qui.

Catherine Hardwicke è la regista del film. Ribadisco la sciaguratezza di questa maledetta, in quanto responsabile di aver girato Twilight dopo aver esordito con un paio di film indipendenti come Thirteen e Lords of Dogtown. Americana, anche responsabile di produzione, produttrice, art director, sceneggiatrice e regista di seconda unità, ha 56 anni e un film in uscita.

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Billy Burke interpreta il padre di Valerie, Cesaire. Salito “agli onori della cronaca” come interprete del padre di Bella Swank in tutti i film della serie Twilight, lo ricordo anche per una pellicola più tamarra ma sicuramente più dignitosa, Drive Angry 3D. Per la tv, ha partecipato a serie come Party of Five, Una mamma per amica e 24. Americano, anche sceneggiatore e produttore, ha 45 anni e quattro film in uscita.   

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Shiloh Fernandez interpreta Peter. Americano, lo ricordo per serie come Cold Case, CSI:NY, Gossip Girl e per un film che vorrei vedere da un po’ di tempo, l’horror Dead Girl. Ha 26 anni.

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Max Irons interpreta Henry. Figlio d’arte a cui auguro la stessa carriera del padre, Jeremy Irons (nonostante abbia una preoccupante fissità di sguardo che, per fortuna, difetta al genitore), ha partecipato al film Dorian Gray. Americano, ha 26 anni.

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Cappuccetto Rosso sangue non è la prima versione cinematografica della famosa fiaba. Le pellicole ad essa dedicate risalgono agli albori del cinema, ma la versione horror/dark più famosa è sicuramente In compagnia dei lupi di Neil Jordan, del 1984, di cui vi lascio il bellissimo ed inquietante trailer. ENJOY!!!

martedì 26 aprile 2011

Scream 2 (1997)

E’ la regola base dei sequel. Finito di vedere Scream – Chi urla muore, sono passata a Scream 2, diretto nel 1997 sempre da Wes Craven. La seconda regola dei sequel, spesso e volentieri, recita che il secondo capitolo è inferiore al primo, e questo film non fa eccezione.


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Trama: sono passati due anni dagli eventi narrati nel primo film. Sidney si è trasferita in un’altra città e ha trovato degli altri amici e un nuovo fidanzato, ma la sua quiete comincia ad essere scossa dall’uscita del film Stab, ispirato proprio alle sue disavventure di due anni prima, e dal fatto che un altro killer ha cominciato a seguire le orme di Ghostface…


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Le regole per ottenere un buon sequel, enunciate da Randy a metà film, sono: numero uno, aumenta il numero dei morti. Numero due, le morti devono essere più elaborate rispetto al primo capitolo, e più sanguinose. Numero tre, mai presumere che il killer sia morto. Craven in Scream 2 fa il furbetto, ma la verità è che sono solo la prima e la terza regola a venire rispettate, e il regista ne crea una quarta, ovvero cambiare poco o nulla rispetto al primo capitolo e perseverare in quel gioco di ammiccamenti allo spettatore che era la forza del primo Scream. Un gioco che, a lungo andare, stanca e rende il film in parte fiacco, anche perché la regola numero due non viene rispettata: la morte iniziale del primo capitolo rimane, a mio avviso, insuperata, e anche se il “body count” aumenta e si vede addirittura un occhio impalato verso la fine del film, il povero Ghostface da il suo meglio solo all’inizio della pellicola, trasformando un cinema affollato in un perfetto luogo dove commettere un doppio omicidio. L’urlo straziante della seconda vittima davanti ad una folla di ragazzini horror – maniaci inorriditi fa accapponare la pelle, ed è il picco di un film che purtroppo prosegue affossandosi e prendendo in giro lo spettatore. Infatti, la neppure tanto velata critica verso coloro che pensano che siano stati i film horror a rendere la società in cui viviamo così malata e schifosa, che era il fil rouge del primo capitolo, avanza allo step successivo in questo secondo episodio, fornendo al killer una motivazione davvero troppo ridicola per essere accettata, neppure l’essere umano più idiota ed ignorante potrebbe sostenerla; di conseguenza il finale di questo Scream 2 risulta abbastanza tirato per i capelli, una parodia di sé stesso.


