venerdì 29 giugno 2018

Nails (2017)

Non ho ancora bene idea del perché ma una sera mi sono ritrovata guardare Nails, film diretto e co-sceneggiato nel 2017 dal regista Dennis Bartok.


Trama: dopo un terribile incidente che l'ha resa paralizzata, la giovane Dana è costretta a rimanere ricoverata in un luogo infestato da una presenza pronta ad ucciderla...



Ci penso ma continuo a non ricordare cosa mi avesse spinta a cercare e recuperare Nails parecchi mesi fa, sta di fatto che l'ho visto dopo averlo lasciato un po' di tempo a prendere la polvere e... mah. Diciamo che di solito sono più oculata nella scelta degli horror. Nails è la classica storia in cui un'entità brutta ma brutta forte (soprattutto per colpa di una pessima CGI che rende il mostro una sorta di Lurch pupazzoso e coi piedoni) si incapriccia di una povera crista che ha già avuto tutte le sfortune del mondo ed è costretta a rimanere bloccata in un letto, con un tubo per la respirazione conficcato in gola e muta salvo per il computer che trasforma in suono le parole digitate sulla tastiera. Dana, questo il nome della protagonista, è rimasta vittima di un incidente durante il quale il suo cuore si è fermato per qualche minuto, cosa che le ha conferito il "dono" di vedere gli spiriti; ora, la peculiarità in sé è utile giusto per consentire allo spettatore di vedere fisicamente Nails, perché non è sbirciando nell'aldilà che si attirano le sue sgradevoli attenzioni, ma diventa nulla ai fini della trama quando il mostro comincia a farsi vedere un po' da chi vuole e con modalità diverse, tra l'altro dimostrando una bella dose di schizofrenia dal momento che prima dell'arrivo di Dana all'ospedale il mostro se ne stava buono e tranquillo senza infastidire nessuno. Insomma, il tutto è una scusante per propinare allo spettatore una serie di jump scare ampiamente prevedibili e per creare la solita situazione in cui la protagonista viene presa per matta da quasi tutti quelli che la circondano, talvolta in maniera soft (benché a un certo punto il rapporto col marito vada a catafascio e morire che 'sto cretino cerchi di giustificarsi per la piega da soap da quattro soldi presa dalla storia), altre volte con un astio che lascia perplessi (lo psichiatra è una merda patentata, la direttrice della casa di cura idem: porco schifo ma se vi cominciano a morire dei pazienti, due domande fatevele!).


Gli unici due elementi degni di nota di Nails sono la protagonista e il finale del film. Credo di essere una delle tre persone in tutto il mondo che non hanno mai guardato The Descent ma mi sono convinta a recuperarlo al più presto dopo aver visto l'interpretazione di Shauna Macdonald; l'attrice è costretta nel ruolo non facile della paraplegica e, nonostante un paio di scelte di sceneggiatura mettano a dura prova la suspension of disbelief, rende perfettamente l'idea di una donna piegata ma non distrutta, di una combattente incapace di arrendersi, per la quale si arriva a fare un tifo sfrenato che sconfina in odio non tanto per Nails quanto, piuttosto, per chi sceglie di trattare Dana come una stupida visionaria, una donna che ha perso la testa per il dolore. Mi direte, il rischio è quello che mi sia fatta fuorviare dall'incapacità del resto del cast, nel quale si salva giusto la figlia di Dana, ma la Macdonald mi sembra un'attrice capace e comunque regge il film praticamente da sola. Quanto al finale, l'ho apprezzato per la sua incredibile cattiveria, che mi ha fatta perlomeno arrivare a provare le emozioni che avrei voluto avvertire anche nel resto della pellicola; peccato, di nuovo, per quella CGI terrificante che lascia allo spettatore un ultimo jump scare concretizzato nella brutta faccia di quel triste figuro di Nails. Insomma, riassumendo, la pellicola di Dennis Bartok è un classico horror a base di fantasmi cattivussi, senza infamia né lode. Se vi piace il genere e ardete di desiderio di completezza recuperatelo, altrimenti lasciate spazio ad altri horror migliori!

Dennis Bartok è il regista e co-sceneggiatore del film, al suo esordio dietro la macchina da presa. Anche produttore e attore, ha 53 anni.


Shauna Macdonald interpreta Dana Milgrom. Nata in Malesia, ha partecipato a film come The Descent - Discesa nelle tenebre, Mutant Chronicles, The Descent: Part 2, Filth e La corrispondenza. Ha 37 anni.


Godetevi il gadgettino di IsnotTV!


giovedì 28 giugno 2018

(Gio)WE, Bolla! del 28/6/2018

Buon giovedì a tutti! Questa settimana è successa una cosa strabiliante: è uscito il film di Lanthimos a Savona. Al MULTISALA. E ora a me tocca correre in un bosco a cercare un capriolo al quale dare un morso sulla chiappa, come promesso su Facebook. Assurdo. MA FORSE ora ho capito come far uscire film impossibili anche qui quindi... Tremate! ENJOY!

Il sacrificio del cervo sacro
Reazione a caldo: Correte a vederlo!!!
Bolla, rifletti!: Ne ho già parlato QUI. Non perdetelo, davvero, perché è orribilmente splendido. Per dire, io tornerò di sicuro al cinema!

Hurricane - Allerta uragano
Reazione a caldo: E poi si lamentano che guardo Sharknado...
Bolla, rifletti!: Action surreale e strafottente, come quei "bei" film catastrofici di inizio millennio. Anche no, grazie.

Papillon
Reazione a caldo: Uh, l'ignoranza!
Bolla, rifletti!: Mi dicono essere un remake di un film con Steve McQueen e Dustin Hoffman che, ovviamente, non ho mai visto. Francamente, preferirei recuperare l'originale, così colmo la lacuna.

La stanza delle meraviglie
Reazione a caldo: Don't bother.
Bolla, rifletti!: Ne ho già parlato QUI. Come recupero non è un granché, sarebbe stato meglio se non lo avessero programmato e avessero messo Tully che, stranamente, non è uscito a Savona. Ma ci sono i Cervi, non lamentiamoci!

Al cinema d'élite recuperano una biografia che si prospetta interessante...