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In definitiva, le cose più interessanti nel film risultano l’aspetto metacinematografico e l’autocitazionismo (che purtroppo spesso sfocia nella banale ripetizione di situazioni prese paro paro dal primo Scream). I fan ricorderanno come, in Scream – Chi urla muore, Sidney avesse detto all’amica Tatum: “Se faranno un film su questa storia, come minimo la mia parte la daranno a Tori Spelling”. Detto, fatto. Nel corso di Scream 2, infatti, viene citato spesso e proiettato il fantomatico film tratto dagli omicidi di Woodsboro, ovvero Stab; proprio alla prima di questo “film nel film” avvengono i primi due omicidi (una prima imbarazzante: se si considera che gli omicidi che ispirerebbero il film sono tratti da eventi reali, vedere gente che vende gadget o maschere di Ghostface e altre persone che vanno in giro brandendo coltelli finti e ridendo, la critica alla stupidità del pubblico medio e alla società americana guidata dai mass media diventano spietate) e, dalle immagini mostrate, si capisce come Craven abbia cercato di rendere Stab molto meno realistico di Scream, infarcendo le scene e i dialoghi di cliché horror (Casey in Stab viene mostrata mentre si fa la doccia, non mentre sta cuocendo i popcorn…) ed utilizzando attori famosi come Heather Graham, Luke Wilson, la già citata Tori Spelling nei panni, appunto, di Sidney, e anche David Schwimmer, che non viene mostrato ma solo citato. Riassumendo, Scream 2 è un film che comincia ad andare bene giusto per i fan, ma che può ancora regalare qualche momento di suspance. Nella media.


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Squadra che vince non si cambia: del regista Wes Craven (che compare anche qui in un cameo, stavolta nei panni di un dottore), Neve Campbell, Courtney Cox e David Arquette ho già parlato qui, mentre il post su Liev Schreiber lo trovate qua. Di Sarah Michelle Gellar, che interpreta Cici, ho invece parlato qui. In Scream 2, nella parte di Mickey, trovate anche Timothy Olyphant, di cui ho già parlato qua e Jerry O'Connel nei panni di Derek, il fidanzato di Sid.

Jada Pinkett Smith interpreta Maureen. Moglie di Will Smith, la ricordo per film come il bellissimo I racconti della cripta - il Cavaliere del male, Il professore matto, Matrix Reloaded, Matrix Revolution e per aver prestato la voce all’ippopotama Gloria nei due film dedicati alla serie Madagascar, di cui sta per uscire un terzo episodio. Americana, anche produttrice, sceneggiatrice e regista, ha 40 anni.


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Rebecca Gayheart interpreta Lois. Non so perché ma l’attrice americana è diventata una delle mie preferite, sarà per quell’aria un po’ particolare, la bellezza quasi “classica” o forse perché parecchi suoi film mi sono piaciuti, come Urban Legend, il particolare Amiche cattive, Urban Legend Final Cut, anche se le sue partecipazioni più consistenti si trovano in serie come Beverly Hills 90210, Hercules, Nip/Tuck, CSI: Miami e Ugly Betty. L’attrice, anche regista, ha 40 anni e un film in uscita.


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Portia De Rossi (vero nome Amanda Lee Rogers) interpreta Murphy. L’attrice australiana, al momento sposata con la “lesbica più famosa di Hollywood”, Ellen De Generes, ha partecipato a film come Sirene, Stigmate e l’orrendo Cursed – il maleficio, ma ciò che l’ha resa famosa sono serie come Ally McBeal e Nip/Tuck. Ha 38 anni e un film in uscita.


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Oltre ai già citati Heather Graham, Tori Spelling e Luke Wilson, che compaiono in relazione a Stab (i cui spezzoni sono stati girati, tra l’altro, da Robert Rodriguez), nel film fanno una comparsata anche il Pacey di Dawson’s Creek, Joshua Jackson, nei panni di uno studente di cinema, Selma Blair di cui si sente solo la voce mentre parla al telefono con Sarah Michelle Gellar, e Matthew Lillard, uno degli studenti alla festa della Sorellanza. Inutile dire che, se vi è piaciuto il secondo capitolo della saga, vi consiglio di passare al terzo, Scream 3. Questa volta vi lascio con le papere dal set, assai gioiose  ma assolutamente da NON guardare prima del film... ENJOY!!!


giovedì 21 aprile 2011

Scream (1996)

Esiste solo un film che posso dire abbia segnato la mia adolescenza, diventando l’Horror per eccellenza. Prima della scoperta di Fulci, prima dell’arrivo del J – Horror, prima di cominciare a scavare nelle perle trash della cinematografia mondiale… c’era questo Scream – Chi urla muore (Scream), diretto da Wes Craven nel 1996.


La trama: Nella cittadina di Woodsboro un killer mascherato comincia a mietere vittime tra gli studenti del liceo. In particolare, la più perseguitata parrebbe essere Sidney Prescott, la cui madre era stata brutalmente uccisa proprio un anno prima…


Scream è il giocattolo di un appassionato di horror e come tale va visto e “vissuto”. Nonostante il sangue scorra abbastanza copioso, non c’è niente di serio per i veri appassionati, ci sono soltanto una miriade di ammiccamenti al pubblico “esperto” che deve giocare col regista e cogliere la citazione, l’indizio, la presa in giro del cliché. Ecco perché all’epoca vedevo Scream come l’apoteosi dell’horror e saltavo sulla sedia ad ogni apparizione di Ghostface mentre adesso mi faccio delle grasse risate (tolto il fatto che ormai l’ho già visto almeno cinque volte e ogni spavento mi è precluso…): questo primo episodio è una sorta di dono che Craven fa ai suoi fan e una bella autocritica al cinema di genere, un ironico “manuale del perfetto film horror che ne smaschera le convenzioni, suggerendo ai registi, soprattutto quelli che pensano bastino delle lame e del sangue per spaventare l’audience, di percorrere altre strade visto che ormai l’horror segue gli stessi schemi fin dagli anni ’70, gli anni in cui ha cominciato a lavorare Craven, per l’appunto.


La trama, quindi, è solo un pretesto, anche personalmente ritengo che la parte horror funzioni quanto quella thriller. Sì perché anche a distanza di anni, anche se ora è l’Enigmista di Saw a proporre “giochi” ben più efferati, quello crudele e cinefilo che viene proposto telefonicamente a Casey mette i brividi e la sequenza iniziale è una delle più belle della storia del cinema: la telefonata amichevole, qualche domanda mirata di cui Craven approfitta per mostrare il suo disgusto per i sequel del suo Nightmare – Dal profondo della notte, poi l’inquietudine che si sparge come il fumo dei pop – corn che cominciano a bruciare, quindi la violenza per mano di una maschera che richiama l’impressionante Urlo di Munch, per finire con la cattiveria di mostrare genitori impotenti che sentono i rantoli della figlia attraverso il telefono e che sfocia in quell’urlo che percorre tutto il film. Da qui in avanti il gioco, per lo spettatore, è capire chi si nasconda dietro la figura di Ghostface: Craven ci sfida svelandoci le regole horror che ben conosciamo (il nostro Virgilio all’interno dell’inferno di Woodsboro è il nerd Randy, che conosce a menadito cliché e difetti del genere, tanto da poter essere l’indiziato numero uno…) e ci prende in giro facendoci capire che potrebbe anche non seguirle. Il risultato finale, se vogliamo, potrebbe essere un po’ tirato per i capelli ma, almeno in questo primo film, non delude e funziona. Wes Craven ci regala, così, l’ultimo classico (e questo è indicativo…) di un genere, l’horror USA, che da quel momento non ha fatto altro che declinare lasciando spazio alla Francia, alla Spagna e all’Asia. Da vedere, assolutamente.


Del regista Wes Craven (che fa una guest appearence nei panni del già citato bidello Fred) ho già parlato qui, il post dedicato a Liev Schreiber , che compare brevemente nei panni di Cotton Weary, lo trovate qua, mentre qui c’è un breve profilo di Rose McGowan, che interpreta Tatum.

Neve Campbell interpreta Sidney Prescott. Attrice canadese assai quotata e famosa negli anni ’90, la ricordo per film come il bellissimo Giovani Streghe, Scream 2, Sex Crimes – Giochi pericolosi, Studio 54, Scream 3 e serie come Il mio amico Ultraman, Medium e, soprattutto, Party of Five – Cinque in famiglia, che l’ha fatta conoscere al pubblico. Ha doppiato anche un episodio de I Simpson. Anche produttrice e sceneggiatrice, ha 38 anni e due film in uscita tra i quali Scream 4, attualmente nelle sale italiane, dove riprenderà il ruolo della sfortunata Sid.