A Quiet Passion
Reazione a caldo: Sembra carino!
Bolla, rifletti!: Biografia di Emily Dickinson con ottimi attori, peccato che questo weekend per me sarà abbastanza difficile andare al cinema! 

mercoledì 27 giugno 2018

Obbligo o verità (2018)

Incurante delle stroncature e approfittando della vincita di un bel biglietto gratis, lunedì sono andata a vedere Obbligo o verità (Truth or Dare), diretto e co-sceneggiato dal regista Jeff Wadlow.


Trama: un gruppo di amici decide di andare in Messico per lo spring break. Lì i ragazzi si ritrovano coinvolti in un demoniaco gioco di obbligo o verità, con conseguenze terribili.



Non mi stancherò mai di ribadirlo: più si va al cinema con aspettative basse, minore sarà il diludendo e viceversa. Da Obbligo o verità non mi aspettavo nulla e, come direbbe Frank'n'Furter, "ne ho avuto in abbondanza". La pellicola di Jeff Wadlow parte da un assunto intrigante che a tratti (soprattutto nel simpatico finale, forse un po' tanto paraculo ma d'effetto, sicuramente meglio del terrificante  momento "risolutivo" della vecchia messicana,) viene anche sviluppato bene, per quanto il senso del discorso sia sempre quello di mostrare il solito gruppo di ragazzini costretti ad affrontare un'entità sovrannaturale che cerca di farli fuori uno per uno; il gioco di obbligo o verità spinge gli sceneggiatori a coinvolgere il pubblico più per quel che riguarda gli altarini scoperti dalle domande scomode invece che a trattenere il fiato davanti alle improbabili, prevedibili e flosce sfide "fisiche" (a tal proposito, ho visto di peggio in Nerve. Ho detto tutto...), godendo della progressiva disgregazione di una compagnia troppo perfetta per essere vera. Il sorridente demone "della paresi berlusconiana", da trama, punisce chi è tanto sciocco da rifiutarsi di ottemperare all'obbligo oppure mente dopo aver scelto verità e ovviamente ha un altro paio d'assi nella manica per evitare che, capito il meccanismo, il gioco diventi troppo facile. Il risultato di queste punizioni sono morti che dovrebbero essere casuali e fantasiose quanto quelle di un Final Destination qualsiasi ma, in realtà, a causa di un PG-13 che elimina dalla pellicola quasi ogni traccia di sangue o immagine "forte", ciò che rimane allo spettatore è l'arrampicarsi sugli specchi di regista e montatori che cercano di riportare ogni sequenza dal punto di vista meno impressionante possibile; persino gli jump scare, già pochi, sono estremamente garbati e se sperate in almeno un salto sulla sedia cascate davvero malissimo.


In realtà, Obbligo o verità è la versione moderna di uno di quei teen thriller/horror sovrannaturali che andavano di moda negli anni '90, quindi non ci sarebbe neppure troppo da criticarlo se non fosse per la mancanza di coraggio che mostra (compensata da molta sfacciataggine, ché nominare Get Out nel poster è davvero da ribaldi). La cosa che mi ha veramente dato addosso, al netto di un casting che si concentra giusto su tre/quattro personaggi principali e affida i comprimari a un branco di anonimi cagnolini, è la scelta di infilare un ragionamento cretino per ogni atteggiamento condivisibile dei protagonisti, oltre alla pigrizia e all'incoerenza con le quali gli sceneggiatori hanno deciso di risolvere la maggior parte degli snodi della trama. Per esempio, è normale che a un certo punto una dei protagonisti sbrocchi e arrivi a minacciare chi mostra di volersene sbattere di lei, dei suoi amici e della maledizione che li ha colpiti, è un atteggiamento condivisibile che probabilmente adotterei anche io nella stessa situazione; meno comprensibile è chi, una volta capito che chiunque non ottemperi all'obbligo muore, mette il muso perché la vittima è costretta ad andare a letto col suo fidanzato (...) oppure che si scateni il teen drama perché dopo una verità la protagonista viene a scoprire che 'sto cristiano è innamorato della sua migliore amica. Giovane, un'entità demoniaca ti sta attaccata alle chiappe e tre tuoi amici sono già morti (cosa che vi ha fatto giusto spendere due lacrime e basta...), ti pare il caso di strapparti i capelli per una simile quisquilia?? Mah. La verità è che Obbligo o verità è un filmetto sfigo che lascia il tempo che trova e obiettivamente obbligare qualcuno a vederlo sarebbe un'azione degna di un demone!


Del regista e co-sceneggiatore Jeff Wadlow ho già parlato QUI mentre Nolan Gerard Funk, che interpreta Tyson Curran, lo trovate QUA.

Lucy Hale interpreta Olivia Barron. Americana, ha partecipato a film come Scream 4 e serie quali The O.C., I maghi di Waverly, CSI: Miami, How I Met Your Mother e Pretty Little Liars. Anche produttrice, ha 29 anni.


Landon Liboiron, che interpreta Carter, era il Peter Rumancek di Hemlock Grove. Detto questo, se Obbligo o verità vi fosse piaciuto recuperate la saga di Final Destination, Long Time Dead e Cry Wolf, sempre diretto da Jeff Wadlow. ENJOY!


martedì 26 giugno 2018

Contracted - Fase II (2015)

Secondo film del cofanetto Midnight Factory dedicato alla saga Contracted! Oggi parlerò di Contracted - Fase II (Contracted: Phase II), diretto nel 2015 dal regista Josh Forbes.


Trama: dopo avere fatto sesso con Sam, Riley comincia ad avvertire i sintomi della malattia che ha ucciso la ragazza. Intanto, il misterioso psicopatico BJ si impegna a diffondere la pandemia...


Due anni dopo il primo Contracted è arrivata la Fase II. Ora, non conosco le vicende produttive delle due pellicole (qualcosina la potete leggere QUI oppure QUA, scritta di pugno proprio da Eric England) quindi non so dire se il secondo capitolo di quella che potrebbe tranquillamente diventare una trilogia (anche se ad oggi di Contracted - Fase III non si sa ancora nulla) fosse già stato programmato mentre si stava girando il primo ma sta di fatto che la Fase II è sia la perfetta continuazione di Contracted sia l'ulteriore "banalizzazione" dei temi ivi trattati. In pratica, Contracted diventava un film di zombi solo sul finale, con un twist che mi aveva fatta sbuffare così tanto che a momenti si ribaltava il televisore, qui invece il fulcro è la diffusione del contagio, con gente che si zombifica e lo stupratore del primo capitolo assurto al ruolo di psicopatico, determinato ad eliminare la razza umana dalla faccia della Terra. Protagonista è Riley, il povero sfigato che nel film precedente aveva coronato il sogno di farsi Sam solo per ritrovarsi col pipino mozzicato dai vermi e ovviamente qui deve affrontare le conseguenze del suo gesto scellerato, tra terrore, rassegnazione e rabbia, con l'aggiunta di un paio di interessanti retroscena atti a rivelare la sua fondamentale natura di Persona di Merda. Siccome sappiamo già quali siano le conseguenze del virus, la Fase II preferisce concentrarsi sulla lotta disperata di chi si trova davanti per la prima volta l'orrida infezione e capisce che forse è arrivato il momento di diramare un allarme a livello nazionale, ché ci vuole poco a ritrovarsi tra le mani un'epidemia zombi; inoltre, il film sfrutta maggiormente l'aspetto thriller piuttosto che horror, mettendo in scena un gioco perverso in cui Riley diventa la vittima di BJ, il quale comincia a perseguitare il protagonista reo di averlo denunciato alla polizia e aver messo in pericolo le sue velleità da villain senza scrupoli. Per carità, anche nella Fase II non mancano le splatterate e i momenti schifidi, ma essendo questi ultimi una riproposizione di quelli del film precedente (con citazioni da La Scena Peggiore di Splatters - Gli schizzacervelli e REC) in qualche modo mi hanno colpita di meno.


Contracted: Fase II è quindi meno angosciante del suo predecessore ma più dinamico, più "classico" se vogliamo, benché non esente da difetti. Quello che salta subito all'occhio è come la malattia abbia un decorso più o meno lungo a seconda dell'importanza del personaggio, con Riley che tiene botta fino all'ultimo mentre tutti intorno a lui si decompongono senza speranza; altro difetto, il "folle" BJ ha il carisma di un orsetto gommoso e una faccina così delicata e tenerina da risultare come minimo improbabile nei panni di una minaccia nazionale e, per quanto fosse effettivamente poco utilizzato nel primo film, era un personaggio molto più efficace quando veniva lasciato nell'ombra. Per il resto, c'è davvero poco altro da dire. Contracted: Fase II è apprezzabile per la volontà di collegarsi direttamente al primo film senza commettere errori di continuity (cosa che non accade quasi mai negli horror)  pur andando comunque per la propria strada, offre un cast di attori non del tutto disprezzabile e con un protagonista il quale, benché meno "d'impatto" rispetto a Najarra Townsend, regge bene l'intera pellicola, infine ha dei buoni effetti speciali e tenta anche di alleggerire alcune situazioni con l'ironia (la canzone cantata da uno dei convenuti al funerale di Alice è terrificante!). In generale, posso quindi dire che la saga Contracted non mi è dispiaciuta; non entrerà mai negli annali dell'horror né si farà ricordare da me per più di un mese, massimo due, però si lascia guardare e potrebbe soddisfare il palato di più di un horrorofilo, per il quale il cofanetto della Midnight Factory sarebbe davvero un bel regalo.


Di Matt Mercer, che interpreta Riley, ho già parlato QUI.

Josh Forbes è il regista della pellicola, al suo primo e finora ultimo lungometraggio. Americano, è anche produttore.


Morgan Peter Brown, che interpreta BJ, ha già partecipato a parecchi horror come Absentia, Ouija e XX - Donne da morire mentre Najarra Townsend, Alice McDonald, Caroline Williams, Charley Koontz e Ruben Pla riprendono tutti i personaggi della prima pellicola. Detto questo, se Contracted - Fase II vi fosse piaciuto, recuperate Contracted - Fase I, contenuto nel cofanetto Midnight Factory che comprende anche il making of del primo film. ENJOY!

domenica 24 giugno 2018

Contracted - Fase I (2013)

La Midnight Factory questo mese ha puntato sul body horror e ha infilato in un cofanetto il dittico di Contracted. Oggi parlerò di Contracted - Fase I (Contracted), diretto e sceneggiato nel 2013 dal regista Eric England, con il prossimo post arriverà Contracted - Fase II.


Trama: dopo una serata "alcoolica", Samantha viene drogata e stuprata. Quando al mattino si risveglia, è convinta di soffrire di un pesante post-sbornia ma a poco a poco il suo malessere peggiora, dando inizio a un incubo...



Disgustorama. Sono strasicura di avere visto altri horror con delle scene rivoltanti (Tonight She Comes, di cui ho parlato nei giorni scorsi, è uno di questi) ma Contracted è riuscito a toccare tutti i tasti giusti per farmi contorcere le budella dal disgusto e, se era questo l'intento di Eric England, in ciò posso tranquillamente considerarlo un ottimo horror. Assai meno raffinato e mindfuck di un Cronenberg "qualsiasi", Contracted racconta della sfiga di Samantha, ragazza lesbica che una sera finisce vittima di uno stupratore e contrae, per l'appunto, quella che all'apparenza sembrerebbe una malattia venerea. Uno può anche farsi trarre in inganno dall'ironia nera per cui ovunque Samantha vada compaiono manifesti a favore della prevenzione e dell'uso del preservativo, o può abboccare alla sottotrama che accenna al passato della protagonista, fatto di abuso di droghe e autolesionismo; può persino cercare un qualche significato nell'"indecisione" sessuale di Sam e nel suo desiderio di essere amata ed apprezzata per quello che è oppure indignarsi per il moralismo grondante dalla penitenza che le è toccata, ma la verità è che Contracted è fondamentalmente una splatterata fine a sé stessa, alla faccia persino della raffinata metafora floreale che apre i titoli di testa. Ribadisco, se è quello che si ricerca (momentaneamente o meno) in un horror, va anche bene così. Io, per esempio, volevo semplicemente divertirmi a vedere il Bolluomo piegato in due dai conati quindi ho apprezzato la pellicola di Eric England e ogni singolo barbatrucco atto a prolungare l'agonia di Samantha, paragonando la sua esperienza con le mie recenti sfighe mediche. Per dire, la protagonista si risveglia al mattino (per carità, dimentica di essere stata violentata e quello che volete) un po' vomitilla, un po' con mal di pancia e mal di testa da hangover, quindi ci sta che non si preoccupi particolarmente. Ma dal momento in cui il giorno dopo, santa creatura, di svegli col peggior ciclo della tua vita, che a momenti nemmeno un maiale scannato, in più ti ritrovi la baginga irritata a livello VENE NERE che risalgono fino all'addome... ecco, io non andrei dall'equivalente del mio medico di base (poveraccio, mi immagino la faccia che farebbe!), forse nemmeno da un ginecologo, ma correrei al pronto soccorso implorando la reception di darmi un codice rosso, sempre che non sia già subentrato l'infarto da ipocondria.