Courteney Cox interpreta la reporter Gale Weathers. Attrice americana universalmente conosciuta per avere interpretato Monica nella fortunatissima serie Friends, la ricordo per film come I dominatori dell’universo, Cocoon il ritorno, Ace Ventura – L’acchiappanimali, Scream 2 e Scream 3; inoltre ha partecipato anche alle serie Love Boat, La signora in giallo, Casa Keaton e Scrubs. Produttrice, regista e sceneggiatrice, fino a quest’anno era anche sposata con David Arquette, un amore nato con il primo Scream e purtroppo finito con il quarto episodio, al quale parteciperà comunque la quarantasettenne Courteney.


David Arquette interpreta il poliziotto Linus. Attore canadese tra i miei preferiti (nonostante i ruoli da idiota io lo trovo bellissimo!!), il più giovane dei fratelli Arquette ha partecipato a film come l’orrendo Buffy l’ammazzavampiri, Airheads – Una banda da lanciare, Scream 2, il bellissimo L’insaziabile, Scream 3, l’inguardabile Spot, Arac attac – Mostri a otto zampe, e a serie come Beverly Hills 90210, Friends, My Name is Earl e Medium. Produttore, regista e sceneggiatore, ha 40 anni e tre film in uscita, tra cui Scream 4.


Matthew Lillard interpreta Stuart. Attore americano dalla faccia particolarissima, anche lui ha avuto il suo momento di gloria una decina di anni fa, quando partecipava a film come La signora ammazzatutti, I tredici spettri, Scooby – Doo e Scooby – Doo 2: mostri scatenati; proprio questi ultimi due film lo hanno legato al ruolo di Shaggy visto che tuttora sta continuando a doppiare il personaggio nei cartoni animati, oltre a prestare la voce per serie come American Dad e Robot Chicken. Per la TV, ha anche lavorato in Law & Order e Dr. House. Curiosamente, appare brevemente anche in Scream 2, ma non nei panni di Stuart. Anche produttore, ha 41 anni e quattro film in uscita.


Skeet Ulrich (vero nome Bryan Ray Trout) interpreta Billy. Americano, tra i suoi film ricordo Weekend con il morto, Tartarughe Ninja alla riscossa, il geniale Giovani streghe, Insoliti criminali e Qualcosa è cambiato, mentre per la TV ha lavorato in CSI: New York, Law & Order e doppiato episodi di Robot Chicken. Ha 41 anni.


Drew Barrymore interpreta la sfortunata Casey. Decisamente una delle più famose e potenti attrici americane, fa cinema fin dalla più tenera età, da quando è comparsa nel film E.T. l’extraterrestre come sorellina del protagonista Eliott. Tra gli altri suoi film ricordo Fenomeni paranormali incontrollabili, La mia peggiore amica, Fusi di testa 2 – Waynestock, Batman Forever, La leggenda di un amore: Cinderella, Charlie’s Angels, Donnie Darko, Confessioni di una mente pericolosa e Charlie’s Angels: più che mai. Ha partecipato ad un episodio di Hercules e doppiato serie come I Simpson e I Griffin. Anche produttrice e regista, ha 36 anni e un film in uscita.


Henry Winkler interpreta il preside. Credo che nessuno potrà mai dimenticarsi di colui che ha incarnato per anni il mito di Fonzie nell’ancor più mitico Happy Days (e in una puntata di Mork & Mindy…); con un personaggio così carismatico sulle spalle, va da sé che la carriera di Winkler non se n’è praticamente mai staccata, e le sue parti in film come Cambia la tua vita con un click o Zohan – Tutte le donne vengono al pettine sono essenzialmente degli omaggi a quel ruolo. Inoltre, ha partecipato alle serie McGyver, Law & Order e Numb3rs, oltre ad aver doppiato episodi di South Park e I Simpson. Anche produttore e regista, ha 66 anni e due film in uscita.