Per carità, è un horror, quindi bisogna abbracciare forte la suspension of disbelief pregandola di non scappare, però non nego che, tra un lamento di disgusto e l'altro, io e il Bolluomo ci si sia fatti delle grasse risate davanti alla natura fondamentalmente clueless non solo della protagonista ma anche dei comprimari, un branco di belle "peerle", a cominciare dalla madre di Samantha che davanti alla figlia svomante qualsiasi schifezza presente in natura chiama uno psicologo (era meglio un esorcista, signò!) per finire con tale Riley, il quale... no, nulla, guardate il film. Vi dico solo che alla fine mi sono girata verso Mirco e gli ho chiesto "Ma davvero un uomo preda dell'arrunchio non vedrebbe che...?" e lui ha ricambiato il mio sguardo con un'espressione di puro odio schifato. Ah, l'aMMore! Dunque, questo post è diventato un po' troppo ironico e me ne scuso, anche perché sembra che stia scrivendo una stroncatura quando in realtà non è così. Anzi, secondo me Contracted dosa bene il poco tempo a disposizione entrando subito nel vivo della vicenda, sfruttando un countdown "con sorpresa" e soprattutto giocando in maniera subdola con i timori dello spettatore e i cliché del genere, creando non solo sequenze ad alto tasso di disgusto ma anche parecchi momenti di pre-schifo che forse sono anche peggiori, in quanto uno è portato ad immaginarsi (spesso azzeccando) le peggio cose, raddoppiando così l'orrore. Validissimi gli effetti speciali, sebbene il make-up di Sam cambi leggermente da una sequenza all'altra con qualche errorino di continuità, e valida anche l'interprete principale, dotata di una bellezza assai particolare. Unici, veri nei dell'opera: l'attrice che interpreta Alice è una cagna maledetta della peggior specie e il finale del film da il fianco a un'evoluzione banalissima della malattia di Sam, cosa che sicuramente ha agevolato la produzione del secondo capitolo ma a mio avviso ha un po' privato di significato tutto ciò che succede durante la prima fase di Contracted. Detto questo, se avete lo stomaco più che forte recuperatelo, io nel frattempo ingurgiterò una confezione di Maalox per affrontare senza indugio Contracted - Fase II!


Di Caroline Williams, che interpreta la madre di Sam, ho già parlato QUI.

Eric England è il regista e sceneggiatore della pellicola. Americano, ha diretto film come Madison County e Josie. Anche produttore e attore, ha 30 anni e due film in uscita.


Matt Mercer interpreta Riley. Americano, ha partecipato a film come Madison County, Contracted: Fase II e Beyond the Gates. Anche produttore, regista e sceneggiatore, ha 38 anni e un film in uscita.


Simon Barrett interpreta BJ. Americano, è principalmente conosciuto come sceneggiatore/socio di Adam Wingard (sue le sceneggiature di You're Next, V/H/S, The ABCs of Death, V/H/S 2, The Guest e Blair Witch), ha partecipato a film come You're Next, V/H/S, The ABCs of Death, V/H/S 2, ABCs of Death 2 e Always Shine. Anche produttore, ha 40 anni e un film in uscita.


Najarra Townsend ha partecipato anche a Contracted - Fase II, sempre col ruolo di Samantha. Se Contracted - Fase I vi fosse piaciuto consiglierei il recupero del sequel, di cui parlerò presto, e che potete trovare in vendita nel cofanetto Midnight Factory, corredato dal making of del primo film e dl libretto illustrativo curato dalla redazione di Nocturno. ENJOY!

venerdì 22 giugno 2018

Mary e il fiore della strega (2017)

Facendo più mastruzzi di un politico, martedì sono riuscita ad andare al cinema allo spettacolo delle 18 a vedere Mary e il fiore della strega (メアリと魔女の花 - Meari to Majo no Hana), diretto nel 2017 dal regista Hiromasa Yonebayashi e tratto dal romanzo omonimo di Mary Stewart. Ne è valsa la pena?


Trama: Mary sta passando le vacanze estive dalla prozia in campagna e si annoia un sacco. Un giorno, seguendo un gattino nero nella foresta, trova un fiore misterioso e una scopa, due oggetti che, combinati, le permetteranno di vivere un'avventura magica.