Linda Blair compare in un breve cameo nei panni di una giornalista. Tornando a parlare di attori che sono rimasti bloccati in un ruolo, la Blair verrà probabilmente sempre e solo ricordata nei panni della piccola Regan, la ragazzina posseduta dal demonio ne l’Esorcista (ruolo che l’ha vista nominata all’Oscar come attrice non protagonista e che ha ripreso, molti anni dopo, nella parodia Riposseduta, con Leslie Nielsen nei panni dell’esorcista) e nel sequel L’esorcista II: l’eretico. Tra gli altri film ai quali ha partecipato ricordo solo La casa 4 - Witchcraft, mentre tra le serie che la vedono presente segnalo Fantasilandia, Love Boat, La signora in giallo, MacGyver, Renegade e Supernatural. Anche produttrice, l’attrice americana ha 52 anni e un film in uscita.


E ora un paio di curiosità: nel corso di alcune interviste Craven ha dichiarato di avere rifiutato, almeno all’inizio, di dirigere il film (che all’inizio doveva chiamarsi Scary Movie, proprio come quella che sarebbe diventata la sua parodia!) perché “troppo violento”, e di avere poi riconsiderato la cosa dopo le pressioni dei fan. Per quanto riguarda gli attori, inizialmente doveva essere proprio Drew Barrymore ad interpretare Sidney al posto di Neve Campbell. Ma è stata la stessa Barrymore a convincere Craven ad usarla per il ruolo di Casey, così da poter mostrare agli spettatori che in Scream poteva davvero succedere di tutto. Tra le altre attrici in lizza per il ruolo di Sidney c’erano anche Melissa Joan Hart (la ragazzetta di Sabrina – Vita da strega!) e Reese Witherspoon, mentre per quello di Tatum c’era la bella Rebecca Gayheart, che compare però in Scream 2. Cambio ruolo, invece, per David Arquette, a cui in origine era stato offerto quello di Billy: pare infatti che la parte di Linus fosse stata pensata per un attore molto più carismatico e atletico. Francamente, io preferisco il poliziotto dolce ed impedito che è diventato! (SPOILER: parlando sempre di Linus, se guardate con attenzione le scene dopo che il personaggio è stato accoltellato, potete notare che non sta respirando. Effettivamente il povero sbirro avrebbe dovuto morire, ma il pubblico durante le proiezioni di prova lo ha amato così tanto che Craven ha deciso di “salvarlo”, e per fortuna!). Se il film vi fosse piaciuto, vi consiglio di cercare i due seguiti (inferiori al primo, ahimé…) e di andare al cinema a vedere il quarto episodio, ovviamente. E ora vi lascio alla prima parte dello storico e bellissimo incipit del film. Decidete voi se guardarla o meno, e se continuare! ENJOY!


lunedì 18 aprile 2011

Limitless (2011)

Speravo di poter andare a vedere Scream 4 durante la prima settimana di uscita, ma siccome dalle mie parti hanno preferito sacrificarlo per fare spazio a quella vacca di Bélen e al suo ridicolo film, ho dovuto sopperire con Limitless, del regista Neil Burger, rimanendone per fortuna soddisfatta.


Trama: Eddie è uno scrittore in piena crisi creativa che, un giorno, incontra il suo ex cognato che gli offre in prova una pastiglietta dalle peculiari proprietà. Una volta assunta, infatti, il cervello di Eddie comincia ad usare tutte le sue funzioni, anche quelle più nascoste, rendendolo intelligentissimo, attivo, intuitivo, quasi superumano, consentendogli così di mettere a posto la sua vita e diventare anche un mago della finanza. Passato il primo momento di esaltazione, però, Eddie scoprirà che ogni droga ha le sue controindicazioni…


Esistesse una pillola così! Come da titolo, il film ci mostra l’esaltante vita di un uomo mediocre che, d’improvviso, non trova più limiti alle sue possibilità e sfrutta le sue nuove qualità per crearsi un’esistenza migliore, almeno in apparenza. Detta così sembrerebbe tutta rose e fiori, ma il bello di Limitless è che ci mostra soprattutto cosa significa vivere senza limiti, per noi e per gli altri. Davanti ad una persona in grado di capire e fare qualunque cosa l’uomo comune non può che chinare il capo e subire, mentre coloro che usano la pastiglia rischiano di non accontentarsi di pensare in piccolo, ma di volere sempre di più, senza fermarsi mai. Nonostante tutto questo, gli sceneggiatori comunque riescono a rendere il protagonista decisamente simpatico agli occhi dello spettatore, molto umano e vicino all’”uomo medio”, tanto che ci sentiamo felici del suo successo e cominciamo a preoccuparci quando le cose iniziano a sfuggirgli di mano… e come sfuggono!