Si può dire "diludendo" del primo film prodotto dallo Studio Ponoc, fondato da due esuli dello Studio Ghibli? Non avendo paura di ledere la maestà di Hayao Miyazaki, che con Mary e il fiore della strega non ha avuto nulla a che fare, direi proprio di sì e magari per buona misura lo confermo: il film di Hiromasa Yonebayashi è carino MA. Innumerevoli MAH mi sono passati per la mente intanto che guardavo questo anime dagli splendidi colori, dai bei sfondi, dalle animazioni di volo ben realizzate, dalla bella musica, e il primo di questi MAH era relativo alla protagonista. Mary è in.sop.por.ta.bi.le. Non è combinaguai in modo "Oh, ma quant'è simpatica e divertente", quanto piuttosto a livello "Gesù Cristo stai ferma o ti prendo a ceffoni" e la cosa non migliora nemmeno quando ottiene i poteri magici dal Fiore della Strega, imbroccando un sacco di successi per pura fortuna e dimostrando un minimo di cervello giusto sul finale, benché la strega dai capelli rossi mostrata all'inizio le dia innumerevoli punti. Peggio ancora, Mary è l'insopportabile protagonista di una trama che non decolla e quando lo fa è ampiamente prevedibile oppure perplimente. Fino alla fine del primo tempo non si capisce dove voglia andare a parare il film, giuro. La lunghissima introduzione porta lo spettatore a provare la stessa noia della povera Mary, poi quest'ultima trova il Fiore della Strega e comincia la parentesi Hogwarts dove ci fosse UN personaggio caratterizzato o approfondito tra le tre creature magiche che incontra la ragazzina; delle tre, l'unico almeno bello a vedersi è un animalotto antropomorfo che risponde al nome di Flanagan, Madame Mumblechook è la sorella insignificante di Yubaba e il terrificante Dottor Dee assomiglia tantissimo al Dottor Eggman di Sonic, emblema di un character design raffazzonato (i capelli di Peter sono imbarazzanti e gli studenti della scuola di magia sono appena abbozzati. Aggiungo inoltre che al quinto sosia di Harry Potter visto sullo sfondo ho pensato "Ma anche basta, abbiamo capito!") e derivativo, attaccato come una cozza allo scoglio dei fasti dei migliori film prodotti dallo Studio Ghibli, di cui Mary e il fiore della strega contiene mille e più citazioni, in primis da La città incantata e Il castello errante di Howl (se cito anche Kiki comincio a sparare sulla Croce Rossa).


Dopodiché, comincia il secondo tempo, durante il quale, nonostante accadano "cose", l'interesse non riesce a ridestarsi nemmeno per sbaglio. I problemi sono essenzialmente due: i villain oltre a essere inguardabili non hanno carisma e sono mossi da motivazioni risibili (creare l'essere magico supremo per dare maggior potere agli alunni della scuola? Eeeh???) e, ancor peggio, il film è privo di un messaggio chiaro. Io non sono una di quelle che adora il moralismo "alla Disney", se ancora si può parlare di una roba simile, però se il fulcro di tutto ciò che succede in Mary e il fiore della strega è che non serve la magia per dimostrare di valere qualcosa, mi viene da rispondere "grazie al piffero" e da aggiungere "magari prima fammi capire bene perché Mary e Peter dovrebbero voler possedere dei poteri magici per poi capire di non averne bisogno". A beneficio di quanti non abbiano visto il film, l'unico problema di Mary è avere i capelli rossi come la compianta Anna Shirley che, ricordiamo, era un'orfana non voluta e cresciuta da una Gargoylessa e un uomo stundaiu mentre la piccola strega ha una famiglia che le vuole un mondo di bene, invece Peter ha la mamma (che mai ci viene mostrata nemmeno per sbaglio, cosa che impedisce allo spettatore di provare anche solo un minimo di interesse o empatia relativamente alla sua salute) malata e vorrebbe diventare grande così da aiutarla, forse perché il padre non vale una cippa, chissà. Per inciso, i due si ritrovano ad aver a che fare con la magia per caso e decidono, sul finale, non solo di non volerla... ma anche che sarebbe meglio eliminarla dall'universo, alla faccia di tutti gli studenti dell'Accademia gestita da Madame, i quali magari un giorno avrebbero potuto uccidere il nuovo Signore Oscuro, che ne sappiamo noi? Vogliamo leggere, nelle azioni dei villain, una critica alla ferma volontà dell'uomo di piegare la natura al suo volere? E vabbé, tanto il finale contraddice il desiderio di Mary e Peter, quindi chi se ne importa? Insomma, come ho detto all'inizio, un grande MAH. Ai virgulti dello Studio Ponoc conviene trovare un proprio stile, distaccandosi dallo Studio Ghibli in maniera più marcata, e soprattutto trovare storie migliori (magari originali, ché se è vero che noi occidentali non siamo in grado di maneggiare il materiale di partenza orientale, talvolta è vero anche il contrario, come in questo caso), creando opere capaci di lasciare il segno nell'animazione moderna. Al momento sono mille volte meglio i cartoni del Cartoon Saloon, purtroppo ben poco pubblicizzati qui in Italia.


Del regista Hiromasa Yonebayashi ho già parlato QUI.


Nella versione inglese del film ci sono doppiatori del calibro di Jim Broadbent (Dottor Dee), Ewen Bremner (Flanagan) e Kate Winslet (Madame Mumblechook). Se Mary e il fiore della strega vi fosse piaciuto recuperate Kiki - Consegne a domicilio, Il castello errante di Howl, La città incantata e Arietty - Il mondo segreto sotto al pavimento. ENJOY!


giovedì 21 giugno 2018

(Gio)WE, Bolla! del 21/6/2018

Buon giovedì a tutti! Oggi escono parecchi film a Savona ma io vi consiglierei di correre a vedere Thelma, di cui ho già parlato QUI, e che ovviamente dalle mie parti non è giunto. Bando alle ciance però e vediamo cosa può essere o meno meritevole... ENJOY!

Obbligo o verità
Reazione a caldo: Mah.
Bolla, rifletti!: Andrò di sicuro a vederlo perché un horror al cinema non va assolutamente snobbato, tuttavia in giro se ne parla più che male e temo un diludendo di dimensioni cosmiche ai livelli del primo Ouija.

Una vita spericolata
Reazione a caldo: Hmm...
Bolla, rifletti!: Se non fosse per il titolo odioso e per il terrore suscitato dalla recitazione degli attori durante la visione del trailer probabilmente andrei a vederlo, ché le storie criminali on the road, soprattutto se virate nelle tinte della commedia nera, solitamente mi intrigano. Non è che qualche volontario si immola al posto mio?

Famiglia allargata
Reazione a caldo: Bah.
Bolla, rifletti!: Come da titolo, questa commedia francese parla di un uomo che si ritrova all'improvviso padre di due pargoli non suoi. Per carità, ultimamente ho riscoperto il piacere di guardare film d'oltralpe, però questo mi ispira proprio poco.

Al cinema d'élite si rimane in Francia (con qualche sconfinamento in Belgio...).

Toglimi un dubbio
Reazione a caldo: Il dubbio rimane!
Bolla, rifletti!: Sguardo femminile all'interno delle insicurezze maschili, con uomini che si riscoprono padri e altri che cercano le loro origini. Anche qui, potrebbe essere interessante ma potrebbe anche essere un mattone quindi vale la regola di Una vita spericolata: che qualcuno si immoli, poi ne riparliamo!

Il Bollodromo #55: Lupin III - Parte 5 - Episodio 12



Nuovo episodio di Lupin III - Parte 5, interamente dedicato al samurai Goemon già a partire dal titolo: 十三代目石川五ェ門散財ス (Juusandaime Ishikawa Goemon Sanzai Su, che io tradurrei con Le spese folli di Goemon Ishikawa XIII). ENJOY!


All'inizio della puntata troviamo Goemon in mezzo a una fiera del fumetto francese, circondato da cosplayer e turisti che ovviamente lo ammirano per la verosimiglianza del suo "travestimento". Ma come mai il nostro samurai è finito in un ambiente così disdicevole? In pratica, lo scopo è quello di cercare una bionda di nome Chloe che si è ritrovata per le mani (a causa di tutta una serie di vicissitudini legate a casini in Russia) un rubino dal valore inestimabile. La bionda in questione potrebbe essere in tre posti diversi, Francia, Belgio e Sicilia, e siccome three is a magic number, Lupin e soci si dividono la caccia alla fanciulla con Goemon costretto a impelagarsi in mezzo ai nerd, Jigen in Belgio e Lupin in Sicilia. Non solo: poiché manifestazioni come quelle corrispondono ad un aumento spropositato di prezzi relativamente a vitto e alloggio (Lucca Comics docet), il samurai viene gabbato da un moccioso vestito da Naruto che lo invita nel Bed & Breakfast della madre all'oltraggioso prezzo di DUECENTO euro a notte. Per una bettola dove ancora grazie ci sia il letto. Non so come si dice "sticazzi!" né in giapponese né in francese ma, insomma! Detto questo, Goemon accetta perché la finestra dà direttamente sul bistrot gestito da Chloe che, diciamocela tutta, è un'impedita di prima categoria (cosa che ovviamente intenerisce Goemon come non mai. In Giappone impeditezza cronica è sinonimo di femminilità estrema) e ogni notte viene puntata da un gruppo di malviventi desiderosi di fregarle il rubino, malviventi che vengono presi sistematicamente a spadate dal samurai.


Il giorno dopo, al piccolo Naruto viene un'ideona. Siccome Chloe è impedita a nastro e il suo bistrot è costantemente vuoto, i due decidono di sfruttare Goemon come guest star del locale, che finisce così per diventare il posto più "in" del paese. Ma la felicità dura poco, ché i malvagi ladri nottetempo cercano nuovamente di rubare il rubino alla ragazza. Stavolta però accorre in aiuto di Goemon anche un agente privato dai capelli rossi, un bell'omino nonostante il suo imbarazzante costume da grappolo d'uva, e siccome il samurai sta letteralmente morendo per la mancanza di sonno, affida all'agente la sorveglianza diurna di Chloe. Quest'ultima, nel frattempo, mostra di nascondere un segreto: infatti, parrebbe che la Chloe che possiede il rubino sia una vecchia cicciona bionda, non una giovinetta dello stesso colore di capelli e con lo stesso nome, come indicato da Lupin. Perplesso, il samurai accetta comunque un inaspettato invito a cena da parte di Chloe. Complice una bottiglia di vino, se non fosse per la presenza del piccolo rompipalle Naruto ce ne sarebbe anche tra i due, ma la bevanda si rivela drogata dallo stesso Lupin il quale, subodorando l'infatuazione di Goemon, ha deciso di rubare personalmente il rubino alla bionda, travestendosi da agente roscio. Lupin scappa con gli altri ladri alle calcagna ma Goemon, nel frattempo risvegliatosi, trova il vero agente della sicurezza e con la complicità della sua agenzia FERMA L'INSEGUIMENTO SCAGLIANDO UN MISSILE DRITTO SU UNA STRADA FRANCESE. Giuro. Alla faccia dell'agenzia privata. Con una faccia di tolla incredibile, Lupin rivela a Goemon che il rubino della ragazza era falso e alla fine si scopre che la bionda è in realtà la nipote della vera Chloe, che nel frattempo in Belgio s'è venduta l'inestimabile gioiello mettendola nello stoppino a tutti. Tutto è bene quel che finisce bene... ma non per Goemon il quale, rimasto senza soldi a causa delle "spese folli" del titolo, è costretto a lavorare per la finta Chloe così da ripagare i puffi contratti al Bed & Breakfast. Poveraccio.


In generale, l'episodio 12 (i cui eyecatch interamente dedicati a Goemon, con Jigen e Lupin messi a mo' di pupazzi, sono molto carini!) è un filler scemo ma gradevole, simpatico nel suo mostrare un Goemon afflitto dal sonno e dalla mancanza di pecunia, caratteristica questa che a onor del vero è stata riproposta spesso in vari special TV del passato. Chloe è probabilmente una delle "Lupin Girl" più brutte che la storia ricordi, conciata come Maria di Tutti insieme appassionatamente e dotata del carisma di una pinzatrice, ma per la funzione che ha all'interno della puntata si può anche soprassedere, così come, per una volta, si può sorvolare sulla presenza dell'ennesimo moccioso appioppato a Goemon "perché sì". L'unica cosa che mi ha perplessa è vedere Lupin indossare la giacca rossa invece che blu visto che la storia, durante la quale vengono utilizzati euro e smartphone, è palesemente ambientata nel presente: errore dei coloristi oppure desiderio di sottolineare come l'episodio sia distaccato dalla trama principale? Probabilmente non lo sapremo mai. Quello che sappiamo invece è che la settimana prossima tornerà Ami assieme a una compagna di classe particolarmente badass. Chissà a cosa porterà questo connubio.

mercoledì 20 giugno 2018

Tonight She Comes (2016)

Credevate che mi fossi dimenticata i film consigliati da Lucia nella top horror di fine 2017? Assolutamente no ma sono lenta come un bradipo ed è per questo che parlo solo oggi di Tonight She Comes, scritto e diretto nel 2016 dal regista Matt Stuertz.


Trama: una ragazza scompare misteriosamente e il giorno dopo due sue amiche e un giovane postino incontrato per caso si ritrovano nella casa al lago di lei. Lì però cominciano a succedere cose molto inquietanti...