Limitless infatti non lascia un attimo di respiro, a cominciare dai titoli di testa, che sono una panoramica in soggettiva di tutta la città, qualcosa che lascia con un senso di nausea non da poco e che rende proprio l’idea della mente che “si espande” a velocità pazzesca, senza lasciarci quasi il tempo di capire cosa stia succedendo. Dopo un’interessante introduzione che ci mostra (in retrospettiva, visto che il film inizia in medias res e quello che vediamo è un lungo flashback) le mille potenzialità del farmaco delle meraviglie, infatti, comincia la parte thriller del film dove, tra crisi di astinenza, uomini misteriosi e criminali da quattro soldi che ovviamente vorrebbero impossessarsi del farmaco, omicidi inspiegabili e squali dell’alta finanza, il mondo di Eddie e ogni certezza dello spettatore vengono mandati completamente in frantumi, lasciando un senso di inquietudine, suspance e paranoia che tengono letteralmente inchiodati alla poltrona, così che l’ora e mezza di film sembra quasi volare. Intendiamoci, Limitless non è una di quelle pellicole tutte mistero ed azione ma prive di cuore. Paradossalmente, la morale del film ce la offre proprio quello che si rivela essere il “villain”, interpretato dal sempre meraviglioso Robert De Niro: quale valore hanno i parvenu che hanno avuto successo nella vita perché si sono trovati la pappa pronta, aiutati semplicemente dalla fortuna? Non è meglio combattere, imparare dalle esperienze, migliorare grazie ai fallimenti? Lascio a voi scoprire se Eddie farà sua questa lezione oppure no, ovviamente.


Passando ad aspetti più tecnici, il regista si affida alla computer graphic e a qualche effetto speciale per mostrare come “cambia” la percezione del mondo esterno prima e dopo l’uso della pillola miracolosa (contorni sfocati, colori più vivi, numeri e lettere che si accumulano nel campo visivo, ma nulla che possa infastidire lo spettatore, per fortuna!) ma per il resto la regia è dinamica, solida e assai classica, molto piacevole. Gli attori sono tutti molto bravi, a cominciare ovviamente da Bradley Cooper che convince sia nei panni dello “streppone” che in quelli dello sfacciato genietto della finanza, per concludere con Robert De Niro che, nonostante appaia poco, lascia comunque il segno, da grande attore qual è. Se dovessi proprio trovare una pecca al film direi che l’eccessiva facilità con cui il protagonista si districa da un paio di situazioni spinose sa tanto di “deus ex machina” da quattro soldi… ma la cosa non mi impedisce di dare un bel voto positivo a Limitless e di consigliarlo spassionatamente.


Di Bradley Cooper, che interpreta Eddie, ho già parlato qui. Al suo posto avrebbe dovuto esserci Shia LaBoeuf come protagonista, ma io sono molto più contenta così; tra i film futuri del bellissimo attore segnalo la probabile partecipazione al remake de Il Corvo. Di Abbie Cornish, che interpreta la fidanzata di Eddie, Lindie, ho già parlato qua.

Neil Burger è il regista della pellicola. Americano, tra i suoi film ricordo (senza peraltro averlo mai visto) L’illusionista. Anche sceneggiatore e produttore, dovrebbe avere una quarantina d’anni.