Se avete lo stomaco debole smettete subito di leggere perché, davvero, Tonight She Comes non fa per voi. Ed evitate anche se cercate un horror "sensato", con personaggi ben definiti psicologicamente, che vi lasci un insegnamento finale, perché il semi-esordiente Matt Stuertz dal capello sbarazzino non vi darà nulla di tutto ciò. Se, invece, avrete la pazienza di sopportare personaggi odiosi fin dal primo minuto, decerebrati rari da trovare anche in un horror (con l'aggiunta di due fanciulle fastidiosamente grebane e sverse), e di evitare di storcere il naso davanti all'apparente svolta satanista... ebbene, vi ritroverete per le mani un film da NON guardare prima o durante i pasti, ché rischiereste di vomitare persino il panettone del 1990. Tonight She Comes è infatti il trionfo del disgustorama sanguinolento, non tanto per le scene gore, benché presenti e realizzate con foga gioiosa, quanto per la provenienza di detto sangue, cavato dai luoghi più "particolari" e utilizzato in modi impropri da metà film in poi. Ora, realizzato con la cattiveria di un torture porn o di uno Human Centipede qualsiasi, Tonight She Comes sarebbe stato un film da cestinare al minuto due, il fatto però è che la pellicola di Stuertz non si prende mai sul serio e viaggia a velocità spericolata rimanendo in bilico tra horror tout court e parodia, con una buona dose di cattivo gusto portata sulla schiena a mo' di zainetto. Fanno tanto i protagonisti principali, ovviamente. Le già citate fanciulle, chiassose ed ubriache, affrontano l'elemento sovrannaturale con la faccia tosta di chi vuol tornare subito a bere e scopare e, nonostante siano detestabili, hanno una dose di cazzutaggine tale che quando la situazione comincia a volgere al peggio dispiace quasi per loro. Anche perché le quote rosa di Tonight She Comes, umane o demoniache che siano, sono le uniche in grado di prendere in mano la situazione visto che gli uomini presenti nel film sono assimilabili alle oloturie marine e, come tali, vengono presi a calci nei marroni con muchísimo gusto.


Da par suo, Stuertz si afferma in questo lungometraggio come regista stiloso ma non antipatico. Già esordisce specificando come il film vada visto "a tutto volume" in quanto "infernale", cosa di per sé apprezzabile, ma in generale il ragazzo ha la mano salda e le idee chiare di chi non vuole venire (non) ricordato sulla scena horror per l'ennesimo found footage diretto coi piedi e cura parecchio sia la regia che la scenografia, soprattutto durante la sequenza del famigerato rituale; lì, luci, ombre, sangue e finestre imbrattate riescono a bilanciare l'umorismo nero dei dialoghi e della recitazione (Jenna McDonald, l'attrice che interpreta Felicity, è strepitosa, ricorda tantissimo una Amy Farrah Fowler in odore di satanismo), inoltre le inquadrature ravvicinate di determinati dettagli rivoltano davvero lo stomaco. Evocativa anche la figura femminile demoniaca in deshabillé, non a caso ripresa nei poster, il cui incedere lento ma deciso, assieme al brutto vizio di sparire all'improvviso lasciando lo spettatore a mangiarsi le unghie davanti a inquadrature di laghi immersi nell'ombra e boschi lussureggianti, aggiunge un non disprezzabile senso di inquietudine persecutoria. Ribadisco, Tonight She Comes non è un film per tutti e spesso ha spiazzato persino me, soprattutto per la stupidità maniaco-criminale del personaggio Pete e per alcuni momenti durante i quali hanno fatto secondo me un po' di casino al montaggio (sempre opera di Matt Stuertz, per inciso), ma se cercate un horror dallo spiccato cattivo gusto, in grado di farvi vergognare per avere riso e infine pronto a punirvi per l'insensibilità mostrata... beh, vi direi di dare una chance a Tonight She Comes. Cercate però di non prendermi per matta, please.

Matt Stuertz è il regista e sceneggiatore della pellicola, al suo secondo lungometraggio horror. Americano, è anche sceneggiatore, produttore e tecnico degli effetti speciali.


Se Tonight She Comes vi fosse piaciuto potreste provare a recuperare Baskin e The Void. ENJOY!


martedì 19 giugno 2018

American Gangster (2007)

Dal mucchio della collezione di film, DVD, BluRay e quant'altro è cicciato fuori qualche tempo fa American Gangster, diretto nel 2007 dal regista Ridley Scott.



Trama: Frank Lucas, criminale di Harlem, riesce a diventare un pezzo grosso importando droga dal Vietnam. Il poliziotto Richie Roberts mette quindi in piedi una task force per cercare di smontare il novello impero di Lucas...



Nonostante American Gangster fosse, fin dal titolo, uno di quei film corali sul mondo della malavita che tanto adoro, all'inizio non mi aveva catturata. So che non si guardano i film "a pezzi" ma purtroppo ho pochissimo tempo libero e American Gangster dura quasi tre ore, quindi sono stata costretta a guardarlo in tre tornate e devo dire di aver sofferto parecchio l'ora "introduttiva". Forse per gli attori coinvolti, ché Washington e Crowe non sono mai stati tra i miei preferiti, forse per lo stile di Scott, sicuramente non accattivante quanto quello di Scorsese, sta di fatto che appassionarmi alla storia vera di Frank Lucas, criminale di colore impegnato a diventare il re della droga ai tempi della guerra in Vietnam, è stato difficile quanto entusiasmarmi davanti all'indagine di Richie Roberts, poliziotto "reietto" in quanto unico sbirro onesto all'interno di un dipartimento composto al 90% da agenti corrotti. Sia Frank che Richie, a differenza dei miei criminali e poliziotti preferiti, mi hanno conquistata in maniera lenta e graduale, imponendosi come personaggi a tutto tondo solo dopo essersi aperti un po' di più e, soprattutto, dopo che le loro storie hanno cominciato ad intrecciarsi tra indagini e depistaggi, fallimenti da entrambe le parti e sconfitte a livello umano, arrivando a palesare più punti in comune che differenze; entrambi i personaggi, inconsciamente o meno, desiderano essere "speciali" (un po' come l'agente speciale Trupo, tale solo di nome) ed eccellere nel loro lavoro, facendosi portavoce di valori quasi un po' antichi, che ognuno riconosce come fondamentali nell'ambiente in cui si ritrovano a gravitare. Fin dall'inizio, Frank viene descritto come un criminale vecchio stampo, intimamente legato al suo quartiere d'origine e agli insegnamenti del suo ex boss, al punto che chiunque sgarri sotto la sua giurisdizione viene punito con spietata violenza. La sua è la tipica storia di ascesa e caduta, una rovina causata da un unico momento di "frivolezza" che consente a Roberts di accorgersi di Frank per la prima volta, superando pregiudizi razziali presenti anche nel mondo del crimine: Frank Lucas, in quanto nero, viene considerato un pesce piccolo sia dagli altri boss, costretti poi a piegarsi al suo potere, sia dai poliziotti, convinti che gli unici criminali in grado di detenere il monopolio sulla droga "del momento" siano i mafiosi italiani. Se Frank è l'uomo d'affari della situazione, Richie Roberts viene invece ritratto come un "proletario" in carriera, dotato di pelo sullo stomaco e un sacco di umanissimi difetti in grado di rendere la sua vita familiare un inferno ma anche di rara intelligenza e perseveranza, due qualità che gli hanno consentito nel tempo di arrivare lontano... e stringere amicizia con la persona più impensabile.


Nonostante le mie diffidenze iniziali, bisogna dire che Washington e Crowe offrono delle interpretazioni intense e perfette, ognuno a modo suo. Il buon Denzel punta a tirare fuori la "normalità" di Frank Lucas, a mostrare una facciata di rispettabilità con un'interpretazione misurata che solo talvolta lascia il posto alla follia di una violenza che comunque non è mai caricata; questa scelta probabilmente impedisce al personaggio di fissarsi nella memoria dello spettatore come altri suoi "colleghi" famosi ma rende Frank una figura affascinante e borderline, una sorta di "legale malvagio" (anche troppo legale, a detta del vero Richie Roberts, presente come consulente durante la realizzazione del film assieme a Frank Lucas) che non sorprenderebbe trovare davvero per le strade di Harlem. Dall'altra parte, Russell Crowe conferisce al suo sbirro l'espressione pesta dello sconfitto e il fisico dell'uomo d'azione cresciuto a birra e junk food, dotato del carisma di chi non nasce "capo" ma lo diventa mostrando sempre di essere un passo avanti agli altri pur senza essere odioso nonostante la missione infame che si è preposto. Il confronto finale tra i due, che avrebbero meritato un po' più di screen time insieme, è quello tra l'uomo d'affari arrogante e l'uomo della strada che non si fa incantare né dalla ricchezza né dalle belle parole ed è una gioia vedere duettare questi grandi attori, anche quando il vecchio Scott si adagia nelle atmosfere da legal drama. Ben diversa la regia di tutto ciò che precede il finale, rigorosa ma implacabile, fredda e precisa nel mostrare la violenza di un mondo dove ogni cosa può rappresentare una minaccia, sia di giorno che di notte, sia all'aperto che nelle lussuose case dei criminali o nei tristi ufficetti dei poliziotti (a tal proposito, splendide le scenografie, giustamente nominate all'Oscar ma surclassate da quelle di Sweeney Todd, opera dei nostrani Dante Ferretti e Francesca LoSchiavo). Altro aspetto gradevole del film è la colonna sonora, un mix di blues e soul perfetto per ricreare l'atmosfera anni '70 del film e piacevolmente in contrasto con ciò che aspetta Frank negli anni '90, un deprimente esempio della musica gangsta/nigga che andava di moda all'epoca... nonché l'ulteriore rappresentazione del tempo che passa, recando seco cambiamenti non necessariamente migliori, giusto per chiudere il circolo di ciò che viene detto all'inizio a Frank dal suo boss ormai anziano. Detto ciò, probabilmente American Gangster non entrerà in un'ideale top 5 dei miei gangster movie preferiti ma è comunque un grandissimo film che sono contenta di avere visto e che vi consiglio spassionatamente se, come me, siete rimasti indietro coi recuperi!


Del regista Ridley Scott ho già parlato QUI. Denzel Washington (Frank Lucas), Russell Crowe (Richie Roberts), Chiwetel Ejiofor (Huey Lucas), Josh Brolin (Detective Trupo), Ted Levine (Lou Toback), John Hawkes (Freddie Spearman), RZA (Moses Jones), Ruben Santiago - Hudson (Doc), Carla Cugino (Laurie Roberts), Cuba Gooding Jr. (Nicky Barnes), Idris Elba (Tango), Jon Polito (Rossi) e Roger Bart (Avvocato dell'esercito) li trovate invece ai rispettivi link.

Roger Guenveur Smith interpreta Nate. Americano, lo ricordo per film come Fa' la cosa giusta, Malcom X, La baia di Eva e Final Destination. Anche sceneggiatore, ha 63 anni e sei film in uscita.


Armand Assante interpreta Dominic Cattano. Americano, lo ricordo per film come Bella, bionda... e dice sempre sì, 1942 - La conquista del paradiso, Dredd - La legge sono io e Striptease, inoltre ha partecipato a serie come Il tenente Kojak e E.R. - Medici in prima linea. Anche produttore e stuntman, ha 69 anni e quattro film in uscita.


Norman Reedus, star di The Walking Dead, compare qui nei panni del detective all'obitorio mentre il rapper Common interpreta Turner Lucas, uno dei fratelli di Frank. Il film avrebbe già dovuto venire realizzato nel 2004 con Antoine Fuqua alla regia e Denzel Washington come protagonista, assieme a Benicio Del Toro; alla fine la Universal, preoccupata per il budget (Fuqua avrebbe voluto anche Ray Liotta e John C. Reilly nel cast, il primo nel ruolo di Ritchie Roberts), ha fermato il progetto, per poi riprenderlo qualche anno dopo con Ridley Scott, nel frattempo diventato molto amico di Russell Crowe. Al grande James Gandolfini era stato offerto invece il ruolo del detective Trupo ma l'attore ha rinunciato alla parte mentre il rapper 50 Cent ha partecipato all'audizione per il ruolo di Huey Lucas. Detto questo, se American Gangster vi fosse piaciuto recuperate Quei bravi ragazzi, C'era una volta in America e The Departed - Il bene e il male. ENJOY!


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