Robert De Niro interpreta il magnate Carl Van Loon. Parlare di De Niro è come parlare, che so, della Cappella Sistina, perché il grande Bob è un mito intoccabile del cinema, un’icona, uno dei migliori se non IL migliore. Innumerevoli i film che vi consiglierei di vedere per apprezzarlo appieno, pietre miliari della cinematografia mondiale: Mean Streets, Il Padrino parte seconda (che gli ha fatto vincere l’Oscar come miglior attore non protagonista; quello di miglior attore protagonista lo ha vinto per Toro Scatenato), Taxi Driver, Novecento, Il cacciatore, C’era una volta in America, Brazil, Quei bravi ragazzi e Casinò. Meno belli forse ma certo godibilissimi sono invece Mission, Angel Heart – Ascensore per l’inferno, The Untouchables – Gli intoccabili, Cape Fear – Il promontorio della paura, Bronx, Frankenstein di Mary Shelley, Heat – La sfida, The Fan – Il mito, Sleepers, Jackie Brown, Ronin, Ti presento i miei (con i due seguiti), 15 minuti – Follia omicida a Manhattan, Godsend, Nascosto nel buio, Stardust e, last but not least, Machete, che uscirà il mese prossimo finalmente! Inoltre si è anche messo alla prova come doppiatore nel cartone animato Shark Tale. Anche produttore e regista, nonché fondatore del Tribeca Film Festival, ha 68 anni e sette film in uscita.


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martedì 12 aprile 2011

Sucker Punch (2011)

Ma mi sta bene, così imparo a fissarmi su un solo ed unico film. E come spesso accade, il frutto di questa fissazione è una cocente delusione. Di che parlo? Di Sucker Punch, l’ultimo film di Zack Snyder, uscito proprio qualche settimana fa.

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Trama: una ragazzina viene fatta internare in manicomio dal patrigno. Il suo destino è quello di ricevere una lobotomia entro cinque giorni, e per evitarla la ragazza progetta la fuga, vivendola nella mente come una quest epica…

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Per par condicio e anche un po’ per “dispitto”, come diceva Dante, davanti ad un film così complicato e roboante reagirò con una recensione assai breve e concisa, che potrebbe riassumersi con un “mah”. Dopo un inizio meraviglioso e gotico, il logo della Warner ricamato sulla rossa tenda di un teatro, che si alza rivelando un palcoscenico e ci introduce alla più classica e cupa delle favole (ragazzine orfane di madre, lasciate in balia di un patrigno crudele) scandita dalle splendide note di Sweet Dreams, comincia il peggior gioco per X – Box che abbia mai visto su schermo. Mi avessero almeno dato un joystick all’ingresso mi sarei divertita, e invece no: due ore seduta su una poltrona a vedere Snyder che giocava al posto mio e mi spaccava i timpani con esplosioni, urla, musica sparata a mille.

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Sì perché in pratica, nonostante i realizzatori di Sucker Punch vogliano vendere allo spettatore una sorta di Black Swan per tamarri, coglionandoli con l’idea di un’opera onirica, psicologica, mentale, pregna di grandi valori (la morale finale, banalissima, è: credici, ce la puoi fare!! Sempre!!!!!! Sì, tu. Proprio TU che stai guardando il film!), in realtà quello che viene offerto dopo l’ingresso della protagonista in un meraviglioso ed inquietante manicomio che viene presto dimenticato è un’accozzaglia di tette e culi (peraltro acerbi, mi domando quale adolescente, anche il più sfigato ed erotomane, possa eccitarsi davanti a qualcosa di simile…) inguainati in vestitini retrò ed infilati in un bordello immaginato dalla protagonista per sfuggire alla triste realtà che la circonda. Poi, siccome la vita di una casa di tolleranza può essere altrettanto triste, ecco che la ragazzetta comincia ad immaginarsi tre/quattro scenari che spaziano dall’antico Giappone alla seconda guerra mondiale cum zombie, al medioevo stile Signore degli Anelli, al treno futuristico con Saturno sullo sfondo. E qui mi immagino già l’ignaro lettore che dice: “EEEEH??” che poi, più o meno, è la reazione che ho avuto io. Riassumendo, lo schema del film è sempre uguale: le ragazze del bordello devono recuperare un oggetto, la protagonista vive la ricerca nella sua mente, trasformandola in un’epica battaglia contro svariate forze del male, una volta ottenuto l’oggetto si ricomincia da capo. Questa cosa sorprende all’inizio, ma siccome ogni quest mentale delle ragazze è l’equivalente di uno sparatutto dalla grafica ineccepibile, il risultato complessivo è una fredda rottura di palle che prende spunto dalle ambientazioni più amate dai nerd.

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Per carità, l’impatto visivo è commovente da tanto e fatto bene Sucker Punch, sia per i costumi, che per le scenografie, che per gli effetti speciali e la colonna sonora è di una bellezza rara, ma queste due cose non bastano, non sono mai bastate e non basteranno mai per reggere da sole un film. Tra l’altro la pellicola inciampa spesso e volentieri nel trash involontario a causa della sciagurata trovata usata per scatenare le visioni di Babydoll. La ragazza, infatti, per consentire alle altre di attuare i loro piani balla così bene da ipnotizzare i nemici… peccato che noi spettatori vediamo solo l’inespressiva (e quanto mi fa male dirlo…) Emily Browning che dondola come un bacco di legno per trenta secondi, con lo sguardo perso nel vuoto e poi, dopo il momento “quest” eccola tornare ad aprire gli occhi, con gli astanti che applaudono incantati. E se non bastasse questo, ci si aggiunge anche lo pseudo-musical che accompagna i titoli di coda o battute (sempre pronunciate da una specie di guru che accompagna le ragazze durante i trip mentali) come “Se volete firmare un assegno a parole, assicuratevi prima di poterlo coprire col culo”. Considerato che Sucker Punch è il primo film di Snyder tratto da una storia originale direi… Male, molto molto MALE. Torna a lavorare per altri, vah.

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Del regista Zack Snyder ho già parlato qui, mentre un piccolo excursus della carriera di Emily Browning, che interpreta Babydoll, lo trovate qua. Aggiungo che forse, nel ruolo, sarebbe stata meglio la prima scelta Amanda Seyfried.

Abbie Cornish interpreta Sweet Pea (in italiano Sweety). Australiana, la ricordo per film come Un’ottima annata e Elizabeth: The Golden Age. Ha doppiato un episodio di Robot Chicken e il pubblico italiano la ritroverà anche nell’imminente Limitless. Ha 29 anni.  

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Jena Malone interpreta Rocket. Americana, tra i suoi film segnalo Contact e Donnie Darko, inoltre ha doppiato la versione inglese de Il castello errante di Howl. Anche produttrice, ha 27 anni e tre film in uscita.

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Vanessa Hudgens interpreta Blondie. Chiudo gli occhi innanzi alla filmografia della donzella, tra i protagonisti di una delle cose più Urende create da mente umana: High School Musical, al quale ha partecipato per tutti e tre gli episodi. Inoltre ha recitato in Zack & Cody al Grand Hotel e ha doppiato un episodio di Robot Chicken. Americana, ha 23 anni e un film in uscita.

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Jamie Chung interpreta Amber. Nonostante il sembiante orientale, è americana e la ricordo solo per un filmaccio come Dragonball Evolution, dove interpretava Chichi. Ha partecipato anche a serie come E.R. e Grey’s Anatomy. Ha 27 anni e due film in uscita.

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Carla Cugino interpreta la Dottoressa Gorski. Americana, la ricordo per film come Spy Kids (e seguiti), Sin City, l’orrendo Il mai nato e Watchmen, oltre che per aver partecipato alla serie Alf. Anche produttrice, ha tre film in uscita.

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Jon Hamm interpreta il Dottore che dovrà lobotomizzare Babydoll. Americano, virtualmente ha già “partecipato” al Bollalmanacco, visto che compare nei film Paura e delirio a Las Vegas, The A - Team e The Town e inoltre ha prestato la voce per il film Shrek – E vissero felici e contenti e un episodio de I Simpson. Per la tv ha girato le serie Una mamma per amica, Streghe, CSI: Miami, e Numb3rs. Anche produttore, ha 40 anni e due film in uscita.

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Scott Glenn interpreta il “saggio” che guida le fanciulle. Americano, ha partecipato a film come Apocalypse Now, Caccia a Ottobre Rosso, Il silenzio degli innocenti, Potere assoluto e The Shipping News – Ombre dal passato. Anche produttore, ha 70 anni.

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Se volete veramente vedere bionde mozzafiato che fanno il culo a strisce ai nemici e ricercano vera vendetta, evitate Sucker Punch e guardatevi Kill Bill volumi 1 e 2. Mi ringrazierete. Nel frattempo, vi lascio con il trailer originale del film... ENJOY!!

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